giovedì 20 marzo 2025

Sudamerica 28 - Il Canale di Beagle

Les Eclaireurs, il faro de la fin del mundo - Canale di Beagle - Patagonia - Argentina - novembre 2024 



Il canale

Passare dall'Oceano Atlantico al Pacifico non era certo facile prima di Panama, che ha tolto al commercio mondiale molte castagne dal fuoco, non per niente oggi si fa di tutto per appropriarsene. Prima invece ti dovevi smazzare una lunghissima navigazione in mari tempestosi, prima attraverso i famosi quaranta ruggenti e poi i cinquanta urlanti, fino ad arrivare al terribile Canale di Drake, il tratto di mare più agitato e pericoloso del mondo, per questo temutissimo da tutti i navigatori, per i quali il passaggio di Capo Horn rappresentava una medaglia da appuntarsi al petto per il resto della vita. Per questo la scoperta, prima dello stretto di Magellano che a nord separa il continente dall'arcipelago della terra del Fuoco e successivamente del più sottile e nascosto canale di Beagle, risolse ai naviganti un bel mucchio di problemi. E fu proprio  Fritz Roy, al comando del Beagle, con a bordo il naturalista Darwin che da questo viaggio trasse tutte le informazioni per approfondire la sua teoria, ad avventurarsi tra le piccole isole dell'arcipelago ed a scovare il piccolo braccio di mare, largo nel suo punto massimo 5 chilometri e lungo 250, che divide l'isola Grande da quella di Navarino e le altre più a sud, evitando di doversi spingere nelle acque aperte e pericolose così prossime all'Antartide. Un passaggio stretto e non facile da trovare nel dedalo di isole e isolette di questa terra spopolata dalla climatologia estrema che sicuramente doveva spaventare quei naviganti per altri versi intrepidi. 

Leoni marini

Fatto sta che navigare su queste acque, calcando le orme di questi esploratori leggendari, ancora oggi è una emozione ineguagliabile e compensa la rosicatura per il costo incongruo che viene richiesto per farlo. Così, svegli già di buon mattino, dopo esserci preparata una colazione gustosa di biscotti, caffè e marmellata, scendiamo al porto dove alle 9 ci aspetta il catamarano Ana, per farci ripercorrere la rotta del Capitano verso la fine del mondo. Di questa locuzione, ad Ushuaia si abusa molto e d'altra parte è cosa del tutto comprensibile, visto che per vendere un prodotto turistico devi puntare sulle tue esclusività, se ne possiedi, e questa evidentemente è una molto suggestiva e vendibile. Il catamarano è vuoto a metà, segno da un lato che non siamo ancora nel pieno della stagione, dall'altro che forse la gente comincia a rifiutarsi di sottostare at prezzi esagerati. Sarà anche per questo che mi hanno fatto lo sconto. Comunque sia, partiamo come previsto e la nave lascia il porto, fendendo le acque nere e diacce del canale. Ci avviamo verso ovest seguendo la costa mentre ai nostri lati le cime della cordillera, qui alle sue ultime manifestazioni di potenza, allineano vette solitarie, scabre e violente alla vista, solo nelle cime coperte da cappucci di neve che ne rivelano il rigore, anche se si tratta di rilievi che superano appena i 1000 metri. 

Los Cinco Hermanos

Ti guardano immobili e severe, come a chiederti il motivo del tuo essere venuto fin qui, prima il monte Olimpia, poi la cresta seghettata dei Cinco Hermanos. I loro fianchi sono ricoperti di foreste nere, ostili e all'apparenza impenetrabili. Certamente qui non troviamo i passi faticosi e le quote di altura del nord, ma pure questi monti lontani ed incogniti ti lasciano una sensazione di una terra nemica che sa bene respingere ogni tentativo di appropriazione, di piegarsi all'occupazione umana, quasi volesse gridare all'universo la propria volontà di rimanere libera e vergine, rifiutando il calpestio dell'offensivo piede umano, lasciandosi al più, contemplare da lontano, appunto dal mare, ma negando approdo e consenso all'essere toccata, vergine riottosa e quando mai, sfruttata per qualsivoglia scopo. Avverti una sorta di respingimento, quasi questo diritto fosse da essa riservato solo a quegli sparuti gruppi di nativi che avevano saputo raggiungerla in tempi non sospetti e ad essa avevano adattato se stessi e per questo sono stati perdonati ed accettati, se pur con riluttanza. Intanto la nave procede a fendere le acque quasi immobili visto che anche i venti che soffiano incessanti, non riescono a stimolare le acque spesse e quasi gelatinose del cupo Stige, se non provocando leggeri tremori. 

