martedì 31 maggio 2022

Un tour d'Italie 11

Montepulciano - Sbandieratori

Montepulciano. Un altro colle, un altro nome che rimane lì appeso alle sensazioni di una Toscana magica ed evocativa di storia e di marchio artistico e culturale del nostro paese. Tutto il resto, l'enologia, la gastronomia, l'artigianato, è venuto dopo certo, anche se oggi la sua importanza anche economica lo assomma al resto mettondoli magari in prima evidenza, visto il ritorno economico necessario, anzi direi benedetto ed indispensabile, visto che pecunia non olet mai. E qui tra Val d'Orcia e Val di Chiana, tutto si mescola ed intride il territorio, come negli altri luoghi già visti dei quali ormai non sai più scegliere quali siano i più accattivanti, i più belli, i meglio conservati. I nomi stessi sono parte di una attrazione obbligata, quasi come quando all'estero nomini il nome Italia e tutti ti guardano con ammirazione, ancorché noi stessi siamo gli  ultimi a crederci. Anche Montepulciano è parte di queste storie, di queste sensazioni. Ancora strade e vicoli ritorti che salgono verso l'alto fino alla piazza centrale che sempre si apre a mostrare le sue gemme importanti, dove i nobili volevano dispiegare la loro potenza, l'importanza dei casati gareggiando o nella mostra dei palazzi, almeno una decina meritevoli anche solo di una fuggevole occhiata alle facciate importanti che raccontano storie, odi e guerre intestine, ad ognuno si dovrebbe dedicare almeno una visitina all'interno dei cortili eleganti e spesso ora segreti. Sempre in salita, sempre più in alto, gradino dopo gradino, erta dopo erta di selciato sconnesso. Nessuna pietà per il visitatore, devi salire se vuoi meritarti il paradiso. 

Costruzioni magnifiche che si susseguono nell'arrivare all'arengo spazioso, orlato dal Palazzo comunale con la torre elegante che si erge al fianco della Cattedrale, la cui facciata è così spoglia e nuda, quasi raggrinzita nella sua povertà di forme, di certo come in tanti luoghi del passato e del presente, ben altro era il progetto, ma saran mancati i soldi, tanto per cambiare, semplice anche al suo interno, e il contrapposto Palazzo del capitano, insomma una chiosa completa con costruzioni minori a far da quinta ma pur sempre degne comprimarie, tali da rendere la sosta, importante poltrona di un teatro dove lo spettacolo è il contesto stesso, l'attrice principale l'architettura stessa. Le strade da qui possono solo scendere tra quartieri e rioni, già imbamditi a festa. Qui si susseguiranno a iosa, per dar piacere ai tanti che convergono da ogni parte e han bisogno di vedere e di sognare. Qui ecco salire verso la piazza processioni di nobili cavalieri e di madonne un ricchi panni e dagli occhi bistrati, sbandieratori, che un rutilar di drappi lanciati in aria e scambiati con perizia non si deve negare a nessuno. Che importta qual sia la scusa, il santo o la manifestazione, quel che conta è che ognun porti con sé al ritorno, quella girandola di colori, quel rullar di tamburi, quel caleidoscopio che dà gioia e consapevolezza dell'aver partecipato. Certo non sarà la corsa delle botti, una delle più note e partecipate, ma questo passar di costumi antichi, è sempre un piacere, che importa se dagli ampi manti sbuca qualche snicker dalla morbida suola, in fondo anche quei piedi han diritto ad evitare lo strapazzo, gli occhi ti si posino sugli sguardi partecipativi che anche i ragazzini mettono in queste manifestazione a cui in fondo la gente del posto e tutti gli altri convenuti sembrano credere. 

C'è già davvero molta gente che sale, che scende che si infila in ogni negozio, taverna o locanda disponibile, siamo solo agli ultimi di aprile, festivi certo, ma ancor lontani dalle ferie canoniche, eppure è un turbinio di gente vogliosa di vedere, di camminare, di consumare. Un tagliere ricco e variegato, da sbocconcellare compulsivamente, con schiacciate da tradizione, necesse est. Che gioia allora assaggiar salumi così diversi e belli anche da vedere, ti vien davvero voglia di provarli tutti e la filosofia del tagliere è proprio quella, metterti davanti ad un ventaglio di possibilità che alla fine proverai al completo senza lasciarne neanche una sulla tavoletta di legno, accompagnate da un gotto di quel vino antico che prende il nome dal paese stesso, c'è il Rosso e c'è il Nobile, la scelta è tua e del tuo portafoglio, ma tieni a mente che il Montepulciano era già noto ai Papi rinascimentali che ne facevano incetta. Io ne avevo un ricordo lontano quando i miei suoceri, in una loro incursione toscana ce ne portarono una bottiglia della famosa cantina Pulcino, la cui insegna pubblicitaria ancora sta lì a far bella mostra di sé dopo tanti decenni, un Nobile vino di nome e di fatto, l'ennesima declinazione del Sangiovese, vitigno dalle potenzialità così numerose da dar luogo a tante eccellenze enologiche, qui prende la variante detta Prugnolo gentile, propriamente forse per quel sentore caratteristico ed incofondibile di prugna che conferisce al vino stesso, morbido e non aggressivo, quasi volesse invitarti a berne un altro bicchiere. 

Insommma se poi lo mescoli ai sentori di tartufo, ai lardi ed ai formaggi che aleggiano in questa cantina dalle volte basse del Re della focaccia, che si alzan da ogni tavolo, e dai banconi delle comande, allora il crocchiar di denti e la masticazione selvaggia, la salivazione compulsiva avvolge il tutto e perché allora dobbiamo vergognarci di questi piccoli piaceri, che del doman non vìè certezza! Ma non lasciare Montepulciano, anche se il tempo corre, senza sostare almeno un'oretta per godere di uno dei monumenti che raccontano la perfezione rinascimentale come venne immaginata qui, a Pienza e in tanti altri luoghi iconici della Toscana, da quegli uomini che segnarono la fine del Medioevo contorto e piccolo, per aprire la storia d'Italia alla grandezza delle idee. Il Tempio di San Biagio e non si può chiamarlo in altro modo, se non con questa accezione antica, quasi pagana, che richama quell'altra perfezione di forme e di pensiero che è alla base della nostra cultura primaria, la pura bellezza greca, orna con la sua presenza priva di difetto un verde prato alla base del colle di Montepulciano, una sorta di piazza dei Miracoli sui generis. Il monumento, che in altro modo non si può chiamare, è una perfetta croce greca che Antonio da Sangallo progettò su precedenti idee che si richiamano alla Basilica di Prato e che fu poi la base di partenza per tante opere successive come la Basilica di San Pietro a Roma. 

