domenica 27 giugno 2021

Museo dell'Agricoltura del Piemonte - XVII giornata di Istruzione


Sembra di essere tornati indietro nel tempo, ormai da un anno e mezzo non ci ero più abituato. Già, l'altro ieri sono ripresi i viaggi di istruzione del Museo dell'Agricoltura del Piemonte ed è un'altra tessera che aiuta a ritrovare la normalità perduta, desiderata da tanto tempo, speriamo solo che duri. Intanto la piana della provincia granda scorre attorno a te, sullo sfondo quell'arco alpino testimone connivente che ti strizza l'occhio per dimostrarti ancora una volta, casomai te lo fossi dimenticato, che hai la fortuna di vivere in una delle terre più belle del mondo e che tutti ti invidiano per questo. I campi dorati dei cereali si apprestano ad essere raccolti, quelli di orzo già lo sono stati, lasciando le terre gialle di paglie cadute con gli spuntoni dei culmi tagliati alla base che formano una tavola da fachiro con le punte rivolte verso l'alto in attesa che passi l'estate. I campi di mais invece sono nel loro pieno rigoglio, verdissimi con le foglie apicali che svettano dritte verso l'alto, una caratteristica genetica di cui quasi nessuno si rende conto, praticamente un OGM, anche se tecnicamente non lo si può chiamare così, che ha migliorato la produzione almeno di un 10%; ah, la ricerca ... altro che belinate bio o, ancora peggio, le stregonerie biodinamiche che la saggia politica approva all'unanimità, pensate al disastro che potranno produrre questi politici con la auspicata svolta verde!!! 

Poi, a scacchiera l'altra grande ricchezza di questa zona, le ordinate e ricche estensioni a frutteto, per lo più coperte da reti antigrandine, meteora che sta diventando sempre più devastante. Man mano che ci si avvicina all'albese sembra di sentire l'odore di Nutella che si spande nell'aria, quel dolce corposo e serico, ricco di olio di palma sposato alla pasta di nocciola, squisitezza erotica e spalmabile. Mai succedaneo fu più riuscito dello stesso originale. Tutto 'sto cappello perché la strada per arrivare a Rocca de Baldi è lunga, c'è poco da dire, gli spazi del cuneese sono ampi e le strade antiche e lente. Qui si va piano e l'autostrada per raggiungere il capoluogo è ancora un troncone che si perde nel vuoto di un campo di mais, appunto. Per la Cuneo-Nizza. orgoglio di altri tempi ci penseremo con altrettanta calma, se del caso. Il paesino, che ha conosciuto un passato di grande importanza storica, è delizioso; la chiesa parrocchiale di S. Marco, chiaramente sovradimensionata all'attuale centinaio di residenti, aperta dunque apposta per noi, testimonia di un passato ricco e glorioso, con il suo decoro interno sei-settecentesco fastoso e baroccheggiante, con i suoi affreschi importanti, i quadri, gli altari secondari e soprattutto quello principale addirittura sproporzionato come dimensioni al già grande contenitore, che contiene una strepitosa Annunciazione. 

Ricco di marmi e di statue di pregio racconta la storia della famiglia dei Morozzo di antica nobiltà, oltre un millennio. che ancora oggi resiste, che lo salvò, rivendicandone la proprietà, per salvarlo dalla furia ladronesca napoleonica che voleva portarselo in Francia. Gli fu concesso, a patto che lo portassero via da Mondovì, dove era locato e dove la razzia dei beni ecclesiastici si stava svolgendo, ecco le ragioni della sproporzione, in questa chiesa di proprietà, ma ormai periferica. Già perché la Rocca ed il vicino abitato di Morozzo, gloria della famiglia, aveva ormai perso di importanza a favore delle vicine Mondovì e Cuneo, a cui preesisteva praticamente in mezzo da qualche secolo, rimanendo feudo sempre più dimenticato della famiglia che di mano in mano perdeva di potenza e di importanza. Il bel castello, del quale, nonostante le rimaneggiature successive, riesci a leggere le fasi storiche, ospita nel giardino, oltre ad alberi centenari, un grande frutteto di ricerca che il Comizio Agrario di Mondovì, segue con la collaborazione della facoltà di agraria di Torino, conservando una importante collezione di varietà di meli e seguendo una sperimentazione di grande interesse scientifico. D'altro canto il castello ospita nelle sue sale, al secondo piano un bellissimo museo che valorizza la la cultura contadina del Cuneese ed ha realizzato gli spazi della collezione Doro, nucleo iniziale del museo, con allestimenti multimediali di forte impatto visivo. 

