giovedì 29 giugno 2023

Viaggio AMAP 3 - I quartieri spagnoli

Piazza Municipio e fontana del Nettuno- Napoli - giugno 23


Altarini di devozione popolare

 Oggi siamo rientrati presto, rimane il tempo, dato che il turista anziano non ha mai abbastanza, il tempo gli sfugge ed ha perennemete paura di perdersi qualche cosa di essenziale, per fare una scorribanda in città e godersi quella particolare atmosfera che, credo, solo Napoli sappia dare. Dunque eccoci sulla metro fino a Toledo per ammirare la stazione pluricitata che tuttavia, fossi napoletano scambierei volentieri con una maggiore efficienza dei servizi medesimi, ma non facciamo i pistini godiamoci la coreografia di mosaici marini dei tre piani della stazione e poi immergiamoci in quelli che vengono detti Quartieri Spagnoli. Vivacità, confusione, gente di ogni tipo e poi tutta la serie di attività che ci si aspetta in questi ambienti, ma soprattutto una marea di turisti di ogni tipo, razza e religione, si può dire con buona pace del politically correct, che effettivamente permeano il centro cittadino, di certo un po' snaturandolo, ma apportando la vitale linfa del benedetto grano che piove qua e là indistintamente, fornendo finalmente ossigeno ad una popolazione a cui la scarsità di lavoro è sempre stata alla base di tutti i problemi. Assediati dai motorini che sfrecciano in ogni direzione, diciamo così, con una certa sconsiderata naturalezza, percorriamo le vie principali e poi ci inoltriamo nei vicoli laterali, salendo verso la collina, questi un po' meno affollati e nei quali riconosci di più l'autenticità del tessuto cittadino, altalenante tra esercizi paracommerciali, altarini di devozione popolare e inni alla squadra del cuore.. 

Il murale di Maradona

Dalle porta dei bassi occchieggiano anziane sedute ad aspettare il passaggio, qualche auto piazzata in modo da impeditre accessi nonostante cartelli minacciosi, murales distratti e data l'occasione, una massa ininterrotta di striscioni, graffiti, bande biancoazzurre, bandiere che garriscono al vento inneggianti allo scudetto n.3, arrivato dopo tanti anni di attesa. Frasi di ringraziamento e incredulità condite dall'arguzia partenopea campeggiano su ogni spazio libero su muri scrostrati e cadenti, a rappresentare l'orgoglio di una città interea che da questo evento ha saputo trarre comunque il massimo profitto. Non manca dunque una sosta all'ultimo edificio religioso eretto nel quartiere: l'angolo col il murale gigante dell'idolo di tutti i tempi, l'immortale Diego Armando, con contorno di altarini, con tanto di ceri accesi, banchetti di merchandizing, che non guasta mai, ci mancherebbe, d'altra parte anche a Lourdes, e folla festosa che si aggira, fa selfies e viene a porgere il doveroso omaggio all'amato e veeneratissimo idolo delle folle. Tutto quanto fa spettacolo, recitava lo slogan di presentazione di un famoso programma televisivo degli anni '70 e questo di certo lo fa., con buona pace di tutti.  E poi ancora vicoli meno affollati o più popolosi, dove par di vedere ancora gli obsoleti banchetti dellle venditrici di sigarette di contrabbando di famosi film, mentre la Sofia nazionale occhieggia invece solamente da una grande immagine su un muraglione. 

Banco del pesce

Dove invece la vita scorre più intensa ed i localini si susseguono, si affollano le truppe di mangiatori insaziabili che tutto vogliono provare della napoletanità incombente, orda infinita di tritatori di fritti, crocché, pizze al taglio, sfogliatelle e dolci sguaiatamente ridondanti come le panze dei mangiatori stessi che assefiano gli affacci minuscoli, che distribuiscono calorie e squisitezza varie. Sgusciando tra bancarelle di pesce dove trovi gli sgombri a 3 euro al chilo o stalli di frutta bellissima con bassi prezzi rispetto a quelli a cui siamo abituati, che quindi ti fanno riflettere sugli spread a cui si deve sottoporre il turista che invece viene spesso castigato, ma si sa, le maschere si vendono a carnevale e quindi è nella logica che se ne approfitti, prosegui per tratti ininterrotti di esercizi, che immegini abusivi al massimo e invece senza richiederlo rilasciano regolare scontrino, Vai a pensare al bieco pregiudizio. Intanto siamo attirati da una ressa incredibile attorno ad un angolo di strada, che poi invece si rivela essere una quasi ordinatissima fila che prosegue per molte decine di metri nella via adiacente. Non sbaglio se conto almeno un centinaio di persone in coda. Moltissimi stranieri. Un passante locale mi certifica che trattasi del negozio, una salumeria, dove opera un evidentemente famosissimo youtuber, si parla di quasi due milioni di follower, i cui video consistono unicamente nel mostralo al confezionamento di mostruosi panini. 

Vicoli

Lui è appollaiato in fondo al negozietto alle cui pareti grondano serti di prosciutti, salcicce e caciocavalli, porchette e mozzarelle e, mentre la folla rimane in ordinata falange attendendo britannicamente il proprio turno, confeziona a ritmo serrato quello che promette nei video, panini monstre conteneti ogni ben di Dio, che data la dimensione, pongono a mio parere, grossi problemi logistici di masticablità. Al fianco dell'entrata, divisa in due da una barriera, uno spazio minuscolo sormontato da un cartello recita: Chi deve fare la spesa può saltare la coda, perché in fondo l'organizzazione è tutto e bisogna approfittare del momento. L'inventiva è la strada del successo insomma. Continuiamo così a percorrere i quartieri arrivando fino al mare, di fronte alle massicce torri del Castel Nuovo e poco a fianco la sagoma del S. Carlo ed infine Piazza Plebiscito. Piano piano, così sfruttando l'oneroso, per me, cavallo di S. Francesco, riprendiamo la strada del ritorno, seguendo le grandi vie di scorrimento e percorrendo quasi completamente via Umberto primo e alfine riusciamo a raggiungere il nostro hotel coi piedi e la schiena debitamente massacrati, ma felici della bella giornata trascorsa. Rimane giusto la spazio per la cena, prima del giusto riposo che spetta al turista che ha fatto il proprio dovere. Domani ci aspetta un'altra giornata impegnativa, mentre la temperatura non da segno di volersi calmare anzi si prevede un bel + 38°C. Tanti auguri e bona notte.

