Otium - J.W. Waterhouse |
mercoledì 31 maggio 2023
Otium
martedì 30 maggio 2023
Cronache di Surakhis 103: Convalescenza
immagine dal web |
Così ragionava Paularius che, dopo la rigenerazione corporea appena compiuta, in cui gli avevano sotituito un considerevole numero di organi e gliene avevano tolto definitivamente altri ormai inutili, si sentiva pronto nuovamente ad affrontare la vita di tutti i giorni. Ma sì, un po' di vacanza era tutto quello di cui aveva bisogno. Avrebbe continuato ad osservare dall'alto la canea che si scatenava per i vicoli della Suburra, tra cani e schiavi che si disputavano gli ultimi ossi rimasti, sarebbe rimasto ad una quota più alta di quella in cui arrivavano gli effluvi sempre più densi delle centrali a merda che fornivano la poca energia necessaria, ridendo di quei velleitari attivisti che si battevano per risparmiare quella utile a far funzionare gli interruttori, mentre la richiesta energetica raddoppiava ogni anno. Certo aveva in parte rinunciato ai media completamente occupati dal nuovo corso, ma i notiziari trasformati in spettacoli comici, lo divertivano comunque. Non gli restava che richiamare le ancelle per finire la giornata in bellezza.
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lunedì 29 maggio 2023
Voglia di caldo
Alpi Cozie |
E così eccoci finalmente a casa, con la pratica da archiviare con la dicitura anche questa è fatta. Insomma tutto è bene quel che finisce bene, per fortuna. Anche se la testa me la ero fasciata bene anzi, fin troppo bene, ma si sa, in questi casi le precauzioni non sono mai troppe. In realtà adesso che sono a casa e mi piacerebbe tanto trascorrere il periodo di cosiddetta convalescenza blandito e coccolato come non mai, che è una situazione di grande piacere, in quanto ormai stai benissimo, ma puoi ancora con giusta ragione fare il malatino, sono subito stato assalito dalla montagna di incombenze delle cose da fare entro e non oltre, cosa che mi infastidisce moltissimo e che comunque sono il segnale inequivocabile che l'emergenza è finita e della mia definitiva resurrezione. Passato anche il momento dei dovutissimi ringraziamenti a tutti quelli con cui ho avuto a che fare e che mi hanno trattato come un bimbo, non lesinandomi ogni sorta di attenzioni, devo solo cercare di chiudere tutte le pratiche che sono rimaste in sospeso prima di pensare all'estate che incombe. In realtà, vorrei solo andarmi a spiaggiare sulla Cote, adesso che non c'è ancora quasi nessuno, il tempo è quanto mai gradevole e l'acqua è fresca ed invitante, prendendomi il riposo necessario che mi prepari alla settimana napoletana che mi attende a fine giugno, prima di cedere definitivamente ai richiami di Heidi e delle caprette che fanno ciao. Là trovero la pace necessaria a studiare con attenzione una bella trasferta autunnale, posto che le finanze ancora lo consentano. Insomma l'anziano non riesce a trovare la tranquillità a cui anela. Direte, ma sei tu che te le vai a cercare. E' vero, ma prima di tirare il marmetto (avevo comunque già precauzionalmente scelto la foto idonea) ci sarebbero ancora così tante cose da fare, da vedere, da esperimentare... Insomma vedremo, vi terrò informati eventualmente.
