sabato 31 dicembre 2022

Un altro S. Silvestro

 

S. Silvestro


Ecco che ci siamo arrivati, anche questa volta l'anno è finito! Verrebbe da dire finalmente, ma non so, ogni anno, almeno da un po' di tempo a questa parte, ci sembra che sia stato un anno tremendo, un altro annus horribilis che peggio di così non potesse andare e invece, accidenti, l'anno che è arrivato è ancora, se possibile, peggiore di quello precedente. Questo 2022 poi sembra proprio che le abbia avute tutte, le disgrazie possibili, per il mondo almeno, il virus, che non solo non demorde affatto, ma riprende con vigoria proprio dal punto dove è nato e non mostra di finire il suo nefasto effetto, poi la guerra, non che il mondo fosse prima in pace, ma erano cosa lontane da noi e alla fin fine, da queste parti non importava un fico secco a nessuno e invece adesso la guerra ce l'abbiamo praticamente in casa e i suoi effetti nefasti, oltre all'orrore che si scatenano nei luoghi dove si dispiega effettivamente, devastano l'economia europea come mai è avvenuto prima. Vorrei aggiungere la carestia, che nei tempi moderni significa più prosaicamente la devastazione economica che accentua la povertà e il gap tra le classi sociali e ancora l'inflazione, mostro dimenticato da decenni che riappare potente con la sua livella che erode stipendi, pensioni e risparmi. Della situazione politica non dico perché qui ognuno avrà il suo punto di vista. Può andare peggio di così? Sembrerebbe impossibile eppure ricordatevi che al peggio non c'è mai limite e che quindi non si può stare tranquilli disegnando un anno che verrà di certo migliore di questo che se ne va. Possiamo solo sperare. Dunque a te, caro 2022 che te ne fuggi finalmente via, un saluto non certo nostalgico, che di nostalgie ce ne sono anche troppe, vai pure, lasciaci, che ne abbiamo avuto abbastanza, anche se a me personalmente non hai dato particolari danni, ma soprattutto per la ricaduta psicologica che tutte le cose che ho elencato hanno provocato nel sentimento generale. E a questo punto non dico neppure Benvenuto Anno Nuovo, come di norma ho fatto ogni volta, se lo sarà lo vedremo cammin facendo e gli auguri. allora, ce li facciamo tra di noi.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

E ci siamo

venerdì 30 dicembre 2022

São Tomé 48 - Considerazioni generali

São Tomé - Pico Cão Grande

La foresta

 E così eccoci qua alla fine di questa avventura, giusto in tempo per tirarne le somme, cosa ancora più facile ora che dal ritorno a casa sono passati giusto un paio di mesi, tempo che ha consentito una corretta sedimentazione alle emozioni suscitate dal posto, smussando gli angoli dei facili entusiasmi o dei nervosismi causati dalle normali difficoltà che emergono, ogni volta diversi, in ogni viaggio. Di certo non si può non considerare che questo piccolissimo stato africano è in grado di offrire ai visitatori anche scafati, una serie di spunti di interesse vario e assolutamente emozionante. Le due isole sono perle di assoluta bellezza, che emergono al largo delle coste africane ma rimangono nascoste nell'Atlantico, in mezzo al golfo di Guinea, luogo già di per se stesso remoto e di difficile collocazione per molti. Intanto, come abbiamo già rilevato, sono difficilmente raggiungibili e non essendo sulla rotta di altri posti, devi, insomma, proprio volerci arrivare e la via passa solo da Lisbona oppure, e per noi è una strada logisticamente improponibile, da Luanda in Angola. Inoltre sono talmente poco conosciute che quasi nessuna agenzia le propone, al di là appunto di quelle portoghesi. Quindi bisogna proprio decidere di andarci appositamente, non prima di avere scartabellato a lungo il web in cerca di informazioni per organizzarsi il giro. Tutto questo alla fine contribuisce a formare un altro dei punti di interesse di São Tomé, il fatto che ci sia, per ora, pochissimo turismo, quasi zero per quello organizzato e molto limitato il fai da te. 