Le perfette euritmie delle scansioni sulla facciata e su tutte le pareti laterali, i rapporti tra le misure e le campiture, la levigatura del travertino che tutto avvolge, le scansioni di triglifi e metope, che non si possono non mettere in relazione con lo sguardo rivolto all'antichità, ma allo stesso tempo con il pensiero diretto alla modernità di espressione che al tempo dovette apparire straniante e modernissimo a genti che avevano negli occhi solo le forme e la pesantezza di edifici romanici privi di grande respiro, tutto converge al fine di lasciarti senza fiato per ammirare il tutto. Il campanile, rimasto unico e che pur non stona all'incongruità del secondo rimasto incompiuto, anche qui di certo saran finiti i soldi, si incastra alla perfezione nel tutto e ti invita all'interno dove ancora rimarrai incantato dalle perfette simmetrie, dalle volte ariose, dai cassettoni e dagli affreschi che riempiono il tutto di bellezza leggera e rigorosa, un tutt'uno che porta all'altare fino ad inquadrare tra due colonne corinzie, il miracoloso affresco trecentesco. Alla fine non saprai resistere all'invito al porti al centro dell'impianto, proprio sotto alla cupola ed a battere una volta le mani, meravigliandoti come tutti coloro che lo hanno fatto pria di te, al sentirle ribattere innumerevoli volte in un eco quasi infinito che arriva dall'alto come un richiamo paradisiaco e si perde tra i banchi, mentre ad un metro di distanzia da questo cerchio magico nulla si sente di tutto questo. Insomma non potete negarvi tutto ciò, così poi, ve ne potrete andar contenti a passar per altri colli ed altre valli verso altre bellezze, altri piaceri.

San Biagio

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lunedì 30 maggio 2022

Un tour d'Italie 10

San Giminiano

 


San Giminiano te lo godi da dentro, ma anche da fuori, come un piatto ben presentato in un ristorante davvero gourmet, da poco lontano, dove apprezzi il grumo di case con la corona di torri che puntano il cielo greve di nubi grigie e nere, gonfie di una pioggia che tarda ad arrivare anche se il suo giungere luciderà le prime foglie dei vigneti, quelle sempre apparentemente polverose degli ulivi ed i campi esausti dove i cereali faticano a levare l'esplosione di spighe che il maggio aspetta. Così resti a lungo su questo piccolo belvedere a goderti la campagna ed il panorama, un po' perché non sai staccare gli occhi da tanta bellezza, un po' perché non sono ancora le due, ora in cui avevi prenotato la degustazione in questa altra azienda molto tradizionale che non ha da mostrare investimenti milionari con cantine disegnate da archistar, e tante ce ne sono in questa Toscana che col vino ha trovato una nuova fonte di vita, ma è una piccola realtà di campagna che pure aggiungendo alla produzione questa attività para turistica, arrotonda probabilmente in maniera significativa. La scelta, tra le moltissime della zona, è caduta qui perché la degustazione riguarda principalmente la Vernaccia di S. Giminiano, di cui ci vengono proposte due versioni oltre al resto. E' un vino antico, lo cita mi sembra anche il Manzoni, come colpevole dell'ubriacatura di Don Rodrigo nella famosa notte di tregenda del capitolo XXXIII ..."c'era una vernaccia"..., che viene da un vitigno capace di produrre note complesse e minerali e come tale tra i pochi bianchi degni di invecchiamento, che dà il suo meglio nella Riserva che abbia passato almeno un annetto in botte. Anche Dante ficca nel girone dei golosi addirittura un Papa che andava pazzo per le anguille alla vernaccia, dunque una tappa obbligatoria per seguir virtute e canoscenza. 

Questa vernaccia dunque è vino che si fa apprezzare, chissà cosa ne verrebbe fuori se queste cantine avessero la possibilità di investire in attrezzature enologiche moderne come fermentatori a temperatura controllata, capaci di trattenere tutti i profumi che questa uva pregiata può fornire. Credo davvero, anche se può apparire prosopopea campanilistica, che l'enologia piemontese sia ormai un passo avanti in questo senso, basti pensare ai risultati ottenuti con vini un tempo ritenuti di qualità non eccelsa e quasi abbandonati come l'Arneis ed altri, ai quali la tecnologia di cantina ha regalato una qualità impensabile fino a pochi decenni fa. L'assaggio dell'olio, poi, corposamente fruttato, qui quasi tutti i produttori abbinano le due coltivazioni, su un buon pane toscano, aggiungono piacere alla seduta, anche perché questa mi è parsa più genuina, anche se non liberata dagli orpelli inutili e supponenti dell'ormai insopprimibile presenza di bio e altre fuffe, che oggi non è facile evitare, ma, per lo meno non ti vien fatta pesare. Il tutto conduce anche a prezzi più leggeri e consoni, la passeggiata in cantina gradevole e senza prosopopea. Insomma l'insieme ti dà quella giusta misura di gradevolezza che deve accompagnare queste cose e magari ti invoglia anche a comprare qualche cosa. Noto comunque che l'afflusso è numeroso e mentre riprendiamo il sentiero tra le vigne, nuovi arrivi parcheggiano nel praticello per prendere parte alla festa, mentre il negozietto fa fatica a distribuire cartoni e bottiglie segnale inequivocabile che tutto il meccanismo funziona.

Quindi c'è giusto il tempo di arrivare, pochi chilometri più in là a Certaldo, quasi al centro della Val d'Elsa, altra chicca imperdibile per godere dall'alto di panorami e sentori medioevali. Già dalla teleferica ti senti salire verso il cielo, all'interno delle mura poi, passata una delle antiche porte, nel reticolato ordinato e preciso di vie che portano al castello, vieni proiettato in quell'epoca quasi magica per il nostro paese, che credo abbia avuto parte importante per renderlo quello che è oggigiorno, dell'immagine di cui gode in tutto il mondo e di cui campa ancora oggi. Dalla torre della casa di Boccaccio, che vi esorto a visitare, hai un colpo d'occhio sui tetti del paese, lontano dal passeggio degli ancor pochi turisti di questo periodo, tale da fartelo sembrare ancora fuori dal tempo e dai rumori dell'oggi tumultuoso. Ti lascia il giusto tempo per pensare, per apprezzare antiche copie del Decameron, camere dove ti immagini il letterato al lavoro a scriver novelle e chissà, a darsi buon tempo con la bionda Fiammetta. Poi puoi passeggiare per le via centrale, osservare con devozione o curiosità a seconda del tuo pensare, davanti alla veneratissima teca, le spoglie di una Beata, esposte alla macabra curiosità del fedele sempre in cerca di miracoloso stupore, fino a raggiungere la sommità del Palazzo pretorio per vederne vestigia e il mirabile tabernacolo di Benozzo Gozzoli, ancora sufficientemente ben conservato per goderne la bellezza, dove i giustiziandi venivano condotti per meditare sulle loro colpe e trarne l'ultimo conforto. 

Come è buono l'uomo quando infligge anche l'ultima sofferenza con la crudele convinzione di essere sempre dalla parte del giusto. Un gesto di estrema pietà non lo nega neppure il peggior torturatore o terrorista, quando sta per trucidare il suo simile, anche se è lì pronto a vibrare il colpo con il coltello o la mannaia, figuriamoci se poi è ammantato dall'autorità conferita dal potere. All'interno del palazzo, ancora un praticello bordato di siepi, di certo in sintonia con gli Horti conclusi di quel tempo che ancora non immaginavano i geometrici splendori dei fastosi giardini all'italiana o peggio le successive quinte naturalistiche dei giardini all'inglese propri delle corti di altre dimensioni. I fasti e le grandiosità dei secoli a venire erano ancora lontani da questi pensieri paesani e già ricchi per i piccoli comuni toscani. Solo il muro antico ti separa dalla valle e dai colli circostanti, qui respiri aria antica. Si passeggia quindi volentieri per il borgo, magari gustando un gelato al vino, specialità della zona, vuoi non provarlo? Ci mancherebbe. Tanto il tempo c'è tutto per ritornare alla base e prepararsi per una sontuosa cena su altri colli circostanti che sarà pure che di solo pane non vive l'uomo, ma anche il companatico se è ben aggiustato ti aiuta andare avanti e l'uovo poché a 62°C (questa esibizione secondo me si poteva anche evitare, ma sembra sia di moda) con fonduta di caciotta allo zafferano, assolutamente sublime, ancora di più e noi, dato lo splendore e l'eleganza del luogo, sappiamo perdonare tutto, anche il vasetto con piantina che maschera un ottimo tirami su, d'altra parte è del poeta il fin la maraviglia, chi non sa far stupir vada alla striglia, come diceva il poeta.

