sabato 31 agosto 2019

Cronache di Surakhis 85 : Le tre carte

Risultati immagini per gioco delle tre carte

Sul pianeta di origine lo chiamavano gioco delle tre carte, gira gira, non sai mai dov'è quella vincente e anche se lo sai, o credi di saperlo, è incredibile ma quando si scoprono, l'asso non è mai nel posto in cui eri certo sarebbe stato. Adesso che a Surakhis impazzava l'ultimo tentativo di formare un nuovo governo, c'era davvero da ridere e Paularius si era ritirato nella sua casa di campagna circondato da una dozzina di magistrae fellatium vegane (nel senso che venivano direttamente da Vega, sistema dove si formavano le migliori esperte nel ramo di tutto l'universo conosciuto ad eccezione certo delle succhiatrici aldebariane che però avevano la sgradevole abitudine di terminare spesso il servizio asportando direttamente l'oggetto dell'attenzione e popolavano solo postriboli di bassa lega frequentati infatti dagli aracnidi di Arturo, a cui poi ricresceva tutto in un attimo). Qui, tra una seduta e l'altra trascorreva il tempo gustandosi le dirette degli incontri tra le varie delegazioni dei partiti che cercavano l'accordo, gustandosi quei piacevoli intermezzi. Al centro stavano i Crikkettini, disposti a qualunque cosa pur rimanere nel giro, sapevano bene che saltare un giro avrebbe significato finire direttamente al crematorio delle centrali a merda, ma la ricerca dell'alleato non era poi così semplice, anche perché a sentire le dichiarazioni, che necessitavano sempre di uno o più interpreti per cercare di capire le reali intenzioni delle dichiarazioni stesse, un giorno volevano abbracciarsi in una copula sodomitica con i rossi di Rometty, dicendo peste e corna dell'alleato del giorno prima con cui avevano fornicato a dismisura, portando il pianeta all'orlo del disastro, mentre il giorno dopo risultava che il loro capo virtuale, tale Di Giugno, prelevato a caso nelle miniere di pietra di Baum, dove distribuiva l'acqua agli schiavi, intesseva sordidi amplessi con l'amato Capitone 49 della Gilda, con cui trescava da più di un'anno. 

In ogni caso ognuno delle tre parti temeva di essere dato in pasto ai coccodrilli di Rigel, non appena gli altri due si fossero accodati definitivamente alle sue spalle. Ognuno comunque denunciava gli altri due di fare le porcherie più abominevoli, nel caso fosse rimasto fuori dall'accordo, illustrandole invece come sante e necessarie per il bene del pianeta se invece fosse rimasto dentro. Insomma un vero guazzabuglio, in cui la stessa azione era giudicata sacrosanta e da perseguire assolutamente da parte di ogni persona Responsabile (il nuovo ordine segreto sacerdotale a cui si iscrivevano tutti quelli che aspiravano al palazzo del governo, detto dal popolino: la greppia) e un attimo dopo, se fatta dall'avversario, era la massima nequizia, l'inciucio, la porcheria sodomitica (che in altri momenti era poi detta la retta via). E a proclamarlo ad alta voce erano gli stessi che l'avevano fatta appena un anno prima senza vergognarsene affatto. Vero è che il Capitone 49 era un po' in calo nei sondaggi, dato che aveva basato le sue fortune unicamente sulla caccia all'Andromediano, che per la verità,  i cittadini di Surakhis avevano mostrato di gradire moltissimo; quasi tutti ormai passavano il weekend a scovare scialuppe spaziali di disperati che cercavano di attraccare nei deserti del sud o su una delle lune periferiche, facendole esplodere in volo in belle fiammate verdastre che divertivano un sacco anche i bambini, portati a godersi la festa, mentre quelli che cascavano a terra ancora vivi si contorcevano tra le fiamme, con bellissimi movimenti sinuosi. Tanto si sa che quelle malefiche salamandre nere sono abituate al fuoco e schiattano senza neppure soffrire troppo. 