Un basso


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Arrivo a Napoli 

Eccellenze campane

mercoledì 28 giugno 2023

Viaggio AMAP 2 - Eccellenze campane

Atripalda (AV) - La cantina Mastroberardino


Il museo

Il secondo giorno della nostra settimana campana è stato destinato ad alcune interessanti visite a partire da una incursione nella provincia di Avellino. Il traffico è abbastanza scorrevole ed in poco tempo siamo potuti arrivare ad Atripalda, picolo centro dell'Irpinia, tuttavia già riconosciuto col titolo di città, con un regio decreto del 1867. L'orgoglio del borgo sono le famose e ben conosciute cantine di Mastroberardino, una famiglia presente sul territorio fin dal 1700 e che ha fatto del vino la sua missione, con molte tenute viticole sparse nella zona dove coltiva principalmente vitigni autoctoni, come il Greco di tufo, il Fiano di Avellino ed l'Aglianico, declinati in molte lavorazioni che rendono lo shop di vendita molto affollato di etichette dai prezzi anche altisonanti, ad esempio per alcune riserve di Taurasi, una delle DOCG più titolate del sud d'Italia. Ma lo spettacolo vero sono le cantine parzialmente ricostruite dopo il terremoto dell'Irpinia e splendidamente affrescate da importanti artisti ed il ricco museo della famiglia che racconta la loro storia nel mondo della enoviticoltura, oltre alla zona, simile ai nostri infernot delle Monferrato, che mostrano lal collezione delle bottiglie storiche. Anche la parte tecnica di lavorazione ed imbottigliamento che di certo meno interessa il visitatore comune, ma per me è molto importante a causa dei miei trascorsi lavorativi, è molto moderna con macchinari recentissimi e tecnologicamente aggiornati, che hanno di certo usufruito dei contributi finanziari europei. 

La barricaia

Tutta la fermentazione avviene ad esempio a temperatura controllata, tecnica ormai inscindibile per ottenere un'alta qualità. Certo il visitatore comune rimane colpito soprattutto dai monti di barriques ben allineate e dai sogni di vecchi contadini dalle mani callose che pestano le uve con i piedi e lasciano fare alla "natura". Quanto questi concetti favolistici, basati sul come si stava bene una volta, siano lontani dall'alta qualità, non voglio continuare a spiegarlo, tanto è tutto tempo perso. Lasciamo dunque le favole all'immaginario collettivo se questo fa bene al marketing, che soprattutto di questo poi le aziende hanno bisogno, un congruo ritorno di utili e andiamo avanti. Indubbiamente siamo qui di fronte ad una azienda importante e moderna che ha intrapreso la giusta strada per il successo e che evidentemente sa farsi pagare le sue eccellenze. La degustazione che abbiamo avuto verteva sui tre vini di base prodotti, Fiano, Greco e Aglianico. Mi sarebbe piaciuto assaggiare il Taurasi, ma evidentemente i prezzi di questo prodotto che partono mi sembra dai 48 euro a bottiglia, non lo consentivano. Comunque il colpo d'occhio generale inseriscono queste cantine tra le più belle e coreografiche che abbia visto. Un'altra oretta attraverso questo straordinario territorio di alte colline ricoperte di fittissimi boschi per ritornare in provincia di Napoli quasi vicino al mare, ai piedi dei Monti Lattari, la spina dorsale della penisola sorrentina, un'altro punto focale della Campania, ma che da sola costituisce un viaggio e quindi questa volta è stata giustamente esclusa dal nostro itinerario. Il nostro punto di arrivo è invece la cittadina di Gragnano, che l'importanza sempre maggiore che il marketing riserva agli apetti qualitativi del mondo del food, ha reso arcinota nel mondo per la sua produzione di pasta. 

La collezione storica di Taurasi

E' infatti proprio qui che, fin dal XVI secolo, si è sviluppata una vera e propria industria artigianale con decine e decine di produttori di quelli che si chiamavano maccheroni e che hanno reso famosa la pasta italiana nel mondo. Qui, grazie alla qualità delle acque che scendono appunto dai Lattari, che hanno reso possibile lo sviluppo dell'attività molitoria, dell'aria che spira dal mare che riesce a consentire la migliore essiccazione naturale e l'alta qualità dei grani duri presenti nel territorio, si è sviluppata una filiera che ha consentito di arrivare ad un riconoscimento della pasta di Gragnano IGP, che attualmente rappresenta una potente spinta turistica e commerciale per il territorio. Ma non è solo questa, seppure la più famosa, attività del paese. Infatti quanti conoscono la realtà della produzione di tessuti per costumi da bagno? Sappiate che a Gragnano viene confezionato in piccoli laboratori artigianali, il 20% della intera produzione nazionale. Inoltre l'area è famosa per il suo Gragnano extra DOC, ottenuto dalle sue pergole con un uvaggio tra Aglianico e Piedirosso. Ma rimaniamo alla pasta, argomento che vogliamo indagare attentamente oggi, così eccoci al Pastificio Ducato d'Amalfi, che rappresenta un esempio specifico di artigianalità per la pasta, in cui la manualità, sia nella produzione che addirittura nel confezionamento, così come la lentissima essiccazione naturale rappresenta un plus qualitativo innegabile. 