Dopo un'oretta di navigazione, lasciate alle nostre spalle le piccole isole Bridges e l'isoletta de los Pajaros, piena di cormorani, magellanici e imperiali, vediamo comparire all'orizzonte una scheggia di roccia che emerge dall'acqua dove si frangono le onde, sollevando spruzzi di spuma bianchissima. Sul punto più alto si erge un piccolo faro, Les Eclaireurs, che a sua volta si è iscritto a pieno titolo nel gruppo delle "cose" più a sud del mondo. Naturalmente ne è nata subito una polemica con un altro piccolo faro, quello sull'isla de los Estados e non solo su quale abbia diritto all'ambito titolo, ma anche su quale sia l'autentico ispiratore del libro di Verne, appunto intitolato Il faro alla fine del mondo. E' chiaro che a far confusione si fa in fretta, ma certo il luogo è suggestivo. La barca rimane attorno all'isolotto per una bella mezz'ora, visto che essendo gremito fino all'inverosimile di una colonia di leoni marini, certamente di più di quanti ce ne stiano materialmente, diventa  uno spettacolo nello spettacolo. Gli animali stanno abbarbicati sulle rocce puntute a prendere il sole, ma vengono continuamente scalzati da quanti arrivano dal mare e vogliono prendere il posto a quelli che già ci sono e magari in posizione migliore, sdraiati pigramente a bearsi del sole che nel frattempo fa capolino tra le nuvole. 

Elefante marino

Le madri sono assillate dai piccoli che richiedono attenzioni, mentre i più maldestri, nel tentativo di succhiare il latte o di litigare tra di loro, cascano in acqua, tentando poi disperatamente di risalire sulla roccia; se poi capitano vicini die maschi, allora parte subito la battaglia. I due contendenti si rizzano sulle pinne anteriori, ciondolando il testone arricchito e gonfio della ricca criniera pelosa e si minacciano a vicenda cercando di scacciare a spinte e a testate l'avversario, non sia mai che il più forte e dominante abbia capito che l'altro sta cercando di insidiargli l'harem di femmine, che, invece, osservano la scena pigramente sdraiate senza dar cenno di preferenza, disposte alla fine ad accogliere il tronfio vincitore, certe che essendo il più forte o quantomeno il più prepotente saprà assicurare i geni migliori alla futura progenie. Tutto questo spettacolo si svolge incessantemente sotto gli occhi sgranati dei passeggeri della nave che dondolando a pochi metri di distanza dall'isolotto, consente a tutti di scattare qualche migliaio di foto e naturalmente di selfie, accompagnati da una serie infinita di gridolini di gioia e di meraviglia. Solo tra i leoni marini, giace immoto un colossale elefante marino sta sdraiato a pancia all'aria, respirando rumorosamente dalla grossa proboscide che gli corona il muso. 

Il canale
Se non fosse per questi sussulti forse involontari, sembrerebbe morto; gli altri animali intanto gli strisciano attorno senza disturbarlo, anche se non obbligati a tanta attenzione neppure richiesta, ma pur sempre forse timorosi della sua sua mole, di certo superiore a qualche tonnellata. Nei punti più alti dell'isolotto, dove la roccia diventa più scabrosa ed affilata, stazionano centinaia di cormorani imperiali che si alzano in volo ed alternativamente si posano in continuazione, come fossimo in un grande aeroporto internazionale. Sazio di scatti e anche perché il vento tira folate gelide che portano via il cappello, mi metto al riparo in una rientranza del catamarano, prima ero proprio sulla scaletta, avanzata sull'acqua, quasi appeso alla ringhiera, per poter arrivare il più vicino possibile agli animali. In effetti è tutto uno sgomitare per mettersi nelle posizioni migliori, a prezzo di precipitare nell'acqua sottostante. Intanto sulla mia testa volteggia, leggera e splendida una paloma antarctica, candida come la neve, coi margini delle ali allargate al massimo per poter sfruttare al meglio il vento; muove la testa per guardarsi intorno, mi guarda a lungo, come volesse dirmi qualche cosa. Non ho mai visto immagine che rappresentasse meglio il simbolo della pace e allo steso tempo della bellezza. Ma la nave scivola via, lentamente trascinandosi dietro una lunga scia di spuma bianca.

