giovedì 27 luglio 2023

Ritorno a Vallouise

 


Vallouise è una deliziosa valle della mia dolce Francia, terra che amo, come sapete, che si insinua nel massiccio del Pelvoux e che già lo scrso anno avevamo esplorato e così tanto ci era piaciuta, che si era deciso per un replay, quest'anno. Ve ne avevo già parlato, ma repetita iuvant e così eccoci qua a raccontare di nuovo della nostra scampagnata, levati di primissima mattina secondo i nostro standard,, partenza alle 8:15, stop per colazioncina al volo al Colle e poi giù verso Cesana e il Monginevro, dove gli occhiuti gendarmi francesi sorvegliano con occhio assonnato che le macchine non facciano da trasporto naufraghi, mentre intanto i bisognosi invece transitano dal sentiero della montagna, in questa stagione non più innevato e quindi un poco più agevole, e infine ancora su e giù verso  Briançon, che un Google map più sovranista del re continua a chiamare Brianconi e infine a infilare la strada verso Gap, salvo lasciarla dopo una ventina di km appunto per imboccare la valle suddetta. Il paesino di Vallouise barra la strada che prosegue ancora per una decina di chilometri, salendo solo negli ultimi due o tre fino ai 1890 metri circa e arrivando su un largo pianoro che fa da base logistica davanti al levarsi delle montagne della barre des Ecrins che si innalzano davanti con pareti inquietanti. Rocce aspre e graniti dalle spaccature nette che attendono chi voglia arrampicarsi su di loro con un'aria che invoglia alla sfida. E di gente che ne ha voglia evidentemente ce n'è tanta, visto il numero di macchine che affollano l'amplissimo parcheggio ricavato tra gli arbusti e già pieno zeppo di prima mattina, almeno alle 11 circa, ora del nostro arrivo. 

Bisogna dire che i gitanti e gli amatori della montagna si affollano qui con i più differenti intenti, dalle famigliole in cerca di un posticino per un piacevole picnic, a barbuti hipster bardati di tutto punto che si addobbano di fasci di corde, ramponi e picozze da ghiaccio e che si apprestano ad imprese scalatorie sui ghiacciai circostanti, posto che il riscaldamento globale, amato o negato che sia, ce ne abbia lasciato qualcuno da aggredire. Lungo la strada che arriva fin su, del resto abbiamo notato altri gruppi di addobbatissimi e nerboruti e nerborute per carità, che anche le donne qui non si fanno mancare nulla, che si predisponevano ad attaccare ferrate e pareti scuola, dove affrontare i primi passi dell'affondare i denti nella roccia viva, mentre il torrente ricco di acque gorgoglianti rumoreggiava appena più sotto, scavando orridi e marmitte man mano che scendeva verso valle, con acque azzurro ghiaccio, che portavano con sé il ricordo omeopatico dell'acqua rappresa che le aveva formate, la memoria dell'acqua è proverbiale si sa. Ne vedi diversi di questi aspiranti ragni delle rocce appesi qua e là, per le pareti verticali a strapiombo che si consultano l'un l'altro o con il probabile istruttore per dove sia meglio attaccare la mano o mettere il piede, al fine di progredire sempre più in alto, come diceva una vecchia pubblicità della grappa. Ma per carità, ognuno ha diritto di divertirsi come gli pare. Per non parlare delle schiere di biciclisti, a gruppi o spargoli, che arrancano sulle rampe ed i touniquet di questa strada vigliacca che impone a chi non sia già passato alla furfantesca pedalata assistita, fatiche improponibilii a noi umani che pure ne abbiamo viste stante sulle cinture di Orione.

Comunque noi siamo arrivati alla base calcolata per lo svolgimeto del programma odierno, la base della morena che mostra le due vie che si inerpicano verso quelle che erano le due lingue di ghiacciaio che scendono o meglio scendevano verso di noi. Uno, il glacier noir è praticamente scomparso o meglio regredito a tal punto da non essere quasi più visibile dal nostro punto di osservazione, l'altro il glacier blanc, invece è ancora lì, più in alto, un 4/500 metri all'insù, che occhieggia su una cengia al di sotto della quale uno stretto e ripidissimo sentiero si dipana a zig zag verso l'alto, quasi volesse invitarti a salire se ne hai il coraggio e soprattutto la voglia. Così qualcuno dei nostri sodali, i più agguerriti, i più incarogniti e decisi del team, bardatisi di tutto punto, regolati i bastoncini da salita, zaini affardellati di vettovaglie e generi di conforto e riparo, parte deciso all'attacco dello sperone roccioso che ci separa dal bianco abbagliante che si sporge dall'alto e sembra avere voglia di caderci sulla testa. Supereranno i nostri prodi il temuto sperone degli Italiani? Solo il prosieguo della giornata saprà dirlo. Sotto, davanti noi, il torrente glaciale che esce dalle due morene e si scaraventa verso valle con tutta la furia della sua giovane vita. 

Noi, gli altri, che non siamo presi da questo cupio dissolvi che costringe a sfidare la montagna e costringerla a cedere ai nostri voleri, ma, più umilmente ne rispettiamo la volontà di solitudine, lasciamo che le orde di camminatori procedano all'attacco del sentiero, quasi fossero un ulteriore elemento naturale di erosione, fruitori e responsabili al tempo stesso dell'ulteriore degrado di questa natura contaminata che ci sta davanti agli occhi e più prosaicamente ci dirigiamo verso una costruzione in legno che ha addobbato una serie di tavolini alla bisogna, per prenderci una bibita fresca ed asciugarci il sudore che i volenterosi assalitori ci hanno fatto venire al solo guardarli nella preparazione dell'ascesa verso l'infinito. Poi, riposati della fatica, che comunque anche guidare stanca, scendiamo verso il bel paesino di Vallouise dove, il già precedentemente adocchiato ristorantino La table del Nany, acconciamente riservato a suo tempo, ci attende con un piatto di gratin di trota e cavolfiori e altre delizie, per rinfrancarci in attesa del ritorno dei nostri prodi. Assolutamente consigliato.




martedì 25 luglio 2023

L'incontenibile pesantezza dell'essere

 

Ospite a colazione

Preso da insanabile e irresponsabile pigrizia, mi sono completamente adagiato in un dolce far nulla, che se non conduce a nulla di positivo, contribuisce tuttavia a sanare le ferite del mio animo di anziano che non vuole accettare il fatto che il tempo comunque passi al di là del suo volere. l'amico che ogni mattina viene a scroccarmi la colazione, continua a becchettare sul tavolino della Rosa, anche se non lo invito. Non se ne dà per inteso,, stavolta ha detto che domani offre lui ma non ci credo molto ormai. Per il resto, non scrivo più niente di decente sul bog, cosa del quale peraltro non fregherà nulla a nessuno; non mi attardo a preparare le due serate che stanno intanto per arrivare e le date che leggo ogni giorno che vado al bar sulla locandina che riporta il mio nome si avvicinano sempre di più; non ho  più ripreso in mano il lavoro di ricerca per il viaggio che ormai mi sono comunque impegnato a fare, visto che i biglietti sono ormai stati acquistati. Insomma fancazzismo totale e ingiustificato. Procedo solo, ma di conserva, visto che la connessione qui tra i monti è quello che è, al lavoro di traduzione di uno dei miei libri, perché voglio un po' vedere a cosa mi condurrà alla fine questa comunque faticosa ed impegnativa operazione.