La cucina del pastificio

Possiamo così assistere dopo un racconto attraverso una piacevolissima realtà virtuale, (che lavorare prendendo tutto il meglio della tradizione, non significa mica rifiutare l'utilizzo del meglio della tecnologia!) alla lenta lavorazione in diretta attraverso antiche trafile al bronzo degli spaghetti, raccolti a mano con le stecche sui quali vengono posti successivamente alla fase di essiccazione e successivamente prendere posto nella grande sala con cucina a vista dove vengono proposti tre tipi di pasta con sughi tipici della zona, per valutarne, a mero titolo di studio, le qualità organolettiche. Devo dire che questa esperienza mi ha dato molto e l'ho particolarmente apprezzata. In particolare ne ho imparato una nuova, infatti mi è stata chiarito il motivo tecnico per cui i grandi conoscitori ed esperti di pasta consigliano le, aborrite dal vulgo, penne liscie (ed in generale la pasta liscia) a quelle rigate. La spiegazione è che le rigate, avendo spessori diversi proprio a causa della rigatura nella stessa pennetta, hanno o una cottura difforme risultando troppo al dente nella parte più spessa e scotte nel punto dell'infossatura delle righe. inoltre se la pasta è di grande qualità, soprattutto ottenuta con la giusta lentezza in fase di trafilatura, avrà una rugosità pronunciata per ottenere una corretta presa del sugo, che comunque non deve mai essere troppo acquoso, al punto da rendere la pasta scivolosa. 

L'essiccazione

Tutto chiaro? Il luogo comunque era affollato di stranieri cosa che sta diventatndo sempre più comune con l'esplosione del turismo post-covid, fortunatamente. Americani mi sembra che mangiavano con occhio assente, pensando forse a succosi hamburgher ed a robuste bistecche di Angus. Noi abbiamo gustato un tipico sartù di riso napoletano (che invece era di pasta), degli straordinari rigatoni al ragù, che aveva pippiato come si dice a Napoli per 18 ore, e anche il sugo ai pomodorini lo producono in proprio e degli squisiti fusilli con crema di melanzane. Fuori, il paese, che si stende pigramente sulla collina, allegro di tutta questa notorietà, non presenta più nella centrale via Roma, la spettacolare sfilata di botteghe di produttori di pasta con le bacchette stese al vento, con gli spaghettoni che asciugano al vento della costa e che ormai si possono vedere solo più in vecchie fotografie ingiallite, dove agli scugnizzi che cercavano di rubacchiare qualche sfrido di pasta rimasta a terra, venivano affibbiati i proverbiali paccheri, due schiaffoni, che poi hanno dato il nome al famoso grande formato, ma una sfilata di locali che propongono appunto questo moderno oro di Napoli, affollate di ghiottoni impenitenti, interessati solo ad ingozzasi di cibo. Ce n'è abbastanza, almeno per noi interessati solo alla conscenza ed alla cultura con la u, per ritornare a Napoli, con la borsa ovviamente gonfia di acquisti e farsi un giro in città in tutta libertà aspettando la cena.

La sala degustazione

SURVIVAL KIT

Cantine Mastroberardino - Atripalda (AV) - Raggiungibile in un'oretta da Napoli, attraversando un meraviglioso territorio di alta collina coperto di bosco verde e fittissimo, le cantine sono al centro del paese e non nei pressi di qualche azienda di produzione. Producono all'incirca 1,5 mln di bottiglie e sono conosciutissimi anche all'estero. Le cantine hanno subito pesanti interventi nel dopo terremoto ma mantengono parti antiche con archi originali. Le volte della barricaia sono completamente affrescate. Interessante il museo. La visita di circa un'ora con la degustazione di base, con i tre vini di cui vi ho parlato costa 32 euro (50 se accompagnata da salumi e formaggi) che non mi sembra pochissimo.

Pastificio Ducato d'Amalfi - Gragnano (NA) - Pastificio artigianale che si è attrezzato per le visite, con ristorante interno dove si possono anche organizzare eventi. La visita guidata comprende una esperienza virtuale che racconta la storia della pasta nel paese, del pastificio con il proprietario che vi farà assistere alla produzione ed un assaggio di tre piatti di pasta, per 37 euro, che non è poco, ma data la richiesta, capirà (e comunque merita). Inoltre potrete acquitare il prodotto in pacchi da 1/2 kg da 3 a 4 euro ed i sughi di pomodoro prodotti nel pastificio stesso. Dato l'ingombro spediscono in tutta Italia al prezzo fisso di 8 euro per qualunque dimensione del pacco.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Arrivo a Napoli 

martedì 27 giugno 2023

Viaggio AMAP - Arrivo a Napoli

Napoli - Piazza Garibaldi - giugno 23



S. Caterina a Formiello

 Bene anche quest'anno si è felicemente concluso il viaggio di istruxione dell'AMAP, l'Associazione del Museo dell'Agricoltura del Piemonte, chiamati appunto Campania Felix in omaggio ai luoghi oggetto di visita e accuratamente preparato dalla nostra Presidente Giacomina Caligaris, con l'appoggio della ormai collaudatissima Easynite. Questa volta data la distanza si è scelta la soluzione treno più bus e devo dire che grazie alla comodità dei Freccia Rossa, non ci sono strade alternative. La fauna dei baretti prospicienti alla stazione di Porta Nuova è fatta di gente semiaddormentata che si appresta a cominciare faticosamente la giornata di lavoro trangugiando cappuccino e brioche serviti con un po' di malagrazie, dopo aver schivato qualche giaciglio di cartoni di quei disgraziati che vivono la notte sotto i portici e già non riempiono di buonumore il senso della vita, ma a queste ore antelucane (per me almeno, tutto deve essere accettato. Tuttavia, puntuali come orologi svizzeri, ecco il nostro gruppetto di giovani marmotte, che si trova ordinatamente riunito davanti all'acconcio binario, a prendere il via in una mattina soleggiata, lunedì scorso, che già premoniva sulle temperature che avremmmo incontrato nel sud. Arrivati spaccando il secondo, abbiamo preso possesso degli alloggiamenti scelti con oculatezza di fianco alla stazione, in un punto logisticamente perfetto per posizione centrale e vicinanza alle fermate della metro. Napoli è una grande metropoli naturalmente, città d'arte e di bellezza che si porta dietro ovviamente tutti i problemi dei decenni passati con l'aggiunta delle problematiche che un afflusso abnorme di turismo d'assalto (per carità, meno male che c'è) e che la città affronta ancora con un certo affanno. 

