giovedì 31 maggio 2012

Pagare l'IMU.

Tanto per parlare di cose più amene di quanto passa sui teleschermi in questi giorni, rincuora il fatto che questi sono i giorni convulsi in cui ci si dedica un po' tutti alle attività complesse che preludono il pagamento delle tasse. Quindi approfittando della mia qualifica a cui mi sento pienamente titolato di consulente volontario del governo, usufruendo di questo mezzo, invierei la seguente:

Lettere aperta al Presidente del Consiglio.

Egregio SignorPresidente,
Lei sa quanto La stimi e quanto concordi sulle azioni che è costretto, con fatica, a mettere in atto per riportare in carreggiata questo disastrato paese. per questo, mi permetto di distogliere la Sua attenzione dalle cose di certo più importanti che sta seguendo in questi giorni per sottoporLe una riflessione che ritengo faccia a pieno titolo parte dei miei compiti di consulente gratuito della Sua funzione. La riscossione delle tasse è argomento complesso che di certo deve essere ottimizzato il più possibile per avere il massimo dell'efficienza. Come ricordava un importante economista del secolo scorso, le tasse possono essere anche pagate volentieri, specialmente se sono il più possibile eque e facili da pagare. Per seguire la mia esperienza personale, comune alla maggior parte degli Italiani, in questi giorni mi sto dedicando all'IMU. Per capire come devo procedere ai calcoli e avendo la fortuna di vivere in una parte del paese molto efficiente, mi sono recato dapprima all'apposito ufficio che il mio comune mette a disposizione per informare i cittadini sul da farsi. Dopo una ordinata coda il gentilissimo funzionario mi ha informato che dovevo prima procedere all'acquisizione dei dati catastali aggiornati. 

Senza perdermi d'animo, il giorno successivo mi sono messo in coda con gli altri miei concittadini al nostro efficientissimo catasto urbano che dopo una non lunga e ben regolata attesa, con estrema cortesia mi ha fornito la stampa dei dati necessari. Nella mattinata seguente sono tornato all'ufficio di assistenza al cittadino, dove al mio turno di coda, una solerte e gentile, oltre che carina addetta, mi ha calcolato quanto dovrò versare di acconto, anche se il calcolo completo non può essere ancora fatto per le rate successive, per le quali mi ha invitato a tornare quando sarà prossima la scadenza, cosa che farò con piacere. Non mi rimane dunque che, reperiti e compilati con cura per non incorrere in onerose e giuste sanzioni, i moduli necessari, recarmi alla banca, mettermi in coda e provvedere al versamento, cosa che conto di fare domani. Credo che tutta questa operazione, in cui l'apparato dispiega molta efficienza e professionalità, abbia comunque il suo bel costo. Si sa che il pensionato (come me) ha poco tempo da perdere, impegnato com'è alla sorveglianza dei lavori pubblici, per poterne criticare lo svolgimento, per cui vorrei suggerire ai consulenti della macchina burocratica più vicini a Lei (quelli pagati per questo compito intendo) di dare un occhiata a come si svolge questa pratica ad esempio in Francia, adesso che è di moda Messieur Hollande, ma anche prima per la verità. 

Lì mentre me ne sto tranquillo a dormire il sonno nel giusto, la laboriosa macchina dell'amministrazione francese, calcola in automatico partendo dalla stessa tipologia di dati che abbiamo noi, la tassa dovuta. Approfittando del lavoro già iniziato, vi aggiunge la percentuale dedicata alla tassa rifiuti e per soprannumero anche il canone della televisione, persi un po' così in automatico non lo può evadere nessuno, robe da matti. Intanto che io continuo a riposare, invia una richiesta alla mia banca che ho debitamente autorizzato e suo tempo e mentre Morfeo culla i miei sogni, preleva il dovuto dal mio conto, nota del quale mi arriverà a casa tra qualche tempo, quando mi sarò destato, ma si sa, una volta che il dente è levato, mentre mi addento un bel croissant caldo, non fa più male. Pensi che addirittura ogni anno le percentuali le aumentano un po', secondo il bisogno, tanto poi, a cose fatte, nessuno ci fa davvero caso. Eh, i commis dell'amministrazione francese sono dei bei volponi! La prego dia una mossa ai suoi funzionari, tutto, volendo si può fare.



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Economia politica 1.

mercoledì 30 maggio 2012

La bicicletta gialla.

Avevo una bicicletta gialla. La sognavo da tempo, forse neanche la speravo. Manubrio cortissimo, cambio Campagnolo a cinque velocità, chissà quanto costava. Invece mio padre, non so come, trovò i soldi e me la comperò. Forse avevo fatto l'esame di terza media e un giorno lui arrivò a casa con un gran sorriso portando per mano il nuovo acquisto. Avevo una bicicletta gialla. Era una Meazzo, gran marca alessandrina ed il telaio di un giallo canarino così brillante da appagare completamente il mio sogno. Via subito in cantina la vecchia biciclettina rossa da ragazzino, il cui telaio era stato già una volta rotto e saldato alla meglio e poi partenza per Valle San Bartolomeo. Sì, in campagna dalla nonna, per i quattro mesi estivi, ci si andava in bicicletta, con quello che occorreva tutto appeso ai manubri in grandi borse ricolme, tutti e tre in fila indiana e anche io da quell'anno potevo appenderle alla mia bici da adulto. Attento alle macchine, rade, che passano veloci. Tanto il resto lo portava il mio papà che tutti i giorni tornava dalla sua cabina  di deviatore, anzi di deviatore capo, come sottolineava con un certo sussiego. 