Insomma non so come giustificarmi , ma le cose vanno così, in Val Chisone, il riposo prima di tutto come direbbe il mio amico Zhenya. Domani, costretto dalla forzatura dei miei compari di merende e complice il fatto che ora sono in possesso di una nuova e fiammante carta di identità, mi è stata organizzata una scampagnata nella vicina e amata douce France, in una valle sperduta e solitaria ai piedi di  un ghiacciaio che forse si è già ritirato quanto basta per poter far gridare allo scandalo anche i nostri vicini francesi. Non che questo smuova le acque più di tanto, ma il tutto sarà una piacevole scusa per provare un delizioso ristorantino, che è già stato individuato grazie alle puntuali relazioni di amici viaggiatori, che battono il territorio e sempre relazionano sulle cose importanti e del quale vi darò conto al mio felice ritorno. Quindi aspettate quantomeno fino a dopodomani. Adesso che, dopo una notte di tempeste e, lampi fulmini e saette, è tornato un raggio di sole, ma ho capito che anche a valle le temperature sono tornate quasi normali, mi chiudo nella felpina e mi trascino fino al bar a bere qualche cosa che riscaldi le mie vecchie ossa cigolanti. E ciò detto per oggi è più che abbastanza.



venerdì 21 luglio 2023

Itinerari

South Korea

 Avrete capito che sono intensamente occupato e per questo non mi faccio vivo per giorni e giorni, ma tranquilli, intanto sono ancora vivo e vegeto e inoltre sono talmente preso nelle varie incombenze a cui la vita odierna mi sottopone che non ho tempo di aggiornare il blog. Oltre a questo è cominciata la fase organizzativa del viaggio programmato ad ottobre ed essendo questa volta una operazione in completa autonomia, il lavoro al riguardo è abbastanza lungo. Inoltre le attenzioni che vanno poste in questo caso, dato che l’avanzare dell’età sottopone i partecipanti allo stress degli errori e delle dimenticanze, avendo memoria di quelle fatte in passato che solo per mera fortuna si sono concluse tutte bene, bisogna procedere con cautela ed attenzione. Dunque sistemata la fase dei biglietti aerei senza i quali non si può partire, la fase successiva è sicuramente quella di preparare un itinerario congruo ai propri interessi e a quelli che il paese in questione propone. In generale io procedo segnandomi innanzitutto i luoghi fisici dove mi risulta ci siano cose interessanti da vedere, creando una sorta di reticolo che presuppone un senso di percorso logico. Poi pian piano per ogni luogo, aggiungo via via le cose, i luoghi, i monumenti, le curiosità naturalistiche o meno, le curiosità, gli eventi meritevoli di nota che coincidano con le date e così via, la cui quantità, ragionando su quanto tempo è bene dedicare ad ognuno, porta a calcolare una serie di giornate da trascorrervi e quindi di notti da prenotare. A questo punto l’itinerario, salvo lievi variazioni, è fatto e si può procedere. 

Ovviamente mi è sempre capitato che i punti siano troppi rispetto al tempo previsto per esaurirli, ma questi sono dettagli che possono essere raffinati via via, anche in riferimento al momento in cui entrerà in ballo la logistica degli spostamenti, di cui parlerò in seguito. Quindi dopo aver traguardato il web a lungo, dopo aver inviato richieste di aiuto a tutti i gruppi di viaggiatori a cui sono iscritto e avendone avuto un ragionevole feedback (certo che internet ed i social sono una gran cosa) sono riuscito a mettere insieme un discreto numero di informazioni, che si sono ormai elencate in un corposo file che attende di essere ordinato, scremato e disposto secondo calendario, in modo da disegnare un giro sensato e fattibile anche da un bolso viaggiatore quale ormai io sono diventato. Sicuramente in questo caso, il viaggio in autonomia presenta molti problemi, specialmente in un paese del quale mi è completamente ignota la lingua e dove, pare, pochi parlano inglese o altri idiomi a me noti. Anche la scrittura pone problemi nelle semplici scelte di indicazioni varie, per le strade o nelle stazioni. Insomma una cosa non semplicissima, ma che penso cercherò di affrontare con la tranquilla certezza che quando ci si vuol capire, lo si riesce a fare dovunque, cosa già sperimentata in passato. Ma alla logistica ci penseremo successivamente, adesso predomina l’ansia di inserire nell’itinerario tutte le cose che valgano la pena di essere viste, con l’ansia di perderne qualcuna di fondamentale, anche se a furia di compulsare diari di viaggio e siti di promozione turistica, mi sembra che le cose basilari siano già tutte nel mirino. 

Certo ognuno ha l’aspirazione, velleitaria al massimo, di scoprire qualche luogo nascosto, lungo itinerari poco battuti, che racconti quella parte sconosciuta del paese che proprio per questo aumenta al massimo l’interesse di averla trovata e tronfiamente proporla a quanti ti staranno ad ascoltare per dimostrare quanto sei bravo. Illusione un po’ ridicola, lo so bene, ormai ogni luogo della terra è stato scandagliato centimetro per centimetro e non c’è nulla che non sia già stato visto, mostrato e illustrato nei suoi più minimi particolari, ma tant’è anche questa ricerca, vana, è parte del divertimento. In ogni sono qua ben felice se qualcuno mi vorrà suggerire qualche chicca imperdibile da aggiungere all’elenco. Tuttavia mi dicono tutti che la Corea sia un paese poco turistico, in cui le esperienze da fare, rispetto agli altri paesi vicini, nell’area estremo orientale, sono meno importanti ed esclusive, ma io so per esperienza che spesso, paesi poco battuti, mostrano lati di grande interesse e raramente mi è capitato di visitare un paese ed esserne deluso o avere argomentato che non valeva la pena trascorrerci un breve periodo. Dunque mi auguro che anche questa volta non tornerò indietro rammaricandomi di aver scelto questa parte dell’Asia invano. D’altra parte me ne rimangono poche da investigare e quindi ben venga un’ulteriore bandierina da piantare sulla mappa.



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Oziando

Intoppi

Idee

sabato 15 luglio 2023

Idee




 Beh adesso che ho il passaporto in tasca (ah che sensazione di libertà, è come se improvvisamente mi fodssero spuntate le ali) si può cominciare a programmare. Vedete in fatti che la foto in testa è cambiata e c'è qualche cosa in più dell'ultima volta. Finalmente direi, visto che, tra sosta ai box per fare una revisione del motore, che per fortuna è andata piuttosto bene e il fatto che la voglia non solo permane, ma direi aumenta, visti i quasi due anni di sosta forzata causa peste bubbonica, è necessario programmare qualche roba seria. E devo dirvi che in attesa del desiato documento di programmi ne avevo in mente molti, d'altra parte basta buttare l'occhio su google map e di idee te ne vengono a bizzeffe. Purtroppo ho dovuto constatare che come cominci ad andare un po' più a fondo, ti scontri con la durissima realtà del dopo Covid e cioè, complice la dilagante inflazione, la voglia di recupero utili da parte di tutto il settore turistico, compagnie aeree incluse, del fatto che ci sia stato un improvvido ed esponenziale aumento dei prezzi a partire prprio dalle tariffe aeree, che sono diventate qualche cosa di indecente mostruosità che fanno abbassare le ali appena dispiegate per il volo. Il primo progetto che da anni avevo nel mirino infatti, un giro in Patagonia e annessi e connessi, non sto a raccontarvelo nei dettagli perché se no mi viene ancora il nervoso, è subito partito per la tangente.

