mercoledì 27 aprile 2016

Krapfen dorati

Foto Rosa Berruti
Questa foto di una amica pescata su FB, mi ha richiamato un flusso di sentimenti mandandomi subito fuori controllo. Sono gli ultimi giorni ad Alessandria per i baracconi, il parco divertimenti itineranti che da noi arriva in aprile e se ne va subito dopo S. Giorgio, che cade guarda caso il 23 aprile , coincidendo col mio genetliaco, anzi oggi devono aver già smontato tutto e se ne sono ripartiti per qualche lido lontano. Per gli alessandrini è sempre stato un evento e per me rimangono inevitabilmente legati agli anni dei calzoni corti, anche se il luogo dove sono collocati adesso, diverso dalla magnifica piazza Garibaldi di allora, mi toglie quel tanto di poesia che i luoghi non mantengono più, quando vengono modificati i tag del ricordo (vecchio ma tecnologico, eh!). Però, la permanenza immutata ed immutabile di questa icona, vedo che permane e tanto basta. Il solo guardarla mi smuove dentro. Sento immediatamente un profluvio di odori ed altri stimoli ineguagliabili che percuotono oggi come allora ogni manifestazione sensoriale. Di certo adesso molto più amplificati dalla cassa di risonanza del tempo. Mi basta guardare la foto e subito sono travolto dall'onda del passato. 

Stavi lì, davanti al personaggio grasso e bisunto che armeggiava davanti ad un gran pentolone cilindrico di alluminio che un fuoco nascosto nelle sue viscere scaldava, facendo sobbollire un padellone ampio e pieno di chissà quale porcheria di olio che fumava un poco, altro che controllo del punto di fumo! Sentivi nell'aria e vedevi negli occhi del piccolo assembramento di ragazzini che gli stava intorno, un profumo di fritto ineguagliabile. L'omaccione prendeva le palline di pasta che teneva nascoste sotto un lurido panno quasi bianco e le allargava tirandole da una parte e dall'altra, grossolanamente, poi le gettava come per disprezzo nell'olio, che lanciava uno sfrigolare più intenso. La pasta affondava nella massa oleosa mandando in superficie una schiuma di bollicine e subito la superficie di irrigidiva gonfiandosi in una serie di bolle irregolari, poi, poco a poco imbiondiva sotto gli sguardi golosi del bambino acquirente. Il tizio, quando lo vedeva già un poco inscurito sulla superficie, lo ripescava con un mestolo a rete di fili di ferro sottili che ne ne facevano scolare l'eccedente e lo metteva in una cartaccia ruvida e gialla che pero, assorbendo meglio l'unto, assolveva egregiamente al suo compito. 

Ogni tanto rabboccava il liquido che la pasta via via assorbiva, versando da una latta misteriosa, piena di chissà quale cancerogenica materia. Il cartoccio veniva subito preso dalle mani bramose del giovane cliente che preventivamente aveva porto il biglietto da 50 lire alle manone unte che se le ficcavano in una tasca davanti di una parannanza che era nata bianca e che era ormai solo un unico damasco di chiazze di varie sfumature di giallo a seconda delle epoche di rilascio. Non appena avuto il cartoccio contenete il krapfen tra le mani, tenendolo per di sotto, te lo guardavi un attimo sfiorandolo con le dita attraverso la carta, godendone la morbida consistenza ed il calore violento ma delizioso e riscaldatorio, dato che in quei giorni ad Alessandria piove e fa sempre piuttosto freddo. Ma non si può resistere a lungo, subito devi infergere la prima ferita, dare il primo morso, nella bolla più carnosa. Allora senti subito lo scrocchiare leggero di quella deliziosa croccantezza che si frange sotto i denti mentre questi penetrano subito sotto la superficie nel morbido e voluttuoso impasto, cotto, ma ancora delicato e fragrante. 

E subito una ondata di piacere olfattivo ti coglie in pieno, una serie di profumi che non riesci neppure a definire, di mela o vaniglia o di chissà cosa, ti sazia il naso mentre le papille vengono ricoperte, se hai saputo resistere almeno un attimo e non sono state subito ustionate dalla fretta ingorda, da un sapore pieno e dolce, unico in assoluto. Lo divori in un attimo, gli astanti non ti badano, intenti come sono ad aspettare il turno per ripercorrere la tua stessa storia e tu, a lato, mordi e mastichi senza soluzione di continuità, con una voracità belluina, solo in questa onanistica voluttà solitaria, che nel giro di un attimo finisce lasciandoti felice per il godimento completato. Che meraviglia quel tondo e sicuramente cancerogeno krapfen dorato, sempre desiderato con brama e quasi con cattiveria invidiosa, dato che io potevo permettermi sempre solo quello più piccolo a losanga da 30 Lire, che provenivano dal sacrificio di un risparmio oculato, avendo precedentemente rinunciato ad un giro sugli autoscontri. Ma, Rosa, davvero li fanno ancora i krapfen ai baracconi?


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martedì 26 aprile 2016

Yí mín



Già, l'altro giorno si parlava di Popolo. Non c'è paese al mondo che non si riempia la bocca con questa parola, quasi quasi comincio a detestarla di più che Naturale, l'altro grande abuso di questi tempi. La lingua cinese non fa eccezione. 民 - mín, Popolo lo trovi dappertutto, ad esempio nella parola 移民 -yí mín, che si può tradurre in due modi Immigrazione o Emigrazione che tanto per loro è lo stesso, perché il primo carattere vuol dire Spostarsi, muoversi, quindi un popolo che si sposta emigra da un posto e immigra in un altro, ma l'operazione francamente è la stessa, non vi pare? Di qui passare a  非法移民 - fēi fǎ yí mǐn, Senza Regola Muoversi Popolo quindi Immigrazione clandestina, mi sembra consequenziale e completamente in linea con la mentalità confuciana che considera un obbligo morale rimanere all'interno delle regole, anche se sbagliate, se si vuole che lo stato funzioni correttamente. Tutto quello che è contro le regole, le leggi, ha forzatamente una accezione negativa.

