mercoledì 29 giugno 2011

Shu.

In questo momento di lacrime e sangue, qualcuno dice che ce n'è bisogno. Dipende sempre da che parte si sta, se da quella con cui si tiene in mano o da quella su cui viene calato, il bastone. Per la verità anche nell'Impero di Mezzo, questo strumento veniva usato più o meno nello stesso modo e sempre senza carota. L'ideogramma Shu che vedete in alto a destra, lo rappresenta con la più semplice delle stilizzazioni della mano (il segno sottostante) che sostiene l'antica arma di bambù, dal manico ricurvo, che alternativamente diventa strumento di lavoro, un bilancere appoggiato sulla spalla per portare pesi. Anche qui la dicotomia prosegue. Per qualcuno strumento di fatica, per altri strumento di offesa, in un continuo altalenare che si ripercuote anche nei suoi derivati. Ecco dunque che unito nello stesso carattere a quelli di "mortaio" in alto e "lavoro" in basso a sinistra, otteniamo:    -  huǐ , nel senso di battere, rompere, sminuzzare ma anche distruggere, mentre se gli anteponiamo il segno che significa "fibra vegetale" abbiamo: 段 - duàn,  che vuol dire "sezione, parte, segmento", ricordando che anche da noi la canapa e il lino venivano battute con bastoni per suddividerne le fibre in parti successivamente lavorabili. 

Ma molto più interessante è il risultato che si ottiene con l'aggiunta del carattere di "carne". Infatti abbiamo così la parola  股 - gǔ, che significa "gluteo, chiappa", cioè la carne da bastonare, in rifermento al fatto che il potente, nella sua infinita saggezza, bastona l'infingardo sottoposto che osa ribellarsi a quelli che, scioccamente nella sua presuntuosa ignoranza, ritiene soprusi e prevaricazioni, proprio sulle chiappe al fine di non causare danni alla sua manodopera. Così punisce il reprobo, ma ne preserva l'efficienza. Infine, per aver protestato di essere stanco ad essere sempre l'unico a pagare, il villano si ritirerà con il deretano rosso e dolente, ma, reso comunque edotto di ciò che lo aspetta se continuerà a disturbare, rimarrà sempre in grado di continuare a svolgere la propria corvé, al posto che gli compete, senza calo di rendimento. E' curioso che lo stesso ideogramma per significato traslato significhi anche "capitale azionario dell'impresa", cioè la parte più polposa, suinamente parlando della ricchezza e che, addirittura unito al carattere di "oro" componga il bisillabo 股金  - gǔ jīn, che rappresenta "l' azione bancaria", vista come quella più ricca e sicura. Evidentemente anche in Cina le banche sono considerate secondo un sentire comune e non proprio positivo.



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4 commenti:

Unknown ha detto...

Sempre molto interessanti queste descrizioni degli ideogrammi.
Immagino che " gu " sia un bel carattere tondeggiante, altrimenti che chiappa sarebbe.
Cristiana

Ambra ha detto...

Quanto sofisticati e complessi sono questi ideogrammi.Letture sempre molto interessanti.

Enrico Bo ha detto...

@Cri - Direi non molto, In Cina le chiappe erano magre, almeno a queio tempi. Ma non si riesce a vedere l'ideogramma nel testo?

@Ambra - Complessi a volte, ma sempre con un loro perché.

Unknown ha detto...

Enrico, scusa , firmeresti la petizione, sul mio glog, contro la censura in internet?
Grazie,sempre che ti vada,ovvio.
Cristiana

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