domenica 28 maggio 2023
Sacrifici umani
Dal web |
Huipil era stanco, davvero sul punto di cedere. Da più di quattro anni aveva trovato rifugio nella foresta, quella più fitta, nella quale era facile trovare anfratti celati tra gli alberi centenari, nutrendosi di bacche e di vermi, cercando riparo per la notte in grotte o tane scavate nella terra, per sfuggire ai pericoli del bosco, ma soprattutto a loro, che lo stavano cercando senza sosta. Da quando era stata dichiarata dai sacerdoti la guerra fiorita, quella che si lanciava per catturare prigionieri da sacrificare alla divinità, il suo destino era stato segnato. Sopra di sé portava il segno del prescelto stampato sulle sue carni e addirittura ben evidente se qualcuno lo avesse osservato con attenzione alla base del collo. Prima o poi sarebbe stato preso, messo in ceppi e portato, tra il giubilo della folla alla grande piramide, messo nelle segrete sotterranee, apparentemente accoglienti, per attendere il giorno del giudizio, il momento del sacrifico supremo. Da tempo i sommi sacerdoti affilavano i lucidi coltelli di ossidiana nera, ed aspettavano di vestire i grandi mantelli verdi fatti di piume di quetzal, che li avrebbero paludati per il giorno scelto dagli astri. Aveva dormito male anche quella notte, faticando a respirare, con quel groppo alla gola che non lo lasciava mai da mesi. Anche il suo corpo benché all'apparenza florido e proprio per questo più appetibile agli scherani del tempio, era sempre più indebolito e bastavano pochi passi, al sentire i tonfi pesanti dei drappelli di soldati che percorrevano la selva alla sua ricerca, per farlo ansimare come un mantice ormai sfiatato. Gli anni passati nella fuga, nella speranza, che pure il buon senso gli indicavano come assolutamente vana ed inutile, pesavano sul suo corpo ormai flaccido e vecchio.
Aveva capito che procrastinare ancora il momento lo avrebbe fatto solo soffrire, facendolo vittima di quella selva dove cercava inutile rifugio e che invece che salvezza, poteva diventare di colpo la sua condanna. Così quel giorno, quando sentì gli scherani del tempio che arrivavano dal sentiero grande, non scappò veloce nascondendosi dietro le grandi felci verdi che coprivano gli spazi tra gli alberi, ma rimase lì ad aspettarli e mentre loro gridavano di gioia e lanciavano al dio grida di vittoria si lasciò prendere. Lo portarono al tempio senza legarlo, come se la vittima sacrificale fosse felice e secondo tradizione, fiera di offrirsi alla divinià crudele che voleva il suo sangue e le parti vitali del suo corpo. Rimase pochissimo in attesa del momento del sacrificio, le stelle erano girate in fretta sulla volta di velluto nero del cielo ed avevano decretato quale fosse il momento più adatto alla cerimonia, quello in cui le congiuzioni astrali erano più favorevoli. Fu acconciamente fasciato di bianche bende, forse pensò, per una successiva mummmificazione, quando gli organi estratti ed asportati avrebbero trovato sede definitiva in vasi canopi, ornati e dipinti per il loro compito di eternità, poi fu condotto disteso, velocemente verso l'altare, dove tutto era pronto per il sacrificio. Era una atmosfera ovattata dove si avvertiva solamente un brusio di fondo, suoni lontani, ticchettii e pulsazioni del grande cuore divino che a tutto presiedeva. La sala era gremita di sacerdoti ed ancelle, ognuna col preciso compito che il cerimoniale prescriveva, secondo i canoni antichi della tradizione, ma integrati dai nuovi corsi filosofici delle conoscenze e degli studi che ogni giorno si compivano nelle scuole dei sacerdoti stessi.
Lo avevano preparato con cura prima di portarlo a quello stadio. Mondato di ogni impurità, peli e residui che gli aveva lasciato la jungla, che il dio pretende la purezza assoluta prima di scendere a prendere la sua vittima. Era stato accuratamente spennellato di unguenti e sostanza odorose che ulteriormente lo preparassero all'incontro fatale e forse al suo successivo cammmino nell'Ade. Lui, vinto e privo di speranze aveva lasciato fare, obbediente ed inerme. Poi la Grande Sacerdotessa, aveva cominciato a somministrargli sostanze, perché la sua mente si confondesse e non avvertisse la paura dell'incontro con le lame affilate che lo attendevano. Quando venne il momento e la cerimonia ebbe inizio, non sentiva più nulla ed era ormai pronto all'incontro col trascendente. Non si accorse neppure di quegli strumenti che gli venivano infilati in gola, né che la lucida ossidiana era stata sostituita da affilate lame di durissimo acciaio. I tempi cambiano e il Gran Sacerdote si avvicinò fasciato e coperto dal verde del quetzal, la bocca coperta affinché il suo respiro non turbasse il campo divino, dove doveva operare solo lo spirito del Dio. Mentre la Sacerdotessa continuava a pompare droghe, Huipil era in uno stato meditativo in cui non pensava neppure agli organi che gli sarebbero stati strappati dalle viscere per essere offerti, ma rimaneva in uno stato sospeso e senza tempo nel quale non avvertiva più neppure il dolore o l'impossibilità di respirare naturalmente. L'alito divino, gli veniva comunque insufflato e continuava inopinatamente a mantenerlo in vita, mentre il Gran Sacerdote salmodiava ordini e muoveva mani e strumenti dentro di lui.