Tiramisu

SURVIVAL KIT

Azienda San Quirico - Azienda familiare a pochi passi da S. Giminiano (3 Km) su un bel colle con vista delle torri.  Produttore di olio e vino in particolare Vernaccia di S. Giminiano e olio, su una ventina di ettari, che offre visita della cantina e diverse soluzioni di degustazione. Ovviamente tutto bio, ormai credo che senza questa credenziale, non ci si possa neanche presentare in società. La degustazione da 20 € comprende assieme a salumi e formaggi, assaggi di una vernaccia classica, una Riserva (due anni in barrique), un Chianti dei colli senesi, un vin santo e l'olio (solo prima spremitura a freddo). Ottima la riserva e anche l'olio davvero buono. Prezzi ragionevoli (i vini base 8 €, la Vernaccia riserva 14). Calcolate un'oretta.

Le barriques

Certaldo - Bel paese murato medioevale. Si accede con funicolare dal comodo parcheggio in basso o salendo a piedi ed entrando attraverso una delle tre porte ben conservate. Vedete almeno la casa del Boccaccio, il Palazzo Pretorio e la chiesa dei Santi Jacopo e Filippo con la tomba di Boccaccio. Per gli amanti delle curiosità, c'è il museo del chiodo. Calcolate almeno due o tre ore.

Palazzo pretorio - Certaldo

Osteria di Fonterutoli - Spettacolare location in uno splendido borgo (da cui si vede Siena, andateci a pranzo). Ristorante decisamente elegante con attiguo castello, presenta un menù ricercato pur utilizzando materiali di base apparentememte semplici, ma trattati con cura e attenzione anche alla presentazioni, come il carciofo fritto o l'uovo poché con fonduta. Molto buoni i cappelletti di cipolla rossa. Ovviamente secondi della tradizione toscana. servizio professionale e gentile. Vini anche di produzione propria. Prezzi ovviamente adeguati al locale ma non esagerati. Questo è il menù se vi serve per orientarvi. Se invitate una signora farete la vostra bella figura.

Uovo a 62°C

 

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mercoledì 25 maggio 2022

Un tour d'Italie 9

Torri di San Giminiano

Difficilmente riesci a svegliarti presto tra questi colli che di mattina sono avvolti da bruma leggera, nubi basse o nebbiolina che vi sale anche se irti non sono. I filari ordinati li discendono mostrando da vicino solo gli spunti di tenero verde che diventeranno poi esplosione di foglie e di pampini. Gli olivi invece ne dipingono le curve di livello con un grigio verde timido, quasi volessero farsi perdonare la loro lentezza nel crescere, nell'attorcigliarsi affaticato di tronchi e rami, in quel produrre frutticini così piccoli e stenterelli, a loro volta così faticosi da cogliere, come se non volessero lasciare il luogo natio per andare a frangersi su una dura pietra, spremuti controvoglia. Pure vicino all'immenso tronco della grande quercia continui a girar lo sguardo in tondo, cercando casolari lontani ed a contare le punte a lancia dei cipressi neri che segnano l'orizzonte. Certo in un ambiente del genere non hai voglia di andar via e cercare la meta della giornata, se pur carica di promesse di tante note bellezze; te ne staresti qui, serenamente a gustare il silenzio, a rilassare mente e corpo, a calpestare zolle umide, a perdere lo sguardo nei quadri gialli di fiori di colza, giallo acido e un po' alieno, così come l'olio che ne verrà e chissà che non venga buono anch'esso, dopo il ripudio idiota di altri oli lontani e l'abominevole distruzione e perdita di quelli vicini, cancellati dal clangore delle armi. Ma come puoi pensare a queste cose in questo mondo che sta a metà tra la favola e l'espressione artistica, che puoi immaginare tracciata da una mano femminile di qualche pittrice trascurata a favore di suoi colleghi meno meritevoli e dal tratto violento a raccontar battaglie e fragori di arma. 

Il fatto è però, che questo meraviglioso agriturismo che ci ospita non fornisce colazione, insomma bed senza breackfast, e dunque anche se è vero che al cuore non si comanda, la mattina si ragiona meglio se butti giù qualcosa di caldo meglio se accompagnato da qualche altra cosa di friabile che si sfoglia lentamente in bocca lasciandoti il sapore di qualcosa di buono, sia frolloso che croccante, sentori di cioccolato o crema di pistacchio che sia. I bar pasticceria stanno lì per questo, così ti risolvi ad abbandonare i colli ed a seguire la strada secondo un itinerario già precedentemente deciso. Bello sarebbe, è vero, proseguire a casaccio, lasciandosi guidare solo dalle sagome invitanti che vedi coronare le alture, le mura di Monteriggoni stanno lì come un cartellone pubblicitario, per invitarti a sostare, ma oggi il programma è fitto, così ecco non molti chilometri dopo, la selva di torri che annunciano San Giminiano. E' questa una delle gemme Toscane ed Italiane in assoluto. Vale e rivale più visite perché il piacere che ne avrai camminando per le sue strette vie, fitte di case antiche e di palazzi, fontane, chiese non si negherà a ritornarci più volte, così come il riandare in un ristorante che ti ha dato grandi sensazioni una volta, ti è sempre cosa grata e desiderabile. Non starò quindi a raccontarvi il piacere e la maraviglia davanti ai monumenti famosi, ai cortili nascosti che si disvelano al curioso che voglia buttar l'occhio al di là di portoni lasciati un poco aperti, agli interni di chiesette all'apparenza spoglie ma fascinose e profumate di incensi. Il loro racconto dettagliato e di certo più puntuale e illuminante lo troverete in abbondanza su guide e siti internet come quello magnifico della Pro Loco. 

