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Ibiscus |
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Torneranno i nostri eroi? |
Non ci sono dubbi che l'esperienza maldiviana sia governata soprattutto dalla sabbia bianca e farinosa dei suoi atolli, ma non si può dimenticare l'altra parte dell'offerta, quella che dovrebbe rappresentare, soprattutto per chi la può sfruttare appieno, la meraviglia di quello che sta sotto il pelo dell'acqua e di cui in parte vi ho già accennato. Intanto sottolineo che basta stare a due metri dalla riva per vedere moltissimi pesci di ogni colore e dimensione che ti circondano in cerca di cibo, ma è soprattutto oltre la barriera che puoi avere una visione completa di quanto possano mostrare i mari tropicali. Non parlo ovviamente di chi è in grado di fare immersioni, che qui posso dare sensazioni ineguagliabili, ma anche della semplice attività di snorkelling che già a pelo d'acqua ti consente di vedere un mondo subacqueo che ha pochi uguali al mondo. Qui sta il problema, perché, per svolgere questa attività, quantomeno bisogna essere buoni nuotatori o almeno discreti, mentre io, come vi ho più volte raccontato sono un vero e proprio gatto di marmo, un ferro da stiro che una volta rilasciato in acqua precipita verso il fondo con inesorabile continuità. A nulla sono valse lezioni di nuoto in piscina effettuate a pur tarda età, l'uso di striginasi, tappaorecchie e quanto fosse tecnicamente possibile utilizzare per sfuggire alle mie fobie acquatiche, l'istruttore, anzi, l'istruttrice ha dovuto allargare mestamente le braccia e rinunciare ad un compito per lei forse troppo grande.
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Torneranno, torneranno |
E dire che il mio peso specifico, data la consistente quantità di adipe che mi ha sempre contraddistinto, avrebbe dovuto rappresentare una certa facilitazione in questa attività motoria. Comunque sia invece, il potermi beare di questo mondo sottomarino e delle sue bellezze è sempre stato un mio grande desiderio, tale da spingermi da un lato ad osare l'impossibile, dall'altra a ritrarmene terrorizzato, essendo così andato in alcuni dei luoghi più belli del mondo su questo piano, dal Mar Rosso, al Borneo, al Madagascar, al Caribe e non averne potuto usufruire se non per gli aspetti marginali. Questa volta, già alla partenza ero stato preso da una malia interna e da un desiderio folle di osare quello che per me rappresenta l'impossibile, il superamento di una barriera mentale più che corallina, tanto che, buttando il cuore oltre l'ostacolo, in una scorribanda da Decathlon mi ero procurato per 29,90 l'ultimo grido delle maschere integrali a tutta faccia, che faceva bella mostra di sé nella valigia, come a rimarcare un qualche cosa di imprescindibile per chi affronta i luoghi maldiviani. Giunto sul posto ho continuato a rimandare con varie scuse, anche se spinto dal mio compagno di merende che invece, nuotatore provetto qual è, non vedeva l'ora di tuffarsi e nuotare tra tartarughe giganti e squali balena.
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Bellezzelibiche |
L'escursione prevista di tutto il pomeriggio oltre la barriera costa una tombola, come ogni extra che si rispetti da queste parti, quindi con questa scusa, unita al fatto che non ci sono altri prenotati, ho continuato a pensare che forse anche questa volta l'avrei scampata, ma proprio al penultimo giorno ecco là che magicamente altri nomi si aggiungono e la barca, finalmente si è riempita del numero minimo di partecipanti. Stavolta non si può più scampare. Eccomi dunque al molo, fantozzianamente pronto con sacca delle macchine fotografiche, maglietta antiscottatura, pesante strato di crema 50 che mi fa sembrare un cadavere bianco, non si sa se per lo strato spalmato sulla faccia o per la paura, cappellino legato al collo per non farselo strappare via dal vento, in attesa del barcone che arriva finalmente, rivelandosi un motoscafo nuovo di pacca con due colossali motori da 500 cavalli. L'equipaggio è gioioso, di certo pensando al grano incassato e ci carica a bordo con sollecitudine. I nostri compagni di sventura sono due bambolone, bomboloni, libiche, che studiando a Perugia e parlano un ottimo italiano e un gigantesco Khazako che mi ricorda un vecchio amico di Chimkient, con cui subito familiarizzo in ricordo dei tempi andati.
