giovedì 28 settembre 2023

La lingua coreana

Alfabeto coreano

 

Molti dei miei lettori sanno che una delle mie (tante, troppe) passioni, sono le lingue e soprattutto i loro meccanismi, che mi affascinano molto e nelle quali mi piace indagare il più possibile, arrivando al brillante risultano di non conoscerne nessuna bene, neppure l'italiano: mi salvo forse col dialetto alessandrino che è sempre una bella consolazione. E' la maledizione dei tuttologi. Dunque visto che la Corea è un luogo dove uno dei problemi sarà sicuramente la lingua, volevo spendere almeno un post a parlarne, per vedere quantomeno se ci ho capito qualche cosa. Intanto questa lingua sembra appartenere ad un gruppo specifico tutto suo o al limite al ceppo delle lingue altaiche, come giapponese, turco e mongolo. Naturalmente, data la vicinanza geografica, mi è sembrato di notare anche l'influenza del cinese (ad esempio est di dice Dong esattamente come in cinese e probabilmente ci saranno molte parole che conservano questa origine, ma è una mia idea, eh). Cominciamo con l'alfabeto che è uno scoglio importante e che comunque viene scritto da sinistra a destra e orizzontalmente come da noi. L’alfabeto coreano, chiamato hangul (한글) e creato nel 1443 dal re Sejong il Grande (세종대왕Sejong-dae-wang) per facilitare la vita ai sudditi. Infatti anche qui come in giappone, precedentemente, venivano usati gli antichi ideogrammi cinesi. E' costituito da 40 lettere, 19 consonanti e 21 vocali (8 semplici, come i 7 fonemi italiani più la eu, 4 iotizzate come nel russo, ia. ie, io, iu, e 9 dittonghi). Queste vengono raggruppate in sillabe costituite obbligatoriamente da una consonante (se non c'è si scrive comunque una lettera muta come la nostra h), una vocale, a cui possono essere aggiunte una o due consonanti spesso con pronuncia semimuta (come nel cinese -ng). 

Il problema che questa sillaba viene costruita non in maniera lineare, ma le lettere vengono scritte a fianco o sopra o sotto per formare gruppi vergati armoniosamente come se fossero dei caratteri cinesi. La pronuncia cambia in riferimento alla posizione della lettera, ad esempio le cosiddette consonanti doppie hanno pronuncia diversa se sono all'inizio pronuncia dolce) o alla fine della sillaba (dura) come B/P o G/K. Altra variazione di pronuncia si ha per molte consonanti in base alla lettera che precede o segue, mutandosi in -ng. Vedo che siamo già sul complicato. Per non rendervila vita più difficile, aggiungo solo poche note sulla struttura grammaticale del coreano. Si tratta intanto di una lingua cosiddetta SOV, come del resto il latino, al contrario dell'italiano che è una lingua SVO (soggetto, verbo, complemento oggetto, es. io mangio una mela). Quindi le frasi sono strutturate sul tipo Io una mela mangio, col verbo alla fine che complica un po' la comprensione se ci sono subordinate o complementi vari, ma chi ha consuetudine col latino non avrà problemi, vero Anna Maria?. Poi non ci sono articoli e preposizioni, per cui nella formazione dei complementi o del soggetto sarà necessario usare una particella come suffisso al sostantivo che potrà essere di soggetto, appunto per indicarlo chiaramente o di tema (uso molto simile mi sembra, ai cosiddetti caratteri classificatori cinesi, che identificano classi di oggetti, ad esempio mezzi di trasporto, cose piatte, persone, animali, libri, soldi, ecc. utilizzate in Cina per evitare la confusione tra i relativamente pochi fonemi a disposizione).

Quando non lo sapete, per le cose si può usare il classificatore o contatore generico ge (da leggere con g dura e non dolce), da utilizzare per le cose che sono al di fuori di ogni classificazione oppure quando il contatore giusto non ci viene in mente, tanto per cambiare, uguale a quello cinese. Non mi voglio addentrare più a fondo perché complicherei le cose oltre e mie intenzioni (e anche perché non sono molto sicuro di averci capito molto). Un altra cosa importante in una lingua per lo straniero che volesse maneggiarne almeno qualche spunto, sono i numeri, sempre molto utili da sapere e che inoltre fanno, tentando di usarli, simpatia nei contatti umani. Intanto per usarli si deve usare lo schema Sostantivo+ numero + classificatore. Ad esempio: Prendiamo due auto si dirà  , cioè (cha) = auto, (du) = due, (dae) = il classificatore dei mezzi di trasporto e i macchinari.  La cosa si complica ancora perché ci sono due sistemi numerici: il puro-coreano e il sino-coreano, nei quali si nota subito l'assonanza fonetica con i numeri cinesi (es.: cinese 1,2,3,4,5 fa Yi, er, san, se, wo; in Coreano Il, i, sam, sa, o). Si usano in situazioni differenti a seconda dell'argomento, ad esempio quelli sino-coreani vengono usati per i soldi, per i numeri di telefono e in matematica. Ci sono i numeri dall'1 al 10 + 100, 1000, 10.000 come in Cina, ma in quelli puro-coreani ci sono anche il lemmi per venti, trenta, ecc. Quindi le cifre più complesse si costruiscono avvicinando i numeri semplici, ad esempio 136 si scriverà con i lemmi di 6+3dieci+1cento, mentre 11 sarà dieci uno. Non voglio tediarvi più oltre ma non posso fare a meno di segnalarvi un'altra particolarità di questa lingua, che la accomuna ad esempio col giapponese e che testimonia, quanto su questa società influiscano le gerarchie ed il loro rispetto. 