Infatti il contatto che ho avuto in loco mi ha subito sparato dei prezzi che mi hanno convinto che per il momento il progetto dovrà essere obbligatoriamente accantonato e posposto a tempi migliori, posto che mai ci saranno per quella destinazione. Avevo poi un'altra bella idea in formazione per Benin, Togo e Ghana, ma per gli stessi motivi ho dovuto recedere precipitosamente. Così è partita una affannosa ricerca attorno al globo che tuttavia mi ha definitivamente fatto convinto, direbbe il mio amico Salvo, che da adesso in poi, bisognerà, potendolo fare, allargare almeno un po' i cordoni della borsa. Insomma se vuoi partire, devi spendere. Quindi mi sono messo il cuore in pace e ho tirato fuori la carta di credito e avanti savoia, come si dice da queste parti, partendo con il congruo e necessario anticipo per fare le cose per bene. Non sto a dirvi cosa ho deciso con precisione, un po' per scaramanzia, un po' perché mi sto dando da fare con la ricerca di informazioni dettagliate per potermi muovere in loco con una certa scioltezza, visto che la lingua mi è totalmente sconosciuta e vorrei percorrere il paese in totale autonomia, sempre per quelle ragioni di braccino corto che, capirete benissimo, mi appartengono e fannop arte inscindibile del mio DNA, che ci volete fare, mi disegnano così. Dunque orza la barra e cazza la randa o come si dice in questi casi, la partenza, in pratica c'è già stata.


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Oziando

Intoppi

giovedì 13 luglio 2023

Intoppi



 Oggi giornata positiva sotto tutti gli aspetti. Intanto qui non fa più quel caldo torrido che è passato come fosse un nuvolone maligno sulle nostre teste e la temperatura è ridiventata molto piavcevole, il cielo azzurro pieno e nell'aria c'è un profumo di erba e di fiori estivi. Poi inopinatamente, ma sapete com'è, nei paesini tutto è più facile, sono riuscito a farmi fare la carta di identità, con un totale di mezz'ora di attesa e venerdì sarà già pronta e questo da solo è un gran risultato direi, ma non basta, sono anche andato e tornato da Alessandria, finalmente in possesso del tanto desiderato passaporto, giustamente rinnovato dopo soltanto 9 mesi di attesa, visto che avevo cominciato la marcia di avvicinamento con la ricerca della possibilità di prenotazione ai primi di novembre dello scorso anno. Così, non appena ricevuta conferma che il documento era pronto, ma ho dovuto telefonare io per saperlo, con solo una mezz'oretta di attesa telefonica, comunque tanto per info, si può chiamre solo lun-mer-ven dalle 8 alle 9, mi sono fiondato giù per il fresco, partenza alle 8, tanto si può ritirare solo tra le 8 e le 10, e dopo una piccola coda di una decina di persone, ho potuto stringere tra le mani il desiato documento che mi consente finalmente di sentirmi libero cittadino del mondo e di andare, posto che il grano sia sufficiente, visto l'aumento generalizzato dei prezzi, dovunque io voglia. Che sensazione straordinaria, basta poco ma avere quel librettino tra le mani, ti fa sentire possessore di un paio di ali con le quali librarti in alto alla ricerca della tua via tra le nuvole. Però è anche bello constatare che in fondo ormai tutti lavorano in modo talmente pressapochistico che bisogna sempre considerare necessario un doppio o triplo controllo perché non si sa mai, fidarsi è bene, ma non esageriamo, meglio sempre stare con gli occhi aperti. Insomma stare sempre in campana.

Tanto per fare degli esempi concreti, per fortuna ho pensato di passare comunque da casa, visto che ero in leggero anticipo e guarda un po', abbandonato sullo zerbino ecco un pacchetto di materiali piuttosto importanti che giacevano lì in attesa che qualcuno li prendesse. Peccato che io li avevo indirizzati in montagna, dove li attendevo con ansia e invece eccoli "consegnati" all'indirizzo di fatturazione ieri, in perfetto orario, per carità, dove li avrei trovati, se il buon cuore dei passanti lo avesse consentito tra circa un mese e mezzo, al mio ritorno, se il caso non mi avesse condotto da quelle parti. E va bene, a volte la fortuna ci mette del suo, così, visto che la giornata era propizia, lestamente mi sono recato a ritirare il prezioso documento che certamente giaceva in mezzo di una montagna di suoi simili in attesa di essere consegnato, a richiesta, al suo legittimo proprietario. Faccio la mia brava coda, purtroppo nella mia stolidità di anziano bolso e mentalmente limitato, non avevo portato con me la ricevuta della consegna dei documenti necessari e quindi è stato necessario produrre la carta di identità, che però non avevo, perché è in corso di rifacimento come dianzi ho detto e mi verrà consegnata solo venerdì. Per fortuna avevo con  me una sorta di foglio che funge da prova sostitutiva e che conferma il fatto che io sono io e dunque l'addetto è andato alla ricerca di quanto richiedevo, fidandosi del fatto che anche senza numero di protocollo, bastasse il nome e cognome millantato. Infatti dopo un po' eccolo che arriva con il libretto in mano, io firmo felice e me ne vado con il corposo pacchetto che conteneva tra l'altro anche il vecchio passaporto, restituitomi a mia richiesta, come ricordo a cui tengo molto soprattutto per l'esposizione dei diversi visti, timbri e marche varie. 

Esco dunque libero e selvaggio, ma appena arrivato alla macchina mi accorgo che non mi è stato restituito il foglio che attesta che io sono io, anche senza carta di identità effettiva, quindi smadonnando un po' torno sui miei passi, risalgo la coda che nel frattempo si è allungata considerevolmente ignorando le occhiatacce e senza dare troppe spiegazioni, arrivo al bancone e chiedo all'addetto che mi guarda interrogativamente, che mi venga restituito il mio prezioso attestato. Lui ci pensa, poi torna di là e dopo aver cercato, ritrova il foglio e me lo porg,e mentre il cliente che stava già servendo, mostra verso di me segni di una certa irritazione. Esco senza degnarlo di uno sguardo e comunque soddisfatto e arrivo alla macchina già contento di non essere stato multato, che trovare parcheggio è sempre un problema e, con occhio tumido do un'occhiata al mio bel passaporto nuovo e scricchiolante, allegato al vecchio umido, vissuto e spiegazzato, dato che si era fatto a suo tempo, anche un bagno nel Mekong. Tuttavia molto è il mio stupore quando mi accorgo che i libretti non sono due ma tre, infatti, incredibilmente mi sono stati consegnati non solamente i miei passaporti, vecchio e nuovo, ma anche un terzo intestato ad una gentile signora a me completamente sconosciuta. Per fortuna ho dato un'occhiata prima di partire e non già arrivato a Fenestrelle. Spengo di nuovo il motore e smadonnando a voce alta a lungo, ripercorro la strada, risalgo la coda, con supplemento di occhiatacce, ma questa cosa è un'abitudine?, ma che ci fa questo qua? ed eccomi di nuovo davanti all'addetto e con mossa lesta mi intrufolo davanti al cliente in attesa che ha un moto di nervosismo, ma riesco a restituire all'addetto il passaporto di ignota, dicendogli: scusi forse mi ha dato il passaporto di un altro. Lui lo prede e mi fa: va bene e lo mette via. Esco da una porta laterale per evitare la coda che adesso è imponente e guadagno la macchina, poi con calma risalgo verso i monti. Tutto è bene quel che finisce bene, direi, il burosauro non mi ha divorato, ancora per lo meno, però che stress.


