Montepulciano - Sbandieratori |
Costruzioni magnifiche che si susseguono nell'arrivare all'arengo spazioso, orlato dal Palazzo comunale con la torre elegante che si erge al fianco della Cattedrale, la cui facciata è così spoglia e nuda, quasi raggrinzita nella sua povertà di forme, di certo come in tanti luoghi del passato e del presente, ben altro era il progetto, ma saran mancati i soldi, tanto per cambiare, semplice anche al suo interno, e il contrapposto Palazzo del capitano, insomma una chiosa completa con costruzioni minori a far da quinta ma pur sempre degne comprimarie, tali da rendere la sosta, importante poltrona di un teatro dove lo spettacolo è il contesto stesso, l'attrice principale l'architettura stessa. Le strade da qui possono solo scendere tra quartieri e rioni, già imbamditi a festa. Qui si susseguiranno a iosa, per dar piacere ai tanti che convergono da ogni parte e han bisogno di vedere e di sognare. Qui ecco salire verso la piazza processioni di nobili cavalieri e di madonne un ricchi panni e dagli occhi bistrati, sbandieratori, che un rutilar di drappi lanciati in aria e scambiati con perizia non si deve negare a nessuno. Che importta qual sia la scusa, il santo o la manifestazione, quel che conta è che ognun porti con sé al ritorno, quella girandola di colori, quel rullar di tamburi, quel caleidoscopio che dà gioia e consapevolezza dell'aver partecipato. Certo non sarà la corsa delle botti, una delle più note e partecipate, ma questo passar di costumi antichi, è sempre un piacere, che importa se dagli ampi manti sbuca qualche snicker dalla morbida suola, in fondo anche quei piedi han diritto ad evitare lo strapazzo, gli occhi ti si posino sugli sguardi partecipativi che anche i ragazzini mettono in queste manifestazione a cui in fondo la gente del posto e tutti gli altri convenuti sembrano credere.
C'è già davvero molta gente che sale, che scende che si infila in ogni negozio, taverna o locanda disponibile, siamo solo agli ultimi di aprile, festivi certo, ma ancor lontani dalle ferie canoniche, eppure è un turbinio di gente vogliosa di vedere, di camminare, di consumare. Un tagliere ricco e variegato, da sbocconcellare compulsivamente, con schiacciate da tradizione, necesse est. Che gioia allora assaggiar salumi così diversi e belli anche da vedere, ti vien davvero voglia di provarli tutti e la filosofia del tagliere è proprio quella, metterti davanti ad un ventaglio di possibilità che alla fine proverai al completo senza lasciarne neanche una sulla tavoletta di legno, accompagnate da un gotto di quel vino antico che prende il nome dal paese stesso, c'è il Rosso e c'è il Nobile, la scelta è tua e del tuo portafoglio, ma tieni a mente che il Montepulciano era già noto ai Papi rinascimentali che ne facevano incetta. Io ne avevo un ricordo lontano quando i miei suoceri, in una loro incursione toscana ce ne portarono una bottiglia della famosa cantina Pulcino, la cui insegna pubblicitaria ancora sta lì a far bella mostra di sé dopo tanti decenni, un Nobile vino di nome e di fatto, l'ennesima declinazione del Sangiovese, vitigno dalle potenzialità così numerose da dar luogo a tante eccellenze enologiche, qui prende la variante detta Prugnolo gentile, propriamente forse per quel sentore caratteristico ed incofondibile di prugna che conferisce al vino stesso, morbido e non aggressivo, quasi volesse invitarti a berne un altro bicchiere.
Insommma se poi lo mescoli ai sentori di tartufo, ai lardi ed ai formaggi che aleggiano in questa cantina dalle volte basse del Re della focaccia, che si alzan da ogni tavolo, e dai banconi delle comande, allora il crocchiar di denti e la masticazione selvaggia, la salivazione compulsiva avvolge il tutto e perché allora dobbiamo vergognarci di questi piccoli piaceri, che del doman non vìè certezza! Ma non lasciare Montepulciano, anche se il tempo corre, senza sostare almeno un'oretta per godere di uno dei monumenti che raccontano la perfezione rinascimentale come venne immaginata qui, a Pienza e in tanti altri luoghi iconici della Toscana, da quegli uomini che segnarono la fine del Medioevo contorto e piccolo, per aprire la storia d'Italia alla grandezza delle idee. Il Tempio di San Biagio e non si può chiamarlo in altro modo, se non con questa accezione antica, quasi pagana, che richama quell'altra perfezione di forme e di pensiero che è alla base della nostra cultura primaria, la pura bellezza greca, orna con la sua presenza priva di difetto un verde prato alla base del colle di Montepulciano, una sorta di piazza dei Miracoli sui generis. Il monumento, che in altro modo non si può chiamare, è una perfetta croce greca che Antonio da Sangallo progettò su precedenti idee che si richiamano alla Basilica di Prato e che fu poi la base di partenza per tante opere successive come la Basilica di San Pietro a Roma.
Le perfette euritmie delle scansioni sulla facciata e su tutte le pareti laterali, i rapporti tra le misure e le campiture, la levigatura del travertino che tutto avvolge, le scansioni di triglifi e metope, che non si possono non mettere in relazione con lo sguardo rivolto all'antichità, ma allo stesso tempo con il pensiero diretto alla modernità di espressione che al tempo dovette apparire straniante e modernissimo a genti che avevano negli occhi solo le forme e la pesantezza di edifici romanici privi di grande respiro, tutto converge al fine di lasciarti senza fiato per ammirare il tutto. Il campanile, rimasto unico e che pur non stona all'incongruità del secondo rimasto incompiuto, anche qui di certo saran finiti i soldi, si incastra alla perfezione nel tutto e ti invita all'interno dove ancora rimarrai incantato dalle perfette simmetrie, dalle volte ariose, dai cassettoni e dagli affreschi che riempiono il tutto di bellezza leggera e rigorosa, un tutt'uno che porta all'altare fino ad inquadrare tra due colonne corinzie, il miracoloso affresco trecentesco. Alla fine non saprai resistere all'invito al porti al centro dell'impianto, proprio sotto alla cupola ed a battere una volta le mani, meravigliandoti come tutti coloro che lo hanno fatto pria di te, al sentirle ribattere innumerevoli volte in un eco quasi infinito che arriva dall'alto come un richiamo paradisiaco e si perde tra i banchi, mentre ad un metro di distanzia da questo cerchio magico nulla si sente di tutto questo. Insomma non potete negarvi tutto ciò, così poi, ve ne potrete andar contenti a passar per altri colli ed altre valli verso altre bellezze, altri piaceri.
San Biagio |
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