In particolare ho trovato la selezione iconografica delle fotografie d'epoca, assolutamente straordinaria. Al piano nobile, godibilissime le sale del castello riportate da un attento restauro ai suoi fasti settecenteschi, dopo essere rimasto per decenni in stato di assoluto abbandono e predato di ogni arredo asportabile, come spesso è accaduto in siti di questo tipo. Altrettanto interessante l'ala dedicata al periodo in cui il castello aveva ospitato l'Istituto per orfani di guerra. Poco distante l'abitato di Morozzo con le sue viste sul territorio circostante ed il colossale nido di cicogne che occupa un albero secolare. Sulla strada abbiamo poi potuto dare un'occhiata al monastero di S. Biagio che aveva ospitato una importante comunità monastica, attualmente abbandonato ed in vendita, in attesa di un futuro da definire ed infine l'oasi naturalistica di Crava Morozzo, un'ampia area umida con laghetti e stagni nascosti in una fitta vegetazione, con tanti punti di osservazione nascosti tra i canneti dove osservare la fauna avicola, ricca e variegata, con numerosissime specie stanziali e di passo. Non poteva mancare una sosta tecnica all'Azienda Agricola Agritrutta, nota per il suo allevamento ittico di trote salmonate che affumica direttamente in azienda, il cui indispensabile assaggio ha dato completezza alla giornata, organizzata magistralmente come consueto dalla insostituibile Dott. Giacomina Caligaris, che fortunatamente conserva viva la volontà di portare avanti questi incontri appassionanti. Direi dunque alla prossima.

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XIV giornata 

venerdì 25 giugno 2021

La trota ha il suo perché

foto dal web


Intanto il tempo scorre nelle incombenze più varie, a volte divertenti, a volte fastidiose. L'estate va avanti, già ormai ci siamo a pieno titolo nell'estate dopo il solstizio e quindi non si ha ragione nemmeno per lamentarsi del caldo. E' la stagione, ci tocca insomma, non stiamo a fare piagnistei, lamentiamoci piuttosto se facesse freddo. Ieri ho fatto un bel giro del quale magari domani vi renderò conto, mangiando anche un delizioso filetto di trota affumicata ricoperta di granelli di nocciole e mandorle, una vera squisizia, che ho gustato assai, ve ne faccio cenno tanto per significarvi che non è giusto lamentarsi continuamente. Sarà che questa mia vena di moderata rilassatezza, forse dai più inattesa, visto che vi ho abituato al rude borborigmo lamentoso dell'anziano a cui non va mai bene niente, coincide con una lontananza congrua dai vituperati cantieri di sbancamento, ma tutto sommato ogni tanto bisogna pure tirare il fiato e il permanere tre o quattro giorni nella città assolata non è poi così male. Sarà una questione di cuore. Sì, bisogna sempre starlo a sentire, magari tenerlo sotto controllo ogni tanto e qui rimango criptico poi, magari vedremo. Insomma moderata soddisfazione e mandrogna voia d'lasmi stè, tanto per cambiare. 


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lunedì 21 giugno 2021

Calura

foto dal web


Fa un caldo porco, sto boccheggiando come un pesce finito spiaggiato sull'arenile che anela solamente più ad essere grigliato, tanto quella deve essere la sua fine. Fuggito dalla montagna e dal cantiere in perenne evoluzione, in attesa di migliori nuove, sono tornato per poche ore, almeno così spero, nella città assolata e rovente per incombenze varie, vaccinali, mediche, bancarie e chi più diavolo ne inventa, più ne metta. Ieri sull'autostrada un monsone rovinoso per poco non mi spazzava via assieme ad un serpentone di centinaia di macchine fumanti. La città intanto è basita dalla calura ed in attesa di qualche rovinoso temporale che la distrugga almeno in parte pur che le faccia scendere di un poco la temperatura basale.  Nel frattempo la gente, molta, si trascina lungo i marciapiedi calcinati dal solleone cercando di camminare rasente i muri nell'ombra corta meridiana. La maggior parte a dire il vero porta ancora la mascherina, segno che in fondo in generale si attiene alle regole ed i coglioni banfatori vessilliferi di strane libertà (ma perché non vanno contromano in autostrada se tanto detestano obbedire alle regole), fanno solo tanto rumore ma non sono poi così numerosi. 