Murales a rione Sanità

Quindi la prima impressione che ti darà, non può certo essere lo straordinario colpo d'occhio del golfo, l'incombenza del Vesuvio e lo spettacolo degli edifici storici, dei musei e delle chiese o delle sue spettacolari regge borboniche, ma purtroppo giocoforza dal negativo impatto che hai all'incontro con i cumuli di immondizie che pare, anche da molte altre parti d'Italia, non si riescano più a raccogliere in maniera dignitosa e dalla inadeguatezza della rete di trasporti pubblici, sed transeamus igitur e smettiamolea di fare i vecchi criticoni da RSA e prepariamoci ad esplorare la città, che invece davvero tanto ha da offrire a chi sa perdonare queste magagnette. Su consiglio del gentilissimo personale dell'Hotel (questa è una cosa che va sottolineata, tutte le persone con cui si viene a contatto a Napoli, siano addetti ai servizi, che è il loro mestiere, siano passanti occasionali, sono di una gentilezza, di uno spirito e di una partecipazione nell'aiutare lo stordito turista, addirittura commovente), cominciamo ad esplorare i dintorni della stazione che ha in comune lo stile di tutte le grandi città italiane, quello dell'immagine di casbah multietnica dove, tra viaggiatori trafelati e ciondolanti nullafacienti, trovi un po' di tutto. In ogni caso, in attesa dell'ora convenuta per il meeting, si approfitta per arrivare fino alla Chiesa monumentale di S. Caterina a Formiello, un bell'edificio, adiacente a Porta Capuana, di impianto rinascimentale, dall'interno completamente ricoperto di affreschi, quadri, statue che danno una bellissima visione di insieme e lo rendono uno degli edifici architettonicamente più interessanti della città. 

Rione Sanità

Qui cominci a respirare il fatto che Napoli è una città che conserva al suo interno una sterminata serie di oggetti di grande interesse artistico, che di certo è impossibile esaurire in pochi giorni, men che meno in questa nostra puntata che in effetti ha calcolato la città quasi esclusivamente come punto di appoggio, concentrandosi di più sui dintorni e come prevede lo scopo, appunto di istruzione, si concentrerà maggiormente sugli aspetti legati alle attività agricole e artigianali. Ma il nostro primo appuntamento è al rione Sanità, una delle zone storiche della città, assai noto per i racconti e le rappresentazioni di Totò che ne ha fatto uno dei palcoscenici della sua comicità. L'area si fa apprezzare infatti proprio per la sua genuinità, i suoi mercati gremiti di suoni e di colore, con le case affollate attorno ai vicoli stretti e nascosti, dai muri, si può dire napoletanamente, sgarruppati e ricoperti di murales, di vario valore, nei quali ci si inerpica slalomeggiando tra i cumuli di spazzatura. Lungo le vie principalii spiccano i grandi portali delle dimore storiche del periodo spagnolo quando questa zona divenne lo sbocco naturale all'espansione di una città in rapida crescita. Palazzi davvero monumentali che tuttavia tradiscono al di là della loro imponenza, la decadenza dell'incuria secolare, pur presentando cortili di eccezionale rilevanza architettonica, come il Palazzo dello Spagnuolo noto per essere stato set di innumerevoli fiction televisive a partire da quello straordinario film Così parlò Bellavista. 

Lo scalone del palazzo dello Spagnuolo

Lo scalone è davvero meraviglioso e qui pare verrà aperto un museo dedicato a Totò, la cui apertura però, slitta di anno in anno. Diamo un'occhiata anche al vicino palazzo San Felice, dalla simile struttura, poi è giocoforza tornare, rinunciando a tutta la parte sotterranea che rinserra una serie di importanti catacombe. Eccoci dunque al guantificio Omega, una piccola realtà si può dire artigiana, che tra le poche prosegue una delle grandissime tradizioni della città, per la quale era nota in tutto il mondo. Qui in un appartamento all'ultimo piano, per poter lavorare alla luce diretta che entra dalle finestre, vive questa impresa che il giovane proprietario Alberto Squillace, che rappresenta la quinta generazione aziendale, riesce a portare avanti; una attività artigianale che punta soprattutto alla qualità assoluta del fatto a mano, partendo dall'acquisto accurato delle pelli, alla loro lavorazione fino al prodotto finale al quale si arriva dopo ben 25 operazioni diverse, condotte da specialisti che fondano sull'esperienza del lavoro di una vita, la loro capacità di produrre oggetti unici e apprezzatissimi, se si pensa che la ditta esporta in tutto il mondo e presso i marchi del lusso più famosi, il 90% della produzione totale, a partire dagli Stati Uniti, alla Francia, alla Corea. Davvero un grande fascino vedere lo scorrere delle mani sulle pelli, sentirne la grana, operare tagli e mettere insieme pezzi che danno vita ad oggetti unici che ben riescono a rappresentare la capacità italiana di creare bellezza. Ripercorriamo poi le vie verso il basso, occupate quasi interamente da localini di street food affollatissimi di turisti di ogni risma, affamati di parteciparre all'ordalia di cibo napoletano, che sembra essere un obbligo assoluto per chi arriva in città.