Paloma antarctica

SURVIVAL KIT 

Cormorani imperiali

Crociera sul canale di Beagle - E' una delle escursioni più richieste. Parte dal porto di Ushuaia, dove ci sono i baracchini per la prenotazione. A novembre non avrete problemi di trovare posto. Ce ne sono di diversi tipi. Di due ore e mezzo circa che vanno all'isola del leoni marini e al faro (80 $). Di cinque ore che aggiungono anche l'isola Martillo conn la pinguinera, poi passrete davanti al relitto e si scenderà a terra su una desolata spiaggia di conchiglie in fondo al fiordo (120 $). Come ho già detto consiglio di chiedere lo sconto soprattutto in mezza stagione. Altre soluzioni consentono di scendere a terra tra i pinguini e la visita di una estancia, ma le sconsiglierei soprattutto se contate di andare anche a penisola Vldez dove vedrete una colonia di pinguini molto più ricca e molta da vicino. Normalmente ne fanno per ogni tipo, due al giorno una verso le 9/9:30 e l'altra al pomeriggio verso le 15. Per la verità non è che siano asolutamente imperdibili, di certo vedrete più animali in altri luoghi, segnatamente a Valdez e il panorama non è certo eclatante, ma qui avete si certo la parte psicologica di solcare le acque dove si è avvemturato Sarwin col Beagle. Se il budget vi costrine a fare delle rinunce questa è una di cui si può fare a meno per il rapporto qualità/prezzo e non continuate a dire che ho il braccino corto e che se ormai sei arrivato alla fine del mondo (e dagliela) non si può rinunciare.

Cucciolo di leone marino


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mercoledì 19 marzo 2025

Sudamerica 27 - Ushuaia

La baia di Ushuaia - Patagonja argentina . novembre 2024
 

Terra del Fuoco dall'aereo

Siamo arrivati nella famosa Terra del fuoco, ultima Thule del nostro viaggio, estremo lembo del mondo conosciuto, che emozione! Non ci sono dubbi che questa componente psicologica sia di sicuro una delle più importanti che ti conduce fin quaggiù, visto che le attrazioni diverse non sono certo paragonabili agli spettacoli naturalistici straordinari delle altre parti del paese, dalle cascate, ai punti topici della cordillera, ma è chiaro che qui ci devi arrivare comunque per considerare completo il tuo cammino. Chi è passato di qui, infatti, sia per terra che per mare ha lasciato segni storici incancellabili, da Magellano, il cui nome è dovunque, a Darwin, che ne ha disegnato l'importanza per gli spunti ricevuti. Lasciando anche soltanto ai naviganti le emozioni di quel Capo Horn, boa riservata a pochi intimi, che tra l'altro, se non lo sapete, si riuniscono di tanto in tanto (quelli ancora in vita naturalmente) nientemeno che ad Oneglia (c'è infatti una associazione mondiale dei cosiddetti Capehorniers, che lo hanno passato a vela almeno una volta nella vita), il dedalo infinito di canali tra le isole di questo ultimo triangolo di mondo mantiene lo stesso ineguagliabile fascino che portava fin qui gli equipaggi a scrutare le rive vicine al passaggio, ma lontanissime nelle menti, su cui brillavano i fuochi nella notte di misteriosi nativi, gli Ona, descritti come mostri giganteschi o al contrario deformi mangiatori di carne umana degli sventurati che avessero avuto l'ardire di sbarcare sulle sterili rive coperte di neve.

Colomba artica

Un mondo più favoleggiato che descritto e anche dopo, quando l'ansia di conquista degli arditi, spinti dalla curiosità, tarlo perenne degli esploratori o la fuga dei disperati dalle natie terre diventate ostili per i più svariati motivi, fin qui li spingevano in cerca di una pur misera soluzione di vita per metterli di fronte ad un adattamento ad un territorio estremo e talmente lontano dal resto del mondo da rassicurare anche coloro che avevano ragioni di fuga ben motivate. Insomma un refugium di disperati in cerca di una seconda o terza occasione a prezzo di rinunce e sofferenze di ogni tipo. Infatti la città di Ushuaia, considerata la più meridionale del mondo visto che siamo quasi al 55° sud, è relativamente recente, visto che per oltre cento anni qui non si fermava nessuno, in tutto qualche casa e qualche missionario preso dalla smania di voler evangelizzare i nativi Ona e qualche marinaio di passaggio; infine la famosa colonia penale argentina, che fu definitivamente chiusa nel 1947. L'anno successivo il governo incaricò guarda caso, un italiano di ricostruire da zero una città e così in due anni arrivarono appunto 2000 nostri connazionali che misero in piedi l'attuale insediamento che oggi svolge attività prevalentemente turistiche, grazie alla sua posizione estrema. Per la verità, fatto il lavoro, la maggior parte se ne tornò a casa perché va bene fare l'emigrante ma anche in un posto un tantino più comodo! 

