venerdì 27 settembre 2024

France sud 4 - Parc des Grandes Causse e Cevennes

Nidificazioni di grifoni - Gorges della Jonte - Francia. settembre 2024


Attorno a Millau

Sarebbe invero il momento di arrivare in paese per cercare un letto dove dormire, visto che non ci si è ancora pensato, ma aggirarsi per le stradine che scavallano colli bellissimi e anche piuttosto solitari in questa Francia Occitana, così poco popolata, dove i paesini sembrano quasi abbandonati e le strade li attraversano tra due ali di piccole case dalle finestre chiuse e le persiane sbarrate, mette un po' di tristezza. Anche qui i giovani se ne saranno andati verso le sirene della città, anche se queste colline sono davvero bellissime. Cerco di arrivare fino in cima ad un piccolo monte dove stanno raggrumate una decina di case in mezzo alle quali spunta una minuscola abside e un mozzicone di campanile, attraverso una stradina stretta e scoscesa, ma ai primi muri, la strada è in pratica, così ripida da non essere più percorribile. Nessuno intorno, i simulacri di un paio di minuscole stalle, deserte all'apparenza, niente più latte per formaggi di qualità quassù, tutto è scivolato a valle dove la vita è più facile. Però che panorama di monti lontani, sono le Cevenne che racchiudono tra le loro valli altri piccoli tesori naturalistici. Sto per girare la macchina quando in fondo alla valle, ben visibile tra i costoni lontani, tra di loro appare un'altra delle meraviglie questa volta studiata dall'uomo. Sono linee che alla distanza sono talmente sottili da essere visibili con difficoltà, eppure dividono il cielo e la terra con tratti decisi come tagli di Fontana su una tela azzurra, colpi di katana attraverso le nubi. 

Millau

Si tratta del viadotto di Millau, un'opera prodigiosa, inaugurata nel 2004, il più alto ponte strallato d'Europa, tra i maggiori del mondo, 7 pilastri col più alto di ben 341 metri, più della torre Eiffel che per i francesi rimane sempre un punto di riferimento, che sostengono una autostrada larga 32 metri, di due chilometri e mezzo, insomma un'idea per il ponte di Messina, ma qui sembra che i costi, sono stati di circa un decimo, anche se sono passati 20 anni. Il ponte che passa in un balzo la profonda valle del Tarn, ha risolto un problema logistico fondamentale per una strada che scendeva in basso fino alla cittadina di Millau, creando in estate ingorghi di ore che ora vengono bypassate in un paio di minuti. E' il progresso ragazzi, ma è anche bellezza pura, tanto che non ci si può esimere dal fermarsi a guardarlo e a goderne la purezza delle linee. Pensate che in pratica è riprodotto anche sulle banconote da 500 euro, dato che tutte le banconote europee sul retro raffigurano un ponte, ma l'immagine è stata leggermente modificata pur essendo riconoscibilissima, per non dare ai francesi la soddisfazione di avere sugli euro addirittura due ponti visto che sui 5 euro c'è già il ponte di Gard e anche se va bene che quello l'avevano fatto i Romani, concederne due su sette ai Francesi erano troppi anche per le loro grandeur, così si è provveduto alle piccole variazioni che lo dovrebbero rendere anonimo e non riferibile se non ad una struttura di fantasia. 

Il viadotto di Millau
Sono i bizantinismi di Strasburgo, ma le cose stanno così. Seguo la strada che via via gli si avvicina dandomi punti di vista sempre più affascinanti, fino ad arrivargli proprio sotto e poi per poco non mi faccio arrotare da un insensibile automobilista che percorre la strada di fretta, mentre cerco di fare una foto tra i piloni. La natura sarà pur bella, ma l'opera dell'uomo che magnifica la sua genialità, ragazzi, è davvero tanta roba. Scendiamo dunque lasciando i prati che cominciano a prendere i colori dell'autunno ed entriamo a Millau, una piccola cittadina occitana che presidia la valle del Tarn ed i grandi parchi naturali all'intorno, quello delle Grandes Causses e quello delle Cevennes, che poi sono adiacenti. Mi ero scelto una casetta che affittava stanze appena fuori dal centro, questione di 500 metri, qui si gira comodamente a piedi, ma quando ci arrivo vicino, mi trovo di nuovo nelle panie, perché non avendo prenotato e non essendo questo un hotel se pur piccolo, non troverò nessuno che presidia il fortino. Infatti giro intorno alla casa guardingo, quando arriva una provvidenziale signora, che altri non è se non la mamma della proprietaria che viene a fare le pulizie, essendo la casa gestita come AirB&B. La madama telefona alla figlia e sistemiamo il tutto brevi manu e così ci sistemiamo in tempo per poter uscire di corsa a fare un giro in centro. Il paese col suo piccolo centro antico è assai piacevole, tutto ruota attorno alla piazza centrale ed a qualche via adiacente e nulla più. 

Chiesetta di S. Marie des Champs - X sec.

Ci facciamo il triangolo delle vie pedonali, fino alla torre ottagonale, ma anche qui i negozi si avviano alla chiusura. Rimane solo qualcosa nella piazza, qualche bar, dove ci fermiamo e dove finalmente ho l'opportunità di ordinare un croque messieur, sfizio che non mi toglievo da tempo immemorabile, per di più al Roquefort, visto che questa è la zona e gli dà come si dice anche un certo caractère! Alla fine ce ne torniamo passeggiando sotto un cielo che ha voglia di gocciolare ma quantomeno ci fa arrivare fino a casa. Si dice che la notte porta consiglio, per noi invece ha portato un bel po' d'acqua che però ha avuto il pregio di lasciare un cielo quasi pulito, azzurro con qualche sbuffo. Quindi lasciata la chiave nell'apposita cassettina, che ormai così funziona, partiamo alla volta del giro che abbiamo programmato nel parco che contiene uno dei must di questa parte della Francia, le gole del Tarn, meno note delle più famose Gorges del Verdon, ma che risulteranno davvero meritevoli dello sbattimento di arrivare fin quaggiù. L'idea è di fare un bel giro percorrendo da Le Rozier tutte le gole, prima di prendere la strada di casa. Il territorio è molto accattivante, estremamente solitario e selvaggio, ma con strade piccole ma ben tenute. I paesini che si incontrano lungo la via sono piccolissimi, spesso di poche case e decisamente antichi, per la maggior parte le case abitate sono attente ristrutturazioni adibite a case di vacanza oppure a piccole strutture ricettive, bar o ristorantini. 