Le piazzette sghembe ed i vicoli contorti dalla anarchica urbanistica medioevale, da sole vi daranno un piacere assoluto al percorrerle lentamente col collo all'insù a cercar le tante torri dell'orgoglio familiare, qualcuna alta che millanta potere e potenza, qualche altra solo un poco più bassa o resa mozza dalla sconfitta di orgogli invidiosi o semplicemente dalla fine dei fondi a disposizione come capita spesso anche nelle migliori famiglie. Già, la città delle torri, quasi un infinito catalogo di misirizzi emblematici a chi ce l'ha più lungo o più grosso, esibendo tutto il catalogo, questa più tozza, quella sottile ed allungata, quell'altra dalla superficie scabra e rugosa. E considera che vediamo solamente quelle rimaste di questa allegoria di un maschilismo che oggi quasi fa sorridere. Però percorrendone le strade, non farti infastidire dalla presenza ad ogni porta di botteghe e locali chiassosi, dai grappoli di salumi, dai sentori di tartufi o di taglieri grevi di colesterolo. E ancora pizze e focacce al taglio, sventolar di tovaglie appena disceso qualche gradino, in cantine ed antri un tempo di certo ben diversi, ci sta comunque che questi luoghi siano anche occasione di campare e di campar bene per chi questi borghi ha curato per secoli e ce li ha conservati perché oggi potessimo goderne. Tanto non li troverai mai deserti e silenziosi, se non forse a notte tarda, contentati quindi di vederli in mezza stagione senza la folla e la pesante calura estiva che magari te li farebbe volgere in ingiusta antipatia. 

Così ragionavo passeggiando e stupendomi ad ogni angolo e ad ogni nuova visione. Già nuova e magnifica tale da rimanere a lungo seduto su una pietra sporgente ad ammirare la grande piazza col Duomo imponente, dalla facciata nuda e severa e davanti, i palazzi più famosi e già ti immagini il podestà in vesti abbondanti di panno fino che ne varca la soglia. Mamma mia che meraviglia, che suggestioni, che colpi d'occhio da macchina del tempo. Tutto è così generatore di fascino da far apparire sempre nuovo ogni scorcio, ogni se pur noto monumento. Tuttavia bello è il lasciarsi trasportare da questa onda di ammirazione per la perfezione imperfetta delle trame medioevali, ma davvero questo luogo così bello mi appare all'aprirsi di ogni scena, al disvelarsi di ogni fondale, sempre nuovo e mai visto, sino a che non comincia a sorgermi un dubbio, che via via si insinua palesandosi come sempre più scomoda verità. Ma non è che io a San Gininiano, non ci sono mai stato? Come è possibile che non abbia un chiaro ricordo di questa piazza della Cisterna, di questo Duomo mirabile, di questi palazzi che grondano storia? D'accordo, tante cose ho visto, tante volte sono stato in Toscana, però che non mi siano rimasti dei flash di cose così particolari e bellissime, mi pare assai strano, neppure se si fossero annegate nei meandri di qualche lontana gita scolastica in cui gli interessi di giovanile demenza erano rivolti ad altro. Però vi devo confessare che più mi sono girato intorno e più mi sono fatto convinto che era davvevo la prima volta che calpestavo queste pietre e benedetto dunque sia il giorno che ho deciso di venire a rivedere questo luogo mai visto e mai così dunque apprezzato.



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martedì 24 maggio 2022

Un tour d'Italie 8


Chianti

Il rumore dei passi risuona sul selciato di pietra nella sera buia e fiocamente illuminata da lampade gialle. Certo sono elettriche e questo non può ingannarti sull'eventualità di uno spaziotempo impossibile, pure in questa stagione libera dalle grandi folle estive o anche solo autunnali in concomitanza con le feste vendemmiali, il passeggio serale a Castellina in Chianti non deve essere molto diverso da quello che avveniva secoli fa, in tempo di Comuni in fiera lotta tra di loro, a commentar grida di araldi che avevano comunicato i voleri dei capitani del popolo, che probabilmente anche allora volevano aumentar le gabelle sul sale o sul macinato. Roba che oggi trovi sui giornali, per carità, ma forse lo spirito era diverso. Al governante di turno, di tanto in tanto si tagliava la testa sulla pubblica piazza, ma state certi che anche allora, dopo uno cattivo ne veniva sempre uno peggiore. O meglio, di certo allora la gente alle nove di sera era già a dormire e non si sprecavano faci o torce per illuminare inutilmente la città di notte, né la gente se andava a passeggio in cerca di quelche locanda in cui mangiare. I viaggiatori erano pochi o nulli. Qualche pellegrino sulla Francigena verso Roma che a quell'ora già ronfava il sonno dei giusti, ospitato in quelche eremo conventuale, qualche soldato di ritorno a casa ormai privo delle forze che lo avrebbero trattenuto in qualche compagnia di ventura, contractor di altri tempi che aveva finito la carriera di razziatore stupratore di città conquistate o infine, qualche raro mercante, magari allietato da qualche mala donna (chissà se anche allora c'era un passaparola, una sorta di Tripadvisor ante litteram di giudizi prestazionale), avvezzi quelli, più ad andar per mare che per terra, lungo strade infinitamente più pericolose dell'affrontar marosi mediterranei e porti di gente abituata ad accogliere foresti purché portassero danari o merci. 

Anche i banditi evitavano di farsi vedere negli abitati, chè la povera gente qui aveva una sorta di difesa data dall'autorità cittadina, prima parvenza di legalità, ancorché di potere assoluto o al più di pochi, pur eletti dai censualmente o per nascita migliori. Preferivano annidarsi nel bosco che allora ricopriva gran parte delle campagne, essendo il coltivo limitato alle necessità di una popolazione modesta. Così l'andar da una città all'altra era pur sempre attività perigliosa e l'arrivo nell'abitato debitamente cinto da mura, era un approdo a porto sicuro, anche se magari predisposto a gabella alla porta di ingresso. Noi la gabella l'abbiamo comunque pagata al parcheggiar del nostro carro, sia pure al limitare della città come si conviene nella nostra era e adesso, naso all'aria, ci godiamo questa serie di antichi palazzi, quasi incongrui in un così piccolo abitato, ma significante della incontestabile importanza del luogo in tempi passati. Certo, ci fosse capitato allora non avremmo avuto l'imbarazzo di scegliere tra un così gran numero di locande e locandieri, taverne ed ostelli per viandanti dispersi tra questi colli e di sicuro quelle, poche, sarebbero state seminascoste in antri più bassi e meno nobili, accompagnate forse da fetidi odori e rumori di avvinazzati, d'altra parte chi andava allora a mangiar fuor di casa, se non per qualche festa paesana o per cerimonie di nascite e matrimoni. Al contrario adesso non solo hai l'imbarazzo della scelta, ma questi locali si sono scelti i luoghi più belli e prestigiosi, all'interno di grandi palazzi, dove un tempo al solo tentar di entrarvi, sarebbero comparsi servi a cacciar fuori l'ospite sgradito a pedate nel culo o col battito di solidi tortori. 