Il laboratorio del guantificio Omega


SURVIVAL KIT

Guantificio Omega - Via Stella 12 - Rione Sanità - Date un occhiata al sito dove ci sono tutti i contatti per poter prenotare una visita che vi consiglio assolutamente. Il proprietario alla fine vi offrirà pure una tazzurella 'e café nello stile più squisitamente napoletano e oltre all'interesse di conoscere un aspetto artigianale che probabilmente vi sarà inedito, avrete anche l'occasione di portarvi a casa (a prezzo di fabbrica, aspetto molto interssante), qualche pezzo unico, che può anche rappresentare un apprezzatissimo regalo, (per la serie a Napoli non c'è solo Marinella). 

StarHotels Terminus - Piazza Garibaldi 91 - Napoli - Situato strategicamente a fianco della stazione centrale, è comodissimo logisticamente, vicino al centro e di fronte alla stazione Garibaldi della Metro. Ottimo hotel 4 stelle, apparentemente rinnovato da poco, ha belle camere (un po' piccoline, ma ben dotate). Hall maestosa, cassaforte, TV, frigobar, wifi gratuito, AC. Terrazza panoramica e ristorante interno Odeon, in linea con la struttura dove ceni con circa 35 €, ottimo se hai fretta, ma io andrei alla ricerca di locali tipici di cui i dintorni abbondano. Ottimamente insonorizzato pur essendo la nostra camera sulla strada. Personale gentilissimo e ricco di informazioni utili. Colazione ottima con molta varietà e soprattutto le ottime sfogliatelle napoletane. Prezzi variabili tra i 140 e i 230 per la doppia (media 172). 4 € di tassa di soggiorno.

lunedì 26 giugno 2023

Soffia il Buran, il vento del nord

dal web
 

Visto che il mio soggiorno napoletano è ormai concluso e magari comincerò a parlarvene domani e dato che sono stato sollecitato da qualcuno a dire la mia, sui fatti che stanno capitando in Sarmazia, visto che ho avuto trascorsi da quelle parti, vi racconterò la versione del Bo, anche se tutto è da prendere con le molle, visto che da quelle parti le cose sono sempre da interpretare e quello che sembra chiaro ed evidente, nella maggior parte dei casi si rivela poi essere ingannevole. Dunque i fatti sarebbero questi: Il proprietario della Wagner, un capitano di ventura, prodotto delle carceri locali, dove ha già trascorso una decina di anni, manovra la sua milizia privata (la più importante di tante che ci sono da quelle parti) utilizzata dal regime per compiere porcherie varie in giro per il mondo (Medio Oriente e Africa) dove fanno saltare governi ed esercitano in pratica diritto di razzia, grazie alle quali ha accumulato discreti fondi. Questo tizio detto anche il Macellaio per le buone prove date in Siria, è stato molto utile al governo anche per le ingerenze nelle elezioni americane e al momento svolgeva un compito determinante sui confini ukraini, visto che l'esercito regolare russo è da considerarsi piuttosto inefficace a prescindere dalle bombe atomiche. In questo momento in Russia, dove al contrario di quanto hanno pensato esimi commentatori, i problemi economici sono molti e le cose non vanno per niente bene, cosicchè ci sono molte voci discordanti rispetto all'andamento della guerra, si potrebbe quasi dire che ci sono delle correnti decisamente in contrasto tra di loro e pronte a farsi la festa se capita. 

Infatti se da una parte queste milizie sono state utilissime al governo, sono in realtà mal tollerate dal potere centrale ed i responsabili militari del regime, Shoibu e Gerasimov, stanno tentando di assimilarle all'esercito normale per riportarle sotto il loro controllo, senza considerare che sono composte in massima parte o da tagliagole ceceni o da avanzi di galera criminali e assassini, tirati fuori dalle carceri con amnistia delle pene pur che vadano a farsi ammazzare nelle guerre varie in giro per il mondo. Ovviamente il capo della Wagner non è molto contento di farsi soffiare la sua creatura e sua personale macchina da soldi per tornare a nutrirsi di tangenti sui pasti dell'esercito e da un po' tuona contro i capi dell'esercito additandoli come nemici del popolo e corrotti. Ora si sa che i capitani di ventura o finiscono attaccati a un palo o diventano imperatori, così, detto fatto l'altro giorno dichiara, dopo averlo minacciato, più volte di mollare le trincee dove si sente abbandonato dalla ghenga moscovita e di dirigersi a Mosca per "mettere a posto le cose", salvo poi dire che ha cambiato idea e dichiarare che ripara in Bielorussia. Putin prima gli dà del traditore, poi dice che la cosa si può perdonare e oggi del problema a Mosca neppure si parla più, come quando lo zio di un mio amico che raccontava le barzellette su Stalin una sera non si presentò a cena e davanti alla sua sedia vuota, nessuno fece cenno alla cosa, come se non fosse mai esistito. 

Mi sembra che le cose non siano molto lineari. Intanto è strano che una milizia che in quasi un anno è riuscita ad avanzare in Ukraina di una decina di chilometri, in una decina di ore sia arrivata a duecento chilometri da Mosca senza quasi sparare un colpo. Poi improvvisamente il tipo dice che aveva scherzato e che va ad addestrare i bielorussi. Insomma mi sembra una vicenda non troppo sensata. Una cosa interessante da notare è che quando laggiù succedono questi scossoni, non bisogna badare troppo alle dichiarazione e a chi le fa, ma a quelli che stanno zitti e non si pronunciano e qui sono stati parecchi, soprattutto i vertici putiniani, in particolare Lavrov non ha pronunciato una parola anzi non si è proprio visto in giro. Per quanto ho visto in passato (ed ero a Mosca quando c'è stato il finto golpe con cui è stato fatto fuori Gorbachov e quando è stata assediata la Duma con dentro Kasbulatov e soci, aprendo la strada a Eltsin) la tecnica del finto golpe è molto utilizzata soprattutto per capire chi nel momento del casino fa dichiarazioni e si schiera, per capire chi sta con chi e quindi far fuori i nemici che stavano nascosti, cosa che ha magistralmente imparato anche il buon Erdogan. 

