giovedì 29 luglio 2010
Un ricordo del Prof. Bosticco.
mercoledì 28 luglio 2010
Il Milione 22: Cornuti e contenti.
Cap. 58E se alcuno forastiere vi va ad albergare, questi uomini sono assai allegri e comandano alle loro mogli che li servano in tutto loro bisogno; e il marito si parte di casa e va a stare altrove due dì o tre e 'l forastiero rimane colla moglie e fa con lei quello che vuole e stanno in grandi sollazzi. E in questa provincia son tutti bozzi (cornuti) delle loro femmine e nol si tengono a vergogna; e le lor femmine sono belle e gioiose e molto allegre di questa usanza.
Cap. 58...Vivono de' frutti de la terra e àn da mangiare e bere assai. Sono uomini di grande sollazzo che non attendono se non a sonare istrumenti e in cantare e ballare...
Fibra d'amianto.
Pelle d'orso.
Chiappe grasse e telepatia.
martedì 27 luglio 2010
Una esperienza mistica.
lunedì 26 luglio 2010
Guardare in sé stessi.
In montagna un giorno d’estate.
Agito lieve un bianco ventaglio di piuma,
Seduto con la camicia aperta nel bosco verde.
Mi tolgo il berretto e l’appendo ad una pietra sporgente;
Il vento dei pini fa piovere aghi sulla mia testa nuda.
sabato 24 luglio 2010
Caldo o freddo?
Quando fa caldo, mi vien da pensare al freddo. Non al fresco come forse sarebbe più naturale, ma proprio al freddo freddo, quello tosto che ti è capitato qualche volta e ti ha fatto soffrire. Una volta ero sempre gelato. Quando ero in montagna, gli amici mi prendevano in giro, perché ero sempre carico di maglioni e giacche a vento pesantissime, anche quando gli altri erano in maglietta; non mi facevo mancare neanche guanti e calzettoni. Poi è stata la Russia che deve avermi cambiato. Temperature micidiali e neve sconfinata tra betulle fino all’ultimo orizzonte, ghiaccio lungo i muri, stalattiti trasparenti che cadono dai tetti. Adesso non mi pare di sentirle più le basse temperature. Ho sempre caldo e non tremo più quando tira il vento gelido dell’Assietta.
Inutile dire che i miei cosiddetti amici, diranno che è tutto dovuto allo spesso strato di lardo che, estendendosi sottopelle attorno al mio corpo, mi protegge come i trichechi, dai rigori invernali. E’ vero che in quel periodo ho messo su un bel kiletto all’anno ed alla fine tutto questo conta, ma non credo che sia solo una questione lipidica. Quando ero a Mosca, che strano, nei miei ricordi mi sembra sempre che fosse inverno, faceva sempre un freddo becco. Uscivi da un ambiente caldissimo, magari un po’ appiccicaticcio per l’aria viziata e dall’odore umano caratteristico, nessuno aveva certo la volontà di aprire le mezze finestre con doppi e tripli vetri per fare entrare le folate di nonno gelo e ti trovavi sui larghi marciapiedi scivolosi di ghiaccio della Tvierskaija, mentre l’aria gelata ti penetrava sotto i vestiti prendendoti come in una morsa.
Ti stringevi nella dublijonka spessa e ti calcavi ancora di più la shapka di pelo sulla testa per proteggere le orecchie, ma quando al termine di un respiro affannato sentivi un dolore secco in fondo alla gola, quello era il segnale inequivocabile che il termometro era sotto i 25°C. Non riuscivi neanche a camminare in fretta per raggiungere un luogo riparato, ristorante o albergo che fosse, i pantaloni si attaccavano alle gambe indurite, duri essi stessi come fossero di compensato spesso ed il passo si faceva difficoltoso, pesante. Poi arrivavi alla meta e che sollievo togliersi tutti gli strati di dosso, rientrando nell’aria dolciastra di un calore esagerato, asciugandosi gli occhi lacrimanti. Un alternanza di inferno di ghiaccio e di fuoco che forse forgiava il corpo, chissà, ti levava la mania di lamentarti. Quella volta, appena usciti dai padiglioni della fiera, nelle strade scure e senza luce del primo pomeriggio di un fine gennaio, non sentivi neanche l’odore pungente della benzina bruciata di bassa qualità.
Il Vigilante che stava dritto e immobile vicino alla sbarra, pareva l’omino Michelin, tante giacche e imbottiture aveva addosso e tra visiera di pelo e sciarponi, si vedevano solo gli occhi sofferenti di dover resistere fuori senza neanche una goccia di vodka, battendo i piedi per non congelare. Non ci controllò neanche i pass, mentre andavamo verso la macchina. La maledetta, non voleva saperne di partire e anche lui ci venne a dare una mano a spingere, verso la leggera discesa, tanto per scaldarsi. Appoggiammo le mani dietro, ma quando la macchina partì, il mio collega si mise a gridare come un matto, non aveva i guanti e la pelle dei palmi era rimasta attaccata alla lamiera. C’erano 32°C sotto zero. Quando fa freddo, fa freddo.
venerdì 23 luglio 2010
Shui, Bing.
giovedì 22 luglio 2010
Gamberi croccanti.
mercoledì 21 luglio 2010
Il Milione 21: Fibra d'amianto.
Cap. 56...e qui àe l'entrata de lo grand diserto di Lop (Gobi) e è tamanto che si penetrerebbe a passare bene uno anno, ma per lo minore si pena lo meno a trapassare uno mese. Egli è tutto montagne e non avvi nulla da mangiare e molti uomini ne sono già perduti e questo gran diserto del sabion si traversa co' camegli.