Avevo una bicicletta gialla. Quando spingevi sui pedali sul rapporto più duro, filava come il vento, accidenti se andava forte, altro che la biciclettina rossa. In quel modo era ormai ufficializzata il mio ingresso nell'età adulta. La salita per entrare in paese era un po' duretta per i miei muscoletti di ragazzino grassoccio, era fatica vera, toccava cambiare rapporto, ma la probabilità che sulla cima, sul limitare della piazza ci fosse quella ragazzina, magari da sola, senza il solito branco di mosconi attorno tutti più grandi, dava forza, anche se sapevi che non c'era nessuna speranza, troppa concorrenza con maggiori titoli per superare l'esame. Avevo una bicicletta gialla. Giù per la discesa, con l'aria che ti rigava la faccia, un poco facendoti lacrimare gli occhi, per arrivare fino al fiume nell'afa pomeridiana, seduto sul bordo del canale, dopo averla appoggiata con attenzione contro una frasca, che il giallo della vernice non si rigasse. L'aria così densa immobile, l'acqua ferma con diafane libellule che cercavano di posarsi sui giunchi della ripa. Guardavi il cielo, lo sguardo perduto e ancora senza grandi sogni. Nessun orizzonte lontano da sperare, niente mondi sconosciuti da immaginare, soltanto l'attesa di una fetta di surrogato di cioccolata quando saresti arrivato a casa. Solo piccoli desideri a quel tempo. Avevo una bella bicicletta gialla.


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martedì 29 maggio 2012

Cronache di Surakhis 49: I segreti del tempio.

Il monaco si strinse ancora di più la lunga tonaca nera attorno alla gola. La temperatura era più rigida del solito in quella tarda primavera, riempiendogli di brividi le spalle incurvate sotto il peso della colpa. Il pesante e largo cappuccio gli scese lento sul volto già completamente nascosto mentre si appiattiva dietro l'alta colonna di marmo screziato dai capitelli paurosi. Rimase immobile come se fosse parte stessa della parete; quasi non respirava cercando di cogliere ancora il lieve fruscio che le sue orecchie attente avevano avvertito nel buio notturno che avvolgeva il tempio deserto. Sotto la tela grezza del saio, il cilicio che si autoimponeva, cosciente della gravità dei peccati che stava commettendo, stringeva contro il magro costato il fascio di carte segrete che bruciavano sulla sua pelle martoriata più degli uncini conficcati profondamente nella carne. Rimase immobile per un tempo che gli parve infinito, poi lentamente cercando di farsi parte del buio che lo circondava, cominciò a scivolare verso l'ingresso laterale, quello usato dai Questuantes, le cui prima avvisaglie sarebbero arrivate solo dopo qualche ora, non appena il disco dorato dell'astro avesse iniziato ad illuminare l'aria.

Ma era ancora troppo presto anche se le tre lune di Surakhis erano già scivolate lentamente dietro la curva delle Colline odorose. Solo la serie di lampi subliminali che irradiava il tabernaculum al centro del tempio lanciando la sua raggiera di onde di controllo cerebrale che obbligava chi transitava nelle vicinanze ad entrare con un impulso irresistibile a donare, emanavano una luce fioca che faceva intravedere le sagome degli inginocchiatoi penitenziali posti davanti alla buca delle offerte. Le piastre di stimolazione che distribuivano scariche elettriche randomizzate se le offerte rimanevano al di sotto dei limiti accettati, invece rimanevano nascoste malignamente nell'oscurità ovattata. Mentre si avvicinava verso l'uscita, tese il più possibile i sensi periferici e tentò di mettere completamente a fuoco il suo terzo occhio, la cui capacità percettiva tante volte lo aveva aiutato ad evitare gli agguati notturni. Era Aldebariano per parte di madre e questo vantaggio genetico gli era rimasto seminascosto ed invisibile, né lui ne aveva mai fatto parola durante il lungo addestramento subito in seminario.

Era ormai una abitudine inconscia esercitare quell'ascolto interiore prima di mescolarsi ai gruppi di novizi, scartando subito quelli dove avvertiva che stava abbattendosi la serie di feroci sevizie a cui erano sottoposti dagli anziani, usate per piegare le volontà, con quelle sottomissioni vergognose,  quei giochi pesanti che finivano spesso con la morte di qualcuno. Meno della metà arrivavano vivi all'ordinazione e tutti dovevano essere passati almeno una volta nella cella di riposo del Sommo Sacerdote. La sua capacità mimetica lo aveva salvato spesso e grazie a quella era salito così in fretta nelle gerarchie fino a diventarne l'uomo di fiducia. Ma quando era venuto a conoscenza di quei segreti così orribili, la sua fede gli aveva imposto di fare arrivare i documenti necessari a chi li avrebbe usati nel modo giusto. Salvare La Congrega, questo era il suo compito e a questo non avrebbe potuto sottrarsi. Un obbligo morale  impostogli dal suo credo, talmente radicato in lui, da fargli poco considerare la signoria di quel pianetino periferico che gli era stata promessa in cambio, assieme al dominio sessuale assoluto sui suoi abitanti.

Ma i pensieri di queste future delizie, premio alla sua opera non dovevano distrarlo dallo svolgersi dell'operazione. I documenti dovevano arrivare a destino quella notte stessa. Era necessario per salvare la purezza della Congrega. La mano ossuta sfiorò il battente mobile della porta che scivolò sulle guide silenziosa, aprendogli il passaggio verso l'esterno. L'aria fredda della notte percosse le sue guance incavate mentre assaporava il piacere dell'opera quasi conclusa. Nello stesso istante, senza neppure dargli il tempo di sorprendersi, la rete captatoria calò su di lui dall'alto avviluppandolo completamente. In un istante si ritrovò stretto tra le corde, prigioniero senza speranza di fuga, mentre i Sardar nelle loro uniformi antiche, ridevano di gusto puntandogli sul petto le alabarde magnetiche che lo immobilizzarono completamente. 