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Oziando

martedì 11 luglio 2023

Oziando

Pian dell'Alpe - Val Chisone

 

Avrete notato che negli ultimi giorni sono stato un pochino pigro, ma che ci vogliamo fare, un po' che contrariamente a quanto detto nel post precedente, anche qui in montagna la temperatura si è alzata progressivamente e si può dire che ormai faccia decisamente caldo anche qui, un po' che ho troppe cose da fare, da seguire, da risolvere, inclusa la lettura del giornale e relativa discussione appunto da bar per risolvere i problemi del mondo che condisce la mia francescana colazione di marocchino e due paste di meliga, un po' infine perché a non far niente ci si abitua e si sta proprio bene, cullati dai refoli di vento che scivilano dall'Assietta verso valle. Quest'anno mi sembra che, week end esclusi, ci sia un po' meno gente, diciamo che l'inusuale affollamento dei due anni scorsi, credo dovuti alla sbornia di fuga postcovid, si sia un po' sgonfiato, vedremo nelle prossime settimane, ma la pace delle valli alpine, specialmente queste un po' secondarie e non troppo in vista, è cosa davvero deliziosa, poi quando le giornate sono splendide e il cielo è blu, ornato solamente da qualche sbuffo bianco, tenere pecorelle di greggi che passano veloci, si riposa bene, come direbbe il mio amico Eugenio, che riposa nella sua dacia nella lontana campagna sarmatica. 

Poi io sono ormai di parchi consumi e poche pretese, mi basta una polenta e fonduta a Pian dell'Alpe, sdraiarmi nel sottobosco all'ombra degli abeti, sorbire un'acqua e menta come si faceva da ragazzi e cosa volete di più? Sinceramente vorrei che i prezzi non fossero così insensati quando traguardo le possibili mete per un viaggetto autunnale, ma questa è tutta un'altra storia, anche se ormai temo che i tempi per i grandi viaggi, per lo meno per chi come me ha sempre viaggiato al risparmio col braccino cortissimo, siano sul punto di finire. Andando avanti così ne rimarrà solamente per Pitonesse e affini, per gli altri neppure più gli scogli di Riva Trigoso o di Nervi, visti i prezzi che mi sono stati riferiti. Temo che negli anni il potere di acquisto del nostro paese sia scivolato nel gruppo di quelli del terzo mondo, tuttavia non potendoci fare nulla, bisogna farsene una ragione ed è meglio non pensarci troppo, tanto al massimo ti incazzi ma non risolvi nulla e quindi meglio dedicarsi all'uncinetto o ad altri passatempi poco onerosi. Adesso, visto che, come avete capito cerco di allungare il brodo inutilmente, per portare il pezzo ad una caratura accettabile, è meglio che vi saluti; magari per i prossimi, chiedero aiuto a Chat GPT.



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sabato 8 luglio 2023

Telegramma dai monti



Anche quest’anno l’estate è cominciata e io ho scavallato alla fine di giugno la metà delle mie ferie annuali, apprestandomi a fare l’altra metà che come è giusto finiranno il 31 dicembre. Ora non vorrei che questa mia esternazione suonasse come irrisoria verso chi mi sta pagando la pensione, ma dovete mettere in conto che, di contro, io, se è pur vero che non alzo più paglia e anche l’altro muscolo, quello ormai piccolino che sta dentro il cranio, lo uso assai poco, devo subirmi e sopportarmi una veneranda età, che mi opprime assai di più che se dovessi alzarmi ogni giorno con l’incubo (perché di incubo si tratta, lo comprendo benissimo) di dovermi recare a compiere un lavoro purchessia. Insomma rivendico il mio diritto al riposo temporaneo che spero duri ancora un poco prima di quello eterno, quantomeno il più possibile. Comunque eccomi qua nella mia sede di ozi estivi a guardare un cielo niente affatto limpido e blu come di solito ci si aspetta in questo mese, su per le valli piemontesi e a subire quello che invece, almeno per me, è un freddo porco, che mi fa intirizzire come non mai, non appena cala la sera e, bello avvolto in un pesante giaccone di pile, mi rintano a mettere sotto i denti qualche rimasuglio di cena in attesa che cali la notte per infilarmi velocemente sotto pesanti coperte, non avendo assolutamente voglia di accendere la stufa o far fumare camini, che vi assicuro, ci starebbero tutti, ad onta di quanto vanno blaterando i perennemente accaldati, che corrono qui a ripararsi dai caldi estivi, che tuttavia quest’anno non sembrano ancora apparire all’orizzonte. 

Per fortuna per carità. Non starà mica per cominciare un’altra piccola era glaciale? Questo mi sembra uno di quegli anni di una volta, primavera mutevolissima e capricciosa, piogge a gogo e estate non troppo calda e anzi bella fresca in montagna. Va bene, una pausa ci sta pure, visto che il niño non promette niente di buono, anzi per il futuro prossimo sono previsti sfracelli e caldo da fornace, tanto quassù ci consoliamo lo stesso con gnocchi alla bava, polenta con la fonduta e cinghiale in civet. Va bene. Prendiamola come viene, tanto non possiamo farci niente e godiamo del fato che siamo già stati fortunati a nascere nel paese giusto e a non dover scegliere se essere ammazzati direttamente in casa o se dobbiamo rischiare di morire affogati attraversando un qualche mare per andare a farci fare schiavi da qualche altra parte. Qui, dai monti regno di Cozio, vi certifico invece che è tutto tranquillo, tutto tace e anzi, pare non ci sia neppure l’afflusso atteso di turisti che invece convergeva da queste parti negli ultimi due anni. Tutti al mare? Può darsi. Vedremo nei prossimi giorni, caso mai vi terrò informati. Adesso vado a sdraiarmi un attimo sperando che non piova. Eventualmente ci sentiamo domani.

mercoledì 5 luglio 2023

Viaggio AMAP 7: Capodimonte

Panorame da Capodimonte - Giugno 23

 