Dopo aver effettuato un gran taglio alla gola, si apprestava, come consigliava il cerimoniale, a spaccargli lo sterno per penetrare poi con le mani nude dentro il suo petto e strappargli via la carne viva che il Dio aspettava, ma l'occasione era anche mostrare la sua grandissima abilità che lo rendeva il più famoso tra i sacerdoti di Quetzalcoatl, che su quell'altare aveva sacrificato ormai migliaia di prigionieri, anche i più difficile e riottosi. Quindi la sua sfida era quella di entrare nel petto di Huipil e strappargli l'organo che il Dio richiedeva, senza spaccare l'osso, una prova di perizia estrema che avrebbe richiesto ore di paziente lavorio, di mano e di coltello, per eseguire l'asportazione e riuscendo a mantenere in vita la vittima, questa era la sfida. Altri sacerdoti lo aiutavano nella cerimonia, seguendo con lo strumento inserito nel petto di Huipil, che non venisero toccati e neppure sfiorati altri organi, quasi come i maestri impalatori di Vlad Dracul che riuscivano a far penetrare l'aguzzo palo dal forame inferiore fino a farlo fuoriuscire dalla spalla destra senza toccare punti vitali, per prolungare il supplizio per giorni e giorni ancora. Le ore passavano e pezzo dopo pezzo la carne sanguinolenta veniva estratta dalla tutto sommato piccola apertura praticata nel collo e deposta nel contenitore a fianco dell'altare per essere poi messa negli appositi canopi preparati alla bisogna. Oltre mezzo chilo di carne, sangue e tessuti vari ammucchiati disordinatamente tra viscidi succhi corporei.
Infine, come era cominciata, la cerimonia terminò di colpo. La ferita chiusa alla meglio per mantenere in vita Huipil ancora per qualche tempo e le droghe stesse che gli venivano somministrate dalla sacerdotessa mutarono in quantità e tipologia, altri succhi, altre polveri, altre bacche erano state tritate, pestate e diluite per creare gli effetti voluti. Gli strumenti furono estratti via via dal suo corpo. Ogni sacredote raccolse i suoi strumenti e li ripose nei tabernacoli del suo dio dopo essere stati ripuliti dalle linfe vitali e, compiuto ogni ulteriore obbligo che il libro sacro prescriveva, Huipil fu trasportato di nuovo nella sua cella dove a poco a poco riprese conoscenza, stupito di essere ancora in vita, circondato di stele che riportavano, sacre iscizioni, di strumenti che emanavano suoni misteriosi e ritmati, avvolto di sacri teli, bende e funi che a quegli strumenti lo tenevano avvinto, raccontando forse alle ancelle che lo circondavano, lo stato in cui si trovava, di quanto il suo sangue fosse spesso e zuccheroso e fargli man mano prendere coscienza di quello che aveva subito. Anche il Gran Sacerdote e tutti gli altri, vennero più volte a trovarlo per avere contezza del successo della grande cerimonia, stabilendo le dosi di quanto, ormai reso schiavo, avrebbe dovuto assumere per il resto della sua vita. Lo lasciarono libero di tornare al suo villaggio dopo un paio di giorni. Ormai la tiroide era stata felicemente asportata; l'operazione era andata molto meglio del previsto, rimaneva solamente più di calcolare il giusto dosaggio di Eutirox da assumere a digiuno la mattina e dare un'occhiata alle corde vocali, precauzione normale del postintervento. Grazie a Lei Dottore e a tutta la sua equipe, siete stati davvero grandi, dal vostro gratissimo, paurosissimo e indocile paziente!