Naturalmente questo in teoria, nella pratica invece chi voleva comunque andarsene nel periodo più duro della storia recente cinese, cercava in ogni modo di arrivare ad Hong Kong con tutti i mezzi illegali possibili, perché la gente dovrebbe mettersi nella zucca che se in un posto si sta davvero male, la gente cerca in ogni modo, anche a rischio della vita, sua e dei propri figli, di andare in un luogo che per male che sia, offre comunque una situazione migliore. E questo lo fa in ogni caso anche se metti tutte le barriere che vuoi. E' una cosa di ogni tempo e di ogni luogo, immutabile e naturale e come l'acqua scorre verso il basso, non c'è muro o barriera che riesca ad arrestarla. L'unico modo per farla cessare è che cambino le condizioni di malessere nel luogo di partenza. Quindi ogni sforzo per gestire questi flussi deve partire da questo concetto. Chi non vuole subire l'immigrazione (sempre che invece questa non serva) deve operare sempre e solo in questa direzione. Se no sono solo chiacchiere elettorali. Insomma 空口说白话 - kōng kǒu shōu bái huà: Con vuota bocca dire inutili parole, Fare discorsi inutili.

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lunedì 25 aprile 2016

Nazismo?

dal web


Beh, finiti i festeggiamenti del vecchio e della ragazza, durante i quali tutti gli amici si sono stretti, materialmente o virtualmente attorno a noi, bisogna tornare alla realtà coi piedi per terra e guardarsi intorno per misurarsi con la dura realtà. In Europa tornerà il nazismo o comunque qualche cosa di simile, ma uguale nella sua barbarie e nei suoi principi? Ahimé io credo di sì e si è già visto ieri coi risultati elettorali nella vicina Austria. I prodromi ci sono da tempo e lo vedi in Olanda, in Ungheria, in Polonia, Ukraina, ed anche la civilissima Inghilterra con la sua probabile Brexit dà fiato agli stessi sentimenti che, usciti dalle fogne prendono forma, vigore e dignità ufficiale. In Francia si aspetta solo di andare a votare per scaravoltare la frittata e da noi l'amante delle ruspe ed i suoi fratelli ne brandiscono il vessillo già da tempo. Ma attenzione, non siamo moralisti, queste cose ci sono periodicamente sempre state, perché probabilmente questa è una tara del genoma della nostra specie, che sta lì sopita fino a che qualche accidente esterno non la risveglia e fa scoppiare questo bubbone marcio che sparge pus all'intorno infettando tutto quello con cui riesce a venire a contatto. 

Generalmente i fattori scatenanti sono le crisi economiche ed il passo successivo è la creazione di un nemico comune che susciti la paura nella folla dei votanti, non di mali fisici ma solo di essere ulteriormente deprivati di qualche cosa. Questo egoismo cieco colpisce particolarmente quelli che stanno meglio e hanno di più, ma si propaga poi rapidamente anche alla massa meno abbiente scatenando le classiche guerre tra poveri, humus perfetto per i mestatori del fango e della merda. La paura è cieca e sorda ai ragionamenti e anche i politici lontani dalle fasce estremistiche più abiette non possono non tenerne conto perché il timore della sconfitta elettorale li condiziona, ma sono destinati ad essere eliminati, perché la furia cieca non si accontenta mai delle mezze misure, se vuoi scendere nell'abisso, già che ci sei tanto vale prendere il peggio, non vi pare? Si è visto in Austria. I politici classici moderati, si sono inventati tutte quelle belinate fasulle al Brennero per mostrare al popolo bue che avevano preso in mano il problema, ma la massa bruta li ha puniti lo stesso perché quando poarte la giostra, le mezze misure non servono più si sceglie sempre il peggio, il male estremo. 

Tutto questo sembra essere un destino ciclico inevitabile. Qualunque sia la forma di governo del momento: monarchia (governo di uno), aristocrazia (governo dei migliori), democrazia (governo del popolo), tutte ugualmente ottime con i loro vantaggi e svantaggi, a poco a poco si scivola nel lato oscuro e tutte e tre subiscono la perfida trasformazione in tirannide, oligarchia e oclocrazia, in cui il potere è appannaggio via via di un perfido tiranno, o di un gruppetto di carogne o peggio della massa bruta che mette ignoranza ed egoismo al di sopra di tutto. E poi? Basta guardare indietro. Tutto finisce sempre nello stesso modo in qualunque dei tre casi ci si trovi, un inevitabile bagno di sangue, morte, dolore e crudeltà senza senso, per un periodo fortunatamente breve. Poi quando il mondo è ebbro di morte e di ferocia, quando l'orrore della disumanità riprende il sopravvento sulla furia cieca ed insensata, tutto si placa per un po' e, lentamente, ricomincia la risalita, fino alla fine del ciclo successivo. E' la ruota che gira. Gli indiani e gli orientali in generale ci avevano visto giusto già da millenni. Poi finita la mattanza tutti si chiederanno ma come sia potuto succedere, come è possibile che la maggioranza delle persone, in fondo appoggiasse questi criminali dell'umanità, come mai tutti sapessero e contemporaneamente facessero finta di non vedere. 