Le gorges

In pratica il territorio è costituito da un grande scudo tettonico con una sorta di altopiano attorno ai mille metri di altitudine con pascoli e qualche campo di agricoltura marginale, attorno scavato profondamente dai vari fiumiciattoli che percorrono l'area circondandola quindi di profondissimi canyon, dove è possibile fare i più vari sport all'aria aperta, dalla canoa ad ogni genere di trekking. Attraversiamo quindi Le Rozier per inoltrarci nelle gorges del Tarn, giudicate tra le più belle di Francia. In effetti il percorso è bellissimo e siamo lì fermi ad ogni slargo, fermi a guardare in su, tra strapiombi che arrivano oltre i 500 metri. Ci fermiamo colpiti da una piccola chiesetta circondata da un antico cimitero. E' la chiesa di S. Marie des champs, del X secolo con una curiosa parte superiore dove sono situate quattro campanelle invece del classico campanile. Una sensazione di antico e di pace straordinaria. Poi è tutto un seguito di pinnacoli di rocce calcaree, pilastri di pietra e veri e propri colonnati che si allineano, erosi da vento e piogge sulle pareti verticali delle gole, mentre il fiume, in questa stagione poco più di un rigagnolo, segue sul fondo in una serie infinita di meandri bellissimi, ricoperti di boschi che quasi lo nascondono alla vista. Più o meno a metà del primo tratto impressionanti pareti di roccia ocra, ci sbarrano la vista e seguendo le indicazioni ci troviamo di fronte ad uno spettacolo straordinario. 

Nidificazioni di grifoni

Questa è una delle aree francesi dove da qualche anno hanno trovato dimora diverse specie di vulturidi, alcuni dei quali scomparsi da tempo o in via di estinzione e  che ora stanno popolando con successo queste pareti che sono evidentemente per loro un habitat ideale. Si vedono nitidamente le spaccature a metà parete dove si intravedono i nidi coi piccoli in attesa di cibo, ed è poi tutto un andirivieni di grandi adulti che veleggiano attorno prima di arrivare ai posatoi, dove richiudere le ali. Anche quando ci troviamo ad una certa distanza si intravedono questi grandi uccelli con un'apertura alare attorno ai tre metri, segnalati molto bene dall'ombra che, grazie alla posizione del sole e della sua luce radente del mattino presto, si staglia molto ingrandita sulla parete. Uno spettacolo grandioso e come ho avuto modo di appurare successivamente ingrandendo le foto (fatte con una macchinetta che tuttavia dispone di un discreto teleobiettivo), dovrebbe trattarsi di grifoni lanosi o come dicono i francesi di vautours fauves. Le altre specie che è possibile vedere sulle Grandes Causses sono i Gipeti, gli Avvoltoi egiziani e l'Avvoltoio nero, tutti più o meno delle stesse dimensioni, sui tre metri di apertura alare e differenziati soprattutto dalle differenti colorazioni. Staresti ore ad osservarne i lenti volteggi ed a tentare di avvicinarsi il più possibile ai punti dove hanno nidificato, comunque sempre inaccessibili. 

Grifone in volo

Ci mettiamo quindi, a forza di fermarci, quasi due ore ad arrivare a Meyrueis che dista poi solo 21 km dalla partenza. Facciamo una deviazione di qualche chilometro sulla montagna per raggiungere la grotta di Dargilan, che viene spacciata con la sua sala rosa per una delle più belle di Francia, ma la visita guidata parte solo dopo un ora dal nostro arrivo e pertanto rinunciamo. Riscendiamo dunque al paese dove facciamo un giretto e infine visto che è ancora presto per un boccone rinunciamo con dispiacere alle ravioles de cèpes avec truffles ed entro nell'ufficio dell'ente del turismo che è situato nell'antica torre cittadina, dove sono gentilissimi e mi riempiono di cartine abbinate ad ottimi suggerimenti, visto che si sono convinti che mi fermerò da queste parti come minimo alcuni giorni, viste le tante cose da vedere. Qui, parlando, ci accorgiamo con orrore che questa bellissima gola che abbiamo appena attraversano non è affatto la gola del Tarn, ma la gola de la Jonte, che corre quasi parallela, a dimostrazione della bellezza straordinaria di questo territorio nel quale dove vai, godi. A questo punto occorre un programma alternativo per non essere andati fino a Roma senza vedere il Papa. Risaliamo quindi al centro dell'altipiano che raffigura una specie di rombo, traversandolo per il lato corto ed arrivando quindi a Sainte Enimie, uno dei paesini più belli, almeno così recita il dépliant, scendendo lungo una strada tortuosa, su una spettacolare ansa sul fiume, questa volta finalmente il Tarn, da dove percorriamo tutte le gole riscendendo poi verso Le Rozier. 

St. Enimie

Anche queste gole sono bellissime se possibile ancora più selvatiche come pareti, anche se forse più visitate da gruppi di turisti. I paesini si susseguono, Saint Chély, il bel Chateau de la Caze, trasformato in hotel e nascosto dal bosco sulla riva  del fiume, Hauterives sulla sponda opposta; la Malene e infine Vignes, dove ci fermiamo per un boccone, purtroppo non paragonabile alle ravioles a cui abbiamo rinunciato precedentemente. Di qui, anche per ridare un certo ordine all'itinerario e anche dato che comincia a farsi tardi, traversiamo il ponticello sul Tarn e risaliamo nuovamente sull'altipiano traversandolo di nuovo tutto questa volta sulla diagonale lunga fino a scendere ad Ispagnac. Un giro che vi consiglio se avete solo una giornata da trascorrere da queste parti, ma che di certo meriterebbero maggiore tempo. Di qui prendiamo la corniche des Cevennes, che segue il costone di questa piccola catena interna di montagna come una balconata affacciata sulle valli larghe e davvero molto panoramiche di questa bella parte di Occitania per almeno 75 km,  fino ad Alés, da fare con calma per godersi il paesaggio, poi è un attimo, rifornimento e tre ore di autostrada e sei nella mia bella Mentone dove ti aspetta il letto.