E questa è tutta gente che viene o dall'ex KGB o dal GRU, che al momento sembrano uno pro e l'altro contro la guerra, quindi Putin ha bisogno di contare chi è con lui e chi è contro di lui, visto che la truppa degli oligarchi sembra che se la stia dando a gambe, anche se il peculio all'estero è un po' ridimensionato, ma prima di rimetterci la ghirba, pazienza se qualche yacht se ne va a puttane. Comunque vediamo nei prossimi giorni come si mette, soprattutto se i vertici dell'esercito ricompaiono oppure se prendono il raffreddore (come capitava ai tempi bresneviani) oppure al contrario se Prigozhin cade accidentalmente da qualche finestra che si sa che a giugno a Minsk le balaustre sono scivolose, oppure al contrario prende il posto di Lukaschenko, che anche lui di salute non sta troppo bene e ha bisogno di riposo. Comunque sia, state accorti che se cade Putin, come molte menti illuminate hanno auspicato, con i candidati al suo posto c'è da stare freschi. soprattutto considerando anche le atomiche che appunto sono state mandate in Bielorussia per pura combinazione. Adesso l'unica cosa importante è che Biden e soci, stiano calmini per un po' senza prendere iniziative. A corollario, divertente notare che mentre le cancellerie di tutto il mondo si consultavano compulsivamente, in Italia non è neanche suonato un telefono, peggio che in Burundi. Dai tranquilli che da quelle parti il più bravo ha mangiato la mamma.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:


domenica 25 giugno 2023

Taste of lebanon 18

 


nell'orto antico

sotto quel muracciolo -

crescerà cibo





sabato 24 giugno 2023

Taste of Lebanon 17

 


nelle barriques

il tempo passa e medita -

ma non invano



venerdì 23 giugno 2023

Taste of Lebanon 16

 




mandorle amare

friabili biscotti -

voglio mangiarli



giovedì 22 giugno 2023

Taste of Lebanon 15

 

tessere antiche 

sul prato di smeraldo -

suon di buccine



mercoledì 21 giugno 2023

Taste of Lebanon 14


 

antiche fronde

verdi sulla montagna -

gelida neve



martedì 20 giugno 2023

Taste of Lebanon 13

 

cedro del Libano

gigante fiero e puro -

ti taglieranno





lunedì 19 giugno 2023

Taste of Lebanon 12



  di fronte ai pini

la pietra resta immobile -

sta sotto l'arco



domenica 18 giugno 2023

Taste of Lebanon 11


 

pesci in cassette

come ordinati fanti -

fuori dall'acqua



sabato 17 giugno 2023

Taste of Lebanon 10

 

ceci e fagioli

sono nei sacchi pieni -

hummus fragrante


venerdì 16 giugno 2023

Taste of Lebanon 9


 

sentor d'agrumi

fluttua nell'aria tiepida -

però che prezzo





mercoledì 14 giugno 2023

Cronache di Surakhis 104: Funerali



Paularius stava coricato su di una sedia di riposo in pelo vulvare di Rigel, il più pregiato della galassia naturalmente, ormai che stava diventando vecchio voleva solo il meglio per se stesso e per i suoi seguaci. Pensava, ragionava, la sua mente vagava tra il vuoto della meditazione trascendentale e la ricerca del senso dlela vita, ormai queste erano le cose che lo interessavano di più; finito il tempo dei desideri folli, della pretesa del potere, quando voleva il mondo ai suoi piedi e anche quando aveva capito che bastava poterlo guidare da dietro le quinte lasciando davanti al popolo le marionette osannate da manovrare con cura e divertimento. Così la morte dell'ultimo grande imperatore, Silvanus Bruscus I, anche se da un po' aveva lasciato il palcoscenico principale della recita, gli aveva lasciato l'amaro in bocca e la voglia di fare dei bilanci; in fondo era lui che con attento lavoro lo aveva scelto e ne aveva fatto quello che era diventato. Così, come gli piaceva fare in questi casi, solo coi suoi pensieri, si guardava sullo schermo olografico uno dei lavori di quello Scuotilancia, l'antico poeta di un passato così lontano di cui si erano quasi completamente perdute le tracce, ma ancora famoso per le verità universali che aveva sottolineato: "Io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che l’uomo fa vive oltre di lui. Il bene sovente, rimane sepolto con le sue ossa… e sia così di Cesare". Le parole immortali scorrevano fluendo attraverso il recitare di un grande attore di secoli successivi e sempre più vivo era il pensiero nella sua mente, di fronte alla morte tutto prende sfumature diverse, l'avversione di chi lo aveva avuto nemico, l'adorazione dei clienti che aveva beneficato, l'ammirazione di chi ne vedeva capacità presunte, le speranze di chi credeva nei suoi proclami, un bailamme di sentimenti contrastanti che la grande livella come sempre aveva provveduto ad azzerare. 