Per la verità il 49 felpato, aveva anche provveduto a che gli schiavi delle miniere non dovessero morire direttamente sul luogo di lavoro, come sarebbe poi stato anche giusto, stabilendo che al calo di rendimento in pietra scavata pro die, potessero godere del privilegio di essere abbattuti direttamente sul posto senza oneri per la famiglia, ma questo risultato erano riusciti ad accreditarselo in parte anche i Crikkettini, pur tuttavia in calo di consensi. Insomma solo quei desperados degli amici di Rometty, che si avvelenavano l'un l'altro con strette di mano alla stricnina, cercavano disperatamente di arrivare a un'accordo, ignorando volutamente le valanghe di merda con cui erano stati ricoperti fino a quel momento da Di Giugno e compari. Da fuori poi c'erano anche il gruppetto dei Ratti della Angurioni che con proclami immaginifici tentava, ora che erano riusciti ad uscire dalle fogne delle centrali a merda che ammorbavano l'aria della capitale, di arrivare anche loro al palazzo della Greppia, seguiti dai pochi seguaci rimasti dell'Imperatore Lungocrinito I Bellicapelli, pur deluso dal risultato dell'ultimo trapianto di pene che gli aveva un po' storpiato il profilo e che era disposto a salire sul primo carrozzone di passaggio. Dai, davvero uno spettacolo divertentissimo. Paularius si stese meglio sui cuscini e, apprestandosi a vedere l'incontro previsto tra Il Marchese, che era stato scelto come mediatore ed i rappresentanti dei tre litiganti, ai quali aveva promesso già in separata sede, fedeltà assoluta e accordo totale con le loro idee, sperando alla fine di farli fuori tutti, chiamò le due Magistrae più brave perché si dedicassero al loro santo uffizio.

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Inchieste

venerdì 30 agosto 2019

L'estate sta finendo

L'estate sta finendo, come recitavano i Righeira nel lontano '85, per lo meno qui nella mezza montagna dove la trascorro, sognando futuri, spero probabili lunghi voli (pindarici o reali staremo a vedere), regalandomi però ancora giornate bellissime di sole e di azzurro. La maggior parte dei pochi vacanzieri di questi luoghi secondari del diletto non lavorativo, se ne sono già andati, chi per tornare alla dura fatica, come lo definiscono sostanzialmente alcuni dialetti, la maledizione che obbliga l'uomo a vendere il suo corpo e la sua mente per fare cose che mai farebbe se non fosse pagato per farle, chi per i vari impegni a cui la vita ti obbliga. Io, ramo secco della società industriale, costretto mio malgrado alla forzata inattività, adatto solo al più al lavoro non retribuito, ho ancora qualche giorno per gustare questi scampoli di cielo che profuma di resina e che comincia a far sentire attorno anche un vago sentore di porcini, che, fritti, sono sempre una bella soddisfazione per chi li raccoglie e soprattutto per chi li mangia; d'altra parte qualcuno dovrà pur farlo. Ieri sera abbiamo avuto un'ultima cerimonia di addio, col solito gruppo di amici, a strafogarci di gofri, la mitica specialità culinaria povera della valle, per carità, si tratta poi solo di acqua, farina, latte e lievito. So già che qualcuno di voi più acuto o maligno, dirà, certo certo, dipende poi dalla quantità di lardo, pancetta, gorgonzola, nutella e marmellata con cui li farcisci. Sì, sì, state sempre a spaccare il capello in quattro, tanto poi chi deve andare a misurare la glicemia sono io. 

Però fa un poco di malinconia vedere, al mattino, il paese semideserto e che solo qualche giorno fa ancora brulicava di "villeggianti" ( ma ancora qualcuno li chiamerà così?) che si assiepavano per vedere passare il gruppo degli "spadonari" con i loro tamburi malandati che battevano il consueto tututùn tututùn tututùn tuntùn, visto e rivisto così tante volte. Stamattina nel dehor della mitica Rosa Rossa, citata pure dal De Amicis, non fo' per dire, ero completamente solo a buttare un occhio agli sgradevoli titoli della "büsiarda", come ancora la chiamano i vetero comunisti posto che ancora ne esistano. Poi sono arrivati due anziani, una coppia di lungo corso e dall'affiatamento invidiabile, che ogni giorno vengono a bersi il caffè, con un cornetto da dividere in due, forse anche loro hanno problemi di glicemia. Lui legge il giornale, anzi ne scorre i titoli e poi li enumera a lei che lo ascolta in adorazione, mentre gira il cucchiaino nella tazzina. Dal tono amaro o entusiastico con cui glieli declama o li condisce con un breve e lapidario commento, capisci subito il suo orientamento politico; lei fa un cenno di assenso addolorato con la testa oppure una piccola esclamazione stupita, come se non si aspettasse tanto, poi beve un piccolo sorso e posa la tazzina, che porta con sé una piccola traccia di rossetto, che nonostante l'età rimane evidentemente un vezzo da conservare per sentirsi viva. Poi chiuso il giornale, le due teste dai capelli ingrigiti dalle tante estati trascorse insieme, si levano e se ne vanno a braccetto a piccoli passi lungo il paese. Il tempo del'estate sta finendo, speriamo di passare l'inverno.





Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:


martedì 27 agosto 2019

Recensioni: AA.VV. - Sulle spalle di Umberto



Il 28 giugno, dopo lunga gestazione è stato presentato alla Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria un ponderoso lavoro a più mani, che, possiamo dire, celebra a tre anni dalla scomparsa, l'alessandrinità di Umberto Eco. Un bel tomo di quasi 800 pagine (tra le quali figura indegnamente anche una mia paginetta) aperto alla collaborazione di quanti lo hanno conosciuto o più semplicemente amato ed apprezzato, che racconta in tanti piccoli e dettagliati momenti, quello che possiamo definire l'interfacciamento del grande semiologo con la nostra città. Accanto agli aspetti "cittadini", con la pubblicazione di rare memorabilia emerse dai cassetti dei vecchi amici di gioventù, il volume presenta molte testimonianze di scritti inediti sull'intera opera echiana, in particolare gli appunti critici su molte dei suoi lavori, dove vengono sottolineate appunto le patenti "alessandrine" dei vari personaggi, con alcune curiose scoperte, che a molti, nella prima lettura di quei testi saranno, come a me, di certo sfuggite. Non mancano i testi vincitori del concorso tematico su Eco, che si è svolto nelle scuole superiori della provincia nello scorso anno e che hanno rivelato, a detta della giuria che ha scelto i premiati, una inaspettata profondità e capacità di interpretazione. Una lettura che di certo piacerà molto a tutti gli appassionati del maestro, in particolare se Alessandrini. 


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

lunedì 26 agosto 2019

Recensioni : Oscar Nebbia - Lettere dall'altrove



Dedicato agli Alessandrini Doc, questo divertentissimo libello, opera maliziosa del carissimo prof. Gigi Ferraris che si cela sotto il birichino pseudonimo di Oscar Nebbia, che per i miei conterranei è di per se stesso, un chiaro segno (ù scarnebbia) di appartenenza, vi darà la possibilità di trascorrere gli ultimi giorni sotto l'ombrellone o tra pascoli montani, sollazzandovi delle arguzie retoriche di una serie di lettere immaginarie, scritte appunto al sedicente Nebbia dall'aldilà. Con questo artifizio letterario ben noto, ma sempre godibilissimo, questi personaggi vogliono dire la loro sulle varie diatribe cittadine scaturite dalle diverse discussioni sorte in merito alla volontà di rinominare il nostro liceo classico all'illustre concittadino Umberto Eco e ad altre proposte di ricordarlo come si merita. Naturalmente ogni personaggio scrive nella lingua e nello stile del suo tempo, incluso il latino medioeval maccheronico di San Baudolino che non poteva di certo mancare nel novero dei personaggi citati (oltre allo stesso Eco che vuol dire la sua più volte), cosa che rende l'operazione ancor più succosa e godibile. Cito ad esempio la spassosissima epistola della poetessa Diodata Roero Saluzzo che, poveretta, avrebbe in questo caso perduto l'intitolazione delle scuole magistrali, al nostro liceo accorpate. Insomma cercate di procurarvelo e poi mi direte se non avrete apprezzato, in ispecie sulla dotta linea della duplice lettura, che cela al di sotto delle spassose lettere, un sottofondo di cospicua cultura.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

venerdì 23 agosto 2019

Central India 47 - 70 Motivi + 1 per andare a visitare l'India Centrale

Parco di Bandhavgarh
Ho pensato di battezzare questo itinerario Central India tanto per identificare grosso modo la zona    del subcontinente indiano alla quale si riferisce. Più correttamente il viaggio si è svolto attraverso gli stati delle Isole Andamane, del Chhattisgarh, del Madya Pradesh e dell'Uttar Pradesh (questo più a buon titolo addebitabile all'India del Nord), ma mi è sembrato più comprensibile denominarlo in questo modo in quanto l'itinerario si snoda per quella parte interna del paese che comprende tutta la sua parte centrale e che di norma non viene toccata, tutt'al più sfiorata dagli altri itinerari classici. Infine, come di consueto, a conclusione del giro di sensazioni che spero di essere riuscito a trasmettervi su questa zona del mondo, stimolandovi al viaggio, vorrei fare un piccolo elenco delle cose imperdibili di quell'area del paese o che se la volete mettere giù in altro modo, valgono la pena di sobbarcarsi le ore di volo che sono necessarie a raggiungere quella terra lontana.