Dalle ombre della notte, Paularius uscì silenzioso. Incombeva sul monaco come una montagna. Le corde che lo strizzavano lo facevano apparire ancora più piccolo. Lo sguardo irridente gli fece capire che era finita. Paularius staccò il generatore di onde di blocco extrasensoriale che avevano ingannato il monaco e lo sollevò da terra. "Vieni ragazzo, che ne hai di cose da raccontarci. Il Sommo Sacerdote ti aspetta nella camera delle Delizie. Vedrai che ti divertirai anche tu." I Sardar continuarono a sghignazzare, indicando la striscia di bava che era rimasta sul terreno mentre trascinavano via il corpo immobile. Quei lumacoidi aldebariani spurgavano di colpo quando capivano che era finita. Le prime luci dell'alba inverdivano l'aria dal delicato sentore di cloro. Gli sbuffi delle ciminiere delle centrali a merda lontane nella pianura, cominciavano ad offuscare il cielo.


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La notte del Sabba.

lunedì 28 maggio 2012

XV World Kendo Championship - Novara - Italy!


La nostra squadra nazionale .

Un altro Men
 Cose che capitano una volta nella vita. I mondiali di Kendo in Italia. Certo molti tra i miei lettori non sanno neppure di che cosa si tratta, ma , tanto per informarvi, questa arte (o sport, dipende da che punto di vista lo si guarda) che anche io ho praticato per una decina di anni (con risultati molto modesti, invero, se  pur in linea con la mia filosofia tuttologica), vede l’Italia tra le nazioni più forti del mondo, tanto per cambiare. I campionati del mondo si svolgono ogni tre anni e nel 2006 a Glasgow, l’Italia ha conquistato nientemeno che il bronzo dopo Giappone e Korea a cui ovviamente è impossibile soffiare il primo ed il secondo posto. La prossima edizione nel 2015 si terrà in Giappone, ma quest’anno i XV campionati del mondo si sono svolti nello scorso weekend, nella bella cornice dello Sporting Village di Novara, presentando anche per la delizia degli appassionati una splendida mostra di antiche lame ed armature giapponesi, una straordinaria performance del maestro forgiatore Yoshindo Yoshihara che ha forgiato una katana davanti agli occhi di un numeroso pubblico secondo l'antica tradizione metallurgica nipponica, oltre a molte altre manifestazioni collaterali di cultura giapponese, dai bonsai, agli origami, all'ikebana ed alla cerimonia del the..

Un perfetto men dalla semifinale Giappone - Ungheria
Domenica è stata la giornata conclusiva del torneo con la gara principe della manifestazione, che ha visto impegnate una sessantina di squadre in rappresentanza di tutte le nazionali presenti, con la vittoria di misura, se pur contestata, del Giappone sulla solita e sempre più forte Korea. La nostra equipe era chiamata a dare prova del suo pieno diritto a prendere posto nel gotha del kendo mondiale e si è presentata all'appuntamento con i suoi migliori atleti che già hanno primeggiato nelle più importanti gare europee, sotto la direzione tecnica del torinese Pomero e dell'alessandrino Scarcella entrambi già bronzi mondiali. Nelle eliminatorie i nostri ragazzi hanno battuto senza problemi dapprima la compagine thailandese con un brillante 10 a 0 e di seguito l'Argentina, anche questa per 9 a 0 senza subire neppure un ippon. Negli ottavi ci siamo trovati di fronte la caparbia squadra dell'Irlanda che tuttavia abbiamo superato brillantemente con l'ennesimo cappotto. A questo punto il sorteggio non troppo favorevole ci ha messo di fronte agli Stati Uniti, una delle formazioni più forti del torneo. 
Uno Tzuki in Korea -Usa

La squadra statunitense composta esclusivamente da atleti orientali è l'unica che può vantarsi nientemeno di aver battuto i maestri giapponesi in un incontro ufficiale e rappresentava dunque uno scoglio davvero estremo. Negli ottavi non avevano avuto difficoltà ad eliminare i pur fortissimi canadesi con un secco 10 a 0. Superare gli USA avrebbe significato nuovamente la conquista del bronzo e la semifinale con la Korea. Per rispondere a questo compito quasi impossibile, i nostri ragazzi sono scesi sul tatami con la determinazione che li contraddistingue. Al primo incontro Orlando, opponendosi caparbiamente otteneva un ottimo pareggio 0 a 0. Nel secondo combattimento Filippi purtroppo soccombeva 2 a 0, mentre il mandrogno Mandia nel terzo, riusciva ancora a pareggiare senza subire colpi. Il quarto incontro diventava così già decisivo  per passare alla semifinale e il nostro Soldati scendeva in campo sotto il peso della responsabilità di raddrizzare una gara ormai compromessa.
Filippi nei quarti