La reggia

E così siamo arrivati all'ultimo giorno; come ogni viaggio questo è un traguardo che si raggiunge prima o poi e con una routine consolidata, si prepara il bagaglio, si fa l'ultima colazione, si radunano le cose nel timore di dimenticarne qualcuna. Un'ultima corsa al negozietto di specialità campane, proprio dietro l'hotel, al quale la sera prima avevo ordinato caciocavallo affumicato e provolone piccante, unitamente a qualche pacchetto di golosi taralli, che a fatica entrano nei trolley e poi via, salutati e ringraziati i gentilissimi addetti dell'hotel, a caricarli sul bus che ci porta all'ultimo appuntamento prima della partenza. Eccoci dunque risalire fino a quella Reggia di Capodimonte, ultimo gioiello enumerato nell'itinerario per farci rimanere negli occhi lo splendore napoletano, al fine di farci desiderare un ritorno. E che dire, questa reggia, splendida di per se stessa, avvolta da un parco mirabile detto appunto il Real Bosco e posizionata su una balconata che ti consente di apprezzare la città dall'alto e perché sarebbe stato scelto questo sito, se non proprio per la straordinaria posizione!. Dunque un bel paio d'ore per percorrere un itinerario di corsa all'interno delle sale maestose, ricchissime di capolavori senza tempo, a partire dalla spettacolare collezione Farnese, che contiene una serie di nomi, da Tiziano a Raffaello, da Botticeli a Masaccio e tantissimi altri, tra i quali fai davvero fatica a ricordarne qualcuno che manca tra quelli più importanti e poi le collezioni di porcellane, le camere dell'appartamento reale, la pare dedicata alla pittura ottocentesca e ancora molto, molto altro.

Un salone

Certamente questa reggia è un pezzo imponente nel panorama italiano coi suoi 14.000 m2 di un palazzo di tre piani che ospita una delle più importanti pinacoteche d'Europa e che in fondo era considerato solamente una residenza di caccia, tanto per considerare la grandiosità di questo regno che a quei tempi rivaleggiava tranquillamente con i più importanti del continente. Insomma uno di quei musei che vale la pena di vedere e poi, che bello soffermarsi sul belvedere a godere del panorama e sostare poi nel giardino dove in un piacevole localino puoi gustarti un sorbetto al limone per vincere il caldo, come probabilmente amavano fare le madame dell'epoca. Insomma una mattinata ben spesa. Quindi è con un certo dispiacere che si risale sul pulmann che lemme lemme ritorna alla stazione attraverso il rione Sanità, passando vicino alle famose catacombe, anche qui luogo che prima o poi bisognerà tornare per conoscerlo da vicino e non rimane quindi che aspettare l'imbarco sul treno che ci riporterà a Torino, come tutti i ritorni privo dell'adrenalina tipica delle partenze, ripiena solamente della voglia di arrivare a casa, consevando solo quella voglia di scartare il fagottino di sfogliatelle acquistate in tutta fretta prima della partenza alla pasticceria Scaturchio, altro marchio partenopeo da tenere presente, senza prevedere la tremenda delusione che ne deriverà quando addentatele finalmente assieme ai propri cari ai quali si erano magnificate, si riscoprono, passate ventiquattro ore come immangiabili e gnecche come cartone pressato. 

Che trasformazione indecente da quelle croccantissime delizie che solo un giorno prima ti facevano innamorare! Quella fragranza che te le faceva sbriciolare tra le mani mentre ne assaporavi la dolcezza assoluta, il cui stesso scricchiolare sotto i denti faceva parte del piacere stesso della degustazione, trasformatasi in un attimo in un gommoso materiale immangiabile. Ah! Tempus fugit, già tutto avevano compreso i nostri padri latini e tutto questo deve essere di insegnamento che ogni cosa va morsa e delibata immediatamente, guai a conservarla per il domani quando il trascorrere implacabile del tempo ne avrà corroso inevitabilmente la fragranza e la purezza. Per fortuna che la pasticceria stessa e le sue deliziose signorine prima di avvolgere il pacchettino mi avevano segnalato l'assoluta impossibilità di lasciare la città senza avere approfittato della presenza sugli scaffali dei cosiddetti Ministeriali, cioccolatini ripieni al rum che facevano bella mostra di sé esposti in varie pezzature sugli scaffali. Delitto sarebbe stato andarsene senza approfittare della appunto, ghiotta occasione, che ci ha così parzialmente ricompensato della delusione sfogliatellacea. E in aggiunta, possiamo dire che anche il provolone si è conservato splendidamente e ha dato ilmeglio di sé.Dunque terminata definitivamente l'avventura, non rimane che ringraziare caldamente la infaticabile promotrice ed ideatrice dei nostri Momenti di Istruzione, la nostra Presidente Giacomina Caligaris ed il carissimo Pier Luigi Bertotti della Easy nite, organizzatore puntuale e perennemente disponibile, in attesa di rivedere tutti, quanto prima, per nuovi ed ancor più approfonditi studi.

Pavimento di mermo ad intarsi

SURVIVAL KIT

Reggia di Capodimonte - Residenza di caccia dei Borbone che ha visto succedersi anche successivamente i Francesi ed i Savoia e che ospita collezioni pittoriche e cicli di particolare importanza oltre ad una serie di oggetti raccolti dai vari sovrani succedutisi a Napoli. I giardini del Real Boscosono anche particolarmente piacevoli per trascorre anche una interra giornata nel vasto parco. L'ingresso al Museo, calcolate almeno 3 ore, costa 15 €, mentre il parco è aperto al pubblico. Consiglierei di abbinare questa visita alle vicine Catacombe. 




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Verso Salerno

Caserta

S. Agata dei Goti

martedì 4 luglio 2023

Viaggio AMAP 6 - Sant'Agata dei Goti

S. Agata dei Goti - giugno 23

S. Menna

Oggi ci dirigiamo verso l'ultima provincia campana che ancora non avevamo toccato: Benevento e le antiche terre del Sannio. E' una campagna antica, di riminiscenze Romane e anche precedenti, che da secoli ha fornito alle vicine città i prodotti di questa terra. Oltre all'olio e al vino, qui si produce la famosa Falanghina, un bianco fresco e beverino, siamo nel cuore produttivo della famosa mela Annurca, conosciuta fin dall'antichità. Ora, in un tempo in cui la possibilità di giovarsi della dicitura "antico" è assolutamete premiale, come se tutte le varietà abbandonate nei secoli, lo siano state per la pura e stolida inscipienza delle nuove generazioni in favore di novità assolutamente peggiori, scelta fatta forse per pura malizia e malevolenza e non perché le varietà "antiche" erano delle vere schifezze al confronto di quelle nuove, è cosa da discutere, ma in questo caso sembra che questo recupero non sia del tutto peregrino. Le mele annurche, presentano infatti pregi organolettici di sostenibile validità e quindi in questo caso l'eccezione conferma la regola, potendosi così affermare che in questo caso, sia valsa la pena, il rilancio della varietà che presenta caratteristiche qualitative che vanno al di là del puro marketing. Pare inoltre, questo almeno mi sembra di avere letto, in una ricerca dell'Università di Agraria Napoletana, che la mela suddetta abbia contenuti con un pregio particolare che da solo la renderebbe di grande interesse. Sembra infatti che il pomo in oggetto abbia una elevatissimo contenuto di procianidine oligomeriche, in particolare la B-2, un polifenolo efficacissimo nel favorire la crescita dei capelli. 