Infatti il coreano si compone di vari registri linguistici che possiamo distinguere tra informale (반말, banmal), formale (존댓말, jondaetmal) e onorifico (높인말, nopinmal). A seconda del registro, cambiano le desinenze verbali, si possono aggiungere particelle onorifiche e sono a volte presenti anche variazioni di lessico. Insomma se ci si parla tra amici è molto diverso che se ci si rivolge ad un superiore o addirittura ad una autorità. Usare il banmal è come dare del tu in italiano e si può fare in famiglia, coi bambini e lo usa il superiore col sottoposto (non so se come in Giappone lo si usa con le donne, ehehe, tanto per capirci), in questo caso si usano le parole semplici senza aggiunta di particolari suffissi onorifici. Il formale jondaetmal si usa quando non ci si conosce o non si è in confidenza come il nostro lei (curiosità, cambiano i pronomi tsati e il tu della seconda persona non si usa, ma si deve utilizzare il nome della persona a cui si parla o il suo titolo. Il registro onorifico nopinmal infine, si usa parlando o anche solo riferendosi in loro assenza a persone importanti o anche per mostrare un particolare rispetto e si fa aggiungendo particelle apposite nella radice o nei suffissi della parola o nel verbo usati. Il tutto è un retaggio interessante di una società molto gerarchica e di radice confuciana, filosofia di vita e di governo che si è sempre fondata sul rispetto assoluto delle posizioni sociali. Come vedete molto spesso la conoscenza di una lingua spiega molto della cultura del popolo che la usa. E per oggi direi che basta così, anche perchè imparare una lingua è un'altra cosa.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

mercoledì 27 settembre 2023

Ansia

dal web

 

Man mano che il giorno della partenza si avvicina, ecco che si ripresenta ed ogni ora è più pungente e fastidiosa, la sindrome classica degli anziani che vogliono sempre fare il passo più lungo della gamba. Ecco che arriva l'ansia. Giunge da lontano, come il temporalone d'agosto che annuncia la fine dell'estate e si presenta con neri nuvoloni che si addensano dietro le cime delle montagne e poi, con quei brontolii sordi e prolungati che ti comunicano di essere pronti a scatenarsi, con il preannuncio di disastri inequivocabili oltre che inevitabili. Tutto è poi rinforzato da saette che rischiarano il cielo ormai buio e ti fanno stringere il cuore. La sensazione è proprio la stessa e a te non rimane che stare lì come un babbaleo ad attendere il rovescio dell'acqua gelida sulla testa, senza neanche aver a disposizione un ombrello.. Certo non hai un problema preciso da risolvere, ma quella sensazione generica di problemucci che non riescono a disvelarsi completamente e che quando saranno pronti a deflagrare tutti insieme, creeranno il disastro, a te  proprio a te che ti troverai a 10.000 chilometri da casa, senza gli strumenti a cui sei abituato, in un mondo che sarà sconosciuto ed ostile. Poi in effetti non è mai così e tutto si risolve sempre con un po' di buona volonta e di esperienza, ma è la mia sensazione che precede la partenza che è pessima ed invece dovrebbe essere un momento di adrenalinica spinta ed entusiastico non star più nella pelle, fino al momento di salire la famigerata scaletta, che poi adesso è quasi sempre un tubo. Un budello che ti dà la sensazione di reinfilarti in un caldo (ed è quasi sempre un caldo soffocante) ventre materno da cui uscire solo dopo una lunga gestazione di ore ed ore, sudaticcio e sfiancato dalle gioie della classe bestiame, come la chiamava un giornalista famoso al quale il giornale, evidentemente non passava la business. 