La mummificazione |
giovedì 25 maggio 2023
U.R.S.S. - La mia 25° storia di viaggio
Ancora uno sforzo editoriale, uscito mentre ero ancora sotto i ferri e secondo di una serie che ariverà a gettito continuo in tempi brevissimi. Si tratta della mia 25esima s-guida di viaggio che non vi racconterà il solitio itinerario con le indicazioni tecniche per effettuarlo. Al contrario questo lavoro dà la prevalenza al racconto di storie raccolte in più di venti anni di viaggi e permanenza in un mondo che oggi non esiste più, quantomeno nella forma in cui io l'ho conosciuto. E' un percorso che ho compiuto in innumerevoli puntate che mi hanno portato ad attraversare il mondo dell'Unione Sovietica, le sue incredibili contraddizioni e le sue storture, assieme alle emozioni incredibili che ogni persona incontrata mi hanno fatto provare ed alle quali dedico il libro con tutto il cuore. Laggiù, dai confini con lìEropa oggi travagliati dalla guerra, fino alle steppe asiatiche più remote, ho conosciuto molte persone e tutte mi hanno regalato qualche cosa di indimenticabile che ricordo tutt'oggi con un velo di malinconia. Insomma questo libro vuole essere un invito a chi ne avrà la possibilità in un futuro che spero prima o poi prossimo, per chi fosse interessato, a tornare in questo paese per tentare di cencare quanto ancora è rimasto di quel mondo, che è presente poi nella realtà più che mai, perché ricordatevi che non è mai stato un problema di zarismo o comunismo o putinismo, ma di quanto invece è profondamente insito nell'animo russo, perché ogni cosa è sempre stata presente nell'animo degli abitanti di questa terra, immensa e multiforme, dove 100 chilometri non sono distanza e 100 anni non sono tempo. Allo stesso tempo spero che possa essere anche un semplice piacere legato alla curiosità per chi ami leggere storie ed emozioni legate al vagare per il mondo, malattia della quale, come sapete, sono affetto cronicamente e senza speranza di guarigione.
Come sempre ho pubblicato attraverso il sito di lulu.com al quale vi giro e per tutti coloro che vogliano acquistare il vilume cartaceo questo è il link a cui fare riferimento, nel caso vogliate risparmiare qualche cosa, scrivetemi direttamente e ve lo speditò a casa, fino a quando non avrò finito le copie a mia disposizione.
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mercoledì 24 maggio 2023
martedì 23 maggio 2023
lunedì 22 maggio 2023
domenica 21 maggio 2023
sabato 20 maggio 2023
venerdì 19 maggio 2023
giovedì 18 maggio 2023
mercoledì 17 maggio 2023
Vedo nero
Immagine dal web |
Continua a piovere, cara la mia Ermione e le tamerici ne avrebbero anche abbastanza, ma non è che questo sia sufficiente per fare smettere il monsone che, quando comincia a piovere va avanti fino a quando le nuvole gonfie di umidità non hanno scaricato tutto lo scaricabile ad onta dei desideri dell'uomo. Non c'è difesa, solo salvare il salvabile, anche se probabilmente sarà sempre peggio per il parassita della terra, che si è moltiplicato un po' troppo ultimamente e ancora lo farà peggiorando ulteriormente le cose senza colpe particolari e vanificando i tentativi, assolutamente velleitari di quanti vedono nei timidi risparmi individuali una soluzione, senza rendersi conto (volutamente credo) che c'è una larghissima parte della polazione del pianeta che è ben lontana dal raggiungere un plateau di consumi anche minimi, ai quali ha totalmente e moralmente diritto, quanto e più dei pochi che questi consumi sfruttano al massimo da sempre e adesso fanno la lezioncina agli altri. E non voglio parlare volutamente delle soluzioni false e controproducenti, tipo le auto elettriche, bufala ben più dannosa, spinta d atutti solo per motivazioni di marketing di un comparto ndustruiale asfittico e in cerca di soluzioni per sopravvivere. Stendo poi un velo pietoso su tutto il green washing che inonda i media, perché qui si raggiunge davvero il ridicolo. E' il numero dei viventi il problema, ancora in crescita per un bel po', che sarà condizionante per il futuro, tutto il resto è chiacchiera da bar e non ci sono soluzioni praticabili od accettabili da coloro che dovrebbero metterle in atto.