Se trovi qualcuno per la strada che conosci anche alla lontana, ti ferma subito per raccontarti in ordine alfabetico le sue infinite disgrazie. Tu stalle ad ascoltare, te ne sarà rimeritato in paradiso. D'altra parte non faccio io la stessa cosa con voi in questo spazio virtuale? Va bene, direi che come segno di vita basta così. Ma sapete che ci sono amici che, latitando io, un po' per pigrizia, un po' per disamore, un po' per sindrome della pagina bianca, mi contattano per sollecitarmi a scrivere, insomma che gli manco. Questa da sola è cosa talmente grande che merita la pena spremersi almeno un po' per far colare un minimo di succo di meninge e riempire la pagina in qualche modo. Sono loro molto grato di questa attenzione e li tranquillizzo, man mano che mi tornano le forze, vaccino permettendo, posto che non mi si modifichino geneticamente le dita per digitare sulla tastiera, mi farò vivo; in qualche modo ce la farò state tranquilli. Per il momento vado a rinfrescarmi.


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giovedì 17 giugno 2021

Inferno

Buchi

Sbatter di catene e stridor di lame, questi i rumori dell'inferno, oltre ai cachinni demoniaci che tanto inquietavano padre Dante. Sono qui che sto cercando di sonnecchiare ma intanto trapani e martelli pneumatici continuano a sgretolare piastrelle e pavimenti del mio romitaggio e le montagne di macerie che si stanno accumulando cominciano a formare calanchi rovinosi che forse mai più potranno essere rimossi. Poi ad ogni piè sospinto emergono i problemi, ma questo tubo dove va, ma da dove viene, ma questo non l'avevamo previsto, ma qui bisogna rifare tutto e intanto si aprono voragini e si accumulano montagne di piastrelle rotte, mattoni sbrecciati e macerie di ogni genere. Getto un'occhiata al bagno che pare colpito da una bomba a frammentazione mentre i lavoranti emergono coperti di detriti come fuoriusciti da una miniera o dal sarcofago di Cernobil. Occhi straniti in cerca di salvezza o di copertura di un acconto tanto per andare avanti, capirà. Una coltre di polvere spessa e caliginosa si accumula su tutto anche sui mobili più accuratamente protetti con montagne di teli di plastica che se ci vede Greta siamo panati. intanto inizia il balletto degli incaricati. E l'elettricista deve venire che è già tutto fatto e l'idraulico fin che non è fatto questo, io mica posso intervenire e il muratore e se questo non mette i tubi non posso andare avanti e il girotondo ricomincia. Intanto iniziano anche i capirà, ma questo non era previsto, e ma qui abbiamo trovato il tubo marcio e la radice e la roccia e la maledizione che la porta via. Intanto parallelamente corre la girandola dei materiali. 

Ma qui chi ha preso la misura, ma questo non va bene, vede che non entra, ma quest'altro su questo muro non prende, ma allora chi mette il cartongesso e chi toglie le perline. Allora corra fino a Torino dove è stato ordinato il water e lo disdica e ne ordini un altro che ci stia, anzi faccia che portarlo su. Al magazzino, complice il virus, poi è una comica. Ore di coda, pare che i cessi vadano a ruba, la gente si accapiglia per progettare bagni e bidet. Ma questo era già stato ordinato e pagato e non si può stornare. Allora ne prenda un altro e le faccio il buono, ma ci vuole il rubinetto perché qui non è compreso e il flessibile ce l'ha? ma che cavolo ne so, io che al solo vedere un'insegna del Fai da te o dei Brichi vari, vengo preso dai conati di vomito, mi ripugna anche solo l'idea di frequentare questi luoghi delizia dei bricoleur, che rigurgitano di cascate di attrezzi, seghe, avvitatori e materiali di ogni genere, vicino a cataste di piastrellami vari che a me uomo di lettere, nato poeta anche se costretto a guadagnarmi da vivere vendendo concime, fanno venire la tachicardia solo a passargli vicino. E intanto avanti a litigare con uno e con l'altro e ad aggirarsi nelle caverne e negli antri bombardati che prima erano la mia dolce casetta, che3 evidentemente mai torneranno agibili, in attesa del diluvio prossimo venturo. Sono provato, lo ammetto, non sono fatto per queste cose, basta poco per farmi partire l'embolo e meno male che ieri sera l'Embolo svizzero nero, lo abbiamo messo a posto come si deve, unico raggio di luce in questa valle di lacrime.


