sabato 30 novembre 2024

Taste of silk road 26



 scure montagne

discende il Bramaputra -

senza corrente


venerdì 29 novembre 2024

Taste of silk road 25

 




sui campi verdi

un refolo di vento -

nuvole bianche


giovedì 28 novembre 2024

Taste of silk road 24

 

dai muri antichi

sorvegliano i guardiani -

fuori i malvagi


mercoledì 27 novembre 2024

Taste of silk road 23

 

il guardo truce

avorio tra i capelli -

cosa mi compri?


martedì 26 novembre 2024

Taste of silk road 22

 

umile baco

avvolto nel tuo filo -

stoffa preziosa

lunedì 25 novembre 2024

Taste of silk road 21

 


oro e turchese

risplende il tuo sorriso -

lui ti ha parlato



domenica 24 novembre 2024

Taste of silk road 20

 

davanti al dio

tra cenere e profumi -

sfuma la grazie


sabato 23 novembre 2024

Taste of silk road 19

 


è Milarepa

tra i fumi dell'incenso -

sorriso triste



venerdì 22 novembre 2024

Taste of silk road 18

 

bestie pelose

brucano il verde prato -

salato il burro?


mercoledì 20 novembre 2024

Taste of silk road 17

 

lieve rintocco

un suono di campana -

si compie il fato


martedì 19 novembre 2024

Taste of silk road 15



vasi di coccio

gli uni accanto agli altri -

non c'è una crepa



lunedì 18 novembre 2024

Taste of silk road 14

 

dorme disteso

sui santi tibetani -

è perdonato


domenica 17 novembre 2024

Taste of silk road 13


 grandi orecchini

al banco del mercato -

piacciono grasse



sabato 16 novembre 2024

Taste of silk road 12

 

timbri di pietra

su preziosi dipinti -

c'è più valore?



venerdì 15 novembre 2024

Taste of silk road 11

 




le lacche rosse

splendono sotto il sole -

occhiali scuri

giovedì 14 novembre 2024

Taste of silk road 10

 

coralli rossi

turchesi delicati -

senza profumo



mercoledì 13 novembre 2024

Taste of silk road 9

 

un braccialetto

di giada trasparente -

dono prezioso



martedì 12 novembre 2024

Taste of silk road 8

 

le porcellane

allegrano la vista -

breve riposo

lunedì 11 novembre 2024

Taste of silk road 7

 




tra lacche verdi

mobili tibetani -

pregato ha il bonzo


domenica 10 novembre 2024

Taste of silk road 6

 

legni dorati -

dormiva tra le sete 

la principessa




sabato 9 novembre 2024

Taste of silk road 5

 

tra giade e opali

aspettiamo il cliente -

il te si fredda



venerdì 8 novembre 2024

Taste of silk road 4

 

piastrelle azzurre

finita è la preghiera -

piedi lavati


giovedì 7 novembre 2024

Taste of silk road 3

 


risaie in secca -

pecore in lontananza

cercano cibo



mercoledì 6 novembre 2024

Taste of silk road 2

 


le cime bianche

ci sbarrano il cammino -

lungi è la meta


martedì 5 novembre 2024

Taste of silk road 1

 


pronta è la capra 

da vendere al mercato -

lucido pelo

domenica 3 novembre 2024

In Patagonia

 

Così come nata l'idea del viaggio, come un tarlo o un essere alieno impiantato dentro di te, questa comincia a svilupparsi maligna, a crescere, a farsi violenta e prevaricatrice anche contro la tua volontà per imporsi alla tua attenzione. E' un poco come quella storia in cui un mago dava la ricetta per trasformare il piombo in oro, aggiungendo con maligna infingardaggine, basta che non pensi mai all'orso bianco. Ed ecco che quell'idea diventava inscindibile ed il meccanismo di trasformazione inevitabilmente falliva. Quindi hai voglia a pensare a mete diverse, sempre quel luogo lontano ed irraggiungibile, ha continuato a perseguitarmi, fino a che, non ho cominciato a studiarne davvero la fattibilità. A questo punto mi sono subito scontrato con una difficoltà pratica. Questo maledetto viaggio, infatti, da qualunque parti lo prendessi e lo rigirassi, aveva sempre un costo assolutamente insostenibile per i miei budget o quanto meno si raggiungevano cifre che non esito a definire immorali e tali da pregiudicarne l'esecuzione. E tutto questo senza una ragione valida, trattandosi in primis di un paese povero, anzi adesso addirittura poverissimo, dove ogni cosa ha costi infimi se rapportati al nostro potere d'acquisto, dunque la cosa è di difficile interpretazione. Capisco rivolgendosi ad una agenzia italiana che ha le sue spese e in ogni caso anche per viaggi di gruppo intruppati, cosa che non gradisco molto, raggiungeva cifre stellari, ma anche andando a cercare sul web o con il passaparola ad agenzie locali, insistendo sul fatto che io non ho esigenze di alberghi spaziali, ma mi contento anche di due stelle o meno, non si riusciva a concretizzare niente di buono. 