Così i problemi aumenteranno con gradualità, provocando disastri e macerie, contrasti e rivoluzioni, cose sempre accadute, per carità, ma certo non risolutive di nulla, visto che di certo mai le guerre, per quanto devastanti, hanno contribuito a ridurre la popolazione, unica via di uscita per arrestare o quantomeno limitare il peggioramento del clima e delle sue modifiche. Ricordatevi che gli unici eventi storici che hanno arrestato questa crescita e per periodi limitati, sono state le epidemie a livello mondiale e questo potrebbe di nuovo tranquillamente accadere. Tuttavia quand'anche succedesse che per un qualsiasi motivo, il numero degli abitanti della Terra decrescesse in maniera consistente, ci si troverà di fronte ad un altro problema parimenti gravissimo, un impatto economico assolutamente devastante, con sconvolgimenti altrettanto epocali. Nel caso si arrestassero le nascite, avremmo una popolazione mediamente invecchiatissima nella quale i pochi attivi non sarebbero in grado di mantenere il peso enorme degli inattivi. Questo condurrà di certo a trovare giustificazioni morali per abbandonarli a se stessi, privandoli delle eventuali cure e sostentamenti necessari, quando non arrivando ad eliminarli direttamente. Già si vede bene la deriva dei sistemi sanitari proprio in quei paesi un tempo più attenti al sociale che prenderà una china sempre più veloce, figuriamoci negli altri. Nel caso contrario invece, in cui la parte anziana della popolazione per qualunque motivo diminuisse in maniera importante, riducendo la vita media a 50/60 anni, ci sarebbe comunque un impatto economico esiziale, dato dal fatto che il sistema è impostato e funziona solo sul meccanismo di crescita e una forte diminuzione della produzione globale, condurrebbe all'impossibilità assoluta di sostenere il debito su cui si fonda l'economia del mondo intero.
Oggi si stima che il debito mondiale si avvicini al 300% del PIL, con previsioni di arrivare rapidamente al 400%. Ora è assolutamente impossibile che questo debito sia in qualche modo restituito e tutto sta miracolosamente in piedi, sulla lama di un rasoio, sulla sensazione che una costante crescita consenta di mantenerlo in equilibrio. Se la popolazione mondiale, per qualunque motivo si dimezzasse, più o meno la stessa cosa accadrebbe al PIL, cosicchè la percentuale di debito raddoppierebbe, facendo esplodere il sistema, con un default mondiale che avverrebbe certamente anche molto prima del raggiungimento di questi numeri, di certo non appena il sentiment generalizzato avvertisse, capisse o semplicemente temesse che il trend in questo senso sarà inarrestabile. Questo provocherebbe quello che accade sempre in tutti quei paesi che si sono trovati in questo stato, in pratica l'azzeramento totale di ogni ricchezza legata alla moneta, risparmi, pensioni, salari, solo che accadrebbe a livello globale con una esplosione di tutte le tensioni possibili, incontrollabili e devastanti. Nei rapporti economici, solo il baratto funzionerebbe ancora. Credo che allora ci vorranno parecchi decenni per ripartire. Sarà un momento storico epocale per il pianeta, che per il resto, dei cambiamenti climatici, se ne catafotte completamente, tanti ne ha già visti nelle ere passate e tanti ancora ne vedrà in quelli futuri. E a proposito di vedo nero, da domani non ci sentiremo per un po'. Ho come si dice un pallino in un ala, anche se non dispero di ritornare. Comunque sia è stato bello conoscervi!