E storia antica, la gente si autoassolve con una certa facilità, il popolaccio che ha rubato, che ha sempre cercato scorciatoie, che ha evaso le tasse, che ha cercato di speculare facendosi alla fine fregare i risparmi o che ha cercato solo raccomandazioni, trova con naturalezza chi ha le colpe, basta accusare i politici ladri, i perfidi banchieri, le multinazionali, i lobbisti, gli gnomi della finanza. La mite vecchietta e l'onesto benpensante che ce l'hanno con gli sciocchi buonisti senza valutare di mettersi nell'unico altro gruppo contraltare, quello dei facciadimerdisti, maledicono l'immigrato che scappa dalle bombe o che sfugge alla miseria e alla fame e lo vorrebbero affogato in mare o al più mitragliato sulla battigia. Loro si sono belli che rasserenati e di certo non avranno la minima contezza di essere i veri colpevoli di tutto questo. Qui adesso siamo pronti. La crisi economica è ormai strutturale e uscirne sarebbe un difficilissimo anche se possibile ma troppo lungo lavoro di fino, con sacrifici per tutti e per anni, che nessuno è disponibile ad accettare; il nemico è già lì bello e pronto ed individuato, il perfido immigrato terrorista e le SS del mattatoio insieme con tutti i Kapò necessari sono già preparati per fare il lavoro sporco. Tutta la folla felice ed ululante li sta portando sulle spalle verso il trionfo. Sicuramente non durerà molto, ma intanto mi dispiace di beccarmeli proprio negli ultimi anni della vita, senza la possibilità di vedere la nuova alba.


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sabato 23 aprile 2016

70



Accidenti che numero grosso. E con un sacco di proprietà matematiche ovviamente. Intanto, cosa che comporta anche un sacco di implicazioni filosofiche, come dice wikipedia, è quel numero Naturale (questo è importante ed è uno dei pochi casi in cui questa parola è usata correttamente) che sta tra 69 e 71 e già non è poco. Ma è anche un numero Pari, come tutti quelli rotondi che ti costringono a fermarti un attimo a fare quello che si dice un punto della situazione su quello che è stata la tua vita, metterti come si dice in pari con il passato. E' un numero composto da 1,2,5,7,10,14,35 ma poiché la somma dei relativi divisori è 74>70 viene detto anche numero Abbondante e direi che così me lo sento assolutamente, sia in termini di tempo che di peso! Attenzione, è anche il primo Numero Bizzarro, che altro non è che un numero naturale abbondante ma non semiperfetto (anche se forse proprio perfetto non sono). E' anche un numero pentagonale e un numero tridecagonale se lo si raffigura come figura geometrica. Ahimé risulterebbe essere anche un numero pentatopico, la cui spiegazione, a cui vi rimando nel link, è superiore alle mie possibilità comprensive in quanto si parla di spazi quadridimensionali, anche a causa appunto del numero stesso di anni di cui sopra.

Trattasi anche di numero Idoneo (cioè un numero naturale che non può essere espresso nella forma ab+bc+ab) cosa che si può esprimere anche come numero Adatto o Confortevole. Quanto questo sia vero non saprei dire. Io proprio confortevolmente non mi ci trovo anche se devo adattarmici obtorto collo. E' comunque un numero Harshad, cioè divisibile per la somma delle proprie cifre, definizione data da un grande matematico indiano (sempre lì mi porta il vento) che significa in sanscrito numero di grande gioia, insomma proprio da festeggiare. Però è anche un numero Sfenico, (prodotto di 3 numeri primi diversi:2,5,7) dal greco σφην, Cuneo, ma vi assicuro che con questa città non ho niente da spartire. Fa parte di cinque diverse terne pitagoriche anche se io non ho grande simpatia per le congreghe, ma per questo filosofo si può ben fare una eccezione e infine è un Numero a Cifra Ripetuta, detto anche Repdigit, ma solo nei sistemi a base 9 e 13, segno che si tratta di un numero un po' diffidente ed aristocratico. Tra l'altro è anche un numero di Pell, ma qui andiamo troppo nel difficile. Se poi andiamo giù duri per i più esperti, è anche l'integrale definito tra 2 e 12 di x in dx (eh! non per lasciarla cadere dall'alto). Insomma dire 70, come avrete capito impone tutta una serie di riflessioni matematiche, ma la principale è che stando alle medie statistiche, di anni me ne toccherebbero soltanto poco più di una decina, cosa che al solo pensarci, mi fa girare notevolmente gli zebedei, se proprio devo essere sincero.

Diciamo che al di là di tutto, proprio questo è l'aspetto che spaventa sicuramente. Il fatto di fare bilanci in cui il piatto delle cose che ancora si vorrebbero fare è paurosamente sbilanciato rispetto a quelle già fatte, così poche e miserevoli. Non ho vinto premi Nobel e neppure un Oscar, neanche alla carriera, una vita da mediano senza merito di aver fatto qualche cosa per migliorare il mondo o di aver quantomeno tentato di diventarne il capo assoluto per risolverne tutti i problemi, cosa che naturalmente saprei ben io come fare.Sopportato e supportato da chi mi è stato vicino, ignorato dal resto dell'umanità. Insomma uno di quei miliardi e miliardi di nomi che si perderanno dopo un paio di generazioni, magari prima. Niente timbri a fuoco, niente titoli sui giornali o scolpiti nel marmo (non ancora per lo meno). Ditelo pure, una vita inutile. Una somma totale sconfortante potrebbe sembrare. Mah, a questo punto diciamo che per consolarmi posso dire che non è ancora finita e c'è tutto il tempo di prendere in mano lo scalpello e darci dentro, rimangono sempre delle possibilità, anche se l'indice glicemico mi suggerisce di darmi una regolata piuttosto velocemente.