Oltre a ciò le agenzie non riescono a proporti viaggi più lunghi di 15/18 giorni, comunque insufficienti a fare un giro completo, per lo meno quello che intendevo io, che comprenda tutti i posti imprescindibili da vedere una volta che sei arrivato così lontano. Insomma un problema talmente ingarbugliato che mi aveva fatto rinunciare all'idea lo scorso anno, deviandomi all'ultimo momento su una meta completamente diversa. Ma quest'anno, il tarlo si è rifatto vivo, prepotente e pretenzioso. Ma possibile che non si riesca a trovare una strada per fare le cose ad un prezzo accettabile?. Così ho ripreso in mano il progetto con una serie di punti fermi taglia costi per arrivare finalmente ad un prezzo accettabile anche se non certo economico. Inoltre sono riuscito a contattare amici che avevano battuto di recente questi sentieri in modalità fai da te ed erano rimasti ragionevolmente soddisfatti, cosa che mi ha consentito di raccogliere una messe di utili informazioni. Intanto si parte in quattro, cosa che fa in pratica dimezzare molte spese di trasporti locali, in macchina e taxi. Le prenotazioni del voli sono state fatte ad fine luglio, cosa che ha consentito un certo risparmio. Gli alberghi scelti con cura e attenzione al prezzo, si sono rivelate in effetti uno dei topic meno cari. Le escursioni saranno valutate in loco di volta in volta e ci sarà anche un certo utilizzo di auto a noleggio, cosa che fa scendere ulteriormente i costi e che spero, mi farà concludere l'avventura novembrina di quattro settimane senza la necessità di vendere un rene per finanziarla. 

Vedremo come andrà a finire, intanto il dado è stato tratto e devo dirvi che, però, ho passato buona parte degli ultimi tre mesi a cercare, valutare, confrontare, fare prenotazioni, sbagliando e rifacendo più volte le cose, con l'aiuto dell'amico Pierangelo fino ad arrivare al quasi momento della partenza. Infatti prima di stendere queste righe, ho appena finito di fare i check-in on line per il volo in partenza. Un lavoraccio, mai pagato, infatti capisco che le agenzie debbano caricarti costi importanti alla fin fine, ma visto che il pensionato è accreditato di essere un irrimediabile perditempo che non ha mai niente da fare. ci sta anche questa corvée. Così nel frattempo ho ripreso in mano il libro di Chatwin da una parte, alternandolo alla Guide du Routard dall'altra, che anche se un po' obsoleta mi ha dato utili informazioni per tracciare un itinerario piuttosto completo. Il libro l'ho letto velocemente, anche perché se pure non ha una utilità pratica organizzativa, ti mette comunque nel mood giusto, essendo scritto un poco con i miei criteri, divagazioni di viaggio, una serie di peregrinazioni che portano a mettere nero su bianco le sensazioni, le emozioni, e soprattutto le storie che si raccolgono durante il viaggio, di certo quelle di Chatwin, più lunghe e ragionate come si conviene ad un vero viaggiatore, che si sposta di luogo in luogo senza una meta precisa, ma decidendo il luogo successivo a seconda dello spirito del momento e dei contatti avuti sul campo. 