martedì 16 maggio 2023
Introspezioni
L'oracolo di Delfi |
lunedì 15 maggio 2023
domenica 14 maggio 2023
Norcinerie
dal web |
Lui, da giorni, continua a trascinare il suo lardo ormai spesso e strabordante, ma si muove poco oramai, un po' perché è sempre stato pigro di natura, un po' proprio perché questa conformazione gli impedisce la mobilità pimpante di quando, lattonzolo, scorrazzava qua e là per la fattoria. Però è inutile che si illuda, i giorni vanno a scadenza e quando verrà l'ora, verrà preso comunque, anche se per tutti in fondo nella fattoria, sarà un dispiacere, perché anche se è diventato un abnorme ammasso di grasso informe che abbada solo più a rimpinzarsi del pastone di cui gli viene continuamente rifornita la greppia, in fondo tutti gli vogliono bene, col tempo gli si sono affezionati e dopo, almeno per qualche giorno se lo ricorderanno con un po' di nostalgia. Così, mentre si guarderà intorno con occhi smarriti, verrà preso e preparato alla bisogna, mondato dei crini inutili che rovinerebbero l'asetticità della macellazione, lavato e disinfettato come l'ufficio di igiene comanda e quindi condotto con le blandizie solite del norcino che nasconderà i coltelli dietro la schiena, verso quel tavolaccio di lucido acciaio, che ormai tutto si fa in asettico inox per evitare gli strali dei NAS, dove con paroline mendaci si cercherà di edulcorare la pillola, sotto una luce bianca e forte, anodina.
Tranquillo che non è nulla, non ti faremo del male. Così il grasso suino, cederà ai suoi carnefini e si avvierà con la testa bassa, che comunque scemo non è ed ha capito tutto, fino al luogo designato. Si lascerà impastoiare e legare, circondato dai macellai che con affilati coltellacci gli fararnno la festa. Cercheranno di confonderlo fino all'ultimo, perché non si agiti troppo e i tagli previsti non vengano rovinati dalla fretta, mandando in malora pancette e mortadelle, costine e sanguinacci, per non parlar delle frattaglie che come si sa, non si butta via niente, e poi avanti un bel taglio deciso e il bestione sarà sgozzato tra un gorgogliar di sangue e di trippe, tra le grida di giubilo degli astanti che aspettano i primi ciccioli. Con la sua grande esperienza il norcino, dopo che gli avrà squarciato la gola, spaccato ossa e divaricato il tutto, gli ficcherà le mani dentro per strappar via quanta più roba può togliere, prima di pensar ai prosciutti, polpa fresca e sanguinolenta, ebbro di furia devastatrice, distribuendo roba a tutti quelli che intorno lo aiutano festosi a compiere il sabba in tutte le sue parti. Poi tutti a dire come è buono e la festa continua, mentre pulisce e ritira le sue lame e toglie il grembiulone imbrattato di sangue, si lava le mani e passa come Giuda a prendere la sua mercede. E va già bene che non si tratta di una macellazione halal! E comunque, passato il Natale i salami dureranno certo per qualche mese, ma intanto si dovrà pensare ad ingrassarne un altro per il Natale prossimo.
sabato 13 maggio 2023
Ansia
dal web |
Adesso che ho finito il lavoro libanese, il libro è praticamente pronto, sono più tranquillo, così non rimane niente indietro prima che mi dedichi ad un altro impegno interessante che mi aspetta nei prossimi giorni, cosicché il cerchio sia chiuso senza roba lasciata a mezzo. Poi in queste giornate così primaverili si sta proprio bene, altro che non ci sono più le mezze stagioni, un po' calde un po' fredde, all'ombra geli, al sole sudi, tanto per potersi lamentare un po', dopo sei mesi che non piove, già ho sentito gente che brontola... Insomma siamo fatti così e non ci basta mai. Già in questi giorni sono incline a filosofeggiare, guardando il mondo dal di fuori come quei cagamaretti, che tengono il soppracciglio alzato e ostentano un certo disprezzo per tutto quello che li circonda. Noi Alessandrini siamo fatti un po' così, lasciateci stare nel mostro brodo che se no ci va subito la mosca al naso e diventiamo sarcastici. Però l'aria fresca è piacevole, anche questa umidità con l'odore della terra o meglio della polvere bagnata che viene su dall'asfalto appena ha finito di piovere, dà un senso di piacevole primavera. Le rose del corso sono tutte fiorite, che bello spettacolo, quasi quasi non rimpiangiamo neanche tutti quei soldi spesi a suo tempo per andarle a prendere in Romania. Verrà il caldo soffocante e buon per chi se lo potrà godere. Che poi basta anche poco, diceva un tale sorseggiando un long drink con l'ombrellino, è che la gente non si sa più accontentare, quando se sei ancora in grado di respirare, dovresti già ringraziare il cielo. Già, purché non tocchi a te, diceva l'altro, mentre guardava con occhio languido due chiappe parlanti che sfilavano tremule, che tutto è semplice, ma quando ti tocca, lo è un po' meno, come diceva Tonio, o era Gervaso? Va bene, adesso lasciatemmi andare che devo chiudere tutta una serie di cose da non lasciare a metà ed è già tardi, che oggi ho poltrito un po' di più a causa del rientro dilazionato di ieri sera, dovuto alla ipercinesi coreutica della mia famiglia. Ci sentiamo.