Il problema è che io sono fatto così e non riesco a godermi, specie negli ultimi giorni, l'eccitazione della patenza. Invidio chi ne parla in termini entusiastici e almanacca i piaceri e le sensazioni che proverà o che si aspetta quanto meno di provare. E' uno stato d'animo che si legge spesso sul web, a meno che non sia tutta fuffa e l'ansia mefitica, in misura più o meno grave assalga un po' tutti, anche se non lo vogliono ammettere, chiamiamola sindrome premestruale del viaggiatore. Io soffro in silenzio e conto i giorni che mancano, sempre troppo pochi per quello che c'è ancora da fare, anche se comunque non basterebbero mille in più. E' che ho questa maledizione di voler prevedere i dettagli per non trovarmi impreparato al momento del bisogno, quando poi in effetti di tutti gli intoppi prevedibili non ne capita mai uno e quei pochi inattesi arrivano sempre a ciel sereno e vanno risolti in loco adattandosi alla circostanza. Vero è che mai come in questo caso, parto completamente impreparato, ma è anche vero che dico così tutte le volte, a parziale consolazione. Ma la Corea è un paese di cui conosco talmente poco da farmi nascere mille dubbi e preoccupazioni. Oltretutto questo progetto è nato così,  in maniera assolutamente casuale, in sostituzione di un'altra meta a lungo investigata e vivisezionata e infine scartata, obtorto collo, a causa di prezzi per me improponibili ed altrettanto inspiegabili visto che si trattava di un paese con le pezze al culo, dove tutto avrebbe dovuto costare pochissimo. Va bene, rinviata sine die, sarà per un'altra volta, ma intanto mi sono trovato alle prese con questo altro progetto, nato solo da voli trovati a prezzi, cari ma ancora accettabili, ma che ha dovuto prendere forma in tempi per me rapidi e che mi hanno costretto ad un concitato lavoro di scoutung sulla rete, su cui come immaginerete, non sono un furetto. 

Comunque alla fine le cose essenziali, almeno credo, sono in bisaccia e al resto penseranno gli dei, speriamo non troppo invidiosi, che accompagnano il viaggiatore nelle sue peregrinazioni e la stella della sera che lo protegge, premiando la sua buona volontà. In realtà aspetto ancora qualche conferma, ma in linea generale, dovrei dichiarami, per quanto possibile, pronto. D'altra parte, un punto che mi allieta l'attesa della partenza, è che da questo viaggio non  mi aspetto moltissimo e che la Corea, pur essendo nel novero dei paesi in lista d'attesa, non era mai stata una meta posizionata nei primi posti della lista. Questo generalmente è un fatto positivo, in quanto ho sempre verificato che la mancanza di grosse aspettative genera una sensazione di sorpresa e apprezzamento che ti fa godere molto di più il viaggio. Al contrario le grandissime attese, provocano quasi sempre delusione più o meno forti, ancora di più per quei luoghi molto famosi, che hai già visto mille e mille volte in documentari perfetti, ripresi con le luci più straordinarie possibili, girati nei momenti migliori, che li rendono straordinariamente fotogenici, poi quando ti trovi davanti alla realtà, che gode sempre del fatto di essere lì nell'ora sbagliata, con la luce scadente o la foschia, la temperatura insopportabile o la pioggia fastidiosa, diminuiti enormemente del fascino certo che avevi messo in conto, producono solo un pensiero affievolito e qualche foto pessima anche se obbligata. Ricordo la sensazione di leggera delusione di fronte al Grand Canion e dico poco, di cui avevo già assaporato la bellezza nelle centinaia di foto storiche da cartolina, al confronto dello sconosciuto, per me, Brice Canion, che mi affascinò come assolutamente non potevo prevedere. Va bene, si vedrà. Intanto vediamo se mi risponde il tizio a cui ho chiesto se ha la possibilità di affittarmi uno scooter senza la patente internazionale.


 Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

martedì 26 settembre 2023

Gli spostamenti

dal web

 

Per preparare un viaggio in totale autonomia, come vi ho già detto nei post precedenti, bisogna avere la costanza di programmare tutto o quantomeno molto, prima della partenza. Voli interni e alloggiamento è il minimo, assieme allo scarico delle app che si ritengono utili se non indispensabili sul posto. Un altro punto importante è la decisione di come spostarsi sul posto, visto che il mio giro è stato progettato su un itinerario di sei città diverse (ho deciso di tagliare purtroppo, la settima, il parco di Seoraksan e la cittadina di Sokcho, perché tanto per cambiare, ci sarebbero voluti almeno tre o quattro giorni in più e già me ne pento perché, visto che saremo in piena stagione di foliage, questa area prometteva paesaggi indimenticabili, speriamo dunque di vedere qualche cosa di valido su questo frangente in altri luoghi, più specificamente sull'isola di Jeju. Pazienza è il destino dei turisti, la rinuncia per mancanza di tempo. Dunque, a questo punto, bisogna decidere come muoversi, visto che le date sono precise. Intanto ho dovuto escludere l'auto (che per chi è interessato va sui 50 euro al giorno, in quanto non ho pensato in tempo a fare la patente internazionale, che mi dicono è obbligatoria. Questo di certo questo mi procurerà difficoltà nella visita dell'isola di Jeju, che essendo piuttosto grande (perimetro superiore ai 250 km) e con pochi mezzi pubblici, sarebbe stata ideale per l'uso dell'auto. Vedremo se sul posto sarà possibile affittare quantomeno uno scooter, che sarebbe altrettanto indicato. 