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Saraghi |
E' attrezzatissimo con macchinetta subacquea e addirittura un drone. La abbondanti ragazzone chiacchierano volentieri, amano l'Italia e si sono regalate questo viaggio (evidentemente padre pagante) per la laurea in relazioni internazionali appena ottenuta. Parliamo di Libia. Hanno grandi speranze per il loro paese, dove a loro detta le occasioni nei prossimi anni saranno grandissime per il turismo e per il commercio in generale. Sono ragazze che conoscono il mondo, figlie di qualcuno che ha a che fare col petrolio, madre egiziana, eppure parlano del loro paese con grande speranza e ingenue certezze. Sarebbe bello che le loro visioni potessero avere seguito. Intanto passa uno sciame di delfini che si allontano veloci saltellando a pelo d'acqua. Dello squalo balena di dodici metri promesso, però nessuna traccia. Sono tre giorni che non si vede, sarà andato verso gli atolli dove i turisti sono più prodighi di mance evidentemente. Comunque percorriamo una rotta ad un centinaio di metri fuori dalla barriera, passando davanti ad un paio di isolotti di cui si intravedono piccoli pontili verso la laguna con una sfilata di bungalow di attesa di essere riempiti di turisti vogliosi di sensazioni. L'oceano qui ha ormai perso il tono di cristallo color smeraldo delle acque calme ed è già profondo blu, quasi nero, colore infausto e per natura nemico dell'uomo. Poi la barca arresta i motori ed è giunto il momento fatidico. Tutti giù è l'ordine del capitano.
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La vedetta |
Cosa faccio, mi butto o no? Il giovanotto che si prende cura dei trasportati, li scaglia giù oltre la murata e mentre le loro pinne guizzano felici fuori dall'acqua, gli faccio presente che io tecnicamente non saprei nuotare e che anche se sono bardato di congruo giubbotto di salvataggio che mi avvolge come una difesa antiproiettile, ho una paura del diavolo. Lui decide che ce la posso fare, anzi assicura che con l'aiuto di un ulteriore salvagente a ciambella che viene subito buttato tra le onde mi salverà dall'annegamento. In ogni caso ci penserà lui a non lasciarmi affogare. La barriera non è proprio vicinissima, ma alla fine mi decido, fatti non fummo a viver come bruti e questa esperienza non posso continuare a negarmela, mi imbardo quindi con l'apposita maschera e mi calo tra le onde con circospezione come una salama da sugo nell'acqua che bolle. Qui, tra la tecnologia dell'aggeggio che ho in testa e che, meraviglia non lascia passare acqua che mi accechi l'occhio, il giubbotto che terrebbe su un dugongo da dieci quintali e una mano attaccata alla ciambella, mentre il ragazzotto lo tira verso la barriera, sembra che non precipiterò negli abissi dell'Averno, anzi, passin passetto arrivo fino al fondale di quattro o cinque metri che sta proprio davanti alla barriera stessa. Ragazzi con il testone sott'acqua devo dirvi che lo spettacolo che mi passa davanti agli occhi, non ha uguali per me che non lo avevo mai visto.
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Si pesca |
La serie di pesci che mi circondano ha così tanti colori che non so più da che parte girarmi. A pallini, a strisce, metà di un colore e metà di un altro. Aguglie d'argento lunghe e strette, Acanthurus quasi tondi e piatti dalla pinna dorsale gialla, ghiozzi tigrati di strisce arancio e altri bianconeri come le zebre. Un grosso scorfano rossiccio scava tra i coralli morti, pesci balestra dalle pance gonfie e Napoleoni coi labbroni a canotto, forse appena passati dal chirurgo estetico, mi circondano mentre uno squaletto pinna nera scappa via veloce. I pesci farfalla (Chaetodon) hanno mille colori diversi, blu, gialli, rosa di ogni sfumatura e si muovono lenti tra le gorgonie che stendono verso di me le loro braccia, veli sottili e traforati di sirene maliarde che ti chiamano a rimanere lì, forse per sempre. I pesci bandiera sventolano le loro strisce come percorsi dal vento. Vago perduto proseguendo il mio percorso lungo la barriera, la corrente mi posta, forse anche il mio duca mi ha mollato a me stesso, goffa balenottera sospesa nella mia imbracatura arancione, mentre con un braccio non mollo, anzi rimango aggrappato alla ciambella a strisce e con l'altra cerco di farmi avanzare nell'acqua. Ragazzi, non vi rendete conto, io il prototipo dei gatti di marmo per eccellenza che sto nuotando con la testa sott'acqua nell'Oceano Indiano!