Tuttavia leggendo In Patagonia, riesci a sentire davvero l'anima e la carne di quella terra così isolata e lontana. Ti sembra di aspirarne l'aria, i venti furiosi e le solitudini esasperate. I deserti infiniti, le montagne solitarie, i ghiacciai, le pampas e i suoi uomini solitari isolati da tutto e da tutti con i loro animali, quelli a cui devo badare e quelli che invece li circondano comunque essendo lì indipendentemente da loro. E' evidentemente, e credo che così sia rimasta, una terra dura che mette alla prova gli uomini, solitaria e deserta, abitata da avventurieri senza scrupoli e folli in fuga da qualcosa o in cerca di quel qualcosa che mai si riesce a trovare anche se lo si cerca o lo si rincorre per tutta la vita. Gente che lì è arrivata per arricchirsi in poco tempo e ci è rimasta per tutta una esistenza da miserabile. Tanti i riferimenti storici nel libro, che servono più che altro a far da cornice al viaggio, quasi fossero illustrazioni a corredo, ma che aiutano a capire quello che stai andando a vedere. Insomma una lettura indispensabile preventiva per chi vuole andare verso quella che pomposamente si chiama la fine del mondo. Se queste mie considerazioni risponderanno al vero, ve lo saprò dire al mio ritorno, sempre che ci sia, in ogni caso vi certifico che sono assicurato sul rientro della salma, quindi diciamo pure pronti, via!



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sabato 2 novembre 2024

Caucaso 29 - Gyumri

La valle dei Molokhans - Armenia, Caucaso - Maggio 2024
 

La valle dei Molokhans

Scendiamo dunque dalle montagne e ci allontaniamo dal confine georgiano, per percorrere la larga valle che porta dal lago Sevan fino alla nostra destinazione finale per questa densa giornata di visite. Piccoli villaggi lungo la strada che avevamo osservato già prima di Vanadzor, dall'apparenza poverissima. Si tratta di una comunità molto particolare sulla quale vale la pena di spendere due parole. Si tratta infatti di una popolazione denominata Molokhans, che vive in questa valle dalla metà circa del 1800. E' una sorta di setta di protestanti ortodossi che si sono staccati dalla chiesa di Mosca attorno al 1500, rifiutando l'autorità religiosa ed il battesimo con l'acqua, assieme a tutti i simboli dell'ortodossia classica, incluso il culto dei santi e della trinità, riprendendo tradizioni, anche alimentari, col rifiuto ad esempio della carne di maiale e riferite all'antico testamento e una interpretazione strettamente letterale della Bibbia, avvicinandosi dunque in parte all'ebraismo, in una sorta di ritorno alle origini, molto diffuso in fondo in quei secoli nelle comunità cristiane di tutto il mondo. Si definiscono anche come Cristiani spiritualisti. Il nome deriva dal fatto che durante i prescritti giorni di digiuno, bevevano solo latte (in russo moloko). Naturalmente il movimento si spaccò subito in molte dottrine diverse e sette contrastanti tra di loro, generando conflitti e separatismi insanabili come ad esempio i Subbotniky, molto prossimi come ho detto all'ebraismo, che adottarono infatti il sabato in luogo della domenica, come giorno festivo. 

Tubature del gas
Fatto sta che verso la metà del XIX secolo, lo zar, timoroso dell'influenza di questo popolo sulle comunità vicine, lo deportò completamente, visto che tra le altre cose rifiutavano il servizio militare, come avveniva con frequenza in quel paese, contro i mestatori politici, parte in Siberia, mentre la maggior parte finì in questa lontana valle dell'Armenia, mentre una diaspora limitata emigrò in varie parti del mondo (America, Australia e in parte anche in Israele). Naturalmente la storia raccontata dall'altra parte dichiara che la comunità se ne andò verso sud, di sua spontanea volontà, abbandonando lietamente le sue terre su di un lungo treno, in cerca della terra promessa e della nuova Gerusalemme, ma dubito che questa versione sia realistica. Qui, in questi paesini, la comunità sopravvive di stentata agricoltura, riducendosi progressivamente, visto che la dottrina prevede solo abitudine endogamiche, col divieto assoluto di sposare persone di altre religioni, pena la espulsione dalla comunità stessa. Così il gruppo è sceso al di sotto delle 20.000 persone. I Molokhans sono anche allevatori e grandi produttori di particolari formaggi e la valle è ricca di caseifici. L'impressione al passaggio è quella di una zona molto povera ed arretrata, dedita ad una agricoltura di sopravvivenza, mentre, al contrario, si dice che durante il periodo sovietico fossero portati ad esempio come i sovcoz (le entità statali agricole) più redditizie dell'intera URSS, tanto che a molti di loro veniva assegnata la famosa vacanza pagata nei paradisi turistici dell'Unione (spiagge bulgare, georgiane, estoni o nei sanatorj più titolati, come quello di Kislovodsk). 