Ci sarebbe anche il problema che io non ho mai guidato uno scooter nella mia vita, ma questo è un intoppo secondario e poi c'è sempre una prima volta. Qualcuno sa, se per caso te lo danno anche con la sola patente italiana? All'interno delle città vedremo di utilizzare al massimo bus e metro con l'uso della comoda T-card prepagata, anche se provando ad usare, tanto per impratichirmi le app Naver Map che sostituisce Google map che laggiù non funziona e Subway, mi vengono fuori solo indicazioni in coreano, cosa che chi preplime al momento, abbastanza. Invece, come dicevo, per lo spostamento tra le città ho tentato di prenotare ed acquistare i biglietti di bus o treni (piuttosto carucci mi sembra), ma, o per mia congenita incapacità, capirete i contadini hanno i ditoni grossi e di fronte alla tastiera sono sempre in difficoltà, già su quella del computer, figuratevi su quella minuscola del telefonino, sono rimasto bloccato e riesco a trovare la strada e gli orari, ma quando è ora di comprare, il sistema non mi consente di andare avanti. Nella maggior parte dei casi con sibilline comunicazioni in coreano (lingua che al momento non pagroneggio, per cui ho naturalmente utilizzato il traduttore, ma i messaggi sono comunque rimasti inutili a spiegare le cose). Mi comunicano anche quanti posti sono ancora disponibili su quel bus, in un caso mi consente addirittura di scegliere i sedili, ma non riesco a procedere per prenotare e a pagare. Mi sembra di avere letto che i biglietti di bus extraurbani e treni coreani non si possono acquistare dall'estero, non so se qualcuno può darmi conferme al riguardo, ma a questo punto rinuncio e cercherò di risolvere in loco magari con l'aiuto di qualche amico pescato nei vari alloggiamenti che ho scelto. 

Questo fatto, tuttavia mi dà una certa ansia. in quanto in alcuni casi, mi pare di aver capito che ci sono solo un paio di bus che fanno quella tratta ogni giorno (ad esempio da Andong a Gyeongju, per un totale di una cinquantina di posti, e se fossero tutti pieni?). Rischierei di non riuscire a spostarmi nella città successiva facendo saltare programma e prenoitazioni dell'hotel. Mi fido tuttavia del fatto che non dovremmo essere in piena stagione e poi qualche santo provvederà, mi accorgo di star diventando piuttosto fatalista man mano che l'età avanza. In ogni caso mi pare di aver capito, dando una scorsa ai prezzi dei biglietti, che la spesa per i trasporti sarà non trascurabile. Bus oltre i 10/20 euro e treni tra i 30 e i 50 a tratta, ma vi sarò più preciso in fase di consuntivo. Intanto vi aggiungo sempre per info, in quanto ormai non posso più cambiare nulla o quasi senza complicarmi la vita, l'itinerario definitivo del mio giro. Seul (4 notti), Andong (2 n.), Gyeongju (3 n.), Busan (2 n.), Jeju (4 n.), ancora Busan (2 n.), Jeonju (2 n.), e gran finale a Seul (2 n.). Come vedete gli spostamenti sono molti e il rischio è quello di trascorrere molto tempo sui mezzi pubblici, ma per un viaggio in autonomia e con una oculata gestione dei fondi a disposizione del budget, non sono riuscito a fare di meglio. Ovviamente al termine del viaggio potremo capire se ci sono stati degli errori programmatici e suggerirvi le corrette alternative. Per il  momento, mentre l'altro componente del gruppo si dedica alla preparazione e alla gestione del bagaglio al seguito con ammirevole impegno e competenza, della qual cosa magari vi parlerò nei prossimi giorni, io mi devo invece applicare alla gestione dei tempi e alla loro distribuzione per le cose da vedere. 


 Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:


sabato 23 settembre 2023

Casualità


A volte emergono dal passato fantasmi lontani dei quali evidentemente mantenevi una traccia in un lontanissimo angolino della tua mente consunta e credevi ormai irrimediabilmente perduti, fino a quando una casualità assolutamente bizzarra ed impensabile, una congiunzione astrale davvero difficile a verificarsi, le ricrea davanti ai tuoi occhi increduli e ricostruisce un mondo lontano ed ormai scomparso per sempre. Ecco qua, qualche giorno addietro, incontro due care amiche del tempo che fu, allaccio di un'infanzia vissuta in un altro secolo a tutti gli effetti e per assoluta casualità ecco che da un cassetto salta fuori una collezione di cartoline che il padre di una di loro, ha messo insieme in una vita intera. Tutte rappresentavano vedute del nostro paesello nel quale, bambini, trscorrevamo a casa dei nonni, quella che un tempo si chiamava la villeggiatura. Decine e decine di cartoline, puntigliosamente ordinate per data, che raffiguravano aspetti diversi di Valle S. Bartolomeo, una delle frazioni alessandrine. Alcune risalgono addirittura ai primi anni del '900 e per la maggior parte, come dicono i collezionisti, rigorosamente viaggiate. Già, perché il bello della cartolina è che, al di là della illustrazione che spesso, essendo tematica, riporta con piccole varianti, lo stesso tema all'infinito, anche se trattandosi di un paesello ne puoi apprezzare i piccoli cambiamenti temporali, che ti rammentano su quale panchina ti sedevi sulla piazza, il piccolo messaggio scritto sul retro della stessa, racconta una storia di un tempo lontanissimo che suscita tenere considerazioni e spesso fa immaginare storie ormai svanite. 