Ushuaia

Ovviamente la difficolta di raggiungere questo posto estremo, la distanza dal nostro mondo e tutto il resto, rende ogni cosa più difficile e costosa e questo è abbastanza comprensibile. Quindi bisogna far bene i calcoli, memori di quanto ci ha raccontato una coppia di ragazzi incontrati nel giro che, avendo fatto di Ushuaia la loro prima tappa, qui hanno dilapidato quasi l'intero budget del loro viaggio patagonico. Quindi tanto per stare dalla parte della ragione, cominciamo subito a prenotare al passaggio dal porto, prima di raggiungere la nostra destinazione, la famosa e a questo punto obbligatoria, crociera sul canale di Beagle, anche questa aggiudicata dopo lunga trattativa, di cui vi dirò. C'è poco da fare, nel momento della mezza stagione, quando i mezzi sono pieni a metà, prima di lasciarti andar via tutti sono disponibili a fare uno sconto e alla fine tutto cuba. Infatti le opzioni per l'escursione sono in pratica due, la prima di tre ore che porta fino al faro raccontato nel romanzo di Verne e l'isola con i leoni marini a 80 $ a testa e la seconda che porta anche in aggiunta fino all'isola Martillo e alla sua pinguinera dove di solito stazionano qualche centinaio di pinguini a 120 $. Ovviamente scegliamo la seconda già che ci siamo e dopo lunga trattativa riesco ad ottenere uno sconto a 90 $ che moltiplicato per quattro rappresenta sempre un certo risparmio. Ricordatevi di trattare sempre al massimo vi diranno di no.

Comunque l'uscita è programmata per domani mattina e anche il pomeriggio con i consigli di Ezechiele, ha già un suo itinerario pronto e quindi eccoci alla nostra casetta dove ci aspetta la signora per la consegna delle chiavi e le istruzioni per l'uso oltre, ça va sens dire, al pagamento. Tuttavia la soluzione scelta si rivelerà ideale e una delle più azzeccate dell'intero viaggio, oltre che ragionevolmente economica. Si tratta in pratica di una specie di AirBnB o quantomeno ne ha tutta l'aria, essendoci data a disposizione l'intera casa. Quindi, scaricati i bagagli, non ci rimane che fare un giretto di primo impatto per la città, che è ordinatamente posta in forte discesa verso la riva del canale ed il porto. Il centro è costituito da una serie di una decina di vie parallele che seguono la costa, perpendicolarmente congiunte da strade in forte pendenza che risalgono verso la montagna che cresce, nera ed impervia alle spalle del paese. Tutto sommato la sensazione è di una città vitale, piena di turisti che scorrazzano avanti ed indietro passando da un locale all'altro. Le vie del centro infatti sono tutte un susseguirsi di ristoranti bar e agenzie turistiche, gremite di gente che va e viene. Tenete conto che questo è anche il porto da cui partono tutte le crociere antartiche e comunque rimane punto di sosta per le navi che girano tutto il cono sudamericano. 

Nel porto ogni sera vedi almeno tre o quattro navi che, anche se non esibiscono le mostruose dimensioni di quelle che ormai girano per il Mediterraneo e il Caribe, portano almeno da mille a duemila persone a testa. Considerate quindi quanta gente scende a terra per fare le escursioni e gira per le strade di questa cittadina. Tuttavia non sembra che tutto sia rose e fiori, infatti tutti i negozi esibiscono vistosi cartelli che chiedono l'abolizione delle extra tasse che sono state messe da poco tempo sul turismo e che evidentemente hanno inciso e non poco sull'aumento vertiginoso dei prezzi, segno che la cura Miley comincia a farsi sentire ed i danni si iniziano a contare. Passiamo in un piccolo supermercato, più che altro un negozio dietro casa nostra per fare scorta di biscotteria per la colazione di domattina e anche per queste piccole cose i prezzi sono decisamente pesanti, quasi il doppio che in Italia. Ascoltiamo un po' di pianti e lacrime da coccodrillo da parte della gerente, dalle forme assai generose in verità e dal suo dolente marito, un magrolino che si spezza la schiena scaricando casse di acqua minerale da due dollari la bottiglia che nessuno sarà mai in grado di comprare e che si lamentano di non riuscire a vendere più niente, ma visto che si capisce subito da che parte ha votato, direi che chi è causa del suo mal pianga se stesso. 