Rosa de porcelana

Naturalmente il contraltare di questa situazione sta nel fatto che il livello di prezzi che si presenta al turista anche disponibile a non ricercare grandi comodità, sia piuttosto alto, dato che ogni cosa è importata dal continente o dall'Europa, se proporzionato al livello dei servizi, che presentano sempre una certa rustica basicità, bellissima certo, ma se corrispondesse a costi di tipo asiatico. Tuttavia il visitatore non potrà non rimanere affascinato dalla selvatica naturalità del paese, caratteristica ormai rara e che si può ormai incontrare in pochi altri posti del mondo. Vedrete un mondo dove la televisione è arrivata solo una trentina di anni fa e dove le comunicazioni si sono sviluppate solo con l'arrivo dei telefonini. Vi ricordo che larga parte del paese, sia su São Tomé che ancor di più su Principe, è occupato da parco nazionale e da una riserva Unesco della biosfera che ricoprono all'incirca il 25% del territorio, credo caso unico al mondo. Questo significa foresta primaria ricchissima di grande biodiversità (che goduria poter usare finalmente a proposito questo termine) che propone una serie di specie endemiche uniche e presenti solo qui, sia di flora che di avifauna, con numeri non paragonabili ad altri areali. Chi apprezza queste cose non potrà che approfittarne attraverso gli innumerevoli trekking possibili per raggiungere le zone più nascoste, oppure più semplicemente percorrere in bicicletta (come propongono alcuni hotel) o in macchina le molte piste che penetrano la foresta, circondati da fioriture stupende, verde avvolgente e canti di innumerevoli uccelli. 

Praia Jalé

Tutti percorsi facili e privi di rischi che invece potrebbero presentare altre foreste di pari o inferiore interesse. Il secondo punto imprescindibile è il mare e le sue spiagge che si presentano innumerevoli in ogni punto più o meno nascosto delle isole, alcune addirittura dentro alla città, altre così nascoste da essere raggiungibili solo dal mare. In ogni caso tutte straordinariamente deserte, formate da una sabbia dorata meravigliosamente calpestabile che scende nell'oceano in moltissime piscine naturali dove nuotare senza pericolo o ai margini di costa rocciosa paradiso per lo snorkelling e le immersioni che mostreranno agli appassionati la coloratissima popolazione di pesci oceanici. Il fatto di trovartici quasi sempre da solo invoglierà a quel senso di libertà assoluta che questi luoghi muovono, all'istinto di abbandonare ogni legame alla civiltà, scarpette asciugamani, vestiti e così via, mangiando cocchi e banane raccolti nella adiacente boscaglia, ma mi raccomando, ricordandosi di fare sempre attenzione che qui siamo in zona equatoriale e quindi è frequente la presenza di antipatici parassiti come le Sand flies, flebotomi di varie specie o le ancor peggiori pulci delle sabbie o Chigoe (Tunga penetrans) che provocano la fastidiosa Tungiasi, per carità presentissimi e ancor in maggior numero in tutti i paradisi equatoriali come ad esempio le frequentatissime Seichelles. Quindi mi raccomando sulla sabbia sempre scarpette da spiaggia e teli per non mettere la pelle direttamente a contatto con il terreno o con gli ammiccanti tronchi di palma. E a proposito di altri pericoli, attenzione a non  mettersi all'ombra delle palme perché un cocco che cade da venti metri vi uccide se vi becca in testa. 

Cacao

Detto questo, i pericoli sono finiti e di certo non arriveranno dalla popolazione che, come nella maggior parte delle isole ha un tasso di delinquenza praticamente nullo, né dal traffico, sempre piuttosto rado e lento. Quindi diciamo che la sola fascinazione data dal rustico isolamento del paese, che nella piccola isola di Principe diventa ancor più predominante, sarebbe irresistibile richiamo per programmarvi una vacanza. Tuttavia São Tomé offre anche altri interessanti aspetti, anche se non può offrire racconti storici, artistici e culturali importanti. Infatti dobbiamo considerare un punto che di nuovo rende queste isole un unicum nel panorama turistico mondiale. Ripercorrendo infatti il filo della storia, come vi ho già raccontato, qui possiamo bene seguire tutta la evoluzione delle varie economie di piantagione, basate sulla schiavitù, che per almeno quattro secoli hanno costituito l'evoluzione di molti paesi atlantici. Qui molto di più di altri casi in cui questa evoluzione si è fermata all'inizio dell'800, questa economia è proseguita fino alla metà del '900 e quindi le testimonianze sociali e architettoniche, delle oltre 200 Roças che si sono sviluppate nel tempo, sono ancora ben presenti e possono costituire un interessantissimo fil rouge attraverso il quale seguire itinerari e in ultima analisi, la storia di São Tomé. Le strutture trasformate in ricezioni turistiche e quindi recuperate, quelle cambiatesi in villaggi abitati dai discendenti di quegli schiavi importati appositamente o casualmente finiti qui, quelle infine abbandonate e in completa rovina e non per questo meno affascinanti nel loro corroso disfacimento, costituiscono il terzo punto di grande interesse. 