Bene, potete dunque pensare quale sia stato lo stranito stupore del ritrovamento di una di queste cartoline spedita da me stesso tredicenne, nel 1959, quasi sessantacinque anni fa, alla mia professoressa di matematica delle medie, la anzianissima, così almeno mi sembrava allora, signorina Trucco Carolina, un nome che la descriveva appieno, con la quale le auguravo buone vacanze. Di certo la cosa era stata ispirata dalla mia mamma attentissima alle relazioni scolastiche, che curava in ogni loro aspetto. Questa straordinaria professoressa, che oltre ad insegnare nelle nostre scuole medie, viveva a Boscomarengo, avendo dedicato tutta la vita ai ragazzi dell'istituto correzionale che aveva sede nell'attuale complesso di S. Pio V, aveva la capacità di rendere la matematica, materia assai attrattiva a noi teste quadre e sono certo che l'interesse che ha sempre suscitato in me fosse dovuto proprio a lei. Era piccolissima e magra, sempre vestita di nero, con camicette di pizzo accollatissime, che ricordo avvicinarsi alla cattedra imbracciando il registro di classe e poi, davanti alla lavagna munita di gessetto e cancellino, che riempiva all'infinito di espessioni da risolvere. Così pensate alla assoluta sorpresa e all'emozione che ho avuto nel ritrovare questo reperto, approdato lì, per assoluta casualità, trovato probabilmente su una bancarella dove era finita, quando alla morte della mia cara prof, avevano smantellato i suoi poveri averi. Le cose che lei aveva evidentemente religiosamente conservato, le tracce dei suoi ragazzi che le avevano fatto compagnia fino alla fine e che come per tutti noi, dopo, vengono disperse nel vento. Una grande emozione, vi assicuro, anche io in fondo, nel mio piccolo sono umano.




 

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

venerdì 22 settembre 2023

recensione : S. Truzzi - Il cielo sbagliato

 

Una storia familiare che si svolge tra le due guerre, piena di drammi epocali, sofferenza e riscatto, miseria e nobiltà, dalle polveri agli altari e così via. Il libro comunque si legge abbastanza volentieri e preme l’urgenza di vedere come va a finire la storia, se i cattivi verranno puniti e i buoni premiati. Comunque i personaggi sono piuttosto ben delineati e il libro che racconta la storia della nascita del fascismo a Mantova e dintorni sembra anche ben documentato. I ragionamenti che stavano nella testa della gente al tempo, paiono piuttosto ragionevoli e l’inclinazione di ognuno faceva premio facilmente nello spingerti da una parte o dall’altra. Un altro punto interessante è notare come nei riferimenti e nelle descrizioni che riguardano il sesso, è enormemente diverso l’approccio a seconda che l’autore sia maschio o femmina. E questo lo si nota bene anche ad esempio paragonando i libri di cui vi ho parlato nei giorni scorsi. Pare di discutere di argomenti completamente diversi. Interessante. Comunque questa storia è di piacevole lettura e potrei al limite anche consigliarla, come passatempo estivo.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

giovedì 21 settembre 2023

recensione: Amanda Colombo - Meno male che ci siete voi


 

Libretto veloce e gradevole nel suo genere. Quello che si dice libro da donne e non con intonazione spregiativa. L’autrice racconta la storia di tre amiche, in maniera spigliata e divertente, partite tutte con grandi sogni e che si ritrovano a fare il punto per tutte e tre piuttosto deludente rispetto ai sogni iniziali. Una libreria che sta per chiudere ed il suo vecchio proprietario sarà la chiave, di lettura appunto, per riprendere in mano per tutte e tre del filo della vita che si stava logorando e offrire una soluzione appagante. Un libro che piacerà certamente agli amati del libro e della lettura in generale e perché no, tradizionale, con i suoi continui richiami all’odore inebriante della carta e al piacere di sfogliare le pagine dei libri alla ricerca di frasi memorabili, citazioni e insegnamenti di vita. Insomma un inno alla bibliofilia e tutto quello che ne segue. Mi lascio andare a dare un giudizio tutto sommato benevolo, perché sono molto buono.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

mercoledì 20 settembre 2023

recensioni - S. Badani - La cacciatrice di storie perdute



Qui io sono facile preda. Amo le storie di scrittori indiani, anzi, come in questo caso scrittrici, perché in generale, oltre alla storia, raccontano sempre diffusamente di un mondo che amo e del quale mi piace sentire le descrizioni più accurate. Mi pare sempre di essere trasportato come per magia in quella terra che per me ha un fascino irresistibile, con i suoi odori, i suoi rumori, il suo rigoglio sempre presente. Così tra contrasti e vicende tristissime, gli scrittori indiani amano sempre le tinte forti e le tragedie familiari, usando topos da noi magari abusati da secoli, ma che in fondo sono sempre in prima fila nel provocare emozioni e attenzione al lettore. Questa è la storia di una ragazza americana di origine indiana, carica di problemi e di grane familiari, che in seguito alla morte del nonno indiano decide di tornare alla terra dei suoi avi che non conosce per nulla ed alla quale si crede completamente estranea e qui, naturalmente ritroverà se stessa. Una trama classica da vendere tal quale a Bolliwood, che tuttavia, chi ama l’India leggerà molto volentieri delibandone con gusto ogni parte ed ogni descrizione. I grandi segreti della famiglia verranno a galla a poco a poco, tra drammi, lacrime e sangue, contrasti di casta e amori sensualissimi, cosa per cui nel subcontinente vanno sempre pazzi, fino alla fine attesa e naturale. Insomma a me, da come avrete capito è piaciuto.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

martedì 19 settembre 2023

Recensione - W. Smith - Come il mare

 