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venerdì 12 maggio 2023
Sao Tomé - La mia 24esima s-guida di viaggio
Eccomi dunque a presentarvi il mio ultimo sforzo editoriale, primo di una serie che ariverà a gettito continuo in tempi brevissimi. Si tratta della mia 24esima s-guida di viaggio che vi porterà nelle lontane e sconosciute isole del cacao di Sao Tomé e Principe, due scogli sperduti nel golfo di Guinea, che a mio parere, sono davvero interessanti, specialmente per tutti coloro che amano mete poco battute. Queste isole hanno una storia davvero interessante legata soprattutto all'economia di piantagione durante la lunghissima dominazione portoghese terminata solamente con l'indipendenza del 1975. Un percorso tortuoso nel quale si intrecciano considerazioni importanti nel rapporto lavoro e schiavitù, un dilemma che ha dominato la vita del piccolo arcipelago, in una alternanza di costrizioni, necessità e ipocrisia. Oltre a questo naturalmente tutto è un inno alla bellezza e ai paradisi delle spiagge dei mari del sud. Insomma un invito al viaggio per chi fosse interessato ed un semplice piacere legato alla curiosità per chi ami leggere storie ed emozioni legate al vagare per il mondo, malattia della quale come sapete sono affetto cronicamente e senza speranza di guarigione.
Come sempre ho pubblicato attraverso il sito di lulu.com al quale vi giro e per tutti coloro che vogliano acquistare il vilume cartaceo questo è il link a cui fare riferimento, nel caso vogliate risparmiare qualche cosa, scrivetemi direttamente e ve lo speditò a casa, fino a quando non avrò finito le copie a mia disposizione.
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martedì 9 maggio 2023
65 Motivi + 1 per andare in Libano
La grande moschea di Beirut |
E a definitiva chiusura di questa breve galoppata attraverso il paese dei cedri, vi elenco una breve serie di motivazioni che dovrebbero indurvi a programmare un periodo anche breve da trascorrere in Libano, percorrendone le sue antiche strade.