Se consideriamo che per la Smorfia il 70 significa 'o palazzo, potrebbe indicare solidità e sostanza, ma nel mio caso questo si potrebbe riferire solo alla stazza, questa sì, imponente. Comunque vedremo, debolissimo ma non domo, l'anziano ha sempre a disposizione le armi dell'esperienza che tramuta in cattiveria e solipsismo egoistico. Mi piacerebbe solo evitare di lasciarmi andare a quell'insopportabile onanismo mentale di come stanno andando male le cose, di che futuro disastroso avremo con questa gioventù e di come eravamo meglio noi, vomitando odio su tutto quello che accade e che invece è solo il sottoprodotto fetido dell'invidia nel non poter essere giovane, di cui sono pieni i social. Voglio solo ringraziare tutti quelli che dal libro delle facce mi hanno augurato gioia e felicità, assieme a quelli che oggi saranno con me, tutte cose che mi fanno sperare per il meglio. In fondo è meglio lamentarsi un po' che non poterlo più fare del tutto e poi l'anziano è fatto così. Sopportatelo.


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venerdì 22 aprile 2016

Una grande quercia



Quando cade a terra una grande quercia è un momento di grande tristezza per chi le sta attorno e solitamente, abituato da anni alla sua presenza, la considerava parte immutabile del paesaggio. Magari era da tempo che il parassita maligno ne aveva attaccato la forza e la prestanza, ma tutto continuava così senza che tu pensassi che prima o poi sarebbe potuta arrivare la fine. Il giorno che il tronco non resiste più e il grande albero si piega per sempre e cede infine perché non è più possibile lottare, allora tutto appare evidente e capisci come tutti gli altri che la grande quercia non ci sarà più. Nasceranno e cresceranno altre piante, altri fili d'erba, altri alberi imponenti, ma il paesaggio attorno non sarà mai più lo stesso. E anche se è una cosa naturale nel cerchio della vita, tutto questo è molto triste.




Uso del blog per scopi personali






Oggi permettetemi solo di usare un breve spazio per fare gli auguri alla mia bambina. Che possa festeggiarne ancora tanti e soprattutto che sia felice, perché credo che nella vita non sia necessario niente altro.





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Buon compleanno

mercoledì 20 aprile 2016

Bufale un tanto al chilo



Come mai facebook è così pieno di bufale un tanto al chilo? D'accordo la spiegazione è risaputa, chi le studia e le pubblica ci guadagna, sfruttando la massa coglionifera che non solo ci crede e le va a vedere cliccandoci sopra e dando così un guadagno pubblicitario, il cosiddetto pay per click, ma poi, e questa è la cosa più utile al bufalaro, la condivide e mette in moto il cosiddetto meccanismo della catena di Sant'Antonio. A chi la crea attraverso il suo sito da cui trae i guadagni, non interessa affatto se questa moltiplicazione virale sia dovuta alla cattiveria e all'odio che pervade chi la moltiplica o se chi lo fa è preso dal sacro sdegno del puro, del neoreligioso vegano del bio o dei no tutto, l'importante è che la cosa si moltiplichi e provochi il massimo numero di contatti. Ovviamente ci sono alcuni metodi perché questo funzioni. Il sito, per prima cosa deve dichiararsi decisamente di parte e massimamente scorretto per attirare gli adepti di questo carico di odio che aleggia nel popolo bue.  Si può prendere spunto da qualsiasi cosa, meglio se ha una pur minima vicinanza col reale, una frase, qualche parola detta da un rappresentante della parte odiata che si possa interpretare nel più malevolo dei modi e poi sparare un bel titolo odioso che attiri il peggio del web. 

Inoltre la notizia deve essere comunque non completa ma lasciata a metà o come in sospeso per mancanza di spazio in modo che venga il desiderio di leggerla completamente cliccando sul link che rimanda la sito generando il guadagno pubblicitario. Spesso i proprietari di questi siti, quelli che ci guadagnano insomma, non hanno neppure vicinanza di credo con le campagne di odio che suscitano e seminano. Magari sono proprietari di siti diversi che manifestano per credi opposti, che ne so, gruppi antivaccini e caccia agli immigrati. Sembra che gli inviti a condividere, tipo chi non condivide è un... ecc. ecc. con le varie minacce o sdegno, non funzionino più, meglio lasciare in sospeso, basterà l'odio del lettore e la sua appartenenza ad una cosca di massimalisti talebani a fare la magia e la moltiplicazione avrà luogo naturalmente. Così facebook oggi è pieno in massima parte di questa robaccia, antigoverno a prescindere, antimmigrazione un tanto al chilo e animalismo veganbiologico  naturalistico. Per la verità se la gente è contenta così, faccia un po' come le pare. E' anche divertente leggere i titoli però perché da lì si può avere un bel panorama di quello che agita le pance della gente. Oggi ce n'era una bella sul fatto che stia per scattare un fantomatico obbligo per chi coltiva un orto, di avere un costoso patentino per l'uso dei prodotti necessari. 