Avanti con l’avventura con Wilbur Smith, assolutamente un classico del genere, con questo libro che mi si dice essere uno dei suoi migliori. Pur essendo uno dei maestri della letteratura di consumo, bisogna dire che è sempre uno che si lascia leggere con un certo gusto e rimane in ogni caso un ottimo artigiano che sa fare il suo mestiere di produttore di libri che i suoi cultori attendono come bibbie. Ovviamente mai meno di 500 pagine così perlomeno ha la sensazione di aver speso bene i tuoi soldi. Questo lavoro risale nientemeno che a quasi cinquanta anni fa, dunque il fatto che non sembra risentirne, è prova ulteriore che insomma, il nostro è uno che sa fare il suo mestiere. Per averne una ulteriore prova, vi sottolineo che non so quanti siano gli scrittori capaci di tirare avanti la descrizione di una tempesta marina per quasi cento pagine senza far cadere di noia qualunque anche ben disposto lettore. E qui ce ne sono addirittura un paio. Già perché la storia si svolge quasi completamente sul mare e questo è il tema di fondo che fa da quinta alla storia e dalla quale si evince anche che l’autore è uno che di mare se ne intende. Certo lo stile di cinque decenni fa si sente, tutto è estremizzato, superlativo, inavvicinabile. Le donne tutte bellissime, anzi di più, con pelle color del miele, sensualissime, irresistibili, gli uomini parimenti. La sensazione è proprio questa che tutto è sempre esagerato, senza mai ricadere neppure per un attimo nella normalità. Mai che ci sia un tramonto o un’alba di caratteristiche anonime, tutto talmente spettacolare da rimanere a bocca aperta, anche il marinaio che ne ha già visto di uguali a migliaia. I cattivi sono talmente cattivi che non si riesce neppure ad averne un po’ di comprensione umana, mentre i buoni sono anche intelligentissimi, coraggiosissimi e ça va sens dire sensualissimi. Le aragoste si sprecano ma solo all’armoricaine e per i vini solo etichette di altissima classe. Ci sta, l’avventura inoltre si svolge nelle acque antartiche e successivamente nel Caribe, per cui il palcoscenico non ha bisogno di ulteriori magnificazioni. Insomma un classico del genere. Almeno un giorno di passatempo garantiti senza sorprese, al tempo tutte le avventure finivano bene.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:




lunedì 18 settembre 2023

Recensione: S. Bjork - La stagione del fuoco


Eccomi alle prese con l'ennesimo dark thriller scandinavo. Questa volta si tratta di tal Bjork, definito tanto per cambiare "maestro del thriller nordico", con un suo lavoro che, a quanto ho capito fa parte di una serie. Stavolta si tratta di un Norvegese e anche qui il mio interesse è acquito dal fatto che descrive luoghi che ho visto e il ricordo contribuisce ovviamente alla piacevolezza. In questo caso il racconto è maggiormente definito e condito con un po' più di dettagli di contorno cosa che comporta automaticamente ad un raddoppio dello spessore del tomo, cosa che, per la lettura di consumo contribuisce a farti maggiormente apprezzare il costo a pagina. La vicenda è un po' più intorcinata dell'islandese di cui vi ho parlato ieri e ier l'altro, ma condita con i temi consueti, alcool, droga, depressione e grandi segreti familiari. Come sempre i poliziotti coinvolti sono casi umani pieni di problematiche, tuttavia intelligentissimi che alla fine arriveranno alla soluzione del caso, in contrasto con i cosiddetti piani alti sempre popolati di imbecilli presuntuosi. Il topos è uno dei più abusati ma alla fine la scrittura concitata e scorrevole di quello che mi sembra comunque un onesto compilatore di materiale di consumo che deve essere prodotto non dico in serie, ma secondo la necessità e la richiesta del mercato, fa sì che anche in questo caso tu voglia vedere come va a finire e se hai capito chi è il colpevole. In questo caso il finale però non mi è piaciuto per nulle, perché contrasta, a mio parere, con le regole basilari del buon giallo. Ma pazienza. Sotto l'ombrellone abbiamo già il piacere di goderci il mare e tutto il suo contorno, qu indi ce lo facciamo andare bene. Anche in questo caso 5 euro per impegnare 7/8 ore ci stanno tutti. Diciamo che meno di un euro l'ora è assolutamente accettabile, poi puoi sempre sonnecchiare in attesa che venga il momento di fare il bagno.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

domenica 17 settembre 2023

Recensione: Ragnar Jonasson - La signora di Reykjevik

 