Tramonto a Ushuaia

Poi scendiamo verso la San Martin, l'avenida centrale a cercare un locale dove affondare i denti in qualche bella bistecca. Finiamo all'Ideal che esternamente presenta molto bene, sembra un localino tradizionale coi tavoli in legno e molte belle foto alle pareti, ma quando scorriamo la lista capiamo che è un trappolone per turisti e anche se applica un cambio molto favorevole a chi paga in verdi dollaroni contanti, 1200 invece dei canonici 1100. Pare sia il locale più antico della città aperto da quasi un secolo e dunque noblesse oblige. Per carità il filettone è ottimo, almeno quello, ma il conto è comunque pesante. Comunque usciamo leggeri e alleggeriti, ma ugualmente contenti e andiamo fino al porto dove la luce si mantiene ancora sebbene siano ormai le nove e anzi la latitudine e una serie di nuvole frastagliate sul mare regalano una cortina di sfumature di rossi e di vermigli da non credere. Qui trovi un po' la stessa caratteristica delle terre dell'estremo nord Europa, durante i giorni più lunghi hai il fenomeno delle cosiddette notti bianche durante le quali anche se il sole va sotto l'orizzonte rimane sempre nel cielo quel certo bagliore innaturale che ti fa sentire in terra aliena. Tutto attorno, le montagne coperte di boschi sono diventate nere e cupe e sembrano nascondere le loro leggende paurose come quelle della foresta di Harry Potter. Le navi sui moli lontani sono anch'esse sagome nere, ricoperte di piccole luci, popolate chissà da fantasmi giunti da lontano a trovare in queste acque gelide, la pace perduta. Noi intanto ci godiamo il momento e ce ne andiamo a dormire, ma quanto è faticosa la salita verso la nostra casetta!

SURVIVAL KIT

Bar ristorante Ideal - Av. San Martin 393 - Pare sia il primo ristorante della città, carino e caratteristico con piatti tipici argentini e patagonici. Attira la clientela col cambio a 1200 per dollaro, poi però i prezzi sono abbastanza elevati. Noi abbiamo preso due filetti coi funghi in quattro con le bevande 89.000 pesos, quindi 40.000 a piatto! Buona la qualità comunque e bisogna considerare anche il locale in pieno centro.

Casa La Escondida - Pres. Julio Argentino RoJa 212 - Ushuaia - Piccola casa con due camere doppie, letto comodo, cucina, sala e servizi, ristrutturata da poco, pulitissima e assolutamente ottima sotto ogni punto di vista. Ragionevolmente in centro si raggiungono porto e tutti i punti che servono a piedi, incluso il supermercato e la Av. San Martin dove c'è tutto. La signora, gentilissima, a richiesta ha provveduto a mandarci un taxi all'aeroporto (7200 pesos) e a darci tutte le indicazioni, incluse cartine e dépliant. Soluzione altamente raccomandabile e visti i costi di Ushuaia, anche ragionevolmente economica. Grande TV, frigo, wifi, AC e riscaldamento incluso, acqua calda, tutto ben funzionante. Parcheggio nel cortile. L'intera casa (2 camere doppie, 2 bagni, cucina e sala) ci è costata 400 USD per 4 notti, quindi 50 a camera doppia. Prezzo interessante se raffrontato alla concorrenza.