Ma la sua caratteristica guardia alta e la sua attitudine aggressiva mettevano subito in difficoltà l’avversario, che continuamente incalzato, subiva uno dietro l’altro due bellissimi ippon che riportavano l’incontro in perfetta parità 1 a 1, con due ippon per parte. Tutto era nelle mani del messinese Giannetto, il fortissimo campione italiano 2012 che si trovava di fronte un osso durissimo, il 6° Dan, capitano della squadra statunitense. Accompagnato da un tifo infernale, che  forse avrà lasciato perplessi i compassati giapponesi, il nostro atleta ha tenuto testa in maniera davvero brillante al roccioso Yang, in una alternanza di attacchi e difese che ha mantenuto tutto il palazzetto con il fiato sospeso. Al termine dei regolamentari cinque minuti, i due atleti erano ancora in perfetta parità non essendo riusciti in nessun modo a penetrare l'attenta guardia dell'avversario. 
Un controllo da parte della Korea

Nei successivi minuti di prolungamento del mach la lotta è continuata avvincente fino a che con un ben calibrato colpo lo statunitense ha avuto ragione del nostro atleta. Certamente una piccola delusione dopo che eravamo arrivati ad un soffio dal sogno, ma è doveroso un grande ringraziamento a tutti i nostri ragazzi che hanno dimostrato una tecnica davvero ottima e tale da farci annoverare tra le nazionali più forti e temute del mondo. Il valore del nostro kendo è stato ulteriormente dimostrato dalla successiva semifinale in cui la squadra USA ha ceduto ai Koreani dopo una lotta allo spasimo mantenendo il risultato in bilico fino all'ultimo. Datemi retta, date un'occhiata a questa disciplina davvero avvincente, non rimarrete delusi. magari un'altra volta ve ne parlerò un po' più diffusamente. Intanto godetevi questo filmato che contiene gli 8 minuti della finale degli individuali maschili, in particolare l'ultimo minuto con lo spettacolare tzuki alla gola che ha dato la vittoria al campione del mondo giapponese Takanabe.



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Yi Quan
Jun Shi.
Tai Ji.

sabato 26 maggio 2012

Zhōu.



Vi ho più volte sottolineato come la maggior parte degli ideogrammi cinesi di base, i cosiddetti 207 (o 213 secondo altri) radicali, siano dei perfetti pittogrammi derivati dal desiderio descrittivo di illustrare cose reali. Non fa eccezione quello di oggi, Zhōu - 舟,  che significa Barca, di cui, nell'illustrazione, vi propongo l'evoluzione che ha avuto negli ultimi 4000 anni. Il carattere mostra bene, guardandola dall'alto la più classica delle giunche cinesi (in particolare quello primitivo, mentre in quello moderno, la stilizzazione rende più difficile il riconoscimento iconografico), che già allora solcavano numerose le acque dell'Oriente. Si nota bene la prua arrotondata in alto (a cui oggi è stato aggiunto il remo anteriore), gli alberi al centro con le vele da un lato già dispiegate, la poppa in basso con le due alte caratteristiche ali che trattenevano il timone fuoribordo. Un carattere molto usato per comporre tutte le parole che riguardano questo settore, come Capitano -  chuán cháng - 船长 - (imbarcazione + maggiore , grandissimo, il più valoroso dell'imbarcazione, Schettino docet). Interessante il vocabolo Equipaggio che a Imbarcazione, come ovvio, lega il carattere di Personale -  chuán yuán-  船员, che è rappresentato dall'unione dei due pittogrammi semplici Bocca (sopra) e Conchiglia, moneta (sotto). In Cina, infatti i dipendenti venivano identificati solo come inutili bocche che costano, solo dipendenti da sfamare. Quanti insegnamenti e quanta ispirazione stiamo prendendo da quella antica cultura, non vi pare? 

Anche le storie legate alle imbarcazioni, comune mezzo di spostamento, sono molte. Ve ne riporto una delle più divertenti e proverbiali. Un giorno un importante funzionario imperiale dello stato di Chu (un regno della Cina meridionale durante il periodo degli Autunni e delle Primavere e degli Stati Combattenti, 700 - 200 a.C), con la classica giunca blu del tempo che aveva in dotazione, si recava nella capitale per una decisiva riunione politica. Aveva ricevuto in dono da un commerciante che desiderava entrare nel giro degli appalti imperiali, una preziosissima spada, ma mentre se la rimirava contento e fuori dagli sguardi indiscreti della corte, gli cadde nel fiume. Disperato per la perdita, ma astuto come tutti i politici, decise di fare una tacca sul bordo della barca, ritenendo di segnare in quel modo il punto esatto in cui la spada era caduta nel fiume, in modo da poterla ritrovare al suo ritorno. Questo aneddoto viene spesso usato oggi in Cina per descrivere l'acume dei politici che non riescono a rendersi conto del mutare continuo delle situazioni. Così mentre il mondo crolla, eccone uno che si pensava ormai dedito solo più alle giurie di burlesque, che si candida a presidente dello stato, altri quasi cancellati dal voto che propongono ricette per salvare i cittadini dalle tasse, dopo aver collaborato a distruggere il paese per due decenni, altri ancora che sordi al pericoloso vento qualunquista che spira nell'aria, non riescono a cancellarsi prebende impopolari, balbettando di dimezzamenti e inventando diatribe bizantine per non cambiare indegni porcelli o impedendo a chi vorrebbe governare, di riformare in maniera decente i mercati del lavoro e così via. Che paese barbaro, quello, per fortuna così lontano da noi.


Refoli spiranti da: E. Fazzioli - Caratteri cinesi - Ed. Mondadori

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venerdì 25 maggio 2012

Delizie gastronomiche.