Ed eccoci ad un altro libro del suddetto giallista islandese di cui vi ho parlato ieri. La solfa è sempre la stessa, atmosfere cupe e sole avaro della sua presenza, freddo, neve, alcool e depressione. Tuttavia devo dire che se siete stati in quei luoghi, ovviamente l'effetto del ricordo vi renderà più affascinante la lettura, sull'onda dei ricordi e considerando anche il fatto che quelli sono, naturalisticamente i più interessanti dell'intera Europa, a mio parere naturalmente. Un altro punto da sottolineare è che la prosa del nostro Ragnar è piuttosto stringata e non si perde in fronzoli, quasi volesse dirti: a me interessa solamente la vicenda nuda e cruda e voglio portarti alla fine del mio racconto senza farti perdere troppo tempo. In effetti, anche se tutto questo non contribuisce certo a rendere l'opera indimenticabile dal punto di vista letterario, le 250 paginette scritte grosse, ti permettono di chiudere la pratica velocemente e così se sei soprattutto interessato a vedere come va a finire, non ci metti molto. 

Dunque, mentre il precedente si svolgeva nell'atmosfera aovattata e crepuscolare di Sigulfiordur, un fiordo sperduto ed isolato nell'estremo nord dell'isola non lontano da Akureiri, questa volta la vicenda si svolge vicino a Reykjavik e nella desolata penisola di Reykjanes poco lontana. Questa volta la protagonista è Hulda, una ispettrice a pochi mesi dalla pensione, sempre snobbata ai piani alti perché donna, sola e naturalmente preda di problematiche psicologiche, di delusioni lavorative e guarda caso di inconfessati segreti familiari, che viene forzata a lasciare il servizio a favore di giovani raccomandati e naturalmente incapacissimi colleghi. Tanto per tenerla buona le viene affidato un ultimo caso a sua scelta, il classico cold case che giace in fondo alla pila di scartoffie. Così, attraverso la consueta serie di trovate si arriva alla conclusione e devo dire che l'unica nota assolutamente interessante è che il colpo di scena finale è decisamente inatteso e merita i 5 euro spesi.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

sabato 16 settembre 2023

Recensione: Ragnar Jonasson - Notturno islandese


Ho acquistato questo libro da estate, assieme ad un mazzetto di altri, convinto soprattutto dal nome proprio dell'autore, Ragnar, che era per la verità a me, lettore stitico, del tutto sconosciuto. La sciocca motivazione non è stata desunta dai risvolti vari in cui viene raccontato come uno dei più noti attuali giallisti del nord, ipertradotto in ogni lingua, ma per una ragione più prosaica. Sono stato attratto dal nome che mi ricordava soprttuto l'appassionante serie Vikings, che mi aveva preso morbosamente per un certo periodo. Devo dire che al di là del fatto di essere normale scrittura di consumo, da passatempo estivo, per carità rispettabilissima, non penso lascerà segni indelebili nella storia della letteratura mondiale. Il fatto è che questi scrittori nordici sembrano un po' tutti uguali, che ripetono all'infinito gli stessi temi, le atmosfere plunbee della lunga notte polare, il freddo, la natura e la continua e ripetuta aspirazione al suicidio, tema sempre presente con costanza insopprimibile e niente altro, se non alcool a fiumi e tuttalpiù droga per farsi passare la depressione. Questo deve per forza essere caratteristica reale nella vita di questi paesi, ad onta di quello che mi dice un amico che si è addirittira trasferito lassù dove dichiara che si sta benissimo e che sono tutti allegri come pasque. Comunque sia, il libretto, scritto senza troppi fronzoli, con un periodare stringato che ti conduce alla fine per lo meno con una certa rapidità, alternando piccoli colpi di scena, violenze e segreti familiari mantenuti per generazioni, vi porterà via non più di tre orette a seconda della vostra velocità di lettura. Per fortuna è roba che costa poco. Vedremo gli altri che ho nella pila.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

venerdì 15 settembre 2023

Programmazione

dal web

Diciamo pure che il tempo stringe. Voglio dire, siamo a meno di un mese dalla partenza e sono ancora in alto mare, nel senso che in mano ho ancora ben poco e complice il clima di completa indolenza che mi invade quando passo il mio tempo sulla spiaggia al riparo di un ombrellone sia pure di fortuna, con un libro in mano, sonnecchiando e respirando come diceva il Buddha, le cose non vanno avanti da sole. Certo la programmazione di un viaggio è cosa lunga e richiede tempo attenzione e voglia di sbattersi e mi rendo perfettamente conto di quanto i soldi spesi per i servizi delle agenzie, siano assolutamente sacrosanti anzi potrei aggiungere, senza ombra di dubbio, anche pochi, se si considerano le ore spese nelle ricerche, nelle incertezze delle decisioni e delle inevitabili possibilità di sbagliare, quindi se non avete voglia o tempo di sbattervi o peggio la cosa non vi diverte, andate tranquillamente alla vostra agenzia di fiducia e lasciatevi cullare in un nido di bambagia. Per intraprendere questa strada del fai da te, devi essere motivato, deve divertirti il farlo e devi anche avere la necessità di rientrare in determinati budget. Allora tutto ha un senso ed alla fine può essere che il tutto non solo si tramuti in un congruo risparmio economico ma che faccia diventare il tuo viaggio un unicum personalizzato che ti porterà a scoprire ed apprezzare cose che nessuna agenzia potrebbe mai fare. 