Ovviamente i commenti stupiti e inorriditi di chi moltiplica questa cazzata, hanno pescato in diverse pozze fangose, quella di chi detesta il governo e quindi ogni provvedimento è a danno del popppolo, quella di chi vede in ogni cosa un aumento delle tasse (che in generale cerca se possibile di non pagare), quella dei biominchiologi, perché c'entrano i cattivi pesticidi e in generale quella di chi basta voler complicare gli affari semplici. In realtà se chi parla avesse un minimo di conoscenze di quello di cui sta ragionando (parola grossa) saprebbe che il patentino per l'acquisto e l'uso di antiparassitari c'è da quasi 50 anni, dato che si tratta di veleni pericolosi che non si possono dare al primo che passa e che se non capace ad adoperarli, ci lascia la pelle, ma non importa. E' tutto un florilegio di commenti, incredibile, ma guarda cosa si inventano questi bastardi per rubarci i soldi, governo ladro e così via. I più divertenti sono quei dementi che ci leggono l'ennesimo complotto per mettere i bastoni tra le ruote alla sana agricoltura familiare a favore delle cattive multinazionali della bieca industria agricola. Certo che questo danneggerebbe le ancor più cattive multinazionali dei fitofarmaci tipo la odiata Monsanto, ma di questo non si sono accorti, pazienza. Verrà fuori un'altra battaglia nella bufala di domani.


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martedì 19 aprile 2016

Quán mín tǒu piào



Quattro bei caratteri eleganti con un significato univoco e preciso, caso raro nella lingua cinese che per ogni lemma o carattere presenta sempre una grande varietà di interpretazioni quasi che tutto sia discutibile, insomma, un approccio linguistico relativistico sorprendentemente moderno e possibilista. Se li esaminiamo uno per uno lo possiamo vedere con facilità. Il primo 全 - Quán, significa Tutto, totale, completo e conferisce al carattere a cui è abbinato un senso di totalità assoluta. Ad esempio con l'ideogramma Paesaggio: 景- jǐng, si ottiene Panorama (tutto il paesaggio, una visione completa del paesaggio). Il secondo poi, 民- mín, è una delle parole più usate ed abusate in Cina come in tutto il resto del mondo e vuol dire Popolo. Ad esempio la moneta cinese, correntemente chiamata Yuan in realtà si dice 人民币 - rén mín bì, Denaro del popolo.

Oppure il famoso 人民日报 - ren min ri bao, è il Quotidiano del popolo (Uomo, popolo, giorno, giornale). Il terzo, 投 - tǒu, significa Gettare, mettere dentro ed è interessante notare come nell'ideogramma sia ripetuto due volte (a sinistra e sotto) in forma differente, il pittogramma di Mano. Infine il quarto : 票 - piào, che vuol dire Foglio, viene usato abbinato con altri per definire tutte le cose piatte e sottili e appartiene alla categoria dei cosiddetti caratteri Classificatori. Per esempio: 发票 - fā piào, Foglio inviato e quindi Ricevuta, utile a ricordarsi per richiederla al tassista o all'albergo se vi serve. Dunque mettendo insieme i nostri quattro ideogrammi di oggi abbiamo Tutto il popolo mette dentro il foglio e cioè Votare a suffragio universale, referendum insomma. Vedete un po' voi insomma.


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lunedì 18 aprile 2016

I trivellati



Beh, una certa soddisfazione c'è. Gli italiani a quanto pare hanno capito la bufala che stava dietro a questo referendum inutile e pretestuoso e si sono espressi con una certa chiarezza, come si doveva, non andando a votare, segno che la canea di urla che popolavano il web fino al giorno prima era, a contarla, cosa da poco. I 300 milioni buttati nel cesso sono serviti perlomeno a far chiarezza. Quando ci si appiglia al nulla col solo scopo di dare addosso al governo, come in molti altri casi, la gente capisce e ti bastona. Lo avessero compreso almeno quelli che dovrebbero essere amici e che invece si rodono il fegato perché nel loro partito qualcuno ha cominciato a saper vincere invece di perdere ogni volta e poi star lì ad almanaccare le ragioni della sconfitta. Rimangono ancora i fedelissimi nemici di ogni parte. Le varie ruspe, fratelli, grilli, i no tutto, che si sono messi a braccetto per fare la loro parte indegna di lavorare solo per distruggere, mai per costruire (e speriamo che la gente se lo ricordi anche quando sarà ora di votare per davvero) e che hanno portato a casa quello che si sono guadagnati. essere contro a prescindere alla fine non paga. 

Allo stesso modo sono stati castigati quelli che disperatamente cercano di mantenere quel potere regionale, malefico e dannoso, che non vogliono mollare a nessun costo e che fu loro regalato improvvidamente con l'art. V, per ascoltare le pretese altrettanto nefaste delle ruspe di ieri, dimostrazione che questa è gente che ha sempre fatto solo danno. E dire che le hanno tentate tutte pur di vestire il nulla di importanza. Alcuni politici, certo di bassa statura hanno addirittura cercato di demonizzare indegnamente l'astensione, gli stessi che nel 2003 recitavano testualmente:" ...si chiede agli elettori di bocciare questo referendum con il non voto, cioè non recandosi alle urne per farlo fallire", a Rome li chiamerebbero Er Coerenza, insomma. Stessa linea da certi ambienti ecclesiastici, gli stessi che suggerivano l'astensionismo sulla fecondazione assistita nel 2005. Siamo arrivati al punto che in un ricovero per anziani e disabili, i responsabili hanno praticamente obbligato a votare tutti i degenti, che hanno partecipato al 100% al voto, di primo mattino. 

I poverini hanno votato senza neanche sapere di cosa si trattasse, forse timorosi di non avere la razione di agnolotti burro e salvia del pranzo domenicale, come ai tempi della vituperata DC che faceva votare le suore o i comunisti che andavano a prendere con le carrozzine i disabili e li portava al voto accompagnandoli in cabina per essere sicuri di dove veniva messa la crocetta. Disinformazione forte poi, sul merito del quesito; battage su ogni tipo di media; infine ci si sono messi anche i giudici, certo inferociti e che non perdoneranno mai chi ha loro accorciato le ferie, accendendo qualche miccia bagnata sul caso Tempa Rossa. Senza tutto questo non si sarebbe neppure arrivati al 20% probabilmente. Ma va bene così. Adesso è importante che al prossimo appuntamento si mantenga la memoria dei fatti e che tutti si ricordino di quei politici, che per la verità non sanno neanche cosa sia una trivella, ma che hanno alzato le fanfare per approfittare dell'occasione pensando di lucrare qualche consenso, come loro solito e non si badi troppo al web; chi grida sguaiatamente qui, ha poca rilevanza nel concreto.   