  • Ricordare le piantagioni di thé dell'Assam con una ragazza che aspetta l'aereo per tornare a casa.
  • Rimanere qualche minuto nelle celle del carcere inglese di Port Blair
  • Attraversare il mar delle Andamane rallegrandosi che il tifone sia appena passato
  • Calpestare la sabbia delle isole dei mari del sud
  • Guardare la marea che sale ricoprendo la spiaggia a poco a poco
  • Scegliere una spiaggia a caso dove stendersi e aspettare il tramonto prima di pappare filetti di tonno al Fat Martin Cafè
  • Andare a cercare vecchi bunker della seconda guerra mondiale, passeggiando sulla spiaggia
  • Guardare i pescatori che gettano le reti con gesti antichi
  • Incontrare il vecchio amico Ashish in un albergo di Raipur e ricordare i vecchi tempi dell'Orissa
  • Confondersi tra gli invitati eleganti di una festa Sikh di fidanzamento
  • Essere serviti come milord inglesi d'altri tempi, soli in un lodge ai margini della jungla
  • Aggirarsi in un mercato della tribù Baiga tra donne tatuate e militari armati
  • Partecipare ad una puja all'alba in un antico tempio di campagna
  • Ammirare le sculture erotiche di templi perduti nella jungla dell'epoca di Kajurao
  • Andare alla ricerca dei villaggi dei Khond sparsi tra le colline ed entrare nelle loro case
  • Stare a guardare le ragazze che si lavano ai gath di un serbatoio di campagna
  • Partecipare ad un festival di paese col politico del paese che fa il comizio e ballare coi trans
  • Girare in lungo ed in largo per il parco di Khana, tra centinaia di sambar, daini e cinghiali
  • Fare un giro a piedi nella jungla lungo il fiume in cerca di animali
  • Vedere finalmente la tigre anche se da lontano
  • Aggirarsi tra i tronchi pietrificati di una antica foresta
  • Percorrere il parco di Bandhavgarh e finalmente godersi la tigre da vicino che cammina con un daino tra i denti
  • Camminare nella foresta tra la magia della statua dello Shesh Shaiya nascosta nella jungla
  • Prendersi una pioggia torrenziale sulla macchina scoperta che corre nella jungla per quasi un'ora senza trovare riparo
  • Andare a trovare la famiglia di Uttam nel paesino dove vive ed essere ricevuti nella vicina scuola
  • Fare un giro in barca sul fiume Narmada e vedere le cascate di Bhedagath
  • Aggirarsi tra le caverne di Bimbetka ammirandone i graffiti preistorici
  • Godersi la sera dalla terrazza dell'albergo sul lago di Bhopal
  • Traversare la città vecchia di Bhopal coi suoi palazzi in rovina
  • Commuoversi di fronte al parco sorto sulle rovine della fabbrica della Union Carbide che commemora l'incidente che uccise 25.000 persone in una notte
  • Camminare tra gli antichi stupa buddisti di Sanchi stupiti dalla raffinatezza delle sculture
  • Scalare la collina di Ujjayini per esplorarne le meravigliose caverne scolpite nella roccia
  • Stupirsi della grandiosità della moschea di Bhopal
  • Perdersi nel suo mercato tra una folla di acquirenti che ti schiaccia da ogni parte e rimanere senza soldi dopo avere comprato tutte le borse di un negozietto
  • Annullarsi nella coda per entrare al tempio Mahakaleshar di Ujjain
  • Girare a lungo per gli altri templi della città fino al vecchio palazzo abbandonato di Kaliadeh
  • Guardare l'accensione delle lucerne del tempio di Harsiddhi dopo aver passeggiato a lungo tra i fedeli che si bagnano ai gath
  • Girare a lungo per visitare i palazzi abbandonati, la moschea e le tombe della città morta di Mandu, ricordando com'era più di 30 anni fa.
  • Imbucarsi in un matrimonio indiano e ballare tutta la sera con gli amici e le amiche degli sposi
  • Rimanere affascinati dall'alba sui gath di Maheshwar dalla preghiera dei fedeli 
  • Fermarsi per vedere come funziona una fabbrica di campagna dove si ritira e si lavora il cotone grezzo
  • Aggirarsi per lo sterminato mercato di Indore, più grande di una città e ritrovare la strada della stazione
  • Dare consigli ad un ragazzo che vuole impiantare un'allevamento di galline ovaiole
  • Passare una lunga notte nelle cuccette del corridoio del Gwalior express senza riuscire a dormire chiacchierando con un impiegato della Nielsen che va alla convention della ditta
  • Incantarsi tra i palazzi ricoperti di maioliche azzurre del Gwalior fort
  • Camminare lungo la valle che ospita le grotte dei templi jainisti con gigantesche statue scavate nella roccia
  • Visitare il palazzo di Datia con i suoi corridoi e i suoi affreschi
  • Camminare alla sera nel bazar di Orchcha e farsi incantare dagli occhi grigi di una venditrice di camiciotti
  • Passare da un palazzo all'altro della città rimando incantati dalla complessità delle architetture moghul
  • Salire sul tetto del tempio di Chaturbhuj senza cadere di sotto
  • Aggirarsi per i 14 Chattris ed ammirarne l'imponenza
  • Dare mance a tutto spiano per vedere ogni anfratto segreto, ogni affresco ogni stanza chiusa dei templi e dei palazzi di Orchcha
  • Perdersi nella gigantesca stazione di Janshi Junction e beccarsi un'altra pesante notte in treno
  • Visitare il Bara Imambara di Lucknow ed evitare di perdersi nel labirinto per non dover pagare una mancia accessoria all'accompagnatore
  • Stupirsi negli spazi sconfinati e nei prati verdi della scuola di lusso della Martinière
  • Angosciarsi nella coda infernale di automezzi temendo di nor arrivare ad Allahabad prima che chiudano i varchi alle auto
  • Partecipare al momento del Royal Great Bath del Khumba Mela 2019, il più grande raduno religioso del mondo con altri 25 milioni di persone
  • Aggirarsi tra una fila di milioni di pellegrini giunti da ogni parte dell'India 
  • Rimanere sulle rive del Gange al tramonto ad osservare le file infinite di pellegrini che arrivano dai ponti sul fiume
  • Assistere alla sfilata dei Nagasadhu dopo il bagno della luna nuova
  • Girare nella loro cittadella osservando i modi più strani coni quali mortificano le loro carni offrendo la loro sofferenza alla divinità
  • Lasciare la città storditi da un evento di proporzioni assolutamente superiori all'attesa
  • Rimanere bloccati di nuovo nel traffico per entrare in Varanasi
  • Rimanere a lungo a guardare lo spettacolo dei fedeli che pregano ai gath
  • Fare un giro in barca all'alba per guardare i gath dal fiume
  • Assistere alle cremazioni al gath Manikarnika
  • Lasciar andare al tramonto una arathy accesa lungo la corrente del fiume 
  • Percorrere i vicoli della città vecchia tra tempietti e negozi per arrivare al Golden temple e fare i paragoni coi ricordi della nostra visita di 41 anni fa
  • Assistere alla cerimonia dell'Aarta ganga subito dopo il tramonto
  • Respirare il senso di morte che aleggia sulla città di Varanasi
e infine 
  • Almanaccare sulla via del ritorno se questo undicesimo viaggio in India sarà davvero l'ultimo