Un ponte naturale

SURVIVAL KIT



Parc regional des Grandes Causses et des Cevennes - Un bellissimo territorio, comodo da raggiungere a nord di Montpellier. Base di partenza è Millau di cui non perdetevi il colpo d'occhio del famoso viadotto, opera di ingegneria notevole e la vicina Roquefort per gli affezionati al formaggio di cui abbiamo già detto. Il parco è molto vasto e merita diversi giorni di visita, Ma l'itinerario che vi ho suggerito vi farà vedere almeno a colpo d'uccello, in macchina, le vie principali, In particolare percorrete la valle del Tarn (circa 50 km) e quella della Jonte, partendo da Le Rozier. Nell'area sono presenti oltre ai vari paesini con molte chiesette, le fattorie fortificate e vari luoghi interessanti, le due Grotte di Dargilan (ingresso 15,80 €) e di Aven Armand, con la più alta stalattite d'Europa. Se potete percorrete almeno una delle gorges in canoa (è pieno di campeggi dove le affittano) e assaggiate le specialità del posto.


Le pareti delle gole del Tarn


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lunedì 23 settembre 2024

France sud 3 - Il pont du Gard

Pont du Gard - Provenza - Francia - settembre 2024


Dalla garrigue

Per fortuna che agli Ibis hanno un bel distributore bevande all'ingresso, così appena sveglio ti puoi fare un similcappuccino a 1,80, che quantomeno ti riaccende parzialmente l'unico neurone rimasto, ma mentre tu pensavi di essere un mattiniero pronto a percorrere in anticipo le strade del mondo per arrivare primo o quantomeno quando ancora non sono arrivati i torpedoni, eccoti circondato dai rudi lavoratori che, trolley in mano e valigetta dei contratti rigorosamente nera, sono già di corsa verso le macchine per arrivare per primi dai clienti, mentre tu sei ancora lì, s-ciabattante che cerchi il bastoncino, ormai di orribile ecolegno che raspa la lingua invece della deliziosa e scivolosa plastica, per girare la broda dentro il bicchierino di carta senza rovesciarla. Insomma il mondo corre e tu non hai più la forza di stargli dietro. Comunque alla fine riesci anche tu a caricare il borsone in auto ed a partire con l'occhio semiaperto. Da St. Cyr sur mer (San Ciro? ohibò eppure siamo in Provenza, saranno stati i legionari di Neapolis ad arrivare qui per primi?) alla nostra meta ci sono circa 170 km e ho calcolato almeno un paio di orette, posto di non trovare troppo traffico. Lasciamo Saint Cyr che visto di giorno ha tutta un'altra faccia, dietro il bel promontorio al di là del quale c'è quella Bandol, con i suoi vigneti bassi coltivati ad alberello, che fanno bella mostra pure nelle rotonde e par di sentire il commissario Montale del grandissimo Izzo, che se ne beve un bel bicchiere in qualche vicolo della sua Marsiglia, mentre ragiona su qualche caso disgraziato. 

Dal greto

Buono il Bandol, forse un po' troppo sopravvalutato, ma così adatto a questa cucina mediterranea mescolata a sentori maghrebini di quella città, così concettualmente lontana dalla Provenza a cui dovrebbe teoricamente appartenere. Comunque di vigne ce ne sono in giro e accidenti per strada non fai che incontrare vendemmiatrici meccaniche che rallentano il traffico, visto che stiamo di stagione. Ecco come siamo tignosi, specialmente quando il problema non ci riguarda e ragioniamo solo sui fastidi che ci dà, invece di plaudire a chi cerca di risolvere i problemi di carenza di manodopera. Va bene, comunque in autostrada si fila via benissimo e le tre corsie dovunque, agevolano assai. Così alle 9:30 precise sono già arrivato, anche se buon terzo dopo due torpedoni di giapponesi sempre all'erta. La Provenza è una regione straordinaria di questo sud francese, col suo misto di profumi mediterranei, sole del sud e presenze della classicità romana che ti ritrovi ad ogni angolo. L'ho girata in lungo ed in largo molte volte, affascinato dai ruderi che trovi anche in campagna tra le vigne, dai paesini cotti dal sole con le loro pietre romaniche di piccole chiese quasi sempre chiuse, quasi la rivoluzione avesse voluto consegnarle all'oblio. Ricordo in un paesotto vicino a Orange, il motto Liberté Egalité Fraternité che campeggiava bellamente sul frontone di nartece medioevale a monito perenne della laicità francese. Tuttavia non ricordo come mai dopo tanti traversamenti di questo territorio, non abbia mai trovato il tempo per fermarmi a vedere uno dei monumenti più iconici e decisamente tra i più memorabili, il Ponte di Gard.

Gli archi

E' questo un vero miracolo della ingegneria idraulica di quei romani che arrivavano fin qui a piedi, erano di certo dei rozzi conquistatori che non guardavano in faccia a nessuno, ma che poi sapevano anche costruire cose capaci di resistere intatte per millenni, strade comprese. Prima facevano piazza pulita di chi non fosse d'accordo è vero, poi però facevano subito una strada lastricata, poi l'acquedotto e infine terme, anfiteatri e stadi, perché avevano già capito che con panem et circensem tenevi tranquilla la gente anche senza TV. Naturalmente dopo aver insegnato a tutti i fondamenti del diritto. A questo proposito, volevo sommessamente ricordare che una delle leggi della XII tavole repubblicane affisse nel foro, rimastaci a testimonianza del livello raggiunto oltre duemila anni fa, prevedeva che si avesse la possibilità di uccidere il ladro che ti penetrava in casa, solo se lo colpivi all'interno della domus e di notte, essendo per questo giustificato, dallo spavento del buio e dal pericolo di vita per te stesso (..si noctem furtum faxit,si im occisit, iure caeso esto...Tav. VIII) e siamo nel 451 a.C. tanto per capirci. Incredibilmente moderni per essere un popolo così lontano nei tempi. Inoltre la loro capacità di prevenire rivolte e contrasti coi popoli conquistati era semplicemente quello di assimilarli, dando loro la cittadinanza, visto che tutti a quei tempi, volevano immigrare illegalmente nell'impero (vedi gli ostracon trovati al confine sud egiziano, dei sudanesi che cercavano di corrompere i doganieri per passare la frontiera, gli egiziani no, quelli erano già tutti cittadini romani riconosciuti. Tanto per capirci. 