Una porta

Così ragionando intanto ci avviciniamo a Gyumri, la nostra meta di oggi, che è la seconda città del paese ad una decina di chilometri dal confine turco. Ridendo e scherzando, in due giorni, abbiamo attraversato completamente il paese da una parte all'altra, mentre il nostro amico Marco Polo ci avrà messo almeno un mese, in senso contrario naturalmente. Arriviamo in città che è quasi buio e ci fermiamo sulla piazza principale, la Vertanants, in uno dei locali iconici, il Ponchik-Monchik, famoso soprattutto per i suoi bomboloni (da cui il nome del locale) alla vaniglia e alla cioccolata con cui concluderemo la cena dopo aver assaporato una deliziosa zuppa di funghi dal profumo indescrivibile e alcuni piatti di pollo (14.000 dram in sei). Poi subito a nanna nel b&b in periferia, comunque molto accogliente. Quello che ti colpisce in queste vie lontane dal centro è la presenza delle tubature del gas, tutte esterne che corrono ad altezza d'uomo per tutte le strade, innalzandosi fino a tre o quattro metri per superare gli incroci e proseguire fino a raggiungere tutte le abitazioni con sinuose deviazioni. Sinceramente se ci fosse un incidente d'auto un po' pesante che mandasse qualche mezzo a sbatterci contro, non so cosa potrebbe succedere, magari c'è un sistema di sicurezza che blocca tutto ma ne dubito. Mi sembra di aver visto qualche cosa di simile anche in Russia se non ricordo male, però rimango comunque perplesso. 

Una via del centro

Comunque dopo la colazione mattutina, ricarichiamo i bagagli e rifacciamo un salto in centro sia per cominciare il nostro giro a piedi, sia per fare una seconda colazione nuovamente nel locale di ieri, aggiungendo al bombolone al cioccolato, un bel cappuccino che subito ti mette di buon umore e ben disposto ad affrontare la nuova giornata. Questa volta ci sediamo nel dehors direttamente sulla grande piazza, visto che è uscito anche un bel sole. Siamo viziati, lo so, ma poi, soddisfatti, si gira meglio. E la città è davvero interessante da vedere, dominata com'è da una lunga serie di costruzioni erette in un locale tufo dal colore molto scuro, quasi nero, che conferisce all'abitato un aspetto del tutto particolare. Gli edifici sono piuttosto massicci, molti di inizio novecento, pur ricordando che la città è stata completamente devastata dallo spaventoso terremoto del 1988 che provocò oltre 30.000 vittime. In effetti la parte storica dell'abitato è stata eretta nuovamente sulla base di foto e disegni d'epoca, per merito di un architetto di Palermo che era venuto qui con le squadre di soccorso e che, innamoratosi del posto, qui rimase e attivamente partecipò alla fase ricostruttiva. La sua casa, completamente rimessa alle condizioni originali è poi diventata un albergo. Un particolare che tutti ricordano è che praticamente tutte le costruzioni sovietiche si sbriciolarono quasi completamente senza lasciare traccia, mentre quelle storiche locali subirono pochi danni e fu possibile appunto ricostruirle quasi per intero. 

Chiesa di S. Salvatore

Certamente questo tufo nero circondato da modanature di pietra chiara rende l'aspetto della città del tutto particolare e non puoi fare a meno di passeggiare per le vie pedonali del centro ammirando la serie di facciate, i vecchi negozi, le insegne e sentendoti in un clima d'altri tempi, in quella atmosfera caucasica lenta e tranquilla di una Armenia ottocentesca che ancora non immaginava di dover subire quanto sarebbe accaduto in seguito, quando l'odio e la furia ingorda dei suoi vicini, non ne avrebbe potuto più sopportare la pacifica e fruttuosa civiltà, accanendosi ad ondate successive per depredarla e cercare di spazzarla via, nel tentativo di farne scomparire definitivamente la cultura. Puoi sederti su una panchina si ferro battuto nero e sentirti in un altro secolo, mentre vicino un vecchio con una ispida barba scura offre spiedini alla griglia che ancora fumano, o entrare dentro le fredde mura oscure di una chiesa greve per l'odore di ceri che fondono lentamente davanti ad antiche icone. In fondo ad un cortile, c'erano gli "uffici" dell'ex-KGB, un luogo che anche a non saperlo, appare come un po' tetro, anche adesso che invece ospita un ristorante per giovani, con tante tavole di legno con gli ombrelloni bianchi, nel cortile. I tempi cambiano, ma certe cose conferiscono ai luoghi un imprinting duraturo che fa fatica a sfumare. Quasi mi sembra di ritornare a quella Mosca plumbea degli anni '90, quando il mio amico Zhenja, mi faceva istintivamente cambiare marciapiede quando passavamo davanti alla Lubjanka per andare al negozio di giocattoli del Djetsky Mir. 