Cap. 59...quivi àe una vena onde si ha la salamandra che non è bestia come si dice, ché neuno animale puote vivere nel fuoco, ma da la montagna si cava e fa fila come di lana; poscia la si fa seccare e lavare e la terra si cade e rimane le file come di lana e si fanno panno da tovaglie che si pongono nel foco e divengono bianche come neve. Queste sono le salamandre e l'altre sono favole...
Pelle d'orso.
martedì 20 luglio 2010
Buon Compleanno.
lunedì 19 luglio 2010
Recensioni. Fleischhauer: Un enigna color porpora.
sabato 17 luglio 2010
Cronache di Surakhis 31: La vergogna dell'onestà.
L’estate su Surakhis era torrida ed implacabile. Le nuvole cariche di cloro non riuscivano a schermare i raggi e durante il giorno non si scendeva mai sotto i 50°C. A quelle temperature non si sentiva neanche più la puzza delle centrali a merda e tutti si muovevano lentamente, come imbalsamati. Pochissima gente nelle strade, ben coperti dalle tute condizionate, qualche badante gentile e premurosa, come tutte le immigrate andromediane, incaricata dai famigliari di accompagnare un anziano in piazza. Lo lasciavano lì, ben esposto alla luce; in genere non durava più di due o tre ore. Alla sera i robopulitori risucchiavano la carcassa rinsecchita, senza sporcare nulla. Paularius era inferocito e non certo per la temperatura. Sembrava che d’estate si risvegliassero tutti i rompiscatole del pianeta. Avevano cominciato in sordina e di sorpresa. Certo Cesare, l’imperatore lungocrinito, non si aspettava che con una maggioranza del 99,8 %, il suo governo avesse dei problemi. I due membri dell’opposizione, un po’ dispersi tra i mille rappresentanti del popolo che lui aveva scelto accuratamente, si facevano sentire poco, sia perché aveva avuto cura di selezionarli tra i bonobo muti del continente sud, sia perché appartenevano a due partiti diversi ed in feroce lotta tra di loro. Inaspettatamente i problemi erano sorti invece proprio all’interno del PDM, il Partito del Malaffare, che tanta fatica gli era costato istituzionalizzare. Si erano create subito molte correnti, tutte in lotta tra di loro, i BG, Banditi Grassatori che intendevano conquistare tutti gli appalti solo con la violenza e senza stare a perdere tempo con la distribuzione di giuste tangenti, i SIM , un gruppo religioso simoniaco che pretendeva l’obbligo di trasformare le tasse in acquisto di speciali indulgenze, i CUL, Corruttori uniti liberi, a cui sarebbe bastato approvare una corretta tabella per i vari gradi di corruttele amministrative, contabili e della giustizia, volevano in pratica soltanto ordine e libertà mentre la FIG, Fondazione Interna Gaudentes et putaneros, non chiedevano altro di essere lasciati in pace nelle loro riunioni e di poter dare qualche ministero anche minore, come quello dello Spettacolo Porno, a una delle Vestales che utilizzavano per le loro manifestazioni culturali di approfondimento. Così, a causa delle delazioni incrociate, erano saltati fuori membri del governo che rubavano meno del dovuto; neoassunti, selezionati non secondo corretti gradi di parentela, ma in parte competenti nelle mansioni affidate loro; addirittura l’appalto per la fornitura all’Imperial Lupanare, era stato assegnato senza tangente, anzi pare che le dodici operatrici scelte, tutte diplomate in arti erotiche, fossero le più abili Stimolatrix di Nexus IV e nessuno degli invitati dell’Imperatore aveva lamentato alcunché. Il mondo andava proprio a rovescio. Questi farabutti, colti in flagrante, non solo non si vergognavano di queste azioni moralmente deprecabili e destabilizzanti per una società ordinata e funzionale, ma protestavano innocenza, si dichiaravano offesi e contrariati per le accuse, che asserivano false e pilotate, assicurando di poter dimostrare carte alla mano, di aver preso le giuste tangenti, di aver corrotto i pertinenti responsabili, di aver raccomandato parenti e amici. I loro sodali si dichiaravano fiduciosi in una sollecita risoluzione dell’incidente e generalmente chiudevano il fatto con un:- Ma se gli elettori li hanno votati, pur sapendo che erano onesti, vorrà dire che a loro va bene così, non vi pare?- Comunque qualche cosa bisognava fare. Paularius chiamò in interfono criptato (era stato l’unico modo per evitare di essere intercettati, dopo anni di tentativi per fare approvare la legge antiascolto) i due personaggi più compromessi e li convinse a dare dimissioni formali, con tutti gli onori e piccolo monumento alla memoria. Tra un paio di mesi, col ritorno del fresco nessuno si sarebbe ricordato di niente e sarebbero rientrati nel giro, magari come rifornitori di Vestales, che era sempre un compito gradevole.
venerdì 16 luglio 2010
Il Milione 20: Pelli d'orso.
Cap. 70...una contrada verso tramontana, la qual si chiama lo piano di Bangu (Burjatia) e dura ben 40 giornate, a capo del quale l'uomo truova lo mare Ozzeano. La gente son chiamate Mecricci (i Mekrit che vivono a sud del Bajkal, nella zona di Chita, paese conosciuto solo dai giocatori di Risiko) e son salvatica gente; egli vivono di bestie e 'l più di cervi. Non hanno biade ne vino; la state hanno caccia e uccellagione assai, di verno non vi stae né bestie né uccelli per il grande freddo....
Cap. 70
...e vi dico che questo luogo è tanto verso la tramontana che la tramontana (la stella polare) rimane arietro verso mezzodie...
Quando si dice esageriamo!
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