Il vecchio e il nuovo

E quindi eccoci qui davanti a questo gigante straordinario, l'unica parte rimasta di questo incredibile acquedotto che corre per una cinquantina di chilometri dalla fonte di Uzés fino a Nemausus, l'odierna Nimes. In realtà sembra che a Nemausus ci fosse acqua a sufficienza, tramite fonti e sorgenti locali, ma che l'opera fu eretta a partire dal 17 a.C. per semplici ragioni di prestigio, tanto pareva impossibile dal punto di vista tecnico. Infatti la pendenza è stata prevista di una trentina di centimetri ogni chilometro, cosa che sembra impossibile da ottenere con gli strumenti dell'epoca e la stessa costruzione del ponte, l'opera maggiore dell'intero acquedotto, progettato in tre ordini di archi per un'altezza di quasi 50 metri e lungo 275 per scavalcare il fiume Gardon, impone tecnologie costruttive di avanguardia, dagli argani per sollevare le pietre, alle centine necessarie per sostenere la costruzione degli archi e qui i Romani erano maestri, in cui sono ancora visibili le pietre di sostegno, infine ai materiali stessi, blocchi di pietra di una vicina cava col pavimento del ponte ricoperto di un particolare cemento sigillato da un calce strutto rivestito da una vernice rossastra contenete ossido di ferro, per evitare il degrado dovuto al calcare, in pratica una sorta di minio ante litteram. La struttura ha resistito benissimo tanto che per procurare dei danni ci è voluto Enrico II nel 1600, che ci fece passare sopra l'artiglieria pesante. Portò 20.000 metri cubi di acqua al giorno, che serviva per le fontane e per le terme, per oltre 500 anni, apparentemente grezzo all'esterno ma con una superficie di scorrimento dell'acqua estremamente liscia. 

La targa del 1745

Ma l'architetto Agrippa a cui l'opera va ascritta, durante il primo impero di Ottaviano, non si contentò di progettare un'opera tecnicamente difficile e mai eguagliata nei confini dell'impero, ma la volle anche bella, alla faccia della vulgata che i Romani badavano solamente al sodo. I tre ordini di archi sovrapposti hanno misure in linea con i canoni della bellezza classica con rapporti che ne rendono la vista gradevole, dando la sensazione della perfezione. Rimani incantato di fronte all'imponenza di questo colosso, attraversando a piedi il ponte allargato nel '700, questa volta non per la necessità di acqua, ma soprattutto per lucrare pedaggi ai carri. Non ti rimane che ammirare le antiche pietre ancora perfette appena scalfite dai millenni, mentre lo stemma di roccia apposto per ricordare il restauro settecentesco è già quasi completamente consumato in soli tre secoli. Sulle pietre della base scorgi i graffiti apposti dai visitatori che si sono aggirati nei secoli attorno a questa base, modi di fare evidentemente irresistibili anche durante il grand tour che facevano i primi viaggiatori nel sud dell'Europa per ampliare i loro orizzonti ed i loro amori per la classicità da poco riconsiderata degna di nota. Il sito intanto è appena aperto e possiamo aggirarci all'intorno quasi in solitudine, scavalcare il ponte per passare all'altro lato e poi aggirarci lungo il greto, in questa stagione povero d'acqua per goderci la struttura dal basso e poi risalire la collina fino in cima per vederlo dall'altro, penetrando con una certa fatica la macchia ed il bosco. Ogni radura ti dà un colpo d'occhio diverso e meritevole della fatica di arrivarci. 

Grotte e florines

Ci sarà una ragione se lo hanno messo sulle banconote da 5 euro, scelto tra i ponti d'Europa, più meritevoli. Devo dire che faccio fatica ad allontanarmene, che ormai si è fatto quasi mezzogiorno, ma meritava davvero la deviazione per arrivarci, oltretutto neanche si paga per camminarci sopra! Ce ne andiamo pensosi, ne hanno ancora di cose da insegnare questi Romani, capito caro Obelix mangiacinghiali. Così ci paghiamo sereni i 9 euro di parcheggio, visto che l'ingresso al ponte è gratis, ma i cinghiali costano. Dai che non abbiamo tempo da perdere e mancano altri 200 km alla tappa d'arrivo e prima delle 14 non saremo lì. Per fortuna è quasi tutta autostrada, che piano piano, superata la Camargue verso le Grau du Roi e lascia la costa risalendo verso il parco regionale delle Grands Causses e le Cevenne. Ma vista l'ora, prima della meta di oggi che è la cittadina di Millau, mi sono voluto fermare un attimo a quel Rochefort sur Soulzon (attenzione a non sbagliare che di Roquefort ce ne sono un sacco in giro per la Francia), perché la cultura è importante ma anche l'agroalimentare vuole il suo perché e questo paesino, bando alle ciance, è il centro di produzione di uno dei formaggi più importanti della Francia intera, direi un po' come il Gorgonzola o il Parmigiano in Italia. Siamo ad oltre 650 metri, diciamo in mezza montagna e il paesetto, non più di 700 abitanti sta lì abbarbicato alla sagoma dello sperone di roccia del monte Combalou, che con la sua storia geologica, una gigantesca frana che milioni di anni fa ha fatto precipitare a valle quasi la metà di questa roccia carsica e porosa, creando le condizioni perché la genialità dell'uomo trovasse l modo di sfruttarne le caverne e le fenditure rimaste per una produzione diventata poi famosa in tutto il mondo. 

l'assaggio

La Societé (nome per antonomasia che raggruppa il pool dei produttori iniziali, produce così circa 2,5 milioni di forme all'anno, in pratica la metà dell'intera disponibilità mondiale, che come tutte le Dop può essere prodotta solo qui e secondo il metodo tradizionale che prevede la raccolta del latte, 100% pecorino, nel mese di novembre, la formazione dei pani cilindrici di circa tre chili e dopo l'iniezione del ceppo di Penicilium roqueforti, prodotto direttamente con inoculazione del micelio in piccole forme di pane di segale dalle varie aziende, e messo per alcune settimane nelle grotte del monte aerate dalle cosiddette florines, fenditure nella roccia che provocano correnti d'aria che mantengono la temperatura attorno ai 10°C. Dopo l'affinamento il prodotto viene portato a valle in stabilimenti di conservazione attorno agli 0°C per circa un anno prima del confezionamento finale e della messa in vendita. Il giro nelle grotte è  davvero interessante visto che si procede nelle viscere della montagna in ambienti angusti su 7 piani diversi e per oltre 700 metri tanto che dall'uscita faticherete a riconoscere il punto in cui avete lasciato l'auto. Impressionanti le correnti d'aria che senti arrivare attraverso queste florines che appaiono come fessure nelle pareti di roccia delle grotte stesse e che vengono aperte o chiuse da appositi sportelli a seconda della temperatura che si registra nelle grotte stesse e interessante ça va sens dire, la degustazione finale, dei tre tipi di Roquefort, prodotto dall'azienda. certo un bicchierino di Sauternes avrebbe completato l'opera ma non si può avere tutto dalla vita. Il prezzo di vendita del formaggio stesso, poi, non è nemmeno esagerato, meno di 30 euro al chilo, per un formaggio di questa notorietà e tra i più famosi al mondo. Insomma la cultura è cultura e si paga. 