Qui invece i saloni dei palazzi dove un tempo l'arengo locale ospitava l'infanta del valvassore o il nobile seguito del Granduca in visita ai suoi possedimenti, vengono occupate da torme di foresti che ammirano i soffitti affrescati con naso all'insù, in attesa dello sfrigolar delle griglie che han sostituito spiedi e camini e che vengano serviti pici, tartufi e vini invecchiati nelle sottostanti cantine, aperte a bella mostra e ad orgoglio del locale in cui servire a pagamento, è diventato orgoglio e mestiere d'alto rango, in luogo di vile servitù. Ed ecco allora apprezzar cuochi al lavoro per allietar la sera e nappieri col tovagliolo sul braccio a mescere Chianti, vino sincero. L'ospite improvviso dunque non più sgradito anzi assai benvenuto in quanto portatore di fiorini e in gran copia, meglio è il servizio più appunto lieviterà la conta e se ne deve prevedere, pioggia benedetta di zecchini che si moltiplicano fuori dal campo e che cambiano i tempi ed i rapporti sociali. Comunque signori miei, è un dato di fatto, non si può venir da queste bande e non conciliare la bellezza dei paesaggi, della geometria dei paesi ed il fulgore dell'opera d'arte che tutto arricchisce e trascurarne l'aspetto enogastronomico che invece ne costituisce parte inscindibile e completiva. Sarebbe come andare alle Maldive senza saper nuotare e non buttare l'occhio sotto la superficie di cristallo azzurro che pure da sola sembra ti possa un quadro di appagante bellezza. Quindi se venite da queste parti, esaminate bene, adesso ce n'è abbondante possibilità, le varie offerte e prenotatevi le più stuzzivcanti ed ambiziose, certo vi prosciugheranno la scarsella dei dobloni, ma tant'è si vive una sola volta e allora spendeteli 'sti cavolo di danari, se ne avete naturalmente. Fate girare i soldi che l'economia esangue, gode. La notte vi accoglierà benevola e la passeggiata per raggiungere il carro od i cavalli, a seconda di come siete arrivati, appena al limitare del paese, vi completerà la digestione, senza il timore di gabellieri all'uscita o peggio di ladroni avvolti nel nero tabarro.


Taverna Squarcialupi

SURVIVAL KIT

Taverna Squarcialupi - Castellina in Chianti - Via Ferruccio 26 - Situato nella via principale nell'omonimo spettacolare palazzo del XV secolo, che include anche l'albergo, un'enoteca ed una meravigliosa cantina visitabile con una esposizione mirabile di botti e bottiglie e strumenti enologici, che dà sulle Volte medioevali, un affaccio sulla valle ed una serie di sale magnificamente addobbate. Mangerete in un ambiente che da solo vale un congruo plus di prezzo. Piatti tradizionali toscani dai sapori decisi ma ben calibrati. Non lasciatevi fuorviare od innervosire dagli ormai consueti richiami alle farine bio di grani antiche prodotte nei loro possedimenti. Fa parte del mood odierno ed è utile al marketing, quindi perdonate senza discutere inutilmente e passate oltre. Gustate invece gli sformati, i pici alla riduzione di aceto balsamico, le tagliatelle al ragù di cinghiale, i ravioli al tartufo, le carni a cottura perfetta, il peposo, gli aromi di tartufo che pervadono le sale ed i dolci ben curati. Carta dei vini apprezzabile, qualche cosa da dire sul vino di base di loro produzione, a mio parere, non al livello del resto, anche se proporzionato nel prezzo. Personale gentilissimo e professionale. Non mancate di scendere a visitare la cantina. Il prezzo è ovviamente commisurato al contorno che, come ho detto, paga non solamente quello che si mangia. Calcolate attorto ai 50 € per tre piatti se non andate sulla fiorentina che mi sembra sia sulle 75 € al kg. 

La cantina


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lunedì 23 maggio 2022

XI conferenza AMAP

Castello di Moncalieri


Anche quest'anno si avvia alla conclusione il ciclo delle conferenze promosse dall'AMAP e dalla instancabile Dott. Giacomina Caligaris. Questa volta si è parlato dell'Evoluzione del giardino storico, argomento davvero interessante altre che sommamente piacevole dal punto di vista estetico. Il compimento della giornata è stata infine la visita agli Appartamenti reali del Castello di Moncalieri, che ci ha permesso di visitare tutti i luoghi recentemente riaperti al pubblico, tra cui l’appartamento delle Principesse Maria Letizia e Maria Clotilde, la Cappella Reale e l’Appartamento di Vittorio Emanuele II, in un susseguirsi di ambienti riccamente decorati. Si tratta di uno di quei luoghi del quale, data la disponbilità e la vicinanza, finisci sempre per rimandare la visita. Invece il tortuoso itinerario attraverso gli immensi spazi di questa opera davvero monumentale, ha consentito una convincente visione di insieme e anche se l'arredo contenuto, al di fuori di alcune sale particolarmente sontuose, non riveste caratteri di specifica eccezionalità, consente comunque un buon colpo d'occhio su questa recente ambientazione storica piemontese. Insomma un'altra giornata ben spesa.


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domenica 22 maggio 2022

Grigliata di primavera

 

Forte di Fenestrelle

Dopo due anni di forzata interrruione, ieri col mio gruppetto scelti di amici tra i monti è finalmente ripresa una tradizione che mi mancava parecchio, a parte le tante altre a cui la situazione ci ha costretti tutti, in questo periodo di presenza-assenza forzosa. La giornata spettacolare ci ha premiato, quasi anche gli dei volessero dirci che ce la meritavamo. Il luogo, inalterato (o quasi, i cambiamenti anche minimi, l'anziano li vede sempre in chiave negativa) che ci aspettava, con lo spettacolo di una quinta naturale che, a pensarla, sarebbe difficile da immaginare e una temperatura, anchìessa innaturale per la fine di maggio. Tutto secondo copione, luganiga e capocollo, costine , tomini e scamorza, poi il resto di tradizione come contorno, che non starò ad elencare per non annoiarvi oltre. Una scusa di certo per ritrovare i vecchi amici, ogni anno un po' più vecchi naturalmente, che tuttavia ti danno quel senso di tranquilla serenità di cui abbiamo bisogno. Diciamo che questa grigliata apre la mia stagione estiva, che, spero sarà foriera di buon augurio per tutti. Che il capocollo sia con voi, cari ii miei Obi Wan Kenobi!



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giovedì 19 maggio 2022

Un tour d'Italie 7


Montefioralle - aprile 2022

Ed eccoci dunque a partecipare alla messa cantata obbligatoria per un qualunque soggiorno si preveda nel Chianti, la visita ad una azienda agricola per partecipare ad una degustazione guidata di vini prodotti nell'azienda stessa. A meno che non siate astemi credenti, ed in questo caso sono dispiaciuto per voi che vi perdete uno dei piaceri della vita, questo è uno dei momenti da inserire forzataamente nella programmazione del vostro giro. Scegliete magari a caso o seguendo i consigli di chi c'è già stato, non fa molta differenza, quella la farà già il vostro portafoglio e la vostra disponibilità a dedicare una piccola parte del vostro tempo a questa opportunità, comunque vanto di questo territorio. Eccoci dunque, discesa per un breve tratto la collina di Montefioralle (pare che un tempo si chiamasse Monteficalle per le molte piante di fico, pi chissà perché il nome è stato così improvvidamente mutato, forse per ingentilirlo, invece di lasciarlo alla sua riuspante toscanità), eccoci su una sorta di belvedere davanti al quale di stende tutta la valle, meravigliosa nel suo estendersi di ordinati vigneti, in faccia al borgo, con Greve un poco più in basso. Valeva la pena di arrivare sin qui soltanto per questo e rimarresti a lungo, sotto il pergolato seduto, da solo o in compagnia delle persone che ami, a mirare in silenzio questo paesaggio da fondale di un quadro rinascimentale, in attesa di sentire risuonar buccine e vedere gonfaloni di soldati da Firenze o da Siena, già allora vogliosi di appropriarsi di queste meravigliose terre da vino. La nostra scelta, credo casuale, è stata pilotata dal costo non elevato e dalla comodità della posizione. 