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domenica 13 giugno 2021

Tragedie


Avrete notato come i miei interventi si stiano rarefacendo sempre di più. Che sarà? Sindrome del foglio bianco, voglia di far niente che prende l'anziano e lo riduce ad una larva sonnecchiante dal mattino alla sera? Incombenza dei campionati europei che presumono ore passate davanti agli sgambettanti in televisione? Arrivo della bella stagione che porta a trascorrere più tempo all'aperto? Niente di tutto questo. In realtà una situazione ben più tragica da giorni aleggia intorno e soprattutto sopra la mia testa. E come tutti sanno questa è la maledizione più tremenda che possa essere inflitta ad un poveraccio che niente di più chiede al mondo se non di essere lasciato in pace il più possibile. Dunque lo confesso, paventata da tempo e, ironia della sorte, io stesso me la sono andata a cercare, ho i muratori in casa e non ci sono previsioni certe di quando lasceranno le mura del buen retiro montano dove amo trascorrere e sopportare la calura dei mesi estivi. La casa al momento è sventrata quasi completamente, le travi avite e consumate dai secoli spuntano come braccia secche e colpite dalla pellagra da muri abbattuti e mostrano l'usura dei secoli sbriciolandosi a terra in una nuvola di polvere. Senti solo rumor di picca , sega e trancia, come durarte il sacco dei barbari. Macerie, schegge di legno e muri sbrecciati, polvere e sangue (quello che sarà cavato dal portafoglio). Fuggo via preso da un nodo di terrore allo stomaco. La casa sarà mai più abitabile? Non lo so, ma nonostante le rassicurazioni, temo che non sarà così. 

Bisogna dire che c'è una profonda differenza in questi frangenti tra maschi e femmine quando queste cose accadono. Il maschio, a meno che non si tratti di appassionati bricoleur che, anzi si precipitano tra le macerie per dare una mano, ma soprattutto per dispensare consigli ai rudi lavoratori che non vedono l'ora di disfarsene, ammirando attrezzature professionali che bramerebbero possedere, si lascia prendere dallo sconforto e cerca di fuggire lontano il più possibile anche se comunque viene trascinato a viva forza sul luogo del delitto per prendere parte almeno moralmente alla messa cantata. La femmina invece comincia a pigolare felice correndo a perdifiato tra negozi di piastrelle, arredi e pavimentazioni. Passa il tempo a scegliere colori e tinte, sfoglia giuliva cataloghi e guarda con aria pensosa le tonalità dei legni, mentre tiene continuamente un metro in mano per prendere misure che annota religiosamente su pezzi di carta destinati irrimediabilmente a perdersi  nella confusione generale. Si  aggira tra le macerie con occhi sognanti figurandosi il rendering digitale come se avesse in testa un casco apposito da battaglie spaziali. Insomma una festa invece che un funerale. Intanto anche oggi salirò tra i monti  per andare a vedere a che punto siamo, sicuramente inseguito da torme di muratori, elettricisti, lattonieri, falegnami e idraulici che non aspettano altro che di vedermi mettere mano al libretto degli assegni, oppure , se ti servono davvero, dandoti appuntamenti fantasma ai quali non compaiono mai, adducendo impegni inderogabili. Fatemi solo partire e poi vediamo cosa succede. Tra l'altro non c'è più neanche la luce elettrica quindi non potrò neppure usare il pc. Quindi non aspettatevi niente di buono. Ecco la motivazione della mia presunta inedia. Non sono pigro!!!! Mi disegnano così. Sono solo impedito nelle mie funzioni generali. Così ieri per farmi forza ho dovuto consolarmi con antipasto di mare, linguine all'astice e portafoglio di branzino ripieno di gamberi, tanto per tirarmi su. Ma per finire niente tirami sù, solo panna cotta ai pistacchi. Vi lascio qui sotto testimonianza di questa scappata. 