Casa Beban

Ushuaia - Cittadina di 80.000 abitanti, cara e turistica, che serve da base per esplorare questa area dell'estremo sud. Se volete vedere quasi tutto, calcolate almeno 4 notti, senza fare particolari trekking, ma c'è chi preferisce saltarla addirittura visti i costi per raggiungerla e acquistarne i servizi. Tappa di Crociere, è sempre piuttosto piena di turisti, ma offre in compenso moltissime soluzioni abitative e locali di ogni tipo. Viene considerata come la città più a sud del mondo anche se nella realtà, sull'altra sponda del canale di Beagle c'è il piccolo abitato, non più di qualche casa, di Puerto Williams, sull'isola cilena di Navarino. Da vedere in città, oltre alle vie principali, come la S. Martin che la attraversa tutta, ci sono diversi musei come quello de la Fin del Mundo, il Maritimo, l'Antartico e quello del Presidio oltre allo Yamanà, quello dei nativi, con molti reperti storici. In fondo al porto dopo un bel parco ci sono tre case antiche: la Beban, la Torres e la Pena col Museo de la Ciudad. Inoltre un paio di chiese di inizio secolo e lungo la costa la Reserva Natural Urbana Bahìa Enserrada, un'area umida con nidificazione di uccelli marini da cui si ha una bella vista della città. Vicini alla città, in macchina in una decina di chilometri risalendo la montagna, si arriva al ghiacciaio Martial, raggiungibile con un trekking di un'oretta (la seggiovia che portava fino alla base non funziona più). 

Canale di Beagle

Le zone intorno sono il regno del trekking e dell'escursionismo con molte agenzie che li organizzano, in vari modi, fuori strada, quad, barche e così via. Gli itinerari di uno o più giorni sono moltissimi e potrete informarvi all'ufficio del turismo o  in una delle tante agenzie. Detto questo le escursioni più gettonate sono: La navigazione sul canale di Beagle, in due soluzioni corta e lunga; il Parque National Lapataia, col trenino de la fin del mundo, trappola acchiappaturisti con la famosa prigione, e la visita al Faro de la Fin del mundo. Uno dei trekking più gettonati che vi porta via un giorno ma è fattibile da soli è quello alla Laguna Esmeralda, un po' faticoso ma di cui dicono bene. Ci sono poi escursioni guidate sul Ghiacciaio Vinciguerra e e la salita al Cerro Guanaco di 1000 metri da cui si dice si goda del miglior panorama, posto che non ci siano nubi, cosa quasi impossibile. D'estate si scia a Cerro Castor, naturalmente la stazione sciistica più a sud del mondo. Se affittate un'auto ci sono diversi itinerari per l'isola incluso il classico che percorre la costa meridionale del lago Fagnano e il lago Escondido e poi fino alla costa Atlantica fino a Rio Grande ed oltre. A sud oltre il canale di Beagle, non ci sono strade e dovrete usare una escursione organizzata (qualche centinaio di Euro, per vedere da lontano al largo, l'isola dove c'è il famoso Capo Horn. Da Ushuaia partono le crociere per l'Antartide, se siete disposti a vendere un rene, da 6 a 10 gg, a partire da 6.000 a 12.000 euro. Qualcuno dice che se andate al porto e chiedete posti last second, disponibili a partire al momento, in qualche caso si sono trovati posti a metà prezzo. Io per curiosità ho provato a chiedere, mi è stato risposto che i primi posti liberi erano a gennaio a 8.000 euro, alla faccia che non ci sono soldi.

Ushuaia


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martedì 18 marzo 2025

Sudamerica 26 - Laguna Nimez e Cueva Walichu

Laguna Nimez - El Calafate - Patagonia Argentina - novembre 2024


Questa mattina ce la prenderemo decisamente comoda, visto che l'aereo per lasciare El Calafare e fare l'ultimo balzo finale verso la fin del Mundo è nel tardo pomeriggio. Quindi ci gustiamo appieno la colazione dell'ostello che tutto sommato ha fatto il suo dovere. Alla fine è sempre così, quando si arriva, la sensazione è sempre un po' di delusione critica, ma quando è ora di partire, visto che tutto sommato le pecche erano trascurabili, finisci per considerare che i lati positivi superano sempre abbondantemente quelli negativi e lasci con un po' di dispiacere. Molliamo allora i bagagli alla reception dove li ritireremo al momento della partenza e andiamo in taxi fino alla Reserva Laguna Nimez, una delle attrazioni cittadine e anche tanto per far venire mezzogiorno. Arriviamo infatti sul bordo del lago verso le dieci, dove, in un'ansa laterale, si è formata una vasta zona umida attorno ad una piccola laguna. Qui da tempo hanno trovato casa una quantità di uccelli, prevalentemente di piccola taglia, di cui si sono contate 130 specie diverse su una superficie di circa 70 ettari, che contempla ben cinque ambienti differenti. In primo luogo la steppa arbustiva con cespugli di Calafate (Berberis microphylla) e altri arbusti come il Neneo e ed i cosiddetti Carditos, che lasciano spazio anche alle tane di volpi grigie che allignano in tutto il sud. 