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Pinnanera |
Non ci posso credere e mentre sono perso nella beatitudine osservatoria, ecco che d'improvviso dalle mie spalle spunta una cosa grande e tondeggiante che con un volteggio misi affianca guardandomi di traverso. E' una tartaruga imbricata che si fa largo tra uno sciame di pesci angelo. Il khazako la insegue cercando di immortalarla mentre lei pigramente si muove, ogni tanto calandosi un paio di metri sotto per brucare qualche cosa sul fondo. Uno spettacolo magnifico quando sale un poco e mi si affianca lasciandosi toccare, prima di voltarsi e con due colpi delle robuste zampone palmate si allontana lungo la barriera. A destra la scarpata si inabissa e vedi solo il blu più profondo che ti fa ritrarre verso il fondale più basso. E' vero qui i coralli sono grigi e morti, ma per me che non avevo mai avuto una esperienza del genere, devo dire che l'emozione non ha uguali. Il tipo mi fa segno che è ora di rientrare. Metto la testa fuori e accidenti la barca è lontanissima, nell'eccitazione del momento ci siamo spostati parecchio o è stata la corrente, fatto sta che bisogna darsi da fare. Poi quando sono finalmente sotto lo scafo e tutti sono già agilmente risaliti, tocca a me la parte più difficile di tutta l'operazione.
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Sulla via del ritorno |
Come ad ogni buon Fantozzi che si rispetti, tutti gli addetti del barcone si apprestano a dare una mano, chi mi prende la maschera, chi mi toglie le pinne e le getta a bordo, manca solo il paranco che imbraghi il mio quintale lordo e lo tiri su come pesca fruttuosa. Ma vi assicuro che la risalita è difficile, la specie di scaletta con gradini malfermi che si piegano sotto il mio dolce peso non più aiutato dalla provvidenziale spinta di Archimede che mi aveva fatto sentire così leggero ed atletico, è assolutamente impraticabile. Mi abbarbico a leve, bracci e tiranti ma non riesco ad issarmi a bordo nonostante le spinte dell'equipaggio che comincia a disperare e forse pensa sarebbe opportuno abbandonarmi in mare definitivamente. Poi, un poco con le ultime forze che mi sono rimaste, abbrancato agli appoggi messi a poppa, gradino dopo gradino riesco a guadagnare la nave, ansimando disperatamente, quasi certo di non farcela, felice di averla scampata anche questa volta. Che esperienza spettacolare. La barca riparte e spara al massimo i motori ansiosa di tornare in porto. In breve raggiunge i 53 nodi. Bisogna attaccarsi agli appigli per non cadere. Le libiche pensano che questa velocità sia assolutamente illegale, ma si torna a casa. A nulla vale che i miei compari di viaggio, siano un poco delusi, dai colori della barriera e dal mancato avvistamento dello squalo balena, per me rimarrà un evento indimenticabile. Adesso possiamo andare a cena sereni, mentre il cielo si infiamma di nuvole rosse e viola.
Inseguendo la tartaruga
SUVIVAL KIT
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Villaggio |
Escursioni a Sun Island - Come potrete aspettarvi, le escursioni proposte sull'isola sono carissime e vanno dai 60/70 $ per il semplice snorkelling, fino ai 130 per giri completi che comprendono anche la pesca, ma senza garanzia di vedere animali vari. Diciamo che delfini e tartarughe sono quasi sicuri mentre lo squalo balena capita una volta s tre. Altre soluzioni prevedono, visita ad un villaggio su un isola vicina, cene al chiaro di luna da soli su qualche isolotto spargolo e cose di questo genere. Mi risulta però che al centro sport acquatici ci sia qualcuno che offre uscite in barca a prezzi molto più ragionevoli e oltretutto garantendo quasi lo squalo balena. Provare per credere.
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