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giovedì 14 aprile 2016

Colombe sporche



Ho così tante cose da fare e grane e granette da risolvere che non riesco a decidermi da quale cominciare. Ciò detto, non riesco a far altro che mettermi lì e fare un solitario. E' un po' come una droga, è l'apoteosi del non fare niente. Anzi non devi neppure più utilizzare i muscoli necessari a distribuire le carte sul tavolo o a mescolarle, ci pensa a tutto Lui, benedizione e maledizione al tempo stesso e intanto tutto il resto si atrofizza, incluse quelle poche cellule neuronali che non sono ancora morte. Beati quelli che hanno la passione dell'orto, perlomeno poi si mangiano l'insalata o qualche bel pomodoro cuore di bue. Io al massimo riesco a trascinarmi fino in Piazza Garibaldi a vedere le bellissime foto della mostra Colombe sporche, del mio amico Daniele Robotti, inaugurata ieri al Caffé Alessandrino. Lui è un artista, non certo un povero manovale della macchina fotografica come me, anche se mi diverto a scattare e questa serie di foto è davvero intrigante, per atmosfera, qualità ed eleganza degli scatti e lavoro di postproduzione. Certamente anche la presenza delle Sweet Dolls ha aiutato. Andate a darci un'occhiata che merita.

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mercoledì 13 aprile 2016

E' ora di 730

immagine dal web


Mi turba il 730. Che ci posso fare, in questo momento potrei anzi dovrei essere allungato su una spiaggia esotica ad almanaccare quanti cocchi sono necessari per riempire di liquido una piscina olimpionica, quesito tipico delle notti baletiane, e invece causa mille cose da risolvere che mi impediscono la anelata "libertà", tocca star qua con l'incubo della scadenza, tirar fuori tutta la documentazione, fare la marea delle fotocopie necessarie, procurarsi i moduli, passare ore ed ore ad effettuarne la ponderosa compilazione con l'incubo di fare errori assai costosi in termini sanzionatori e infine andare a far la coda al CAF per consegnarlo, subendo le cazziature per le cose che inevitabilmente mancheranno. Oltre a ciò, dopo essersi fatta tutta la fatica che mi provoca continui conati di vomito solo a vedere il modulo, dall'anno scorso tocca anche pagare, perché capirà tocca inoltrarlo a Roma telematicamente e mica possiamo farlo aggratis. Voi mi direte ma vacci tu su internet e approfitta della soluzione telematica del precompilato. Ci ho provato e devo dirvi la verità, non sono stato capace, non c'è niente da fare, superiore alle mie forze, che ci posso fare. Ognuno ha i propri limiti. Eppure non mi frega niente pagare, prendano quello che hanno bisogno ma non mi torturino per farmi fare i calcoli, maledizione, è una cosa che mi ripugna, la detesto con tutte le mie forze. 

Pensate come sarebbe bello se, come fanno in Francia, non ti rompessero le scatole ma ti prelevassero dal conto direttamente la somma da loro calcolata incluso canone televisivo se ce l'hai e lo fanno da anni senza che nessuno scassi i cabbasisi. E lì si paga molto di più che in Italia, eh! Allora mi direte, e basta di menare il torrone, vai da un commercialista, paga e taci. Vero, ma a parte che la somma richiesta non è poi così bassa, ma c'è un'altra ragione che mi trattiene. Il mio papà fino a 94 anni se lo è fatto da solo il 730, anche se aveva solo la sesta elementare; anche mio suocero in verità fino a 96, ma lui perlomeno era ingegnere. Mandavano entrambi un po' di maledizioni al cielo, ma poi si mettevano lì con calma e riempivano le loro caselline una dopo l'altra senza fare tanto soffoco. Poi io gli davo un'occhiata, più per scrupolo che per altro, e via così per tanti anni. Adesso, che io debba abdicare a questo impegno, pagando, me lo sento un po' come una rinuncia che provocherebbe da parte loro, se ancora ci fossero, una certa riprovazione anche solo di sguardi. Saranno le generazioni nuove che non hanno più la fibra di quelle di un tempo o forse siamo stati abituati troppo bene, gente cresciuta nella bambagia, che ci volete fare. Va beh, intanto cominciamo a tirar fuori i documenti, poi ci penseremo. Ah già che adesso bisogna anche andare all'INPS a farsi dare i CUD! Miiiiiiiii....