Vi piace mangiar bene, meglio se in maniera ricercata? Vi piace assaporare cibi ben confezionati e golosi, senza cadere nelle gastroscemenze teo-bio? Mica detto che dovete ricercare con cura e difficoltà, tramite consigli di amici fidati, il ristorantino giusto. Basta avere una cugina che è una gran cuoca e che ti inviti a pranzo volendo come al solito stupirti con la sua capacità cuciniera. Aggiungi un cugino munito di apposito forno a legna in giardino e che lo sappia maneggiare con sapienza,  una bella giornata, le montagne vicine ancora spolverate di bianco che facciano da degna cornice ed il gioco è fatto. Non sto a farvela lunga, ma una breve descrizione del lavoro a cui hanno dovuto sottostare le mie papille vi sarà bastevole, l'occhio sarà già appagato a sufficienza dalle foto allegate. Dunque apertura col botto con un aperitivo a base di Martini bianco, pompelmo e lampone frullato ben fresco per colorare di rosa la giornata a contorno del quale sbocconcellare delicate tartine verdi al caprino con un nulla di pepe e al paté di olive e nocciole del bosco vicino. 


Gli spiedini alla frutta coronano il momento predisponendo l'animo ad altro incontro più impegnativo. Ecco quindi avanzare in gioiosa schiera, secondo la tradizione piemontarda che rifugge la tristezza nordica dei piatti unici, un trittico di antipasti per costituire il fondo su cui costruire il resto del pasto. Si aprono le danze dunque con una tartare di melone con rose di prosciutto crudo, seguite dai classici peperoni dell'orto dalle spesse falde guarnite da una densa salsa al pomodoro giustamente dolce e delicata. La tradizione impone poi l'antipasto caldo ed ecco fiorire dal forno invitanti e ghiotte ballottine di pasta brisé ricoperte di una pioggia di nocciole granulate, in cui il rebbio della forchetta affonda bramoso per per rivelarne l'intimo bruciante segreto di bianco brie che si scioglie e cola sotto i vostri occhi, conscio esso stesso del piacere che potrà dare. Come le ciliegie uno tira l'altro in una sequenza che vorresti infinita, ma devi resistere, tenere spazio, perché già si annunciano prepotenti e caldissimi, quasi uscendo con foga dalla teglia bollente, in fila marziale, prepotenti paccheri ripieni di ricotta e spinaci la cui sapida gratinatura con la sua alternanza di croccante e morbido, ti farà rimpiangere di aver già troppo mangiato per non potere almeno trissare l'assaggio (che il bis non basterebbe) per poter meglio apprezzare tutte quelle sfumature di sapore. 

Una doverosa pausa per sedimentare il tutto, mentre altri aromi emergono, ruffiani dal forno. Infine s'apre ed ecco fare orgogliosa mostra di sé, tre magnifiche orate che un delicato olio salernitano, da altri compiacenti parenti rifornito e un ripieno costituito da un ricco bouquet di erbe odorose, hanno reso pronte al cimento, accompagnate da un letto di patate al forno a cui l'intenso rosmarino ha dato maggiore rotondità, completando la consistenza che solo la Bintje coltivata in montagna sa avere. L'orto fornisce ancora profumate fragole che una palla di crema gelata completa per pagare l'occhio e la faringe e che come si dice da queste parti disnausia. Una crema al limone fatta in casa, appena uscita dal freezer gelida e densa, giustamente alcoolica, completa la dura prova. Un Arneis a giusta temperatura di cantina, in quantità moderata per consentire la guida dopo qualche ora, ha accompagnato per mano questa esibizione di alta concretezza culinaria. Spiace non potervi invitare la prossima volta, che tuttavia spero vicina. 



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 Non si vive di solo pane 2
Cucina senegalese.

giovedì 24 maggio 2012

Suicidi ed economia.

Voglio tornare su un argomento ormai troppo abusato e che sinceramente mi infastidisce e di cui non avrei voglia di parlare, ma basta andare per la strada e sentire le litanie da disperati e gli stessi giornalisti che ogni sera si scagliano contro questo governo che mi fa montare la schiuma alla bocca. Dei politici non parlo neanche. Che questi, che hanno affossato il mio paese, abbiano ancora il coraggio di mostrare la faccia e di parlare, è normale, se no, non avrebbero fatto quel mestiere. Lo so che sto parlando come un grillino e questo mi fa orrore, ma questa gente non riesce a capire che si sta uccidendo da sola, ad ogni parola che pronunciano precipitano sempre di più nel guano che li farà affogare. Invece è più fastidioso il grido di dolore, che come avevo già accennato viene quasi sempre, non da chi si trova davvero in difficoltà, ma da quelli che generalmente hanno contribuito con i loro comportamenti a crearla. Negozianti che non ti fanno uno scontrino giusto neanche coi finanzieri alla porta e professionisti a cui la parola fattura provoca shock anafilattici, tuonano contro chi non paga le tasse e contro il governo che le fa pagare sempre agli stessi e infine l'ultima novità: attenzione, cercate di camminare al centro della strada se volete evitare di essere centrati dalla gente che si lancia dalle finestre a causa della crisi economica. 