Il pavimento

Non saprei dirvi se la cosa, che comunque ha rilievo scientifico, sia davvero realistica e risolutiva per le cosiddette palle da biliardo, ma sta di fatto che già il web già pullula di offerte di capsule, pomate e ogni sorta di presidi sanitari a base di mela annurca, quindi vedete voi. Io avrei gradito assaggiarle, più che altro, ma sembra che non siamo passati nella stagione giusta, quindi sarà per un'altra volta e comunque io di capelli ne ho da vendere, come da tradizione familiare. Ma intanto siamo in uno dei più bei paesini della intera Campania, Sant'Agata dei Goti, che coi Goti in verità non c'entra nulla, derivando il nome invece dalla famiglia francese De-Goth, feudatari di epoca normanna che presero il posto dei longobardi fondatori. Il paese, che mantiene ancora la tipica pianta quadrata del castrum romano, si affaccia su un ripido costone, sulla forra del fiume Isclero, un tributario del Volturno, e la serie di case addossate, una vicina all'altra, formano una sorta di muraglione che aggetta sul precipizio come una vera e propiria cinta difensiva, di grande effetto, specie se vista dal ponte che introduce alla città. Il paese è piacevilissimo da vedere, con le sue vie circondate di antichi palazzi e dalle molte chiese. In particolare vi ricordo San Menna che custodisce una importante serie di testimonianze di arte romanica meridionale, con moltissime decorazioni di ispirazione comacina che arricchiscono pavimenti ed altare e sono in fase di restauro. Infatti la struttura ci è stata aperta proprio in virtù della titolarità del nostro gruppo, non so se mi spiego. Comunque sia è un monumento che dovreste cercare assolutamente di vedere se passate d aquelle parti. 

Chiesa dell'Annunziata

Inoltre vi segnalo la Chiesa dell'Annunziata del XIII secolo, appena fuori dalla porta sud nei pressi dell'imponente forte normanno, che conserva bellissimi affreschi soprattutto nell'abside ed il monumentale giudizio universale del XV secolo, molto ben conservato nella controfacciata. Non mancate di buttare un occhio all'interno del Duomo, preannunciato da un monumentale pronao a tre campate con dodici colonne e con un bellissimo soffitto ligneo dipinto.  Passeggiate poi per le vie strette del paese lasciandovi guidare anche dagli effluvi di tartufo nero o dai salumi del posto, che fuoriescono dai negozi dedicati, lasciandovi magari tentare dal fresco sapore di un gelato alla falanghina specialità locale. Noi lasciamo il paesino un po' a malincuore perché il passeggiare su questo selciato antico ha un suo bel fascino. Ma riprendiamo così la strada della campagna che gira per colli ricoperti di vigne e di ulivi, le basi delle nostre italiche radici e facciamo dunque sosta in un grazioso agriturismo perduto tra le colline, per quello che viene definito un pranzo leggero. I proprietari di questo delizioso Antico Pozzo degli Ulivi, si adoprano in ogni modo e in tavola arrivano i prodotti dell'orto circostante, diciamo una decina di antipasti, fritti, formaggi, caprini in carrozza, verdure ripiene, panuozzi, crocché, polpette e chi più ne ha più ne metta; poi un abbondante primo piatto di pasta, credo scialatielli con verdure, una bella fetta di brasato con contorno e dolce naturalmente con confettura di annurca. Pane casareccio e aglianico della casa. Alla fine anche un assaggio di quello che in Piemonte chiamiamo cugnà, prodotto derivato dal mosto d'uva da accompagnare coi formaggi. 

L'abside

Come potete capire un pranzo davvero leggero che abbiamo digerito con calma durante il ritorno a Napoli. Rimanendo ancora una parte del pomeriggio a disposizione, anche per smaltire almeno in parte il fiero pasto, ci siamo fatti una passeggiata per vedere almeno l'interno del Duomo e la cappella di S. Gennaro sempre affollatissima, che avevamo precedentemente mancato. Non c'è dubbio che sia un pezzo importante dell'architettura napoletana, che accoppia l'imponenza monumentale del luogo allo spettacolo della devozione popolare che si sofferma a lungo davanti alle zone che conservano reliquie e presenze testimoniali del santo della città. Facciamo quindi ancora due passi a piedi per tornare verso l'albergo, ma improvvidamente, l'anziano si sa perde la bussola con facilità, detto proprio in senso geografico e imbocchiamo quindi Corso Umberto I che doveva portarci lemme lemme alla stazione, ma al contrario, dirigendoci quindi in direzione esattamente opposta e dopo chilometri di inutile cammino ci ritroviamo alla fermata dell'Università, dove finalmente comprendiamo l'errore. Non rimane che infilarci nella metro per riuscire ad arrivare ad un'ora decente per compiere l'ultimo rito previsto della giornata, provare una verace pizza napoletana, visto naturalmente che il pranzo era stato "leggero". Così ci dirigiamo verso la consigliata pizzeria Pellone, tempio di napoletanità, consigliata dagli intenditori. In effetti il locale è pieno zeppo e dopo la opportuna attesa veniamo serviti con una gigantesca pizza classicissima con tanto di abbondante cornicione e mozzarella. Lo stile ci dicono è assolutamente verace e la pizza la possiamo definire morbida, nel senso che la pasta si tira come un chewing gum, decisamente non del mio gusto che la preferisco croccantella, ma mi si assicura che questo è il top e come tale lo dobbiamo accettare. Intanto andiamo a dormire che domani è l'ultimo giorno.

Il Duomo di S. Agata dei Goti

SURVIVAL KIT

S. Agata dei Goti - Bellissimo paese già in provincia di Benevento, da visitare con calma. Vedetene le chiese e l'impianto romano, con il classico incrocio di cardo e decumano, le piccole piazze e le tante botteghe che offrono i prodotti locali. Non dimenticate ovviamente di percorrere il ponte dalla piazza del Castello dove probabilmente parcheggerete, dal quale si gode della miglior vista delle case a strapiombo sul fiume. Calcolate come minimo almeno un paio d'ore.

Agriturismo Antico pozzo degli ulivi - Via Piana del Mondo - S. Agata - Sarete affascinati dalla straordinaria gentilezza dei proprietari che vorranno farvi assaggiare tutti i prodotti dell'azienda e dei terreni circostanti, davvero buoni. Qui si producono mele annurche, pomodorini del piennolo, e tante altre cose delizione. In giro si trovano anche ottimi tartufi neri. Possibilità di acquistare marmellate conserve e tanti altri prodotti dell'agriturismo stesso. Un pranzo completo andrà dai 25 ai 30 €. Vale assolutamente la pena fermarsi qui e dispiacerà andare via. Consigliatissimo

Pizzeria Pellone - Via Nazionale 43 - Napoli - Famoso locale nelle vicinanze della stazione centrale, sempre affollatissimo che serve quella che si dice la tipica pizza napoletana, intendondosi come grande, morbida con abbondante cornicione. Ineteressante a vederla passare la pizza fritta. Prezzi normali, da 7 a 12 € secondo le tipologie.