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martedì 12 aprile 2016

Kali Yuga

dal web - Masaniello


Mi dà un certo senso di fastidio chi si indigna, chi ce l'ha a morte con la classe politica in generale e soprattutto chi critica a prescindere qualsiasi cosa faccia il governo di un paese o di una città, mai nel merito reale delle cose, ma sempre cercando qualche pagliuzza che possa giustificare una violenza verbale volta ad istigare gli animi e mai a fini utili per la comunità, ma solo interessata ad abbattere e sostituirsi nella greppia. Di norma questa gente è quasi sempre peggiore di quella che sta criticando e quando non ci sono evidenze che lo sia è perché non c'è stata ancora occasione di dimostrarlo. Quando poi uno arriva a dare dell'ubriaco al capo dello stato prendendo fischi per fiaschi, in senso proprio e un elettore su sei è disposto a votarlo invece di cacciarlo dai patri confini e inibirgli l'ingresso a tempo indeterminato, vuol dire che il paese sta andando davvero male. Questo governo, che non sta facendo male affatto, anche se certo, come sempre si potrebbe far meglio, assalito da ogni parte da cani rabbiosi e dilaniato ai fianchi anche dai suoi stessi compagni di branco, pare ormai, a meno di prodigiosi rivolgimenti nel buon senso della gente, purtroppo alle battute finali. Me ne dolgo perché quello che c'è dopo fa davvero paura. Basta che gli Unni alle porte riescano a mettere in atto anche solo in parte i loro programmi e le loro promesse elettorali e sarà la rovina definitiva per il mio paese e ovviamente per tutti quelli che si trovano nelle mie condizioni, tra l'altro la parte maggioritaria degli italiani. 

Pazienza, checché se ne dica, l'uomo comune, non l'eroe, naturalmente, singolarmente non può nulla in questi rivolgimenti storici. Nessuno singolarmente avrebbe potuto opporsi a Pol Pot, a Hitler, a Stalin o a Mussolini. Soltanto dopo si dirà, ma come poteva la gente lasciar avvenire tutto questo? Eppure è sempre successo e si ripeterà ancora. La storia umana è un susseguirsi di periodi di crescita, decadenza, distruzione e successiva rinascita. E' solo questione di fortuna nascere o finire la propria vita in un punto o nell'altro della ruota. Dunque l'uomo è intrinsecamente incapace di distinguere quello che lo danneggerà in maniera così evidente? E' così facile da manipolare? Basta uno o più capipopolo che da destra o da sinistra gridino indignazione fasulla per conquistare la folla con così grande facilità? Evidentemente sì. Forse questo accade più facilmente quando le cose per un certo periodo vanno discretamente, magari sono andate così grazie anche a decisioni e provvedimenti, che come è costume per i cattivi amministratori, hanno badato di più all'immediato, non curandosi di quali danni avrebbero potuto dare in futuro certe decisioni. Tuttavia quando poi i conti si devono pagare, quegli stessi che hanno beneficiato di più di quelle regalie dannose per la comunità del domani, diventano i più accaniti e virulenti critici di chi cerca, faticosamente di rappezzare i danni pregressi.

Qui i mestatori di odio vanno a nozze. In questi casi subito si devono creare dei nuovi nemici su cui canalizzare l'odio ed a cui dare ogni colpa, bersagli ben riconoscibili e da tirare fuori ad ogni piè sospinto. Sappiamo bene chi erano quelli di ieri. Oggi sono stati più sofisticati, in epoca di politically correct era difficile trovare qualche classe colpevole come in passato. La congrega giudaicopluto massonica ha avuto bisogno di restyling, ma non è poi così diversa. Certo adesso puoi aggiungere l'ondata migratoria, che molti vorrebbero mitragliare alla frontiera (e lo faranno state tranquilli) dopo aver naturalmente osannato chi va a bombardarli aiutando ad aumentarne il numero. Allora, sfruttando l'ondata delle nuove religioni naturalistiche newage, sono saltate fuori le banche, le multinazionali, i perfidi gnomi della finanza, quando pensate, l'80% del risparmio italiano in mano alle famiglie, in varia misura è frutto degli interessi degli interessi sugli interessi, accumulati da metà degli anni 70 in poi. La casalinga di Voghera che prestava i soldi ad usura allo stato al 13, al 15 al 18%, insomma e adesso che il debito è insostenibile, la colpa è delle banche. Si è proprio rivoltato il mondo. 

Le belle anime che brucerebbero i fetidi petrolieri, continuano ad andare in macchina, a riscaldarsi d'inverno e tenere la luce accesa fino a tardi, ma cosa sono queste piccole incongruenza di fronte alla possibilità di poter accarezzare con occhio umido un povero cormorano unto di nero. Comunque tanto è inutile parlare. La massa dei Tafazzi preferisce sempre andare dietro ai pifferai. Intanto puoi fare l'indignato che è sempre una cosa molto dignitosa. Intanto le frontiere odiose si ricreano, unicamente per dare retta al popolo bue, mica perché chi lo fa sia convinto dell'utilità di tutto questo, anzi si rende ben conto dei danni economici che provocherà, ma come dar contro all'elettorato che segue i Masanielli di turno? L'Inghilterra intanto uscirà dall'Europa, la sterlina crolla, vorrà dire o no che economicamente è una cazzata, ma che gliene importa al popolo bue, e poi presumibilmente la frana proseguirà. Da noi uno su tre osannerà ragazzotti che si occupano di scie chimiche e di chip sottopelle e uno su sei correrà dietro ad un villano che di certo nessuna persona civile vorrebbe in casa sua. E chissenefrega.

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lunedì 11 aprile 2016

Il peggio della politica

Immagine dal web


Il problema di un paese non è che ci siano leader politici che sono talmente ignoranti o volti al male e desiderosi soltanto di distruggere il paese pur di arrivare al potere.
Il problema di uno paese non è che ci siano leader politici che vivano di insulti e di falsa indignazione per solleticare i peggiori istinti della folla.
Il problema di un paese non è che ci siano leader politici che rubano lo stipendio, non presentandosi quasi mai nel posto dove sono stati nominati e che per questo vengono additati pubblicamente come fannulloni davanti a tutta l'Europa dai propri colleghi.
Il problema di un paese non è che ci siano leader politici i cui compari hanno governato per anni causando la maggior parte dei problemi oggi presenti e che oggi loro criticano senza mai cercare di risolverli, anzi aggravandoli.
Il problema di un paese non è che ci siano leader politici capaci solo a stimolare i peggiori istinti del popolo bue, senza mai dare soluzioni realistiche.
Il problema di un paese non è che ci siano leader politici che pur di fare il male per il proprio paese siano disposti ad attaccarsi a qualunque scusa, qualunque pagliuzza per allearsi con il peggio del peggio, anche quelli che hanno schifato fino al giorno prima, pur di fare del male al proprio paese.
Il problema di un paese non è che ci siano leader politici che se mai un giorno fossero eletti lo distruggerebbero.