L'azienda è una cantina di vecchia tradizione e di tipo prettamente familiare, ambienti rustici e adattamento studiato per chi ama sentirsi in un ambiente amico senza troppa puzza sotto il naso. Il breve giro della cantina mostra attrezzature vecchia maniera e metodologie tradizionali di un piccolo produttore di poche migliaia di bottiglie, che tuttavia in modo intelligente cerca di sfruttare tutte le opzioni per per rendere la sua azienda economicamente sostenibile. Alla fin fine, ragioni che queste degustazioni, che, dalle prenotazioni necessarie, indicano un afflusso che andrà sicuramente ad incidere in maniera non secndaria al fatturato aziendale, sono una delle vie accessorie interessanti per mantenere in vita, una agricoltura di piccole dimensioni che è sempre stata forza e debolezza del nostro territorio. L'accompagnatrice racconta sommariamente l'attività di vinificazione dell'azienda, i vigneti sono lì ai nostri piedi da vedere ed ammirare, snocciola un po' di numeri, meglio non addentrarsi troppo nei particolari, che questi accompagnatori in generale hanno una platea di assoluti ignari del settore, ancor di più delle tecniche enologiche o dei problemi economici che deve affrontare un vitivinicoltore, quindi non possono indugiare troppo in particolari tecnici. Giustamente evito di addentrarmi polemicamente nella scelta aziendale di vocarsi ad una scelta di vino ed olio biologico, cosa che contribuisce credo, ad incrementare di un altro po' i margini. Sulla correttezza organizzativa di queste scelte antiscientifiche, giudicherà il futuro, quindi la prendiamo per quello che è, una decisione commerciale di puro marketing, sapete come la penso al riguardo. 

Una veloce passeggiata tra le botti e le barrique per l'affinamento, il Chianti è vino che si presta assai bene all'invecchiamento in legno, anzi lo necessita per dare il suo meglio, un'occhiata al microimpianto di imbottigliamento, poi in una grande stanza del cascinotto adiacente alla vigna, avviene la degustazione con la descrizione dei vini accompagnata da una assaggio di stuzzichini, che ancorché non adatti ad una degustazione professionale, in quanto disturbano la possibilità di valutare correttamente bouquet e sapori tra un assaggio e l'altro, nel caso classico del gruppo vacanze, rappresenta una sorta di brunch, nel nostro caso merenda, sostitutivo di una sosta al ristorante. In ogni caso svolge perfettamente anche un'occasione per gustare qualche sapore locale e con la presenza dell'olio di produzione della casa da sentire sull'ottimo pane toscano, giustamente sciapo che ne aumenta la possibilità di assaporarne l'arcobaleno di sapori diversi. Un bell'olio fruttato che invita al consumo e che spargeresti con gioia su una fetta di tagliata o un bel morso di fiorentina. Ma ci penseremo più avante come diceva il poeta, noi procediamo con l'assaggio di due Chianti classico, di cui uno Riserva, l'IGP Monteficalle che l'azienda ha inserito in catalogo, credo, per rendere la sua offerta più moderna e per seguire le richieste del mercato, non per nulla le nuove vigne hanno previsto l'impianto di Pinot e Shiraz e infine del Vin santo della casa, che essendo prodotto con sistema tradizionalissimo, ha un prezzo di pura affezione. 

Avendo noi optato per la degustazione minima non abbiamo ovviamente avuto accetto alle annate riserva top della casa, che giustamente attendono ad un'altra tipologia di clientela. Ho tentato attraverso qualche domanda di capire i rapporti tra produzione, redditività e fatturati aziendali, ma le risposte sono state un po' sfuggenti, non so se per scelta o per mancanza effettiva di informazione, mentre come credo imponga la vulgata, l'attenzione della chiacchiera era rivolta soprattutto alle indicazioni del protocollo bio e sui divieti d'uso dei terrificanti pesticidi "chimici", mentre le inevitabili necessità fitosanitari, continuano ad essere governate dai "buoni e antichi" solfati di rame e zolfo, come facevano i bravi nonni. Questa sembra oggigiorno la necessità di vetrita per vendere vino (e tutto il resto) ai nostri cittadini che sognano questa campagna favolistica ed irreale, dalle scrivanie dei loro uffici grigi e tristissimi, tra il brontolio dei condizionatori energivori e le litanie savonaroliane di Greta. Tuttavia se questo funziona dal punto di vista commerciale sono disposto ad accettarlo, lasciatemi almeno ridacchiare di nascosto. Io nasco mercante e venditore e non mi scandalizzerò certo per il successo delle più moderne tecniche di approccio ai mercati. Dunque godiamoci comunque questo modo meraviglioso dell'andar per borghi e cantine in questa bella terra, apprezzandone soprattutto le spettacolari viste ed anche i suoi magnfici sapori. Per la polemica non ci sia spazio ed in fondo convinciamoci che sia giusto così, visto che funziona. Lasciamo scendere il tramonto che arrossa il cielo, greve di nubi su questi colli antichi. Le case di pietra incorniciano i nostri passi fino a farci incontrare la sera, pronti per sacrificarci sugli altari di altre esperienze gustative.


SURVIVAL KIT

Azienda agricola Montefioralle Vinery - Piccola azienda familliare, 4 ha e 12.000 bottiglie prodotte di 5 tipologie di vini e olio EVO. Offre a € 25 la visita aziendale e degustazione di 4 vini e dell'olio, accompagnate da un tagliere di stuzzichini toscani. La visita dura un'ora e un quarto. Non aspettatevi cose fuori dal mondo, il Piemonte, vi assicuro, essendo partito dopo, è più avanti in questo campo e non lo dico per campanilismo, ma il solo ambiente ed il paesaggio circostante vale l'esperienza. Possibile anche una alternativa di due ore e mezza che comprende l'assaggio di cinque vini riserva di annate storiche a 360 €. Parcheggio al margine dell'ingresso a pagamento.

dalla finestra

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mercoledì 18 maggio 2022

Un tour d'Italie 6


Il gallo nero - Greve in Chianti


Sotto la vigile presenza di una grande statua bronzea di un conturbante realismo che domina la piazza di Greve (non preoccupatevi, non si tratta di un Manneken piss sovradimensionato), si torna al parcheggio appena in tempo per evitare il controllore degli scontrini che si aggira tra le auto con occhio rapace. Da queste parti anche i più minuscoli paesini, comprensibilmente, dato il gran numero di visitatori e gli spazi ridottissimi tra le case nei reticoli medioevali, si sono organizzati rendndo il parcheggio un ulteriore sistema per incassare soldi e pagare qualche stipendio in più per i controllori. Le multe giustamente fioccano, per cui stay tuned, se dovete parcheggiare. Intanto ci si trasferisce con un saltino di qualche chilometro per salire al borgo fortificato di Montefioralle, una chicca imperdibile di questa area. Il piccolo abitato e aggrappato alla cima di un colle che domina la valle e le poche case che delimitano vie acciottolate di pietra, sono tutte addossate al castelluccio che ne chiosa la cima. In questa stagione, quasi nessuno gira per il paese e sentirete solo il rumore dei vostri passi, mentre ne percorrerete i cammini che circolarmente si avvicinano al portone chiuso del palazzone che dovrebbe ospitare una struttura alberghiera, almeno credo. Nei rari spazi tra le case, potrete buttare l'occhio attorno e di nuovo innamorarvi di questo spettacolare paesaggio che ondeggia tra vigneti e ulivi. Le macchie gialle della colza incipiente chiazzano le tante tonalità di verdi e arricchiscono questa tavolozza già mirabile. Ma è giunta l'ora dunque di entrare a piedi iuniti nell'argomento principe che in ogni dove, in ogni simbolo, in ogni spazio, domina il Chianti ed in particolare questa ristretta area del Chianti classico. 