Piove e come sempre : governo ladro. I giornali titolano: Impennata di suicidi, infami politicanti interpellano Monti perché relazioni sull'impressionante ondata di morti per troppe tasse. E' chiaro che ogni singola persona che sceglie questa tragica strada è un dramma insanabile per chi gli sta vicino e per la società che non lo ha aiutato, ma è vero che bisogna registrare questo aumento di vittime a causa della più forte crisi economica di tutti i tempi? Le fredde cifre dicono esattamente il contrario. In Italia si contano circa 3000 suicidi all'anno, mentre erano circa 4000 all'inizio degli anni novanta. In realtà la motivazione economica è la meno rilevante tra questi, infatti quasi la metà si toglie la vita per motivi di salute, una su 10 per motivi di cuore e solo una su 20 per motivazioni economiche. Sempre troppe sicuramente, ma bisogna rilevare che questo ha pochissima rilevanza con la situazione creatasi negli ultimi mesi, infatti se vogliamo considerare le cifre che non mentono mai, al contrario dei media che hanno bisogno di enfatizzare le notizie per avere ascolto, tra l'inizio di quest'anno e l'8 maggio si sono avuti 38 morti imputabili a ragioni economiche pari a 0,29 al giorno (circa un decimo delle morti sul lavoro, tanto per dire, ma questo non c'entra), mentre nel 2009 è stato  0,54 e  0,51 nel 2010, come a dedurre che si sono praticamente dimezzati, anche se rimangono sempre troppi e anche uno solo lo sarebbe, altro che impennata dei suicidi! 

Volendo poi fare un paragone con gli altri dobbiamo rilevare che la Germania che se la passa meglio di tutti sul fronte economico ha una percentuale di suicidi doppia della nostra (e in Finlandia, altro paese che gode, il quadruplo), mentre la miseranda Grecia nella cacca fino al collo e sull'orlo della guerra civile, ne registra la metà di noi. Credo quindi  che tutto questo battage pubblicitario sull'argomento sia uno dei tanti modi per dare addosso immotivatamente a chi cerca (finalmente) di risolvere in pochi mesi quello che gli altri hanno distrutto nell'ultimo decennio, anche se non mi ricordo bene chi governava in questo periodo. Una delle tante scuse per minare (non solo materialmente) Equitalia che cerca di far pagare le tasse a chi ha sempre cercato di svicolare, perché tanto, ritarda ritarda alla fine si guadagna. Chi le tasse le ha sempre pagate di Equitalia se ne fa un baffo, date retta a me. E allora via tutti insieme a cercare l'uomo nuovo che occupi gli spazi perduti dalla destra, ma attenzione, come suggerisce Enzo Sara, Montezemolo, dopo le prove libere del Gran Premio di Montecarlo ha ritoccato i suoi piani, non vuole guidare un partito di massa, ma un partito di Alonso.


Refoli spiranti da:



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Economia politica 1.

mercoledì 23 maggio 2012

Melancolia.

Le montagne tutte bianche di neve si possono toccare e pensate che siamo a maggio. Sotto di loro colline verdi scuro, quasi nere protette da un cielo di nuvole sfrangiate di azzurro. Davanti l'aereo aumenta i giri dei motori, il sibilo delle turbine diventa quasi insopportabile, prima lentamente poi sempre più in fretta si allontana sulla pista, la percorre tutta, si alza e se ne va. E io rimango qui a terra a guardarlo con occhio malinconico.


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martedì 22 maggio 2012

Ma è finita?

Finalmente è finita! Sinceramente non se ne poteva più. Gli appuntamenti elettorali sono ormai diventati un tormentone senza senso. Tutti che si lanciano sulla greppia politica senza vergogna, come un'orda di lupi famelici, decine di persone che si aggirano nei bar della città a fare proseliti, promesse a iosa. Chissà per chi ha votato quel tizio che esponeva dalla finestra un cartello con scritto: "Il mio voto non è in vendita, ma tanto per sapere, quanto dareste?". Noi avevamo diversi record in città. 16 candidati sindaco, 33 liste con oltre 800 rappresentanti, più di uno ogni 100 aventi diritto al voto. Altro primato, credo è che di tutti i candidati, circa 150, quasi un sesto, non hanno ottenuto nemmeno una preferenza, pensate non hanno nemmeno votato loro stessi, né hanno avuto fiducia in loro almeno i famigliari. Abbiamo invece perso per un soffio il record di scheda più larga di tutti i tempi, 96 cm. A lungo si pensava fosse il top, poi ci si è accorti che in una passata elezione a Catania ci avevano fregato per pochi mm. Qualcuno ha detto che sono stati organizzati corsi di origami per la piegatura in cabina. Uno è uscito dicendo che non trovava il simbolo per cui voleva votare. Poi i ballottaggi, credo che abbiano segnato un altro record. Una presenza alle urne appena superiore al 40%. Il sindaco uscente, che si dichiarava uno dei più amati degli italiani, una macchina elettorale perfetta, ha preso meno di un terzo dei voti. Praticamente 1 ogni 10 aventi diritto. Così se ne andrà mestamente portandosi via il ponte abbattuto in una notte e mai più ricostruito. Ma non è questo il punto. E' che la gente non ne può più di chiacchiere e vorrebbe vedere dei fatti, tanto da essere disposti a seguire chiunque si alzi e brandisca il piffero magico. Non so se avremo un po' di pace. La gente comincia a riposizionarsi, tutti parlano bene del grillosauro, anzi, tutti lo hanno votato ed eventualmente lo vorrebbero alleato in coalizione. Le prossime elezioni sono ormai alle porte e tutti stanno affilando le lame.


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lunedì 21 maggio 2012

Considerazini sul TaiJi Quan 5: Shǒu huī pí pá.