Nagasadhu al Khumba Mela

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Sul Gange

giovedì 22 agosto 2019

Central India 46 - Considerazioni finali


Al Khumba Mela 2019- (foto T. Sofi)

Tempietto di campagna - (foto T. Sofi)
Elezioni - (foto T. Sofi)
Eccoci arrivati anche questa volta alla fine dell'avventura. Che poi avventura è sempre un modo di dire, perché ormai, come ognun di voi potrà facilmente constatare, basta pagare il giusto e ti portano a spallucce anche in cima all'Everest. In ogni caso è venuto il momento delle cosiddette considerazioni finali e questa volta posso dire tranquillamente di avere avuto anche un certo tempo per pensarci, visto che dal momento dell'arrivo sono passati ormai oltre sei mesi. Tempo giusto per assorbire le emozioni provate, sedimentarne gli eccessi e formulare un giudizio il più possibile misurato e non ricco di esagerazioni entusiastiche, quelle che di solito accompagnano i primi giorni del ritorno a casa. Un fatto importante che riguarda questo viaggio, è dato senza dubbio dall'essere stato l'undicesino in terra indiana. Non sono mai stato così tante volte in una nazione, da viaggiatore o turista, come vi vorrete definire. Quindi è evidente che, al di là del fatto che questa terra sia talmente vasta e differente da nord a sud da meritare diverse visite, c'è un legame profondo che mi attira qui e devo confermare che neppure questa volta mi ha deluso. L'india rimane sempre, a mio parere, un di quei luoghi che ti può offrire di più della semplice opzione, bellezza naturale ed artistica. 