Maria

Infine come quarto punto non meno importante, tutto il resto del paese che sta attorno a questi aspetti è un altrettanto interessante punto di vista sulle realtà africane, costituite da queste fragilissime democrazie che si arrabattano essendo poverissime, anche nei casi di grandi disponibilità minerarie e si devono barcamenare tra le gestione degli aiuti internazionali, spesso pelosi, i politici rapaci che cercano di intercettarli a loro favore, la corruzione e la mancanza di esperienza nel creare uno sviluppo vantaggioso per il paese, quindi sempre a rischio colpi di stato, guerre e carenze sanitarie e alimentari. Qui, questi aspetti sembrano attutiti, vuoi per le dimensioni del paese e la sua perifericità, sia per la scarsità appunto di risorse contendibili, tanto che avendo individuato nel turismo una delle possibilità di sviluppo, se fatto in maniera idonea, oggi tutti coloro che se ne occupano, cercano di puntare nella direzione della naturalità, del sostenibile, del bio e di tutti quegli aspetti che oggi vanno molto di moda e piacciono nei paesi ricchi. Ora, che tutto questo sia foderato da una considerevole quantità di fuffa, potrebbe anche essere secondario. Fino a quando il castello non si smonterà da solo, può funzionare per attirare qua una clientela disposta a spendere e anche magari molto, per poter conoscere da vicino uno dei templi della natura. Per concludere, io vi invito con convinzione a programmare un viaggio da queste parti, per conoscere direttamente un paese che certamente vi regalerà il fascino delle sue spiagge e delle sue foreste, il sorriso della sua gente, la saporosità della sua cucina, la libertà di una avventura priva di pericolo che merita assolutamente di essere vissuta.

La linea dell'equatore


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:




Piroghe





giovedì 29 dicembre 2022

São Tomé 47 - Ma cosa si mangia?


Sao Tomé - Trancio di orata alla griglia


Il polpo alla griglia e puré del Mucumbli

Sembrerà strano, ma questa è una delle prime domande che gli amici mi sottopongono quando si parla di un viaggio. In questo caso specifico, la seconda, subito dopo alla più classica:  São Tomé, ma dove cavolo si trova? Così, una volta definita la collocazione geografica, che possiamo dire, è una curiosità piuttosto naturale, la seconda questione è più tipica di noi italiani, in particolare negli anziani, forse ancora per il retaggio post bellico in cui la preoccupazione era ancora quella di rimanere senza, ma anche nei giovani, dato che l'aspetto gastronomico è un'argomento assolutamente sentito nel nostro paese, ancor più oggigiorno in cui siamo bombardati dal mattino alla sera di trasmissioni che inneggiano, spesso a sproposito, alla cucina e ai suoi dintorni, per non parlar del bio, natural, ecosostenibile, km zero. Così, come del resto ho sempre fatto le altre volte, mi sembra giusto dedicare un post specifico alla tavola saotomense, anche se ho parlato spesso qua e là di cosa si mangia nelle isole. Lo ritengo necessario in quanto il cibo e la cucina in generale, a mio parere, fanno parte a pieno titolo dell'aspetto culturale di un paese. Dunque, come ovviamente potrete immaginare, grazie alla sua storia, anche la cucina di  São Tomé è decisamente influenzata da quella portoghese e di riflesso da quella brasiliana, però condita, anzi direi meglio speziata dai sapori africani della costa. Ho già detto che grazie alla loro collocazione geografica, nelle isole non si è mai sofferta la fame, in primo luogo per il mare pescosissimo e poi per la rigogliosità del terreno e della foresta che cresce rapidamente ogni genere di frutta, radici e ortaggi, che nel tempo sono stati anche importati dall'Europa e dalle Americhe, come taro, manioca, olio di palma, fagioli, mais papaya e ovviamente polli e maiali, che si sono aggiunti così ai prodotti locali. 