Abbiamo poi la zona umida fatta di lagune, popolata dagli uccelli acquatici tra i quali i maggiori sono i fenicotteri rosa ed i cigni dal collo nero, assieme a moltissime specie di anatre come il Coscoroba. Abbiamo poi la prateria allagabile, con molte specie erbacee e bellissimi fiori che ospitano uccelli come sterne, beccacce, piovanelli e il Caukanes tipico della Patagonia. Il Juncal invece è composto di fitti canneti e offre la importantissima funzione di ospitare la nidificazione di molte specie, in particolare rapaci come le poiane ed i Chimangos oltre al rarissimo pollo sultano (Rallus antarcticus), presente ormai in pochissime zone del pianeta. Infine abbiamo la costa del lago, con la presenza di dune e rocce popolata da rondini ed altri uccelli migratori, come pivieri e piovanelli che arrivano addirittura dal Canada. Insomma un ambiente davvero interessante e con molte cose da vedere. Seguendo diligentemente la mappa che ci hanno consegnato all'ingresso, seguiamo il percorso contornato da paline e subito tra i cespugli, i ciuffi ci erba e gli specchi d'acqua vieni immediatamente affascinato dalla presenza di tante specie diverse che nidificano, che si aggirano in cerca di cibo o girano in lungo e in largo nelle lagune. 

Riconosci via via le specie riprodotte nel depliant e poi staresti ore nel casotto sulla riva dello stagno, dove dalle fessure puoi osservare senza dare disturbo tutta la varietà di anatre, anatroccoli, germani e moriglioni che sguazzano con piccoli al seguito. Naturalmente è tutto un crepitio di macchine fotografiche e per la verità si arriva così ragionevolmente vicini agli animali che non rimpiangi neppure la mancanza di teleobiettivi professionali. Diciamo che con un buon 200-300 al massimo, ti togli tutte le voglie. Insomma un paio d'ore ben spese; la corona di montagne lontane al di là del lago, dalle cime incappucciate di bianco, poi, aiuta a creare quello sfondo da cartolina che non offende di certo la vista e contribuisce a far considerare la zona di El Calafate come probabilmente il punto clou di tutta la Patagonia Argentina e a definirlo come assolutamente imperdibile. A questo punto dopo aver sgranocchiato qualche barretta di sussistenza tanto per rinforzare la colazione, chiamiamo Josè che ci porta prima a recuperare i bagagli e poi verso l'aeroporto, che con la sosta intermedia ci costerà altri 20.000. Ma prima c'è ancora un'ultima tappa da smarcare dal taccuino degli appunti, visto che oltretutto è proprio sulla nostra strada e mi riferisco alla Cueva di Punta Walichu, un insediamento preistorico scoperto alla fine dell'800 proprio sulla riva del lago. 

Qui il famoso Perito Moreno durante una passeggiata solitaria lungo le rive del lago, trovò questo dedalo di piccoli canyon e passaggi nella scarpata morenica e notò sulle pareti una ricca serie di pitture rupestri risalenti a qualche migliaio di anni fa. Al botteghino faccio subito una bella supercazzola all'addetto e, pronti via, ci riducono il biglietto a 16.000 solo per simpatia e senza causale precisa, insomma un misto tra pensionamento e italianità. Poi cominciamo il giro infilandoci negli stretti passaggi che si inoltrano nelle friabili pareti di roccia lungo la spiaggia. Saggiamente l'organizzazione ha predisposto una zona in cui le pitture sono state riprodotte chiaramente, per poter far sì che poi, la vista di quelle originali, che sono decisamente più sbiadite e di difficile interpretazione, diventino un poco più riconoscibili. Così, una dopo l'altra sfilano davanti ai tuoi occhi, figurine antropomorfe, animali, spirali, mani positive e negative e tante altre figure, certamente già viste in altri luoghi, ma che, come sempre, .riescono ad emozionare soprattutto se pensi ai millenni che sono passati e agli esseri umani che le hanno prodotte ed al tipo di vita che facevano ed alle condizioni di adattamento a cui erano sottoposti. 