Affinamento del roquefort

SURVIVAL KIT

Pont du Gard - Patrimonio dell'Unesco a metà strada tra Avignone e Nimes, il ponte scavalca il fiume Gard o Gardon che dir si voglia. Ingresso gratuito (ma il parcheggio no, per un paio d'ore 9 €), permette l'ingresso al sito e il passaggio sul ponte aggiunto nel 700, mentre la visita guidata che parte ogni ora, permette di salire a vedere il canale di passaggio dell'acqua. Allegato museo con molto spazio multimediale. Il parco di 160 ettari è tutto visitabile, c'è un sentiero attraverso la garrigue che porta anche a ruderi del vecchio acquedotto sulla collina. Per 5 secoli acquedotto, poi nel medioevo ponte, allargato nel '700, dopo i danni seguiti al passaggio di pesanti cannoni. Chi dice che la costruzione durò 5, chi 30 anni, da oltre 1000 operai, rimane comunque la più grande e perfettamente conservata opera del suo genere, conservata grazie al fatto che fu usata sempre come ponte, anche dopo il cessato uso dopo 5 secoli, mentre il resto dell'acquedotto fu smantellato quasi completamente per riutilizzarne le pietre come materiale da costruzione, come era d'uso ai tempi. Vale anche mezza giornata, tra passeggiate nel parco, museo e monumento.

Roquefort sur Soulzon - Paese dell'omonimo formaggio, da sfruttare per la visita di un'ora circa che organizzano le case produttrici (4 su 6, alcune gratuite, tutte con filmati esplicativi sul processo produttivo). La Societé è la ditta più importante che produce circa la metà di questo formaggio, degustazione alla fine. Ingresso 7,5 €. Portarsi un bel maglione o giacca a vento perché la temperatura è bassa. Diversi ristorantini in zona, dove allignano piatti a base di salsa di Roquefort.

Lo stemma ricordo del 700 già consumato


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domenica 22 settembre 2024

France sud 2 - il Parc des Calanques

L'ile vert - Parc des calanques - Francia - settembre 2024

 

Il mattino ha l'oro in bocca diciamo noi, ma gli inglesi pensano che the early bird catch the worm, peccato che alle 7:00 a.m. in queste cittadine di mare a fine stagione, di vermi da mangiare non ce ne siano punto, essendo chiuso ogni bar visibile e di boulangerie col cavolo a trovarne, se pure ci saranno, così le petit déjeuner rimane nei sogni proustiani, come ieri mi ero dovuto accontentare delle madeleines anonime del supermercato, se pur con gocce di cioccolato. E' pur vero che non contenevano olio di palma per salvare (fintamente) il mondo e gli oranghi indonesiani in particolare, ma di certo non il burro di campagna, quello sì che avrebbe conferito il giusto profumo destinato a farmele ricordare negli anni a venire, ma solo, credo, olio di semi vari o di colza, tolto al triste destino di fare vernici dopo averne controllato, almeno lo spero, il corretto contenuto di acido erucico. Ma dopo questa dotta anche se inutile considerazione, contentiamoci dell'oro in bocca, così che oggi mi son fatto bastare qualche anonimo Digestiv, il tondo biscotto che gli anglosassoni non danno neppure ai cani e dopo ci mettiamo subito in marcia perché il tempo è poco ed i chilometri tanti. Così schiaccio sull'acceleratore per guadagnare strada ed arrivare ancor di primo mattino a Le Ciotat, cittadina semindustriale, certo sul mare, ma più famosa per i cantieri che per le spiagge. 

La scelta era data dal fatto che qui i prezzi degli alberghetti sono ben inferiori a quelli della vicina e più titolata Cassis e anche dal fatto che qui parte la strada detta Route de Crêtes, che intendo percorrere con calma, prima di pranzo. Così vengo subito preso dal nervosismo in quanto il B&B che avevo individuato in centro, è sparito dai radar e io, ma vuoi che non ci sia una camera, ci andiamo direttamente, rimango così con un palmo di naso a compulsare il telefonino, va bene che diceva che ce n'era solo più una disponibile, ma vuoi che non sia il solito avviso acchiappa gonzi? Invece stavolta no, di camere non ce ne sono più. Va bene ci penseremo dopo. Intanto inoltriamoci per la nostra strada panoramica, tra l'altro molto ben segnalata, che sale subito verso l'alto consegnandoci una magnifica vista panoramica della cittadina che abbiamo appena snobbato e che, vista da quassù, tra massi di roccia erosi dal vento ed una spettacolare macchia mediterranea profumata di resine e aromi, pare decisamente più accattivante di quanto non sembrasse dal basso. Si supera subito il cosiddetto Coeur d'Honoré con alcune rovine a forma di cuore ed il bel ponte naturale, attraverso il quale puoi vedere ancora la costa di Le Ciotat, poi entri a pieno titolo nel Parc national des Calanques, a buona ragione considerato una meraviglia della natura, con alcune delle scogliere più alte d'Europa a picco sul mare (anche se per la verità, questa strada rimane al margine del parco che infatti comincia ad ovest di Cassis). 

La baia di Cassis

E' sorprendente come un paesaggio ed un terreno come questo, che giustamente si può definire selvaggio, sia in effetti quasi un parco cittadino, trovandoci qui a pochissimi chilometri dal centro di Marsiglia, una delle maggiori città del paese. Cammini dunque nella cosiddetta garigue, macchia di arbusti duri e difficili da penetrare, che sopravvivono bene anche con la scarsa piovosità di questo tratto di costa, non appena lasci la strada, dove hai lasciato l'auto in uno dei tanti slarghi, per arrivare fino agli strapiombi via via più alti, man mano che la strada sale ed i lecci lasciano il posto ai pini d'Aleppo. La vista ad ogni affaccio è assolutamente spettacolare, lontano spiccano le isole davanti a Marsiglia, les iles de Riou e sulla tua destra intravedi la serie dei calanchi che si allineano irregolarmente lungo la costa al di là di Cassis. Quando poi arrivi alle scogliere di Soubeyranes e Cap Canaille, il punto più alto della strada a 363 metri, puoi goderti il colpo d'occhio della baia al completo e della costa del parco, e l'arco della spiaggia de l'Arène che sembra disegnato a mano, con la sua sabbia bianchissima e l'acqua verde smeraldo. Una balconata perfetta tra rocce calcaree scolpite dal vento, che paiono davvero opere d'arte. Qualche passo sui sentierini che seguono il crinale è assolutamente consigliato anche ai gatti morti come me, perché i punti di vista cambiano continuamente, attenzione a non inciampare sulle pietre accidentate, che poi vi lamentate delle ginocchia sbucciate e delle storte alle caviglie. 