Tracina alla griglia, banane fritte e cavolo

I pasti sono i soliti tre, a partire da una sostanziosa colazione detta anche matabicho, che vorrebbe dire Uccidi la bestiola, nel senso che dovrebbe togliere la più grossa, fatta di uova, frutta e dolcini, a cui molti aggiungono gli avanzi della cena del giorno precedente. A pranzo non si mangia molto e la cena rappresenta così il pasto principale. La quantità di cibo ingerito è generalmente accoppiato all'importanza sociale e ci sono anche due interessanti termini in dialetto forro che identificano la corporatura: Massabruta per i più corpulenti e Socanina per i magrolini e mi sembra che non sia necessaria la traduzione. Ciò detto, passiamo ad esaminare i piatti più comuni di questa cucina. Da provare al mattino o a pranzo se vi fermate a qualche localino in spiaggia c'è la omelette ricca con pomodori, cipolla e foglie di mikokò, un erba locale che le conferisce un gusto particolare. Veniamo ai piatti forti che costituiranno quasi sempre la vostra scelta nei vari ristoranti, importanti o minimali in cui vi troverete. Intanto il pesce (peixe) che, come il pollo (frango) o il maiale (porco), saranno serviti principalmente grigliati (grelhado) oppure arrosto (asado) o bolliti (cocido). Vitello o montone, carni care, vengono serviti solo raramente nelle case dei ricchi. La marinatura a cui il pesce viene comunque sottoposto per almeno un giorno, conferisce una deliziosa morbidezza e unitamente alle spezie generalmente delicate che li ricoprirà, farà dei piatti di pesce che proverete, nella maggior parte dei casi, una delizia che raramente avrete provato in altre parti. I pesci offerti sono molto vari e vanno dai diversi tipi di tonno (tuna, peixe humo), al barracuda, alla cernia (cherne), la cernia rossa, il pesce volante (peixe voador), la tracina, l'orata, la spigola (corvina), l'aguglia e molti altri, inclusa la razza e il deliziosissimo polpo sia alla griglia che stufato, ricchissimo di speziatura, non forte ma saporitissima. 

Seppia fritta

Un cenno ulteriore va alle morbidissime seppie grigliate o fritte. Un piatto particolare che si trova solamente in un paio di ristoranti di Neves (o al vicino Mucumbli su ordinazione), è il granchio gigante (Pesqueira santola), da provare assolutamente. Non faccio cenno ai piatti completamente importati dal Portogallo come le varie versioni di bacalhau, che potete trovare tranquillamente a Lisbona. Un altro piatto invece, che ormai è entrato a pieno titolo nella tradizione gastronomica è la fejoada brasiliana, stufato che si cuoce per ore ed ore, a base di fagioli e scarti di maiale in un brodo nero e molto denso, gustosissimo. I veri piatti nazionali sono però la cachupa, importata qui dai capoverdiani, zuppa a base di fagioli e altre verdure (carote, patate dolci, cavolo, fagiolini, igname, cassava, aglio, cipolla e molto altro) con carne per i ricchi e pesce per i più poveri e il kalulu, uno stufato di pesce di origine angolana, fatto con pesce secco (ora anche fresco) e verdure locali come l'okra (un peperoncino dolce), la jimboa (un tipo di spinaci), cotto, orrore orrore, nell'olio di palma, mentre per il pesce si usa il merluzzo o altro. Anche queste le troverete in molti ristoranti senza difficoltà. Per i contorni sono molto usate le banane (i grandi platani) secche a rondelle o a bastoncini o in molti altri modi come il pão banana o il bobofrito, dove vengono fritte nell'olio di cocco, poi il pão frito, frutto dell'albero del pane tagliato a fettine e fritto dal sapore di mela, altre radici varie, batata, igname, manioca e soprattutto il riso (arroz) tipo pilaf, comune a molte cucine. 