Tra l'altro tira un vento che porta via e fa anche un freddo cane e pensare a questi nativi, avvolti da pelli di animali che se la sfangavano da queste parti, accendendo magri fuochi e riparandosi sotto capanne di frasca o in caverne en plain air come queste, fa pensare molto sulla capacità di adattamento dell'umanità. Insomma veniamo da lontano ma pensare che questa gente ha passato generazioni e generazioni ad uscire dall'Africa per attraversare il mondo ed arrivare fin qui dallo stretto di Bering, lasciando in ogni luogo che ha raggiunto, tracce del suo passaggio e della sua vita, con segni e iconografie tutto sommato molto simili, produce sempre emozione. L'uomo riesce sempre, nel bene e nel male a lasciare un segno del suo passaggio o della sua esistenza, così come un animale traccia, in altro modo certo, il territorio che considera suo. L'audioguida è molto dettagliata e figura per figura spiega in ogni dettaglio, significati, interpretazioni e corrispondenze. In fondo all'itinerario, oltre ad un piccolo giardino che ospita un esempio degli arbusti e delle erbe endemiche c'è anche una ricostruzione di una tomba ed una capanna Ahonikenk, ricostruita grazie alla consulenza di una delle ultime discendenti Tehuelche, le genti che popolavano queste zone prima dell'arrivo degli Europei. 

Una visita tutto sommato interessante, che certo non vale da sola il viaggio, ma visto che si è da queste parti merita assolutamente. Riprendiamo quindi la strada verso l'aeroporto, contornata dai malandati steccati delle estancias, tenuti insieme dal filo spinato, sul quale spiccano a distanza quasi regolare le carcasse e le pellicce divorate dagli animali, dei guanachi che durante l'estate, quando il terreno è coperto da uno spesso strato di neve, tentano il salto disperato e vi si impigliano irrimediabilmente nella attesa di una morte straziante in attesa di lupi, volpi e rapaci che ne verranno a banchettere le carni ancora agonizzanti. Il volo è in orario perfetto, anzi addirittura in leggero anticipo, fino ad ora questa Areolineas Argentinas ha dato un ottimo feedback, bisogna rimarcarlo, quindi arriviamo ad Ushuaia per le 18. Ormai siamo quasi a 55° di latitudine sud ed il sole a quest'ora è ancora piuttosto alto. La signora della casetta che abbiamo affittato per 4 notti ci ha mandato il taxi e quindi parte subito la chiacchiera con Ezechiele, che si dimostra subito una fonte di preziose informazioni per quanto riguarda l'organizzazione dei giorni che trascorreremo qui e che erano ancora un po' nel vago nel mio pur dettagliato programma. Il problema insomma è sempre quello di trovare le persone giuste. E tutto va valutato con buonsenso, visto che Ushuaia è una delle città più care dell'intera Argentina e quindi bisognerà fare delle scelte, anche se tutto ciò è assolutamente comprensibile visto che questa volta siamo davvero arrivati alla benedetta Fin del Mundo e dite quello che volete, ma anche questo fa parte della situazione emozionale del tutto unica che quasi avverti nell'aria come una scossa elettrica. O sarà il buco dell'ozono?

La cueva

SURVIVAL KIT

 Laguna Nimez - A soli 800 metri dalla via principale della città, è una vasta zona umida sul bordo del Lago Argentino che ospita una ricchissima avifauna, C'è un percorso di circa tre chilometri che consente di visitarla tutta osservando 5 ambienti naturali e potendo osservare anche da molto vicino gli uccelli presenti, da terra e da appositi capanni nascosti con ottime possibilità di birdwatching e di scattare ottime foto.. Calcolate un paio d'ore per una visita che consenta di fermarsi un po' per godersi appieno lo spettacolo. Ingresso 12.000 pesos, dalle 10 fino al tramonto.

Cueva di Punta Walichu - A 8 km da El Calafate lungo la strada per l'aeroporto. Zona di erosione morenica lungo la riva del lago argentino con una serie di calanchi e di scoscesi burroni dove in periodo neolitico, furono presenti insediamenti umane di cui già nel 1877  Moreno trovò traccia. Ingresso 22.000 pesos con audioguida e/o visita guidata inclusa che racconta con precisione punto per punto, tutti i vari dipinti, aperto fino alle 22. Almeno un'oretta per la visita completa.

Volo El Calafate - Ushuaia - AR1898 - 16:55 - 18:15 a Euro 116. 

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