Moules marinieres

Credo che tutta questa bellezza sia accentuata dalla chiarezza dell'aria, quell'aria della Francia del sud di cui vi ho più volte detto che, a mio parere è il vero catalizzatore che scatena la reazione magica in questi luoghi. Quella che magnifica i colori della roccia, i gialli carichi delle ocre, i bianchi e grigi del calcare, il verde carico delle conifere e tutte le sfumature dell'autunno che sta arrivando, insomma una vera gioia degli occhi. Non stupisce che da queste parti sia Matisse che Dufy si siano fatti ispirare per i loro colori violenti e decisi e non ci sono dubbi che la Côte sia stata fonte inesauribile per i pittori della fine '800 francese. Intanto quando vedi che la strada precipita verso la costa, quasi ti dispiace che sia finita e le prime case della periferia di Cassis sono lì che ti aspettano. Il paese è davvero gradevole, una chicca attorno al porticciolo, che giustamente è stata gemellata a Portofino, date le similitudini e passeggiare davanti alle barche è davvero un bello struscio, anche perché è il momento di scegliere il ristorantino acchiappaturisti dove cadere. Certo che se avete qualcuno che vi consiglia il locale giusto è meglio, noi siamo finiti comunque discretamente in uno dei tanti sul porto, vedendo semplicemente il menù esposto, così mi sono scofanato un bel chilozzo di moules marinières, servite in una gran pentola nera e la mia gentile signora il pôelon du pecheur, una sorta di zuppa di pesce con patate varie. Discreto e senza infamia, considerato anche il costo di 19 euro. 

Calanco di En-Vau

Due passi nel paesino per digerire e poi alle due a prendere la barca per il giro dei calanques dal mare. Bravo, ma a piedi mai dite voi, sei nel paradiso del randonneur e trovi sempre il modo per scamparla! Che vi devo dire, la vista dei calanchi dal mare è giudicata una delle meraviglie imperdibili della costa quindi lasciamoci guidare da chi ha esperienza. Quindi, mentre il tempo gira al nuvoloso, accidenti, prendiamo il biglietto per 8 calanchi (29 euro), quello da 9 è stato nel frattempo abolito, visto il tempo. Così partiamo con la barca mezza piena e ci gustiamo il bel giro di due ore, che ti porta davanti ad ogni insenatura facendoti godere, le pareti a strapiombo, l'acqua cristallina, le formazione rocciose davanti alle quali puoi sentirti libero di vedere figure fantastiche a cui dare nomi e le spiaggette sul fondo ancora gremite di gente che percorre i sentieri a picco sulle rocce tra una insenatura e l'altra. Naturalmente più arrivi lontano e più i camminatori diminuiscono secondo la logica che meno cammini e meno fatica fai.. Alle nostre spalle l'isola verde deserta e, credo popolata di fauna marina, con le sue scogliere profonde, paradiso dei subacquei. Insomma un gran bel giro, se non fosse che quando hai bisogno di una toilette, necessità probabilmente forzata dalla scofanata di cozze subita due ore prima, sarebbe bene averne una a disposizione e quando questo servizio in tutti i sensi, latita, non è proprio una bella cosa. 

Pareti per arrampicata

Comunque l'importante è resistere, evitando anche l'allagamento provocato sui sedili della barca da una graziosa cagnolina che per l'emozione ha liberato potentemente la vescica, lei almeno ha potuto farlo senza troppe preoccupazioni, creando grande imbarazzo alla sua proprietaria che ha dovuto prodigarsi per asciugare il tutto e una certa irritazione negli altri passeggeri. Per fortuna abbiamo evitato almeno la pioggia. Arrivati al porto, una sosta premiata in un bel locale sulla piazzetta, ha permesso anche a me quella soddisfazione a lungo attesa, temendo anche per un attimo un ritardo letale, anche se la coda era anche qui lunga e penosa, mentre la cameriera al contrario era preoccupata soprattutto che ordinassimo la consumazione. Ma così va la dura vita del turista, inclusa la pesante risalita verso il parcheggio che chissà perché è sempre in discesa all'arrivo ed in salita alla partenza. Ci facciamo ancora un tratto di costa, quasi fino a Marsiglia, poi torniamo verso l'interno dove timoroso di rimanere spiazzato, ho provveduto a prenotare un Ibis, vicino all'autostrada, che come si dice almeno sai come caschi. Rimane il tempo per andare a dare un'occhiata al paesino, Saint Cyr sur mer, che per la verità al buio non si mostra più di tanto anche perché in linea con gli altri paesi di mare, qui la stagione è considerata finita e tutto è chiuso o quasi, mentre al bisogno disporrebbe di spiagge di sabbia fine come la Mandrague, oltretutto rigorosamente non fumatori e pure di un calanco sotto il quale è vietato stazionare. Quindi ad esempio, benedetto ancora questo baruccio che raduna gli ultimi turisti rimasti, davanti al porticciolo e ci serve un magnifico polpo alla griglia e crepes à la crème de marrons, che ti compensa della pioggia che intanto ha cominciato a cadere copiosa, per rallegrarti la serata.


SURVIVAL KIT

Route de Crêtes - D141 - Lunga 17 km collega con una serie di curve e controcurve Le Ciotat a Cassis, scavalcando la montagna con viste mozzafiato sui calanchi della parte orientale dell'omonimo Parco. Si possono fare almeno 3 trekking segnalati dalle apposite cartine e dépliant e per percorrerla con calma e con le opportune soste ai tantissimi e comodi belvederi, calcolate almeno un paio di ore prendendola con calma. La strada è giudicata pericolosa e in caso di forte vento viene addirittura chiusa anche a causa della possibilità di incendi, che pare siano piuttosto frequenti. In alcune domeniche è solo pedonabile. La strada è larga e percorribile senza difficoltà. A settembre non ci sono problemi, ma a luglio ed agosto meglio andare di primo mattino per avere la luce e la temperatura migliore e trovare meno affollamento.