Frutta a colazione

Poi abbiamo la matabala, una radice molto importante per la cucina isolana, un tempo disprezzata e usata solo per gli animali, poi riscoperta come ricchissima di nutrienti e attualmente utilizzata in varie preparazioni anche con pesce, pollo o maiale. Per chi ama i dolci non siamo messi bene, al di là di qualche pudding di riso, ma molti ristoranti offrono la mousse au chocolat, dato che appunto siamo nelle isole del cacao per eccellenza. Non ho avuto modo di provare un interessante dolce fatto di rondelle di banana, scaglie di zenzero e bucce di limone cotte nello sciroppo di zucchero che mi dicono delizioso. Veniamo dunque alla frutta, una delle grandi ricchezze del paese. La principale è la banana, che troverete dappertutto, come componente dei vari piatti, come frutta o contorno, zuppe, dolci, purée, sfarinati. Tra le molte varietà abbiamo, oltre ai già citati banana-pão, quelle piccoline (maça) al sapore di mela, le banane argento (prata) grandi e saporite e le rosse (ouro) in assoluto le più spettacolari, grasse e dolcissime. Poi tutti gli altri frutti tropicali, dall'ananas (abacaxi), alle papaye (mamão e papaya a seconda se tonda e cicciotta o allungata), agli avocados, la carambola stellata, il mango, la guava, il puzzolente jackfruit e alcuni frutti locali come il safù, una specie di prugna asprigna che si mangia cotta, l'anona (sape-sape) dal succo eccezionale che contiene mille sapori diversi e la pitanga, un frutto di bosco locale, rosso col nocciolo, che potrebbe ulteriormente arricchire il vostro dentista. Molti i tipi di noci locali. 

Peixe humo grigliato

Le mele sono solo importate e quindi più care. E veniamo alle bevande. Oltre alle acque imbottigliate di importazione costosissime, troverete dappertutto l'acqua minerale Bom Suceso che si imbottiglia sull'isola, ma che costa comunque più cara che in Italia (sui 20 dobra per 1,5 lt) e che potrete portarvi in giro nelle vostre escursioni. Si bevono nei vari bar e localini, succhi e bevande in lattina importate, Coca Cola inclusa naturalmente e birra internazionale, ma è ottima la Rosema, di tradizione tedesca che vi suggerisco senz'altro, normalmente chiamata Nacional e imbottigliata in bottiglie in vetro scuro da mezzo litro, senza etichetta, assolutamente ottima. Inoltre se volete provare il vino di palma, liquido lattiginoso che si trova dovunque nei localini dei vari insediamenti, ricordate che al mattino è fresco e praticamente analcolico, mentre cresce di gradazione con la fermentazione e diventa più scuro, man mano che si arriva a sera, il giorno dopo diventa acido e non è più bevibile. C'è anche un superalcolico locale tratto dalla canna da zucchero, la Cacharamba. Naturalmente, come abbiamo già detto non fatevi mancare soprattutto a colazione gli spettacolari succhi di frutta fresca (sumo), dei vari frutti sopra detti, misti o in purezza, tutti magnifici in particolare quello di sape-sape. Viene spesso servito anche quello di falso mango (la cajamanga), che è troppo acidulo per essere mangiato tal quale, ma è ottimo spremuto. 

Scelta di verdure a Roça sao Joao

Naturalmente il caffè dell'isola è ottimo dappertutto, forte e gustoso, generalmente in miscela 25/75 tra Arabica e Robusta, e potrete degustarlo anche al museo del cafè alla Roça Montecafè, oltre che acquistarlo in polvere o in grani. Il thé è sempre una tisana, generalmente di erba Mikòkò, che, tanto per capirci, ha un vago sentore di erba limoncina. Un cenno ovvio fa fatto al cacao, il frutto che è l'essenza delle isole, di cui dovrete provare la cioccolata calda o la mousse oppure le preziose tavolette. Ma una sensazione particolare potrete avere fermandovi in qualche radura della foresta e trovato un albero di cacao con le rosse cabosse ormai mature (così si chiamano i suoi frutti), provate a coglierne uno e apertolo, mangiate una delle favette fresche e pelosette, morbide, quasi lattiginose all'esterno, amarognole e croccanti all'interno, dopo averla spiccata dal centro. Una bella sensazione. Direi che vi ho detto tutto, mangerete comunque in generale la colazione negli alberghi dove risiederete, mentre per i ristoranti avrete molta scelta anche in piccoli locali dall'apparenza modesta sparsi per tutta l'isola. Se non potete resistere a non avere anche piatti italiani, li troverete al già citato Mucumbli. Naturalmente non negatevi l'esperienza al ristorante di Roça São João, a cui ho dedicato un intero post, dove il famoso chef ormai di rilevanza internazionale João Carlos da Silva, offre un pranzo gourmet dal menù guidato che vuole mostrare, in una ventina di assaggi, tutti i sapori dell'isola in piatti da lui meditati e affinati nel tempo. Un incontro "stellato" che potrete permettervi al costo di 25 Euro, cosa che direi vale la pena. E con questo buon appetito.