Il nartece

Teneva gli occhi rivolti verso il basso, senza darmi spiegazioni, ma le parole non servivano, per lo meno fino a quando non arrivavamo davanti alle vetrine del negozio, illuminate e rutilanti di giocattoli in legno, meravigliosi. Noi invece, dopo un lungo giro, tra i bei giardini ricche di statue neoclassiche, torniamo a piazza Vertanants. Nella chiesa del Salvatore è ormai terminato il restauro e la sua sagoma nera con le eleganti modanature di pietra gialla che ne segnano gli archi e gli spigoli, la rende il monumento clou della piazza che non può non attirare l'attenzione del passante anche distratto. Certo le foto che la ritraggono quasi completamente abbattuta in un cumulo di macerie, fanno impressione ed i raggi di luce che scendono dalle aperture dell'alta cupola centrale appaiono quasi come un segno divino, venuto a benedire l'opera finalmente finita. Anche l'altra chiesa, dall'altra parte della piazza, la Surp Astvatsatsin, che era stata meno danneggiata, giganteggia con le sue strutture ottocentesche così massicce da intimidire quasi il visitatore, in particolare lo spettacolare nartece dalla volta che si mostra come una complicatissima trina di archi in trecciati  che culminano in un oculo centrale che ne illumina la bellezza. Traversiamo ancora la piazza e le vie laterali affascinati dagli antichi portoni, assolutamente eleganti nelle loro tracce di elementi liberty, anche se in qualche caso sbrecciati a quasi abbandonati a se stessi. 

Ulisse

Ma questa è anche una città culturalmente molto viva, che ospita innumerevoli artisti che rappresentano tutti i movimenti più moderni ed interessanti dle paese. Così facciamo anche un salto in una galleria di un amico di Gianluca, che ama molto Gyumki e che si trova molto a suo agio in questo ambiente, evidentemente molto fertile dal punto di vista culturale. Nella galleria sono esposti i lavori di molti artisti armeni davvero interessanti, incluse molte sculture e bronzi di molto fascino. Ci accompagna quello che dovrebbe essere il gestore della mostra, un viso che, se io fossi un regista in cerca di cast, assimilerei immediatamente a quello di Ulisse, un po' scarno dagli occhi volitivi e curiosi al tempo stesso, una barba corta e confusa, i capelli nerissimi e ricci, ma il naso che lo caratterizza completamente con la sua linea retta dalla fronte alla punta, come solo poteva essere quello di Odisseo sulla prua della sua nave, che ritrovi identica su certi vasi attici, lo sguardo un po' perso nel vuoto in cerca della sua dolce Itaca, ma distratto dalla selvaggia e profumata Ogigia. Dalle volte della galleria pendono centinaia di volumi dalle pagine svolazzanti che fluttuano nel vuoto, sulle nostre teste, quasi a voler lasciare scendere dalle loro pagine, idee, storie, immagini inespresse disperse nell'aria per farci sognare ancora un mondo dove regna la mente ed i suoi disegni segreti. Davvero interessante questa città dalle case di pietra nera e dalle anime colorate. Dai, mangiamoci un boccone e via per vedere ancora, prima di lasciare questa bella città, la fortezza nera sulla collina.

SURVIVAL KIT




Kotun Aptm - Masmania Ul., 27 - Gyumri. In zona periferica, casetta, secondo lo stile B&B, di recente sistemazione, con camere ragionevolmente spaziose e bagnetto comune con lavandino davvero lillipuziano, il più minuscolo che abbia mai visto. Spazio per colazione e tavernetta comune per passare la serata. Un'ottima soluzione con camere doppie letto queen a 22 €.

La galleria

S. Salvatore dopo il terremoto
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