Nagasadhu - (foto T. Sofi)
Capigliatura - (foto T. Sofi)
L'India ti mette di fronte ad un mondo differente dal tuo, che ti manda di continuo messaggi e stimoli di riflessione a cui poi, ognuno risponde a suo modo, a secondo della propria sensibilità, in ogni caso non credo che riesca possa suscitare indifferenza. Ho sentito tante opinioni su questo paese, che vanno dall'entusiasmo più ingenuo e partecipativo alla repulsione assoluta e priva di mezze misure, ma sempre c'è stata una reazione forte al viaggio, non ci sono dubbi. Questo itinerario è stato comunque studiato con un fine particolare che vi ho spiegato bene fin dall'inizio, la partecipazione alla cerimonia religiosa del Khumba Mela, una occasione del tutto particolare a partire dal fatto che sotto questa forma corale e gigantesca avviene una volta ogni dodici anni e quindi evidentemente, questa era per me l'ultima delle occasioni possibili, unita alla passione che vi ho già più volte raccontato, di poter partecipare a questo tipo di eventi, dove si esplica al suo massimo il credo di folle molto numerose. Il passaggio finale a Varanasi poi, oltre ad essere completamente in tema, costituiva la ciliegina finale del progetto, un arco spirituale che portava dalla celebrazione dell'essere hindu dal momento della creazione a quello finale della morte. Tutto il resto è stato evidentemente costruito in funzione di questa meta particolare e mi ha portato a percorrere un itinerario che si è rivelato davvero interessante. 

Santone - (foto T. Sofi)
Gwalior - (foto T. Sofi)
Questo perché essendo quasi completamente inedito anche per me che pure queste strade ho calcato tante volte, mi ha portato a conoscere siti e situazioni di grandissimo interesse, in parte poco conosciuti o battuti dagli assi turistici più classici, cosa che dimostra quanto abbia da mostrare questo paese anche se lasciate le rotte più popolari. Ho così potuto vedere le isole Andamane, che mi erano di strada arrivando attraverso Calcutta, un desiderio che mi portavo nel cuore da decenni ed in cui sono arrivato, con un po' di delusione, evidentemente troppo in ritardo per trovare quello che cercavo o immaginavo. Ho potuto girare attraverso quei parchi naturali dell'India, raccontati nelle storie di Kipling, ritrovandone i fremiti delle loro jungle umide di pioggia, popolati di elefanti e grandi cacce, sui sentieri dei sambar e delle tigri. Ho attraversato tutta quella parte di India centrale fatta di grandi pianure e colline lontane punteggiate da tribù ancora lontane dall'ansia delle grandi città e molte di queste ho visto, attraversando il Chhattisgarh, il Madya Pradesh e l'Uttar Pradesh, apprezzandone monumenti di straordinaria bellezza, da Gwalior, a Bhopal, a Indore, a Lucknow. Ho toccato molti dei luoghi della grande devozione induista che si snodano come una collana di perle colorate lungo i grandi fiumi della religione millenaria che alimenta l'anima dell'India stessa, da Maheswar, a Hujjain, a Orchha, a Sanchi. 