Suonatrice di Pi Pa - dal web.
Anche il quinto movimento della forma 24 Yang ha un nome poetico. Shǒu huī pí pá, significa infatti Tenere tra le mani il liuto, uno strumento classico della tradizione musicale cinese che la suonatrice tiene graziosamente davanti a sé con una posizione del torso leggermente piegata in avanti come si può vedere in molte statue che rappresentano questo atto artistico. Il movimento della durata di un ciclo respiratorio prende forma dalla posizione di Lōu xī ǎo bù, col peso del corpo sul piede sinistro, portando leggermente avanti il piede destro su cui viene quindi posizionato tutto il peso del corpo e portando avanti il piede sinistro che appoggerà sul suolo solamente con il tallone nel cosiddetto Passo vuoto. Contemporaneamente il braccio destro, palmo verso sx e dita verso l'alto compie un semicerchio a sx dall'altezza del naso fino all'altezza dell'ombelico, mentre il braccio sx forma un analogo semicerchio a sx, portandosi dall'anca all'altezza del viso, palmo a dx e dita in alto con il lato esterno della mano quasi a spingere avanti., con entrambi i gomiti verso il basso. Durante il movimento il torso ruota leggermente verso sx tornando poi alla posizione frontale. 

E' importante che le spalle ed il collo rimangano molto rilassate ed i passaggi avvengano senza spigolosità o strappi. Mentre le braccia si muovono verso l'esterno sx, viene applicata una torsione alla spina dorsale, ma tutto deve fluire con un ritmo costante e privo di interruzioni mentre il respiro accompagna il movimento aumentandone la forza. Lo sguardo pur mantenendo una visione globale e non concentrata su un punto, segue la mano che rimane più alta. La posizione termina appunto nella postura aggraziata della suonatrice di liuto con la mano sx che tiene lo strumento mentre la destra è appoggiata sulle corde. La spiegazione marziale della tecnica simula una parata ad un colpo al viso, afferrando successivamente il braccio avversario con entrambe le mani. Questa forma, attraverso l'esercitarsi della muscolatura dell'addome, delle anche, delle spalle e di tutta la muscolatura della schiena, aumenta in maniera potente la forza di estensione e contrazione delle braccia attraverso la cosiddetta "energia di pressione". 





Refoli spiranti da: Fundamental of Tai Ji Quan - Wen Shan Huang - S.Sky Book Co - Honk Kong -1973
Kung Fu and Tai Ji  Bruce Tegner -Bantam book - USA - 1968
www.taiji.de
Huard - Wong . Tecniche del corpo - Mondadori Ed. 1971


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venerdì 18 maggio 2012

Cosa pubblica.

No, non è un pensiero mio. Non prendetevela subito tutti con me. Va bene che sono un bastian contrario e sostengo solo cause perse, ma non voglio prendermi meriti che non sono miei. Questa pensata me la segnala l'amico Ezio. Però per la verità non è neanche sua. Voglio però riproporvela pari pari.


"La finanza pubblica deve essere sana,
 il bilancio deve essere in pareggio,
 il debito pubblico deve essere ridotto,
l'arroganza dell'amministrazione deve essere combattuta e controllata e l'aiuto ai paesi stranieri deve essere diminuito per evitare il fallimento di Roma.
La popolazione deve ancora imparare a lavorare invece di vivere di sussidi pubblici”.

Cicerone - De Respublica - 55 a.C.

Com'è che da 2066 anni nessun politico riesce a metterci le mani seriamente? E poi ce l'avete coi tecnici, ma va là!



giovedì 17 maggio 2012

La biblioteca di Alessandria

La biblioteca civica - Immagine dal web.
Ieri sono andato alla Biblioteca di Alessandria (non d'Egitto, eh!). Dovevo cercare del materiale un po' particolare su riviste varie e francamente dubitavo di poter cavare il ragno dal buco. Accidenti che bella la nostra biblioteca! Ambienti moderni e luminosi dove è un piacere sedersi a leggere, a consultare, ad ascoltare musica ed infatti ho potuto notare con piacere che i locali erano considerevolmente frequentati. Poco pratico del meccanismo, ho esposto i miei desiderata agli addetti che, con competenza e cortesia, si sono messi subito alla ricerca di quanto richiesto, cosa risultata non semplice e che ha richiesto diverso tempo. Il tentativo ha comunque avuto successo e sono state scovate negli archivi i pacchi di riviste imputate, prelevate e messe a mia disposizione. Non solo ma mi sono anche state fornite le fotocopie di quanto mi necessitava. In tutto questo diverse persone si sono molto gentilmente e con competenza dedicate a me per almeno un'oretta. Me ne sono uscito con le mie copie sottobraccio dopo aver pagato 1,40 €. 

Tornando a casa, Alessandria è una piccola città, non ho potuto fare a meno di fermarmi a chiacchierare con diversi amici incontrati casualmente. E' stato un continuo raccogliere lamentele infuriate contro questo governo malefico che ci tassa in modo inusitato mettendoci alla fame. Così perlomeno abbiamo potuto commentare divorandoci un ettaro di focaccia farcita, tanto per attenuare il dolore e il buco nello stomaco. Ma perché nessuno vuole pensare che i servizi costano e se non li paghiamo con le tasse non li avremmo! Perché non mi devo fermare a considerare che se mia moglie si rompe un braccio e va al pronto soccorso non paga nulla e per le successive lunghe sedute riabilitative, paga un ticket risibile? Anche a questo servono le tasse. Certo ogni cosa si può e si deve migliorare, lo sperpero va controllato e l'abuso punito, ma vivaddio, in generale noto che chi più si lamenta, in realtà più sfrutta e poi corre ad inneggiare i grillosauri di turno. Io ne ho abbastanza di visioni così appannate e miopi della realtà. Tanto per farmi qualche amico in più, abbiate pazienza, ma sono il solito bastian contrario. E grazie invece a chi lavora per noi in Biblioteca, andateci a fare un salto anche voi. Ne sarete contenti.