Parc des Calanques - Si estende ad ovest di Cassis. I calanchi ufficiali sono 9, i primi raggiungibili facilmente dal paese, la strada è bene indicata, dove ci sono anche belle spiagge ombreggiate di pini. Si arriva in macchina fino al primo quello di Port Miou punto di accesso al parco. Per il secondo Port Pin si arriva in 30 minuti, al terzo En-Vau, spiaggia di sassi e siti di arrampicata. Consigliatissimo il giro in barca disponibile in diverse possibilità, da scegliere direttamente alla biglietteria del porto, dove sono esposte le diverse opzioni, con prezzi da 22 a 32 Euro, per giri da 1 ora a due ore e mezza, vedendo 3, 5, 7, 8 o tutti i 9 calanchi (in realtà compresi quelli minori sono 27). Tenete presente che la barca non ha toilette. Naturalmente nel parco si possono anche scegliere altri svaghi, scalate di pareti di roccia, immersioni, giri in canoa e kayak, visita delle isole come quella del famoso castello di If, prigione del Conte di Montecristo.

La barque de SophiePort de la Madrague, 64 Av. de l'Abbé Dol, 83270 Saint-Cyr-sur-Mer, Ristorantino davanti al porticciolo, vicino al parcheggio. Prezzi ragionevolmente bassi e buon cibo. Le crepes a 5 € e piatti da 10 a 15, Pizze. Personale estremamente gentile. Consigliatissimo.

Hotel ibis La Ciotat Chemin de Roumanieu - 83270 ST CYR SUR MER  Albergo della catena Ibis,
molto spartano e dai costi contenuti. La doppia lillipuziana  costa 71 €, letto queen, TV, free wifi e 
normali dotazioni. Pulito, con sala per colazioni (7 Euro) e distributore bevande. Comodo per il paese.
Personale gentile e presente 24/24.



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sabato 21 settembre 2024

France sud 1 - A Port Fréjus

La Cote - Francia - settembre 2024

 


Che vi devo dire, ho un debole per la Costa azzurra, la Côte come la chiamano da queste parti. Non so bene dirvi da cosa dipenda, perché in fondo la Liguria ha una serie di paesini anche più belli e caratteristici, mentre qui, se salti Mentone, che è uno dei posti di mare più gradevoli e comodi che conosca, devi arrivare fino a Saint Tropez e poi alle isole di Hyères, per trovare un posto davvero bello dove stare. Ma non saprei spiegarvi meglio, questa costa ha una luce così straordinaria, un profumo di Mediterraneo nell'aria, un fascino indefinibile nei suoi porticcioli, un arrière pays impagabile. Insomma diciamo pure che ne sono attratto morbosamente. Se a questo aggiungi che avendo come base proprio la deliziosa Mentone, si possono con facilità progettare zingarate di qualche giorno in quel sud francese che amo molto e che ha per me lo stesso fascino, avendo una sacco di cose da vedere che non riesci mai ad averne abbastanza. Capirete quindi che questi due mesi, giugno e settembre, a mio parere i migliori per il mare, diventano spunti imperdibili per progettare ogni volta qualche girula, senza troppa programmazione, visto anche che si è in una mezza stagione in cui non c'è ressa in giro e negli albergotti trovi sempre una stanza libera senza penare. A me poi piace proprio saltare in macchina e partire senza un programma preciso e andare, andare avanti a vedere come si dice, cosa c'è dietro la prossima collina. E qui di colline ce ne sono un sacco da esplorare. 

Fréjus

Poi al passaggio hai sempre il piacere di andare a trovare carissimi amici, che riesci solo a vedere saltuariamente e con cui rappresenta un piacere anche solo vedersi e raccontarsi cose, che ormai a noi anziani, questo è sufficiente, la chiacchiera sul tempo passato, il famoso temps perdu, su cui da queste parti lavorano da sempre. Infatti proprio stamattina prima di partire, mi pareva di sentire assieme all'aroma del caffè che usciva dalla moka borbottante, un delicato profumo di petites madeleines che copriva quello consueto dei rosmarini e dei tamarischi che arrivano dalla montagna di S, Agnès che troneggia alle mie spalle. Per forza direte voi, è inutile che fai degli sfoggi culturali così deprimenti, è che da buon diabetico sei sensibile ai dolciumi, eppure adesso che controllo, qui davanti "quella piccola conchiglia di pasticceria, così grassamente sensuale, sotto la sua pieghettatura severa e devota" è avvolta, pezzo per pezzo, nel cellophane amorfo delle confezioni industriali, altro che rimandi immaginari ad ipotetiche zie Léonie, qui di profumo non se ne sente affatto, solo plastica pura e poi tolto l'involucro e inzuppato l'insulso prodotto industriale nel caffè e non certo nel sullodato infuso di un tempo perduto per sempre, non rimane che ingollarlo rapidamente senza farsi troppi pensieri. 

"Ma, quando di un passato lontano non resta più nulla, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore rimangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a sorreggere senza piegare, sulla loro stilla quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo." Ah, la potenza della Recherche, caro il mio Marcel, ne dobbiamo ancora mangiare tanti di cagnolini, come si dice nel Mandrogno e non lo dico per farmi additare dal futuro presidente col gatto morto in testa, che dopo questa dichiarazione mi vorrà assimilare ai suoi immigrati supposti mangiacani a tradimento. No dalle mie parti si allude con questo nome a deliziosi nonché fragranti panini, i cagnolini appunti dalla forma che li ricorda seppure lontanamente, ecco il mio temps perdu che si affaccia, e di cui bisogna consumare grandi quantità prima di arrivare ad avere la capacità intellettuale di combinare qualche cosa. Quindi lasciamo queste divagazioni, ma percorriamoci la costa e dopo aver lasciato Nizza alle nostre spalle, eccoci sul far della sera a Frejus, una stazione marina piuttosto reputata, visto che l'hanno frequentata e continuano a farlo, diversi amici. Indubbiamente, siamo alla fine di settembre e tutti questi posti di mare, specialmente quelli che non hanno un paesetto storicamente preesistente alle spalle, hanno tutti quell'aria un po' tristanzuola del fine stagione. 