Varanasi - (foto T. Sofi)
Tanti inaspettati punti di interesse che hanno alimentato ed arricchito questo viaggio che tante zone ha attraversato, dove riesci anche a bene avvertire i punti di contatto, di contrasto e di convivenza tra le due grandi religioni. La religione, certo, anzi, le religioni, sono il grande punto chiave, che devi mettere al centro dell'interesse di questo paese con la loro multiforme presenza, i loro aspetti contrastanti ma anche con i loro tanti punti in comune che saltano all'occhio inevitabili, specie ad uno spettatore esterno e disincantato. Questo è di certo uno dei punti più interessanti del paese e che deve comunque condizionare la progettazione degli itinerari, questo mio ultimo in particolare che mi ha condotto infine a vivere una esperienza credo assolutamente unica, compiuta assieme ad altri milioni e milioni di persone, un assembramento che non avrei creduto possibile in questa forma e dimensione. Come ho trovato questo paese al mio ennesimo ritorno. Molto diverso ogni volta, anche se uguale nella sua immutabile sostanza. Certo le metropoli hanno subito la ventata del progresso economico inarrestabile che ha soffiato per decenni sull'Asia tutta, ma molto spesso attraversi luoghi e situazioni, sia all'interno delle grandi città che nelle campagne, dove non avrei potuto distinguere in quale dei miei viaggi mi stessi trovando, se per un istante avessi perso il computo del tempo.

Bagno nel Gange - (foto T. Sofi)
Così nel 1978 mi trovavo a Mandu, in un'area archeologica completamente abbandonata al degrado naturale e adesso, dopo 41 anni, tutto era diverso, dai giardini curati, ai monumenti in fase di recupero, all'incontro con tanta gente di questa rinascita campa. Ma nello stesso anno mi muovevo anche stranito tra i vicoli di Varanasi, con i suoi miasmi ed i suoi vapori di morte ed oggi vi ho ritrovato gli stessi volti, gli stessi odori, i medesimi ritmi di vita. Non è cambiato nulla nel pensiero e nella sostanza, perché è forse qui che devi ricercare l'essenza di questo paese. La commistione inestricabile, tra spiritualità fatta di credo, di superstizione e di aderenza al rito, ma anche di immobilismo sociale e tensione verso il futuro, composto di desiderio di beni materiali, di voglia di cambiamento di status, di internazionalismo, in una mentalità che tuttavia mantiene una fortissima identità nazionalistica religiosa e culturale. Questo rimane un paese dove puoi fare tutto con facilità, ma dove fare qualcosa può diventare terribilmente complicato. Dove la burocrazia spicciola diventa un attrito micidiale per il funzionamento di qualunque attività, ma anche dove poi tutto si risolve con l'amico, con la mancia, con un sorriso; dove tutto questo impedisce che le cose funzionino bene, ma dove tutto comunque alla fine riesce a funzionare. E tutto questo, rispetto alla mia prima visita del 1974, è rimasto drammaticamente identico. 

Sterco a seccare - (foto T. Sofi)
Questo, assieme allo spaventoso ed inarrestabile incremento demografico sono le due palle al piede che hanno impedito all'India di avere lo stesso sviluppo tumultuoso della Cina o di altri paesi dell'area. Per il futuro non penso che ci saranno modifiche sostanziali, perché troppo incistate sono queste motivazioni, in ogni strato della popolazione ed oltre a questo e soprattutto, l'andamento politico e di sentiment della popolazione, che hanno messo in mano un potere molto forte alla parte più estremista e massimalista della politica, soffia in una direzione che sempre di più rinfocola questi caratteri negativi allo sviluppo regolare e che potrebbe anche nel breve futuro infiammare conflitti di una certa gravità verso il vicino Pakistan (stesse teste evidentemente) ed i movimenti di questo ultimo mese sono lì a dimostrarlo. Tuttavia rimane il fatto che questo paese ha tanto da mostrare e da dare al visitatore disincantato che voglia percorrerne le strade senza troppi pregiudizi. Quindi a definitiva chiosa di questo lungo racconto, direi che voglio raccomandare senza tentennamenti questo viaggio, magari in seconda o terza battuta, dopo che avrete già avuto qualche altro contatto col subcontinente, che so io, col Rajastan a nord o con il Deccan a sud. Penso che non ve ne pentirete assolutamente, sia che ricerchiate la vista di una natura particolare e diversa da quella a cui siete abituati, sia che vogliate godere degli aspetti artistici di questo mondo ricchissimo di storia e di bellezze prodotte dall'uomo, sia che vi vogliate tuffare nel gorgo del misticismo religioso, aspetto affascinante e misterico che tuttavia, a mio parere va sempre guardato con un certo distacco e da semplice osservatore critico. Buon viaggio. 

Sfilata dei Sadhu - Khumba Mela - (foto T. Sofi)



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Indore - Parcheggio - (foto T. Sofi)

Al tempio storto - Varanasi - (foto T. Sofi)


Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!