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mercoledì 16 maggio 2012

I pappi dei pioppi.

I pappi dei pioppi volano leggeri nell'aria. Te li trovi dappertutto. Si alzano al tuo passaggio, si muovono al minimo soffiar di vento, si appoggiano più lievi dei batuffoli di neve, cotone aereo, inconsistenti e bianchi, sfuggenti come fantasime a stento vedute o solo semplicemente credute. Forse neppure esistono, anche se hai la sensazione che ti si infilino nel naso, nella bocca, sforandoti birichini come se non avessero altro scopo se non infastidirti, mentre in fondo vorrebbero solo ignorarti e andare, volare, viaggiare lontano a fare quello che è il loro compito, il loro ineludibile destino. Vogliono soltanto propagarsi spingendosi al limite estremo, fecondare nuovi suoli, nuove lande, sperma aereo con l'ansia di giungere al suo finis terrae, un compito difficile e di improbabile successo. Forse anche qui solo uno su milioni ce la fa, icona paradigmatica di una corsa a raggiungere una meta desiderata da tutti, perseguita dalla maggior, parte raggiunta quasi da nessuno. Precari ontologici a priori che non chiedono conferme. Che triste metafora questa lotta per la vita, che pure alla fine premia assieme il migliore ed il più fortunato, ma che non può prescindere da una determinazione dura e pura, senza condizioni. 

E' il sistema che funziona così, non è di utilità dire che è ingiusto, che ci vorrebbe più spazio per tutti, più democrazia fecondativa. La lotta è sotterranea, poco appariscente alla vista, ma è spietata e lascia le strade piene di cadaveri; teneri, soffici piccoli batuffoli indifesi, adagiati negli angoli morti, appesantiti dalle scorie raccolte che il neppure più il refolo del vento riesce a sollevare. Materia organica alla fine del suo ciclo, cibo utile soltanto più per i saprofiti in attesa vigile, pronti ad afferrare l'occasione per vivere a loro volta, per far ripartire il ciclo della vita attraverso la disgregazione, in una shivaitica alternanza di morti e rinascite, di distruzione per la successiva creazione. Chi non riesce a resistere, ad essere bravo o competitivo, viene soffocato, reciso, espulso, forse rimane in uno stato di coscienza depressa non potendo accettare il suo fallimento, il comclamarsi della sua non capacità a competere con gli altri, ad arrivare prima e meglio. E allora si lascia andare, cede, si ritira, abbandona il campo. Non c'è pietas filosofica, non c'è percorso ermeneutico per questi bianchi simulacri di vita, nessuno compiange il loro destino difficile. Così i pappi dei pioppi se ne vanno sfiorandoti il viso con il loro tocco lieve, quasi a scusarsi del disturbo che ti arrecano, verso il loro destino amorfo. Forse già domani non li vedremo più.


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martedì 15 maggio 2012

Corna e tartarughe.

La vicina.

Certi topoi sono propri di tutti i cieli, così la figura emblematica che noi raffiguriamo con l'icona di Don Giovanni, l'accanito libertino che oggi la cultura angloamericana definirebbe sexaholic, era ben presente anche in Cina, rappresentata dal poeta e spadaccino Szu Ma, avventuriero di grande fama soprattutto per le sue innumerevoli prestazioni amorose. Nel Regno di Mezzo l'argomento è al centro dell'eterna contesa tra taoisti, giocosi e rilassati e confuciani severi e morigerati almeno ufficialmente. Il nostro Szu Ma, grande fruitore del gioco delle nuvole e della pioggia, una vera macchina del sesso, un Rocco Siffredi ante litteram, seduceva fanciulle, con preferenza per quelle sposate al ritmo di due al giorno, risultando così il più grande distributore di "gusci di tartaruga" conosciuto, così infatti vengono definite laggiù le corna regalate ai mariti traditi. Dare del tartarugone a qualcuno, nel celeste impero è davvero un grave insulto che  implica anche il concetto di uomo che per il quieto vivere, chiude un occhio sull'attività extraconiugale della consorte, quello che noi diciamo cornuto e contento. Il nostro eroe naturalmente derideva i confuciani e la loro morale di facciata, combattendone le accuse con argomentazioni assolutamente logiche. Scrive infatti nel suo saggio in versi La bellezza della donna: "Io sono assai più morigerato dei confuciani che sfuggono alle tentazioni. Essi non vanno alle feste per timore di incontrare qualche bella signora e fuggono al solo suono di una canzone o di una risata. Quindi non possono provare di saper resistere." Da parte sua invece rifuggiva solo dalle donne brutte. Si racconta che una sua vicina di casa dagli occhi cisposi, enormi piedi (questo è un particolare orribile per un cinese) e l'andatura da papera, tentasse di sedurlo arrivando a scavalcare il muro del suo giardino per entrare nottetempo nella camera del suo crudele e sordo amato. Szu Ma non le concesse certo i suoi favori, ma si domandò maliziosamente: " Avrebbe, un bigotto confuciano avuto la mia capacità di resistenza?". Per voi invece morigerati gaudenti che sapete apprezzare la raffinatezza del gioco delle nuvole e della pioggia ma senza accanimento ossessivo, ecco una lirica tratta dal Libro delle odi.

Nei prati di primavera ci sono erbe matte
tutte imperlate dalla rugiada del mattino.
Tra queste un bella ci sta.
Ha occhi di fuoco
ed è tutta di miele.
Per caso l'ho trovata
e lei ha ceduto.



Refoli spiranti da:  C. Leed - Storia dell'amore in Cina - SEA -1966


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La poesia ha un prezzo?

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