Certamente il personaggio era stato una delle sue creazioni migliori, splendido, munifico, buon parlatore, gaffeur quanto necessario per poter meglio far parlare di lui, aveva conquistato una popolarità rara per un regnante, pur circondandosi di una canea abbastanza indecente di mestatori, faccendieri, nani e ballerine che tanto male avevano fatto all'impero, conducendolo fino all'orlo del precipizio, cosa che ne avev;, il tempo poi, è galantuomo e riesce a far dimenticare tante cose, anzi rimestandole, a cambiarne senso e apparenza, così che figure di merda per le quali tutto l'universo conosciuto dalle Magellaniche minori, fino alle galassie più lontane si prendevano gioco del pianeta Surakhis mettendolo nelle barzellette più salaci, erano diventate addirittura lustro e credibilità date al pianeta. Certo le porcherie più grosse, in tutti i campi, da quelle fiscali, alle corruzioni, per non parlare di quel difettuccio, erano state bloccate nelle maniere più fantasiose e anche per quello che era arrivato alla fine si poteva edulcorare e cambiare la vergogna in orgoglio, per chi comunque lo avrebbero osannato. Il popolo è anche questo più porcherie fa l'imperatore e più, volendole fare anche lui, si sentirà giustificato a farle. Ma certo, in fondo, quanti altri imperatori anche meno grandi e importanti ne avevano fatte pure di peggio, in fondo è una debolezza dei governanti, approfittare, subornare, corrompere, indulgere al sesso facile, ma di norma questo si cerca di nascondorlo. Qui forse stava il difetto fondamentale, che in questo caso, vergogna e insabbiamento al contrario, era diventato orgoglio e certezza del giusto anzi del divino, che alla divinità tutto è concesso e pazienza, il fatto che ogni suddito si immedesima e ne diventa convinto che sia giusto farlo, così anche al suo infimo livello di schiavo era stato considerato giusto anzi un diritto evadere le tasse, trovare le scorciatoie per schivare i giudizi della legge, farsi leggi personali per autocancellarsi i delitti e così via. 

Insomma il male dell'imperatore non era stato quello che aveva fatto (come tanti altri del resto), ma l'avere convinto il popolo che era giusto farlo, anzi che era un bene farlo. Per fortuna, ragionò Paularius, tutto questo si dimentica con facilità, basta una bella canonizzazione definitiva, d'altra parte non è un imperatore esso stesso un Dio, sotto ogni aspetto e civiltà, a cui tutto è concesso, dalle pulsioni postribolari, che anzi possono appositamente essere santificate, chi non ricorda i templi dedicati a Venus Fellatrix, al controllo delle leggi e dei tribunali, da bypassare con semplicità, il modo si è sempre trovato. E quindi aveva fatto bene in ultima analisi a trasformare le esequie dell'imperatore in un grande colossale spettacolo, uno show che sarebbe durato settimane, con l'esibizione dei suoi artisti, dei suoi atleti, altro campo dove lo si sarebbe ricordato a lungo e un anno completo di lutto planetario, mentre si sarebbe provveduto alla imbalsamazione in una speciale guaina di oro zecchino che lo avrebbe eternamente reso rigido soprattutto in quella parte del corpo, largamente usata e mitizzata e forse più volte sostituita con trapianti continui di organi che gli avevano consentito di ritenersi immortale, ahimé quasi. Dunque avanti coi festeggiamenti, tutti si univano al festoso cordoglio generale, arrivavano messaggi da tutte le galassie, anche le più lontane, mentre le maestranze aveva cominciato la costruzione della gigantesca piramide alta più di mille cubiti, che avrebbe ospitato l'urna delle ceneri, mentre il simulacro degli organi mummificati sarebbero rimasti alla publica adorazione nel tempo. Gli stuoli delle femmine che lo avevano allietato per decenni, dalle multivulvate di Arcturus, alle succhiatrici di Deneb IV, alle plurimammate di Aldebaran, quelle da lui preferite, intonavano cori di ogni tipo dai fescennini scatenati ai severi funus publici, per accompagnare il passaggio del feretro e tutto era puntualmente ripreso da ogni punto di vista affinchè ogni cosa rimanesse agli atti. Ma sì, concluse tra sé e sé Paularius, va bene così, adesso che aveva messo tutto il potere in mano ad Angurioni e alle sue Ciornie rubachki, l'importante era che si creasse un mito positivo, i danni si potevano tranquillamente far pagare al paese, le colpe si potevano distribuire a tanti altri padri che comunque le loro le avevano a prescindere. Spense lo schermo e chiamò un paio di Allietatrici, di quelle appena arrivate da Capella VI, delle quali lo stesso imperatore diceva un gran bene e si sa che di queste cose Lui se ne intendeva.



 Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

lunedì 12 giugno 2023

Recensione. M.V.Martialis in nòster amis - Ferraris, Olivieri, Gallia.

 


Un'altro e divertente prodotto della combriccola che aveva già operato sui testi di Orazio e Catullo, questa volta ancora più divertente a causa dellautore scelto, quel Marziale i cui mordenti e spesso salaci epigrammi divertivano già la Roma del suo tempo. Anche in questo caso il lavoro a tre mani da parte del prof. Gigi Ferraris, di Carlo Gallia e del compianto luciano Olivieri, interpretano un centinaio dei famosi epigrammi nei tre dialetti, monferrino fubinese, solerino e mandrogno purissimo. La poesia latina è sempre difficile da apprezzare per noi che pure da uella cultura veniamo, in quanto troppo diversa e la modalità della stesura poetica, il metro inusuale, il differente peso delle sillabe, la non importanza data alla rima, novità successiva, anche per chi potesse vantare una buona conoscenza della lingua dei nnostri padri, per goderla in originale. Tuttavia mai come in questo caso, la mordente capacità del breve componimento poetico satirico, con il suo linguaggio spesso sboccato quando non decisamente volgare, la rapidità della battuta,l'inatteso sovente aprosdoketon finale, che randono questo componimento cosìm divertente e piacevole da leggere, immaginando i tempi e le persone bersaglio degli scherzi e delle critiche, possono venire resi nella loro efficacia, come dalla traduzione in dialetto, lingua di per se stessa ricca di notazioni gergali e modi di dire fulminanti e satirici. Insomma una piacevolissima lettura che potrete spacciare anche per dotta coi vicini di ombrellone che sbirceranno stupiti il vostro tomo, neghittosamente lasciato alla vista di tutti mentre fate il bagno. Inoltre, particolarmente interessante sarà per i cultori, il paragone tra i tre dialetti, che per quanto vicinissimi territorialmente, si tratta di pochi chilometri tra i tre areali di diffusione, presentano notevoli differenze soprttutto nelle espressioni gergali che poi sono la parte più divertente dell'intera lettura. Non manca una ricchissima serie di notazioni che spiegano con dovizia di informazioni, etimi, derivazioni e motivazioni delle scelte dei diversi lemmi usati per stendere questo notevole lavoro. Complimenti a chi si è sobbarcato l'onere e l'idea e un particolare abbraccio all'amico Luciano che da lassù certamente godrà di questo bel risultato.