La cappella di S. Gennaro



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Caserta

lunedì 3 luglio 2023

Viaggio AMAP 5 - Caserta

La cupola della cattedrale di Caserta vecchia - giugno 23


La reggia di Caserta
Oggi tocca alla provincia di Caserta, non alla famosa Reggia che tutti più o meno già ben conoscono, ma ai dintorni, diciamo che anche in questa regione come in tante altre d’Italia, hai solo l’imbarazzo della scelta e comunque, per quante volte tu ci vada, ti rimangono sempre cose nuove da scoprire, da investigare, da studiare. Dunque risaliamo una strada tutta curve per arrivare a Caserta vecchia, il bellissimo borgo di origine longobarda che sta in cima al colle alle spalle della Reggia che occupa con il suo immenso giardino tutta la parte digradante verso la piana della collina stessa e che si vede bene man mano che si sale di quota. Caserta, nome antico che veniva appunto da Casa Hirta, quindi situata in cima ad un colle a 400 metri di altitudine, è oggi un piccolo borgo di case antiche alcune mantenenti ancora un taglio rinascimentale con le grandi finestre quadrate, costruite nel tufo scuro delle vicine cave e attualmente è un insieme di locali e luoghi di accoglienza che il turismo ormai sempre più presente da queste bande, ha vivificato. Compio con una certa fatica l’erta (appunto) ripida, di almeno 300 metri che conduce dal parcheggio al paese, sostando un poco al belvedere che concede un magnifico colpo d’occhio sull’immensa costruzione della Reggia in basso e poi mi inoltro per le viuzze che conducono al centro del paesino e alla sua bella chiesa dalle forme esterne così vicine ai tanti esempi di romanico padano con la sua facciata tripartita, gli archetti ciechi che scandiscono i contorni, gli animali medioevali fantastici che ne emergono orgogliosi, il bel campanile che sormonta la via con un arco elegante, ma soprattutto la cupola con splendidi ornati che ricordano il lavoro minuzioso di artisti comacini. 

L'ambone della cattedrale

L’interno della cattedrale dedicata a San Michele Arcangelo, spoglio e severo, ormai privo di affreschi, dove solamente ormai risalta la pietra viva, esibisce una bella serie di colonne e capitelli di recupero, ognuno tratto da qualche scavo tra le mille vestigia che affollavano il territorio circostante, ed è dominato soprattutto dallo splendido ambone colorato che si affaccia alla navata centrale. Insomma un bel pezzo, che l’addobbo floreale di un matrimonio incipiente, lo abbiamo schivato di un’oretta, rende ancora più affascinante. Siamo ad un’ora ancora presta e la poca gente che circola, dà al luogo una magnifica aura di pace serena. Bel posto davvero, quasi dispiace lasciarlo, avrei fatto ancora un giretto per le vie secondarie bordate del tufo nero e dai rampicanti che scendono dagli alti muraccioli di protezione delle case nascoste. Scendiamo dunque rapidamente dalle pendici dei monti Tifatini verso San Leucio dove c’è da visitare un importante complesso monumentale, creato dai Borbone come casa di caccia e residenza di campagna e che rappresenta una spettacolare memoria di quanto il regno fosse avanzato all’inizio di quella evoluzione industriale che cominciava a diffondersi e a cambiare l’Europa. Qui il Re Ferdinando aveva pensatoe trasformato la villa in un vero e proprio centro produttivo, con vedute molto moderne e avanzate rispetto ai tempi, al fine di creare un importante polo nella produzione delle sete. Ancora oggi si possono vedere le case, in pratica vere e proprie villette a schiera per le maestranze, che godevano di protezioni sociali e mediche impensabili per i tempi e udite, udite, con salari uguali per uomini e donne di pari mansioni. 

I telai

La fabbrica destinata a produrre sete e tessuti di altissima qualità e lusso e che potrebbero essere messe in moto oggi, mostra ancora adesso la serie di macchine che hanno prodotto fino ad una cinquantina di anni fa, introducendo via via, meccanismi sempre più automatici e performanti con telai all’avanguardia. Ricca documentazione iconografica e di oggetti tecnici assieme ad esempi di materiali prodotti a testimonianza della raffinatezza della produzione. Insomma davvero si può dire che anche questa è un’ulteriore prova del fatto che il regno di Napoli era in quel periodo la punta più avanzata dell’industria italiana. Nel complesso, che appare davvero come una sorta di palazzo delle delizie, tra parco e giardini, anche una bella chiesa, dove tanto per cambiare si svolge un matrimonio con tanto di strascico di diversi metri. Nel pomeriggio ci tocca la reggia di Portici, l’ennesimo palazzo che testimonia la grandezza dei Borboni. Oggi museo contenente innumerevoli bellezze, al momento ospita una interessante mostra di oggetti di legno ritrovati e miracolosamente conservati dall’eruzione della vicina Ercolano. Il palazzo naturalmente conserva bellezze ed opere d’arte a iosa e anche la breve visita ci ha permesso di apprezzarne in special modo lo straordinario scalone decorato a trompe-l’oeil, di spettacolare impatto. Alle sue spalle l’importante orto botanico, accoglie collezioni di piante grasse e succulente oltre a moltissime specie esotiche. Certo dispiace non avere il tempo per buttare l’occhio in qualcuna delle tante ville che popolano il cosiddetto miglio d’oro che porta da Portici fin verso Napoli. Ma anche oggi è andata.

Lo scalone a Portici

SURVIVAL KIT

Orto botanico
Caserta vecchia - Borgo medioevale a circa dieci chilometri dalla Reggia che si vede dal Belvedere, che risale all'800 è costituito da un piccolo agglomerato di case attorno alla cattedrale molto ben conservata, con imponente campanile. Ci sono anche i resti del castello con una imponente torre. Il borgo è molto omogeneo ed è piacevole passeggiare per le sue viuzze contorte e nascoste.

Re<al Borgo di San Leucio - Stabilimento di seteria nato attorno ad una villa di campagna dei Borbone, collegata all'accesso superiore dei giardini della reggia di Caserta, attraverso una strada di 4 km, che conserva, raccolti in un interessante museo tutto quanto è ruotato attorno a questa attività industriale che poneva il regno ai vertici europei nel campo. Ingresso € 9. 

Reggia di Portici - Residenza estiva della famiglia reale, poi scuola di Agraria oggi sede della Facoltà di agraria. Attualmente il palazzo ospita una bella collezionde di arte e mostre come quella attuale che rimarrà fino alla fine dell'anno intitolata Materia e che espone legni nello stato di conservazione in cui sono stati ritrovati negli scavi della vicina Ercolano. Da vedere anche l'imponente orto botanico adiacenntee le sue serre. Ingresso € 6,50

Il cortile della Reggia di Portici

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domenica 2 luglio 2023

Viaggio AMAP 4 - Verso Salerno

Il gruppo AMAP
 

Pestum

Stamattina partiamo subito bene, anche se la temperatura comincia a salire in maniera preoccupante. Lasciata Salerno ci inoltriamo nella piana ricoperta di serre che racconta di uno dei luoghi italiani più famosi per la produzione di ogni tipo di ortaggi. Lascamo alle nostre spalle Eboli, dove anche Cristo si è fermato tanto tempo fa, mentre noi proseguiamo verso sud. La prima meta infatti è Pestum con il suo straordinario complesso templare al sud della Campania, in quel Cilento ricchissimo di eccellenze di ogni tipo. Per me è un po' un ritorno alle origini, avevo diciotto anni infatti, quando ci sono stato la prima volta. Appena finita la maturità ci eravamo avventurati sulla 600 del padre di Roberto neopatentato e Andrea, nella nostra prima avventura di giovani alla conquista del mondo che aveva come meta finale Cefalù, dove in effetti arrivammo piano piano, ma la sosta di Pestum ci rimase nella mente, già allora sensibili ai venti della classicità che il professor Angelino ci aveva istillato. Se devo proprio dire la verità mi ricordo solo un gran caldo e nulla più, d'altra parte 59 anni non son pochi e anche il numero delle cellule cerebrali, che se ne vanno a milioni al giorno, così almeno si dice, non è più un gran che, però rimane il fatto che il complesso è davvero un gran bel colpo d'occhio, con le sue bianche colonne doriche ben piantate su un prato verde smeraldino, in fondo, quest'anno è piovuto abbastanza per mantenere un manto davvero rigoglioso, che fa spiccare la pietra antica come un gioiello smagliante che vale sempre la pena di rivedere ogni volta che ci passi accanto.