Sua maestà il vino, sul quale dovremo pur spendere due parole, visto che ci siamo venuti quasi apposta, pur da poveri incompetenti, ma desiderosi di imparare, di testare, di assaggiare, di gustare, di andare a fondo in questa materia che, ohibò, ci appartiene assai come italiani e che ci serve moltissimo a sbarcare il lunario nel mondo, aiutando a risolvere quella esangue bilancia dei pagamenti col suo export. Dunque il Chianti classico con il suo simbolo arcinoto del Gallo nesro, fa buona mostra di sé dappertutto, insegne, statue, illustrazioni e l'unicità di intenti con cui si mostra in ogni dove è dimostrazione di efficiente politica di marketing, modus operandi non solo necessario, ma direi obbligatorio nel moderno mondo commerciale. Possiamo dire che proprio il Chianti ed i suoi produttori sono stati tra i primi, se non proprio i primi in assoluto a capire la vitale importanza di travalicare la realtà locale e mandare nel mondo messaggi di unicità e di identificazione di una certo standard di qualità che, se continuamente sottolineato, diventa un must che verrà poi sempre dato per scontato. E questo avviene da decenni ed ha trascinato dietro di sé, tutto il resto del vino italiano che prima era settore assolutamente negletto a rimorchio (ultimo) della Francia. Pensate che il primo gruppo di produttori che si riunì a Radda per formare un consorzio a difesa di questo vino, lo fece nel 1924! Marchio e garanzia di qualità, significano anche benefici sui prezzi ai produttori che vanno a godimento di tutti, territorio compreso. Infatti subito dopo sono cominciati gli arrivi di acquirenti di immobili e di terreni ed il turismo di massa che ha pompato, ingiustamente, ma con logica, anche gli immeritevoli o quelli che alla qualità altrui vanno dietro e ci marciano. 

Ma questo è nella logica delle cose, sta a noi non seguire l'onda con l'anello al naso, ma saper distinguere il grano dal loglio, per non farci prendere per il c. Il Chianti è quindi per questo, il vino italiano più famoso e consumato al mondo. Il suo classico fiasco, ha identificato la più stereotipata trattoria con le tovaglie dai quadretti rossi, che trovate in ogni iconografia cinematografica universale a partire da Lilli e il vagabondo. E le sue icone: il Gallo nero o il vecchio e ormai credo quasi scomparso Putto. Meglio che prima di partire, dunque, vi facciate un'infarinatura di base sulle varie denominazioni DOC e DOCG, delle sette sotto zone e del disciplinare, che non starò qui a compitarvi, tanto trovate tutto facilmente sul web. Uno dei motivi di questo successo mondiale è ovviamente perché si tratta di un vino dalle caratteristiche che si sono riuscite a mantenere valide, costanti e di grande qualità, che riesce a valorizzare attraverso un  insieme di cura del territorio, pratica agronomica, caratteristiche intrinseche delle uve e non ultima, una tecnologia enologica aggiornata secondo i canoni  più moderni. Ricordatevi che il vino si fa soprattutto in cantina e lasciate perdere le scemenze propalate da immagini di vecchi contadini dalle mani callose e ragazze dalle gonne svolazzanti e polpacci scoperti che pestano l'uva nelle vecchie bigonce mezze marce, codeste son scemenze valide per programmi televisivi da quattro soldi. 

Il vino vero e migliore, si fa con uve di qualità, prodotte e raccolte secondo corrette pratiche agronomiche e con attrezzature di cantina moderne ed efficienti, fatte di acciaio, di botti di ottimi legni, di pigiatrici soffici, di atmosfere controllate, di cure enologiche assidue e scientifiche. Poi penseremo al marketing ed alle foto adatte a pubblicizzare il prodotto con le fronti rugose e le mani piene di calli. D'altra parte il territorio lo vedi da te, qui intorno alle balze che scendono dal castello di Montefioralle verso il basso con i filari dei vigneti ancor quasi nudi in questa stagione con le ordinate disposizioni ad archetto toscano, un derivato del classico Guyot. E' per la stragrande maggioranza Sangiovese, la varietà basica di quasi tutti i vini neri toscani e non solo, che produrrà le eccellenze che arricchiscono l'enologia italica. Non voglio qui farvi un pistolotto di tecnica enologica, non servirebbe a gustarvi l'eventuale esperienza che programmerete da queste parti, cercate solo di provare con passione, aperti all'apprendimento e cercando, se potete di non mandar giù qualunque scemenza per gastrogonzi che vi verrà propinata, girando per le varie cantine. Ricordate che la maggioranza di quelli che vengono a zonzo da queste parti non capiscono quasi nulla di vino e sono pronti a bersi, oltre che il vino a grandi golate, qualunque cosa venga loro detta, soprattutto se accompagnatori che di norma non sono in grado di rispondere neppure ad una domanda tecnica, infarciranno le loro presentazioni con parole come biologico, green, sostenibilità, biodiversità e via andando con tutto il circo fuffologico senza il quale si ritiene non sia possibile convincere la gente. Domani magari andiamo più a fondo.

Montefioralle

SURVIVAL KIT

Montefioralle - Piccolo borgo arroccato su una collina che domina la valle a circa 5 km da Greve. Molti lo raggiungono in bici o addirittura a piedi con una bella passeggiata tra i vigneti di cui è completamente circondato. Lo troverete particolarmente affascinante se riuscirete a vederlo semideserto in un giorno non festivo e fuori stagione, specie se avvolto da brume primaverili. Circondato da vigne e cantine, non avrete difficoltà a prenotare una degustazione in una delle tante che offrono questa possibilità. Ce ne sono da tutti i prezzi a seconda dei servizi e dalla qualità offerta. Ricordatevi che qui siamo nel cuore del Gallo nero e una qualità di base è data per scontata, ma attenzione che non è tutto oro quel che riluce. Ricordatevi che in ossequio alla moda del momento diversi produttori virano al cosiddetto bio, ovviamente con un ricarico di prezzo (anche giustificato dall'aumento dei costi, non certo dalla qualità intrinseca). In generale i vari produttori spacciano anche olio.