Mercato del pesce


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Polpo in umido del Camoes
8 - Costa nord  





mercoledì 28 dicembre 2022

São Tomé 46 - A casa

São Tomé - L'attesa nella notte - foto T. Sofi


Il cavaliere mascarato

 Sì ve lo dico chiaramente, sono molto preoccupato. Il poliziotto ci squadra dalla testa ai piedi, mentre apre con cura i nostri passaporti cercando il timbro di entrata. Vorrei sprofondare mentre aspetto i verdetto, sono in piena sindrome Delitto e castigo, vorrei denunciarmi, giustificarmi, dire che non è colpa mia ma del destino barbaro e malevolo, della perfida TAP neocolonialista che fa quello che le pare, accampare scuse pur di avere una riduzione della pena, chiamate il mio avvocato che chieda almeno l'infermità mentale. Credo che tutto ciò mi si legga chiaramente in faccia, tanto che il tutore dei confini saotomensi, mi fa un largo sorriso e senza minimamente fare riferimento a visti e sciocchezze del genere, appone il timbro desiato e mi ridà i documenti invitandomi a fare spazio ai successivi passeggeri. Ah, che ventata di tranquillità, che sereno destino mi aspetta! Ormai siamo nella sala di aspetto, in mano il prezioso boarding pass, in pratica mi sento già estradato in Europa, a casa insomma. Spaparanzato su un comoda poltrona di similpelle, neppure sbrecciata, mi godo il momento mentre la grande sala si riempie a poco a poco. Ci sono anche negozietti e un baruccio aperto e tutti circolano qua e là come se fosse un aeroporto vero. Vado anch'io a dare un'occhiata ai souvenir, tanto per far passare il tempo che manca alla partenza, anche se l'aereo forse non è ancora arrivato. Il negozio ha solo un po' di giargiattole a prezzi di assoluta affezione, tipo le semplici magliette a 28 €uro cad. (considerate sempre uno stipendio medio di un operaio a 50 €/mese) e tra il resto, ecco spuntare anche le famose tavolette di cioccolato ultrabio, quelle di Corallo a 7 €uro e le Diogo Vaz addirittura a 8 €uro cadauna e c'è chi, straniero, fa la fila per assicurarsene almeno una, segno che l'importante non è produrre ma saper vendere. 

Si parte evvai!!!!

Ricordatevelo sempre. Comunque arriva anche il momento di percorrere a piedi il breve tratto per arrivare all'aeromobile, come si dice correttamente nel gergo aeroportuale e ci sistemiamo sui nostri sedilini della classe carro bestiame che ci compete. Chi se ne importa se siamo nel penultimo posto in fondo, l'importante è che ci abbiano caricato e che ce ne stiamo tornando a casa, anche se partiremo in ritardo  di almeno un'oretta. Intorno a noi tanti passeggeri locali, qualcuno alle prime armi che non ha mai volato e si guarda intorno con occhio spaurito. C'è una famigliola che occupa cinque posti nelle file davanti a noi. Il padre premuroso ed evidentemente pratico, fa sedere le figlie e la moglie e poi allaccia loro amorevolmente le cinture spiegando l'arcano aggeggio ed il suo meccanismo a scatto di aperture e chiusura, sistema i bagagli nelle cappelliere, combiandovi posto più volte, forse per evitare che siano schiacciate da altri più pesanti borsoni. Una coppia giovane si guarda attorno spaesata nell'interpretare il boarding pass, poi, indirizzata sgarbatamente dalla hostess, si siede cercando di non disturbare troppo il vicino già assopito. Chissà dove vanno a cercare un destino più favorevole o chiamati da parenti, eppure dai vestiti piuttosto ricercati, le belle borsette delle ragazze, i capelli accortamente acconciati, non sembrano poveracci, anzi. La vita ha percorsi strani ed a volte difficili da percorrere e da interpretare. Comunque a poco a poco, come dio vuole si sistemano tutti e ci alziamo in volo. Ormai abbiamo superato la mezzanotte e il monitor davanti a me ricorda che siamo ormai sul continente africano, non tento neppure di guardare un film perché la aborrita compagnia trasmette in sei lingue ma non in italiano e voglio dormicchiare senza sforzare il mio ormai debole cervello. 