Le difficoltà aumentano nel caso in cui si voglia organizzarsi un viaggio in completa autonomia, come questa volta con la mia prossima meta coreana, senza nessun appoggio di agenzie locali, come mi capita a volte di fare, in quanto ci si deve confrontare con un paese di cui non conosco nulla e men che meno la lingua, né cosa ancor più limitante, la grafia. Tutto questo se da un lato può mettere in ambasce per quanto riguarda soprattutto gli spostamenti e il loro progetto, dall’altra attizza la sfida e renderà ancor più gustoso il piatto finale. Diciamo allora che come consiglio di base iniziale (d’altra parte questo è o non è un blog di servizio?), una volta in tasca i biglietti dei voli, bisogna prima di ogni altra cosa, stilare un programma preciso giorno per giorno delle città nelle quali si decide di passare le notti, considerando se è semplice lo spostamento per il giorno successivo, verificando le possibilità offerte dal paese. Il numero dei giorni da trascorrere in ogni località ovviamente dipende dalle cose che si decide di vedere, tra quelle offerte. Questa è la scelta più gravosa, perché da un lato vai al buio e quindi potrai prendere fregature o perderti cose essenziali. In questo caso devi rimetterti a quanto sai già, a quello che ti suggerisce il web e soprattutto devi dipendere dai consigli e dal passaparola dei tanti amici viaggiatori ai quali non devi stancarti di rompere le scatole. 

Io mi ispiro sempre, dopo averli consultati con attenzione a organizzazioni di viaggio dalla esperienza consolidata che espongono centinaia di programmi e le loro dettagliate descrizioni sono assolutamente utili. Certo che sarebbe molto bello essere un vero viaggiatore, partire con in tasca il solo biglietto di andata per la prima meta e poi decidere di giorno in giorno dove muoversi per quello successivo, ma questo è privilegio di pochi, noi contentiamoci di quello che ci viene concesso dalla sorte che è già molto. Dunque diciamo che a questo punto l’itinerario è stato stilato in base alle cose da vedere (e qui è già emerso un deficit di almeno tre o quattro giorni, ma pazienza, non si può avere tutto, nel mio caso ho dovuto rinunciare a vedere il parco di Seoraksan e Sokcho) e la congruità degli spostamenti è stata controllata se pur sommariamente. A questo punto, lo step successivo è la prenotazione degli alberghi. Qui devo ribadire che per l’ennesima volta è utile avere molti contatti tra i viaggiatori della rete (è utile in questo caso la partecipazione attiva a molti gruppi interessati all’argomento dove chiedere lumi). Poi è necessario stabilire la categoria di prezzo che può offrire il paese per la categoria per voi accettabile come sistemazione. Dopo aver esaminato un po’ la rete, ho individuato che per sistemazioni di B&B, ostelli e piccoli hotel tradizionali tra le due e le tre stelle, che in quel paese mi sembrano più che accettabili, i cui prezzi, a seconda delle zone, variano tra i 35 e i 50 € a notte per la doppia, cosa che porterebbe il totale malcontato dell’intero giro sui 1000 € per due. 

L’altra cosa importante da considerare è la posizione che, come è ovvio, deve essere privilegiata per vicinanza ai mezzi (stazioni della metro, stazioni bus e treni e distanza dai punti di interesse che si dovranno visitare). Così ho cominciato a prenotare seguendo le esperienze della mia amica Simona che ha fatto più o meno il mio itinerario e leggendo sul suo blog Gattosandroviaggiatore, i suoi preziosi consigli, a cui vi consiglio di dare un’occhiatain quanto molto didascalico. Le piattaforme classiche da usare sono il solito Booking, ma per l’Asia è interessante Agoda che spesso ha offerte più interessanti oltre a Tripadvisor per i confronti. Confrontate incessantemente, un bel 10 € in meno a notte alla fine del viaggio sono un bel 200 € o più, da utilizzare meglio, magari per qualche escursione che avete giudicato troppo cara per il vostro budget. Non dimenticate dopo la conferma della prenotazione (considerate sempre le possibilità di annullamento gratuito o i servizi aggiuntivi che la struttura offre) di contattare l’albergo, intanto per fargli sentire che siete vivi e reali, ma chiedergli magari come raggiungere il sito o se hanno un servizio di transfer e così via. A me il primo di Seul ha già mandato la piantina su come raggiungerlo con n. del bus e costo, meno di un’ora dopo la richiesta. Insomma intanto esauriamo questo argomento e poi andremo al passo successivo.


 Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!