- Desiderare questo viaggio pensando al mito di Europa partita da quei lidi, mentre si va verso l'aeroporto
- Entrare in Beirut nella atmosfera plumbea della notte
- Mangiare a colazione il primo hummus di una lunghissima serie
- Guardare la costa del Mediterraneo calmo davanti a te
- Perdersi nel suq di Sidone tra chiese ed antiche moschee
- Camminare sulle mura del castello dei crociati di fronte al mare
- Gustare falafel e jardaly sulla strada
- Vedere l'interno di ricche case museo ottomane
- Perdersi nelle sale dai muri scrostati dall'umidità di un antico hammam
- Salire la collina di un grande santuario mariano per guardare il panorama
- Passeggiare tra antichi sarcofaghi e sedere sulle gradinate dell'ippodromo di Tiro
- Bersi una limonata e mangiare pesce alla griglia sulla spiaggia
- Calpestare la neve nella foresta dei cedri del Chouf
- Guardare gruppi di ragazze druse che giocano a palle di neve rincorrendosi
- Godere dei mosaici esposti nella Beit Eddine
- Visitare il sontuoso palazzo della famiglia Jumblat
- Provare vari tipi di pizza libanese con la vista delle montagne innevate
- Comprare biscotti da una famiglia drusa
- Aggirarsi tra i palazzi ed il monastero di Deir el-Kamar ascoltando una messa
- Ordinare una quantità esagerata di cibo in un vero ristorante libanese
- Visitare una cantina di ottimi produttori di vino e degustarne molti
- Percorrere la valle della Bekaa osservando i campi e le montagne dell'Antilibano
- Andare in un forno a degustare le sfiha appena sfornate
- Godere dello straordinario sito di Baalbeh con la testa in su ad ammirare colonne e pietre ciclopiche
- Gustare una spettacolare granita di limone al Lakkis garden
- Visitare il museo armeno di Anjar e ripercorrerne la tragedia
- Vedere le rovine della città ommayade
- Cenare in uno dei più noti megaristoranti da cerimonie sulla via di Damasco e giocarci a bowling
- Percorrere le curve della strada del passo dove i cecchini sparavano alle macchine di passaggio
- Calpestare le plurimillenarie rovine di Byblos e guardare il mare dai gradini del teatro romano
- Ammirare i più bei fossili di pesce del museo parlando col proprietario
- Comprare scatolette di cedro nel suq conversando con un vecchietto in fez
- Gustare altri vini libanesi aggirandosi tra migliaia di bottiglie che riposano tra le rocce
- Visitare una fabbrichetta di tahina gustandone il prodotto tra gli ammiccamenti delle ragazze
- Mangiare mezzé e carne cruda in un ristorante nella foresta, fumando narghilè
- Vedere dall'interno case locali e bere arrak da una famiglia di produttori
- Chiacchierare con le suore nella pace del monastero di Notre Dame de Champs che raccontano miracoli
- Ascoltare i racconti di un filosofo sognatore che percorre il Libano a piedi fabbricando bastoni da pastore
- Ascoltare la storia recente davanti al monumento di piazza dei martiri, tra la mosche a la linea verde
- Guardare con dolore le macerie dell'esplosione del porto
- Perdersi tra le stalattiti della grotta di Jeita mentre la barca scivola nel buio
- Scendere nei canon della valle sacra di Qadisha in cerca di monasteri
- Ascoltare l'ultimo monaco di S. Eliseo che spiega i segreti teologici della chiesa maronita
- Scoprire facciate e grotte del monastero di S. Antonio nel buio della notte
- Gustare il vero gelato libanese alla rosa e all'albicocca seduti su un gradino
- Percorrere il centro di Tripoli tra graffiti e antiche case fino alla moschea Taynal
- Far colazione in una pasticceria famosa per i lahem di carne
- Annusare i saponi della fabbrica familiare tra ragazze velate
- Prendere il caffè turco in un antico caravanserraglio
- Salire alla cittadella per ammirare la città dall'alto
- Percorrere le stradine del suq dei sarti per riconoscere dal tipo di velo tutte le varie religioni della città
- Visitare altri hammam tra le cupole sui tetti della città vecchia
- Salutare bambine che giocano dietro ad un filo spinato
- Aggirarsi tra gli scheletri delle costruzioni incompiute della fiera mondiale progettata da Niemeyer
- Capire tra palazzi abbandonati e crivellati dalle pallottole a Beirut cosa è stata la guerra degli hotel
- Mangiare uno strepitoso sawarma al quartiere armeno, tra addetti allo scalco delle carni e poi godersi le Pigeons rock dall'alto della passeggiata
- Soffermarsi davanti ad ogni pezzo al Museo Archeologico Nazionale
- Aggirarsi tra le case nella via degli artisti di Arthouse
- Passeggiare straniati nel quartiere deserto e metafisico di Downtown
- Stare fermi a guardare la Beit Beirut crivellata di colpi, dall'altro lato della strada
- Sedersi alla sera su una panchina della Corniche tra famigliole a passeggio rammaricandosi di aver passato così pochi giorni in questo splendido paese
Il diwan di un palazzo storico |