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

domenica 11 giugno 2023

Recensioni: C. Lucarelli - Bell'abissina

 


Una altra avventura del commissario Marino, operaativo durante il vnetennio. Questo giallotto estivo sembra un po' tirato per la collottola, tanto per far del lavoro. La trama appare un po' scontata, dato che si capisce subito dove si andrà a parare. Comunque i personaggi sono abbastanza divertenti e l'ambientanzione soprattutto storica è la parte più interessante e di piacevole lettura, Ve lo leggerete tranquillamente e rapidamente sotto l'ombrellone in un pomeriggio. Comunque non offende e si lascia leggere velocemente, questo è soprattutto il suo pregio. 


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

sabato 10 giugno 2023

Recensione: S. Dandini - Cronache dal paradiso


 
Libro estivo, leggero ma intrigante, anche se pieno di riferimenti, di citazioni, di tocchi di cultura mai esibiti. Il tutto parte dal giardino dell'infanzia dell'autrice visto come l'Eden perduto e di conseguenza dall'identificazione con altri giardini visti da altri appunto come paradisi. Emergono così molte figure storiche, principalmente di donne che questi giardini hanno creato o vissuto e che hanno reso parte del loro riscatto, riprendendo così la vena femminista dell'autrice che su questo tasto batte volentieri. Comunque piacevole lettura.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

venerdì 9 giugno 2023

Madelaines e estate incipiente

Menton - Francia

"Destinazione mare
Ho chiuso la vita invernale
Do fiducia alla nuova stagione
Che tarda ad arrivare
Non smetto mai, non smetto di sperare"

La voce di Tiziano Ferro è piacevole ed evoca atmosfere di cruda bellezza, adatte ai momenti in cui devi adattarti a nuove situaziomi, quando pensi di aver chiuso definitivamente un capitolo e hai solamente la voglia di aprirne un altro. Il profumo delle madelaines riempie la cucina mentre faccio colazione, è un sentore di buono che ti rappacifica col mondo. Capisco bene Marcel che ne aveva fatto un punto fisso della sua Recherche, certo le sue motivzioni erano assai più profonde e la sua ossessione di certo molto più motivata, inoltre le mie madelaines non sono certo fragranti e delicati dolcetti appena sfornati dalla vicina pasticceria, ma semplicemente prodotti da forno industriali del vicino supermercato, anche se proclamano con vigore di non contenere assolutamente il bieco olo di palma e ça va sens dire, anche senza un sacco di altre cose mefitiche, il green washing colpisce senza pietà e di certo non assillava le mattine di Proust, ma il profumo c'è e non si può negare che poche cose come i profumi, gli odori, siano evocativi  più delle parole. Così questo aroma mi dice semplicemente Francia, Cote, aria pulita, luce intensa che tratteggia gli alberi di limone sulla collina. La spiaggia poi, in questa stagione ancora di passaggio, è splendidamente deserta, mancano decisamente le orde di pensionati italiani che attendono la fine della scuola per sobbarcarsi i nipoti e quei pochi gruppetti che si raggrumano sotto le scalette camminando con fatica sulla ghiaia grossa è costutuito essenzialmente da vedove che sperano che Macron l'abbia vinta sui casseur e risolva il problema pensionistico per consentire loro di godere ancora per un po' della reversibilità del marito. Beh ognuno pensa ai suoi problemi, si capisce. 

Comunque il sole fatica a faresi vedere deciso e per fortuna, perché oggi mi son dimenticato sia cappello che crema e non vorrei, già oggi pomeriggio cantare l'Aida, come si dice in questi casi. Il mare sembra davvero un olio, sarà che ci siamo fermati in una caletta abbastanza riparata e l'acqua è talmente chiara che si vede il fondo annche a un paio di metri, sembra davevro di essere ai caraibi, non fosse per la ghiaia. Il problema è calarsi dentro all'acqua, già perché pare di entrare dentro un freezer, altro che storie. E' un po' quella morsa che che ti prende i piedi appena scendi dal bagnasciuga e poi sale sui polpacci, modento le gambe come un cane inferocito. Resistere, che poi passa, è vero, dopo un po' gli arti sono intorpiditi completamente e ti sembra di essere ancora su quel lettino, pochi giorni fa quando le sostanze inoculate, a fin di bene certo, ti avevavo intorpidito il corpo oltre che il cervello. Insomma non è che si può rinunciare, ormai siamo qua e bisogna buttarsi, anche perché dovrebbe essere una mano santa per noi convalescenti. Chissà, essere un po' più in su, sulla collina in uno dei grandi alberghi belle epoque, anche se ormai sono tutti condomini pieni di cuneesi, tolta la divisa da ufficiale zarista e avvolto in un accappatoio immacolato dopo il bagno caldo, guardando di sottecchi la duchessina Elisejeva, sulla balconata, che guarda il mare e fa finta di non accorgersi della tua presenza. Solo cento anni fa, però che tempi. Invece noi stiamo qui ad arrostirci coi piedi nel ghiaccio in forse se buttarci o no. Alla fine prevale il coraggio e giù, un urlo soffocato anche per non turbare le madames, che si tengono le mani davanti alle prugne avvizzite, memori di tempi migliori quando si esponevano assieme a Brigitte, bramando il sole che non c'è. Una volta dentro però, che bello, il freddo passa subito, più che altro è il corpo che diveta completamente insensibile e neppure sentirebbe più l'odore delle madelaines. Certo che a giugno il sole è comunque infido e picchia duro anche attraverso le nuvole, così ci sono cascato per l'ennesima volta. Primo giorno, bella scottata e mal di testa. Speriamo passi per domani.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!