Ma la spiaggia è amplissima ed i pochi avventori presenti sono ad una tale distanza gli uni dagli altri che diventa un piacere, passeggiare sulla battigia con l'acqua che ti massaggia i piedoni callosi, tra l'altro neppure abituati a questa sabbia fine che poi ti rimane appiccicata e non riesci più a toglietela. (ah, nostalgia anche qui, non delle proustiane madeleines ma di quelle macchinette trovate sulle spiagge coreane, per soffiartela via, soffiandoci su aria compressa!). Comunque sia, respirare la brezza della sera, mentre il sole tramonta alle tue spalle è sempre una gran cosa, alla faccia di Proust. Per la verità visto che siamo in una cittadina, residuato romano nelle Gallie, altro che quel minchione di Asterix, che può dire quel che vuole, ma li avevamo asfaltati, come si dice adesso, vale la pena andare anche a fare due passi nell'abitato, dove tra l'altro c'è un anfiteatro, tanto per cambiare, ma pare che adesso lo usino per una specie di corrida alla faccia degli animalisti, e poi l'impianto del paese è ancora godibilissimo. Peccato che, sarà pure finita la stagione, ma alle 20, non c'è più un bar aperto, né alcun altro esercizio che dir si voglia, ma solo le vie illuminate da fioche luci giallognole, che fanno ambiente certo, ma che lasciano lo stomaco vuoto. 

La chiesa, antica, che vanterebbe anche un bel chiostro, sarebbe anche aperta e così ci infiliamo dentro per goderci le due ampie navate dello strano impianto romanico con pilastri centrali, ma veniamo subito cazziati da un presunto sacrestano nero come la pece, che ci sbatte fuori, facendoci notare che la chiesa è chiusa e apre domani alle nove. Ma se è chiusa, come abbiamo fatto ad entrare? La questione mi perplime ma non troppo. Comunque sia, va bene anche così, quello che dovevamo vedere lo abbiamo visto. Non ci rimane che rifugiarci nell'albergotto dove non abbiamo avuto difficoltà a trovare una stanza, anzi il giovanotto si preoccupa di darci notizia che vista la scarsità di ospiti ha provveduto ad assegnarci una camera Superior allo stesso prezzo. Viaggiare in bassa ha sempre i suoi vantaggi, peccato che la chiave abbia un numero diverso da quello previsto, è la 205 come recita la targhetta attaccata, invece della 222 come scritto sul documento, camera che infatti non apre. Poco male, andiamo alla 205 che tra l'altro è anche vicina e che si apre senza problemi. Peccato che questa sia occupata da un precedente ospite, con tanto di valigione e mutande varie sparsi qua e là, mentre lui forse è nella doccia. Fuggiamo di corsa, non visti e mi precipito subito alla reception dove il tipo non fa un plissé come direbbe Lucianina, anche se riconosce che "forse, c'è stato un errore" e mi dà la chiave 222, che stavolta funziona perfettamente. Prendiamo così finalmente posizione e sprofondiamo nel letto "alla francese" (e come dovrebbe mai essere il letto visto che siamo in Francia), piccolo come deve essere, ma sincero come diceva la barzelletta. Domani mattina vorrei partire presto.


SURVIVAL KIT 

Hotel Miléade Mediterranée - Port Fréjus - 2 stelle - A cinquanta metri dal mare comodissimo e a due km da S. Rafael. Pulito, camere minuscole come si usa da queste parti, ma con entratina, visto che era una Superior. TV, AC, Bagno in ordine. Acqua calda e free wifi. Letto queen. 60 € la doppia senza colazione. Ristorante interno e bella piscina a disposizione.

venerdì 20 settembre 2024

Recensione: WenYan Lu - La donna che piangeva ai funerali


 Sono sempre molto interessato alla letteratura proveniente da altri paesi, sia che si tratti di classici, sia che mi vengano proposti scrittori di oggi. Questo lavoro, romanzo di esordio di una scrittrice cinese (che scrive però in inglese) è davvero interessante, specialmente per la ricerca del racconto che rappresenta moltissimo, almeno per quanto io conosca quel paese, della vita, delle abitudini, del modo di pensare di quel popolo, specialmente di coloro che hanno vissuto il passaggio da Mao alla situazione attuale, nella Cina profonda, quella dei villaggi che ha potuto solo marginalmente profittare dei grandi cambiamenti e dei miglioramenti di vita di quel paese. Queste persone hanno vissuto l'esperienza della vita delle comuni maoiste a quelle del grande boom attuale, del quale hanno accettato ovviamente i vantaggi positivi, ma non mostrano affatto, astio verso un passato giudicato, nelle sfumature, perché questo aspetto non viene approfondito, non poi così negativamente. Ci ho ritrovato molte delle sensazioni che mi era parso di comprendere durante i miei periodi di permanenza laggiù. La estrema pruderie che non consente né di parlare e neppure di pensare a certe cose, men che mai avvicinarsi all'argomento sesso, quanto poi nella realtà, praticare anche con una certa disinibizione e libertà anche nei giudizi a riguardo. 

Il libro racconta la storia di  una donna di un villaggio, trovatasi per caso ad esercitare il mestiere di prefica che piange a pagamento ai funerali, figura evidentemente molto richiesta anche oggi. Il suo mestiere la mette di fronte alla conoscenza di molti piccoli e grandi segreti che ascolta durante i funerali, visto che tutti hanno la disposizione di confidarsi con questa figura anomala e sempre a contatto con la morte. La condizione mortale, è questa l'idea che aleggia continuamente nei pensieri e nelle cose per tutto il romanzo e per tutta la vita di questa donna, al pari dell'amore, sentimento, al contrario del sesso, essendo sposata regolarmente, a lei tecnicamente sconosciuto e su cui si fa continuamente domande destinate a rimanere senza risposta, in una vita che scorre noiosamente nel paesino, condizionata soprattutto dai doveri, verso la famiglia, il marito, i genitori, la figlia, essendo lei come essere umano e soprattutto come donna, in fondo alla scala dei valori e delle considerazioni dovute. Tanto per capirci ribadisce che per giudicare un marito una brava persona, è sufficiente che non picchi la moglie, almeno non troppo. Davvero un libro interessante e di piacevole lettura, che vi consiglio se vi interessa almeno sfiorare il modo di pensare di questa altra parte di mondo.


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giovedì 19 settembre 2024

Saveur de la Côte 4





palme robuste

di fronte al mare calmo -

e il punteruolo?




mercoledì 18 settembre 2024

Saveur de la Côte 3

 

raggi d'argento

sopra la superficie -

nuvola grigia


martedì 17 settembre 2024

Saveur de la Côte 2

 

scrocchiar di sassi

rumore di risacca -

odor di mare


Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!