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mercoledì 9 giugno 2021

Su una spiaggia a Negombo

Monastero buddista - Sri Lanka - anni 70


Già, l'ansia è dal punto di vista logico assolutamente inspiegabile. Come mi diceva il tizio che mi aveva fatto fare il giro di Sri Lanka, sulla spiaggia di Negombo, sorseggiando un'acqua di cocco. La moglie in sari rosso dorato stava seduta silenziosa al suo fianco e succhiava i gamberetti che avevamo ordito, senza profferire parola, forse ammirata dalla saggezza del marito, forse abituata al suo interloquire. Per tranquillizzarmi mi diceva, se il problema si può risolvere perché ti preoccupi, se non si può risolvere , perché ti preoccupi. Per carità, mille ragioni, ma io non avevo confermato in tempo il volo di ritorno (allora bisognava farlo) e tutti i voli erano pieni per un mese e cominciavo a temere di non riuscire a tornare a casa. In effetti l'acqua di cocco non voleva andare giù in nessun modo. Continuava a gorgogliarmi sullo stomaco e mi vedevo prigioniero lì, su una spiaggia di paradiso, mentre i miei datori di lavoro, non vedendomi tornare, si apprestavano a licenziarmi. Allora di telefoni internazionali, neanche a pensarci. Poi in effetti salii sull'aereo senza problemi, ma quei due giorni non me li sono per niente gustati. La sabbia dorata, le onde che si frangevano carezzevoli, gente simpatica con cui scherzare, ma la testa andava sempre lì, a quell'incubo di biglietto non confermato.  C'era una ragazza della bassa padana, curve generose, in vacanza col suo capo di cui era la segretaria tuttofare, un classico. Lei era schifatissima del luogo, non sopportava il cibo, il solo odore del curry e del coriandolo, vomitava continuamente e sognava solo di tornarsene a casa, ma era venuta solo perché lui era appassionato di viaggi e lei sperava di incastrarlo in un fruttuoso matrimonio. 

Lui, giovane industrialotto rampante, aveva mangiato la foglia e dentro di sé malediceva il momento in cui per qualche scopata aveva deciso di rovinarsi la vacanza. Una coppia di milanesi le davano continuamente consigli su come legarselo definitivamente con male arti di orbita sessuale, tramite le quali l'uomo rimane schiavo a vita. Tuttavia la bionda aveva altro a cui pensava e sognava riso e rane e sbrisolona, maledicendo l'isola. L'onda morbida continuava a frangere la rena sul bagnasciuga digradante e il cielo era solo saltuariamente precorso da nubi gonfie di pioggia, il monsone incipiente che verso sera lasciava cadere qualche goccia di pianto da coccodrillo, che rinfrescava un poco l'aria. Alle spalle della spiaggia, un gran bosco di palme da cocco tra le quali, capanne di frasche sparse dove qualche volenteroso aveva organizzato baretti di fortuna per contentare i bagnanti a cui in verità bastavano già quel sole e quel mare. La guerra con le tigri tamil, non era ancora cominciata anche se a nord verso Jaffa era sconsigliato di andare. Come è pensabile che in un luogo così paradisiaco potesse scatenarsi una guerricciola locale che provocò per anni violenze inaudite! Ha ragione il mio amico Gianni, questo uomo non ha speranze, devono venire navi aliene da un'altra galassia a dare delle nuove regole, se no non potremo mai essere accolti nella federazione intergalattica.

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giovedì 3 giugno 2021

Haiku affamato

foto T. Sofi


formica nera

 cerca il tuo dolce cibo -

tenera vita



mercoledì 2 giugno 2021

Haiku di viole

foto T. Sofi


viola curiosa 

affacciata alla vita -

una fra tante 



martedì 1 giugno 2021

Haiku mattutino

Val Chisone - Pian dell'Alpe

 

trema il petalo

nell'attesa del sole -

è ancora presto



Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!