La "mozzatura"

Sta di fatto che, mettila come vuoi, i templi sono distanti tra di loro e alla fine, passo passo, con qualche sosta per apprezzare i differenti punti di vista, alla fine, anche se siam partiti all'alba delle 7:30, con un'oretta per arrivarci, un altro paio d'ore volano via in un attimo e, se pur felici per le belle immagini che ti rimangono nell'occhio, tra l'altro neppure troppa gente tra le colonne, alla fine stramazziamo sui sedili del pulmann con il sole che implacabile martella dall'alto come 60 anni fa, anche se allora la gamba era più salda. Un'occhiata all'anfiteatro monco, che i Borboni hanno pensato bene di tagliare in due per far passare la strada che procede verso le Calabrie, il progresso è il progresso, e un'altra all'Agorà, ma alla fine bisogna andare e infatti eccoci dopo un breve tratto di strada a Capaccio sede di un famoso allevamento di bufale, che qui, appena a sud di Battipaglia, ogni cosa richiama alla mozzarella. Innumerevoli infatti al passaggio, sono i caseifici che offrono il loro prodotto ai viandanti casuali e a quelli che proprio lì ci vanno apposta. La Tenuta Vannulo è meta assai nota per gli amatori del settore, anzi direi che a giudicare dal numero dei pulmann e delle auto che stazionano nel parcheggio è diventata una vera e propria meta turistica a tema gastronomico. D'altra parte anche questo la gente chiede e giustamente bisogna darglielo. Comunque sia la visita all'allevamento è molto interessante, essendo strutturato in maniera assai moderna ed efficiente, in special modo in vista del benessere animale, cosa che oggi devi considerare sia per ragioni di greenwashing e di marketing, ma anche perché come ogni allevatore attento ha sempre saputo, se l'animale sta bene, è più sano, cresce meglio ed in ultima analisi rende di più, cosa che in soldoni è il fine ultimo di ogni attività, agricola o commerciale che sia. 

Massaggiatura delle bufale

Ecco infatti le nostre bufale che vanno a farsi massaggiare dagli appositi rulli rotanti e poi si mettono in coda per essere prese in carico dall'apposito robot mungitore che le lava con attenzione, poi applica gli attrezzi per succhiare il latte, mentre le nostre bufale assumono un aria beata, fino a quando, finalmente libere, vanno a prendersi il cibo che loro compete. Comunque come ci racconta la nostra gentile accompagnatrice, la tenuta non riesce in pratica, a tener dietro alle richieste e la produzione di mozzarelle, che vediamo produrre e mozzare appunto in diretta dai casari nei locali dedicati, di circa 5 quintali giornalieri, viene prenotata ed esaurita giornalmente nel negozio aziendale, quindi niente per commercializzazione extra aziendale o per spedizioni. Inoltre una parte viene consumata nel ristorante a latere, dove anche noi ci facciamo carico un un pranzo light costituito appunto da insalata, pomodorini e mozzarelline, uno yogurth all'albicocca naturalmente autoprodotto e di un delizioso gelato sempre prodotto in azienda. Insomma un business che sembra funzionare assai bene e che sfrutta la produzione dei circa 600 capi al meglio, come si dice a km 0, cosa che piace tanto oggi, dal produttore al consumatore come si diceva ieri. Comunquesia, dato che questo è viaggio di istruzione e questo un blog di servizio eccovi per vostra informazione, al fine di non farvi fare figure berbine se dovete parlare di questo argomento, i nomi che si attrubuiscono ai bufali a seconda dell'età: abbiamo dunque dopo il Vitello, l'Asseccaticcio, dallo svezzamento ai 12 mesi, quindi l'Annutolodai 13 ai 24 mesi e il Maglione per il castrato. Per chi vuol saperne di più, vedere qui. Sapevatelo!  Ancora qualche chilometro ed eccoci alla Certosa di Padula, un complesso monumentale decisamente imponente, ai piedi dell'omonimo borgo, qui davvero ad un passo dalla Basilicata, con una serie di chiostri mirabili, che presenta cortili, sale di rappresentanza, costruzioni di ogni tipo e soprattutto una chiesa bellissima ricca di ori  e decorazioni, che parrrebbe nata per ospitare una comunità religiosa ricca e numerosissima e che invece era stata prevista per soli 28 monaci, destinati alla preghiera ed ad una vita di muta e solitaria operosità negli orti e nella biblioteca. Anche i pasti, preparati nelle monumetali cucine, venivano consumati nella solitudine delle celle, in verità appartamenti di diverse camere ed il refettorio era raramente utilizzato. Il cimitero nel chiostro grande era il punto di arrivo di queste vite solitarie. Noi invece riprendiamo la via del ritorno che ripassa da Salerno e bordeggiando i monti Lattari a nord della penisola sorrentina, ci riporta alla nostra base nalopetana.

L'ingresso della certosa

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La chiesa

Pestum - Noto complesso monumentale in provincia di Salerno, uno dei più impotrtanti d'Italia, l'antica Poseidonia, sub colonia greca offre tre templi dorici in splendido stato di conservazione, assieme ai molti altri punti di interesse, incluso il museo archeologico del sito stesso. 8:30 - 19:30 biglietto estivo 12 €. Potendo programmate la visita presto al mattino sia per evitare la folla che soprattutto per sfuggire alle ore più calde della giornata, che qui nella piana sono davvero implacabili.

Un pavimento

Tenuta Vannulo - Capaccio. Bella azienda di allevamento di bufale, moderna ed efficiente, esempio di allevamento. 600 capi per una produzione di circa 20 ql di latte giornalieri. Tutta la produzione viene venduta in azienda che offre anche pranzi a base di prodotti aziendali 25 € il pranzo light di cui vi ho detto. Naturalmente in omaggio alla moda, tutto biologico. Per la visita guidata calcolate un'oretta. 

Certosa di Padula - Al confine con la Basilicata; enorme complesso che occupa oltre cinque ettari, nato nel 1300 per i monaci Certosini che ebbe una grande importanza economica nella zona. Complesso di edifici di cui si apprezzano oggi soprattutto i rifacimenti barocchi, da visitare in una oretta almeno, a partire dai locali abitati dai monaci, le celle e gli ambienti comuni, i tre chiostri, il museo e soprattutto la imponente chiesa con il suo mirabile coro ligneo.

Il chiostro grande

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