La rotta

Mi rendo conto che ormai sto prendendo storto tutto quanto riguarda questa malevola compagnia che mi ha maltrattato e vedremo ancora se riesce a riportarmi davvero fino a casa o cercherà di mollarmi nell'immensità del Sahara che sta scorrendo giallo sotto di noi. Intanto appena arriva il vassoietto misero, anche se obbligatorio da regole IATA, scoperchio la puzzolente vaschetta che, ovviamente ripiena di tradizione lusitana, trasuda un disgustoso olezzo di bacalhau, più che pesce veloce dell'Atlantico, un pastone di crema biancastra in cui nuota qualche frammento merluzzesco più solido, che ricopro velocemente per non impestare maggiormente l'aria all'intorno. Per fortuna che sono tra i pochi che ancora usufruiscono della mascherina, che almeno, da questo odoraccio, in parte protegge. I miei vicini sbafano invece tutto ai quattro palmenti, inghiottendo golosamente un boccone dopo l'altro e raschiando pure il fondo della vaschetta, io chiudo gli occhi per non turbarmi ulteriormente e tento, inutilmente, di assopirmi simulando un torpore privo di sensorialità. Poi per fortuna portano via tutto e calano le luci. Il volo prosegue senza ulteriori traumi e quando, le gambe, ormai completamente anchilosate a causa dello spazio ridottissimo tra i sedili, tento con gran fatica di rimettermi in piedi per trascinarmi alla toilette, ormai mal ridotta come sempre capita verso la fine del volo, siamo quasi arrivati ed è ora di allacciarsi le cinture. Forza che si scende, anche se siamo ancora nel cuore della notte e l'aeroporto è completamente deserto. Lisbona finalmente, sento note tristi di fado nell'aria, ma forse è solo la mia immaginazione, mentre passiamo finalmente senza danni l'ultima frontiera, quella che ci fa riguadagnare l'Europa, madre desiata. 

Lisbona o cara

Ancora cinque lunghissime ore, prima del nostro volo che ci ricongiungerà alla nostra ultima Tule. Mentre i nostri compagni di viaggio sono sciamati via velocissimi, evidentemente arrivati a destino, pochissimi in attesa di transfert verso altre mete, andiamo nel grandissimo salone centrale dove la enorme serie di luoghi di ristoro, sta riaprendo per l'arrivo dell'ondata mattutina. Questo sì che è un aeroporto, il non luogo enorme dalle volte altissime, quasi infinite che ti segnalano il tuo essere homo mobilis, che si sposta per il mondo dove meglio gli aggrada, basta che se lo possa permettere e ne abbia la voglia, la predisposizione irrefrenabile al nomadismo che ti permette in fondo di sentirti a casa dovunque, in mezzo al diverso per antonomasia, che ti circonda, che ti abbraccia, perché in fondo così simile a te. E la gente comincia ad affluire dall'esterno e il grande corpo prende vita, il brusio di fondo cresce, le code davanti ai banchi che distribuiscono generi di conforto, si allungano a dismisura. Nell'aria si diffonde il profumo mirabile dei pasteis de nata, delizie di quella Lisbona, città magica, in cui se la maledetta compagnia che non voglio più nominare, mi avesse consentito di arrivare prima, come correttezza imponeva, avrei passato due giorni deliziosi tra il centro di vecchie case, barocche architetture manueliniche, trionfi di azulejos, rotaie del tram che risalgono l'Alfama. Va bene sarà per un'altra volta, perché alla fine l'aereo, inopinatamente c'è e ha già fatto il pieno di disperati come noi, reduci di altri voli annullati, in giro da giorni, con storie ancora peggiori, che maledicono all'unisono la TAP, che nel frattempo non si degna neppure di passare un bicchiere di acqua. Ed eccoci qui in un attimo, col bagaglio in mano, il pulmino della Mariuccia che ci aspetta, a cui dare i due euri soprannumerari per il nostro mancato arrivo e poi finalmente calarci nella nebbiosa lattigine, di pioggerella latente, che ci accompagna fino alla nostra Alessandria perduta e finalmente ritrovata.

Multe severe e decoro urbano


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!