Antica Macelleria Falorni - Greve in Chianti

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martedì 17 maggio 2022

Haiku giardiniero

 

Ravello - maggio 2022

dentro l'aiuola

splendono i fiori rossi -

li puoi contare



lunedì 16 maggio 2022

Un tour d'Italie 5

Paesaggio in Chianti


 Eccoci qua a navigare tra i paesini di questa landa, tutti pronti e decisi ad aggiungere al loro toponimo la dizione "in Chianti", patente sicura di qualità, per valorizzare territorio e appeal per i visitatori. Ma in effetti le caratteristiche comuni di piacevolezza rara ci sono tutte e l'importante è crearsi un itinerario che ti faccia passare da uno all'altro per goderne le piacevolezze delle caratteristiche che li accomunano, le dimensioni di piccole comunità strette attorno ad un campanile, la stupenda visione dei panorami che le circondano e che sono la motivazione principe di questi luoghi, il piacere che si prova a passeggiare tra questi muri antichi guardandosi intorno senza pure avere la pretesa di trovare capolavori immortali, ma godendo della semplicità di un vivere apparentemente sereno e di delicato impatto. Lasci Castellina e in un paio di saliscendi sei a Radda in Chianti, poche case che si ammucchiano sulla cima di un colle con ancora parti di mura che ne ricordano un passato litigioso tra comuni limitrofi e fazioni politiche che si combattevano per motivazioni che nessuno ricorda, come sempre nella storia. La chiesa, il palazzo del comune, i camminamenti medioevali sotterranei tra le case, così comuni nella architettura di questi periodi, funzionali alla protezione ed alla stessa sicurezza costruttica dell'abitato, con le case legate tra loro da archi e giunzione, che questa è comnque sempre terra di terremoti. E nelle vie che rivivono, certo dopo periodi di appannamento nei quali la foga futuristica degli sviluppi cittadini aveva fatto prevedere una morte sicura per deliquio progressivo, un susseguirsi di bottegucce rivolte ai visitatori che propongono quanto il territorio ha sapientemente saputo valorizzare con opera continua e martellante, artigianato, con la lavorazione del cuoio e le terraglie e soprattutto quella enogastronomia di cui l'Italia tutta ha saputo fare materiale prezioso di esportazione e di reputazione internazionale. 

Valorizzare, magnificare, spiegare i punti di eccellenza e renderli rari e desiderabili, status simbol da esibire, che costituiscono valore a materie prime che se non richieste con vigore da ogni parte del mondo, rimarrebbero lì, morte e svilite per un misero e negletto consumo locale. Così da ogni porta emergono profumi di tartufo, confezioni di paste fatte a mano. di cereali che la pochezza qualitativa o produttiva aveva relegato nel dimenticatoio della storia e proprio per questo oggi richiesti e strapagati, perché l'esser raro o vecchio è già di per sé, nel mondo presente, patente di valore assoluto. Se ci aggiungi la parola bio hai fatto centro definitivo, la richiesta aumenta e di certo anche la bontà percepita. Tranquilli è come per la temperatura, ci sono 25 °C ma mi sembrano 32°. Ci vuole un attimo, Basta che chi te la racconta sia convincente, abbia credibilità ed una pasta ti sembrerà cento volte migliore di un'altra di un grano qualunque, anche se vorrei vedere in un bell'esperimento a doppio cieco quanti saprebbero riconoscere cibi spacciati per eccellenze sublimi a confronto con succedanei da prezzo scontato in discount. cose già fatte cento volte con sedicenti esperti su vini, cibi e tante altre cose, con risultati da rovesciarsi dal ridere. Diciamo che già di norma la gente capisce poco, se poi si aggiunge che anche c'è poco da capire, ecco che allora è il trionfo della fuffa e della chiacchiera. Per carità, non vorrei che questa mia tirata, fosse interpretata male, anzi, ben venga tutta la filiera di valorizzazione dei nostri prodotti nazionali, si fa così il marketing e di questo abbiamo tanto bisogno per risollevare la bilancia nazionale , ma attenzione a non gocare troppo sulla fuffa che poi, se il gioco si esagera e viene poi scoperto, crolla tutto il castello anche delle cose che hanno una loro intrinseca validità. 

Ciò premesso qui è tutto un girare tra effluvi di salumi, eccitanti alla vista e gustosissimi al palato, di carni succulente offerte da coloro che qui chiamano i' cicciaio e la parola è tutta un fremito solo a dirla, e infine il prodotto principe che dimensiona e custodisce tutta l'economia del territorio, il vino. Ma magari di questo parlerò più diffusamente domani, che l'argomento lo merita tutto. Oggi si prosegue da un paesino all'altro ed eccoci così più in basso nella valle a Greve in Chianti, borgo un po' più popoloso che si snoda sulla provinciale detta La Chiantigiana, attorto alle rive di un torrente un po' più voluminoso di quelli che scavano le curve alla base di queste splendide colline. E' un piacere passeggiare sotto i portici della piazza principale, una delle più belle della zona, anche questi ricchi di botteghe, ristorantini e vinerie, negozietti di cuoiai e di intrecciatori di vimini e poi, come già detto macellerie che espongono trionfi di tagli preziosi, costate, fiorentine, arrosti. Alcuni offrendo un servizio piuttosto comune da queste parti e del tutto apprezzabile, la possibilità di consumare golosi spuntini all'interno, assaggiando appunto le delizie delle salumerie locali e di tutti gli altri prodotti tipici, dai vini al tartufo. Il vicino museo del vino è purtroppo chiuso, forse uno dei residui del Covid, ma un salto in una delle fornitissime enoteche consente, oltre alla visione di locali strepitosi, ricavati da antiche cantine sotterranee riportate a nuova vita, il passeggio tra sterminate esposizioni di etichette tra le più famose del mondo e l'assaggio di quanti vini vuoi gradire, posto che la tua resistenza all'alcool lo consenta, dato che la tecnica dell'assaggio non è in generale nota, ma tuttti vogliano soltanto bere a garganella la massima quantità di liquido che le gambe malferme consentano. E poi via per il paesino successivo stando attenti ai palloncini.


SURVIVAL KIT

Antica Macelleria Falorni - Sulla piazza del mercato di Greve in Chianti. Da visitare anche solo per ammirare l'esposizione di carni e di salumi che pendono a grappoli, serti e corone da ogni arco soffitto e vetrina del grande negozio che occuna una bella porzione dei portici sulla sinistra. All'interno in deliziosi ambienti dalle volte di mattoni, potrete gustare piatti della tradizione toscana, incluso battute di carne di notevole qualità, taglieri e panini con i vari salumi e formaggi della zona, salse tartufate e oli toscani dal sapore intenso e fruttato. Ve la caverete con 10/15 € e anche meno. Una sosta semiprandiale di spesa contenuta e apprezzabilissima.

Enoteca Falorni - (guarda caso) - Piazza delle cantine 6 - Greve in C. Una delle più grandi in zona, in ambienti sotterranei davvero curati e spettacolari, potrete degustare a vostro piacimento, secondo un sistema pratico in uso in tutta la zona. Sarete forniti di una card e poi girando tra le centinaia di metri di scaffali orientarvi tra descrizioni e proposte nei diversi punti dove erogatori circolari offrono i beccucci da cui spillare centinaia di bottiglie diverse, in tre tipi di drop, mini, medio o grande, tra gli 1 e i 20 o più euro a secondo della qualità scelta, nel bicchiere che vi è stato aìfornito all'ingresso, semplicemente appoggiando  la card all'apposito sensore. Alla fine alla cassa pagherete nella misura in cui avrete usato la card. Possibilità di assaggio anche di oli toscani ed ovviamente di acquisto dei prodotti scelti che son lì per quello. Bella soluzione per gli amanti del vino o per coloro che pensano di capirci qualche cosa. Diversamente fatevi consigliare. 

 

Vicolo


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