Il problema è che sia quasi il 15% di gente che li voterebbe, perché se ci sono cattivi politici è solo perché ci sono pessimi cittadini. 


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sabato 9 aprile 2016

Haiku d'impegno



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Pagar le tasse



venerdì 8 aprile 2016

Balsamo di tigre



Ho male il collo. Forse ho dormito male oppure è uno di quei dolori psicosodomici (come diceva un amico) nel senso che lo senti lì lì che dilata e temi che non sarà un piacere. Certo sentire che ogni presa di posizione, su qualsiasi argomento, dalle trapanature, ai conti e marchesi caraibici o alla troppa o troppo poca pioggia, sia esasperato con l'unico scopo di dare addosso al governo, per poter finire di distruggere il paese (specialmente da parte di chi ha già tanto contribuito in questo senso quando toccava a lui o da parte di quelli che, dall'altra parte, che poi alla fine è la stessa, non aspettano altro), me lo sento proprio sul collo come una cappa pesantissima e anche un po' più in giù a dire il vero. Sapete cosa faccio, quasi quasi vado a darmi una spalmata di Balsamo di Tigre, famosa pomata orientale, panacea di tutti i mali dal raffreddore, ai dolori muscolari dappertutto inclusi i guai appunto psicosodomici. Ne ho sempre una certa scorta che accumulo o durante i vari viaggi orientali oppure direttamente anche qui, ormai la globalizzazione te lo fa trovare anche ai banchetti della parrocchia. Però il mio rapporto con l'unguento miracoloso è davvero di lunga data, probabilmente una premonizione. 

Certo lo avevo trovato ad Hong Kong nel '75. Lì ero stato nel famoso Tiger Balm Garden, il parco tematico (erano già avanti gli orientali, eh!) creato appunto dal Dottor Haw Par, tra l'altro di origine birmana, che dopo aver fatto una fortuna sconfinata appunto con quel prodotto, costruì questi giardini di svago (uno anche a Singapore) a scopo più che altro pubblicitario. Sono il trionfo del kitch, con statue multicolori di draghi e figure mitologiche, tuttavia anche luoghi dove potevi rilassarti un poco uscendo dalla congestione ossessiva della città e poi te ne tornavi in albergo col tuo vasetto di pomata in mano. Proprio in quel parco ebbi anche il mio primo incontro ravvicinato con il latte di soya, che vendevano già in piccoli cartoni con cannuccia per il consumo da passeggio. Mi fece talmente schifo allora che probabilmente l'imprinting negativo mi ha accompagnato per il resto della vita, per estensione anche su tutta fuffa alternativa veganbiologica, dal tofu al seitan, succedanei anch'essi indecenti dei tanto amati latticini. Chi andava a pensare più di 40 anni fa, che al mondo che sembrava avviato a diventare sempre più razionale e scientifico, sarebbe poi esplosa una religione proposta alle menti semplici e facilmente manipolabili da furbacchioni di quattro cotte che sbarcano il lunario imbonendo la folla con teorie new age. 

Eppure dovevo capirlo, se uno ha fatto i miliardi con una pomata canforata, nel mondo si può fare di tutto. Ogni momento è buono per i dottori Dulcamara. Anzi a dir la verità, al riguardo ho un ricordo ancora più lontano nel tempo. Avrò avuto meno di dieci anni e andavo in giro col mio papà tenendomi ben stretto alla sua manona sicura. Mi facevo portare ai baracconi che ad Alessandria arrivano in aprile ed allora occupavano tutta la piazza Garibaldi, il nostro salotto più bello. Facevamo un lungo giro e io non ero mai sazio di guardare tutte quelle attrazioni, da fuori però, perché poi alla fine mi accontentavo, prima di tornarcene a casa, di un krapfen bollente da 30 lire, fatto a losanga. Quello rotondo da 50 ben più gonfio e dorato, l'ho sempre bramato pur non avendo mai osato chiederlo. Adesso che ci penso, sembravano esattamente uguali, sia nello stile che nella sostanza, con quel gran pentolone nero dove la pasta veniva buttata nell'olio di chissà cosa, che bolliva sfrigolando (altro che olio di palma!), al cibo di strada indiano che ora mi fa orrore. Bene, una di quelle volte ci fermammo a lungo attorno ad un piccolo banchetto dove un tizio dalla parlantina scorrevole magnificava un prodotto che guariva ogni male. 

Guarda caso era proprio il nostro Balsamo, nello stesso barattolino ottagonale con coperchietto avvitato di latta gialla e tanto di etichetta cinese con la tigre che salta. Poi la storia si sfuma un po', chissà quanto costava la meravigliosa pozione, non ricordo, anche perché ero piuttosto concentrato a masticare la mia delizia croccante, che aveva un profumo che certo adesso non si sente più. Una cosa però che ricordo con sicurezza, è che quando il mio papà la raccontava alla mia mamma attonita attorno al tavolo della cucina, mentre sulla stufa bruciavano le bucce di mandarino, lui parlava specificamente di Grasso di tigre, come se il contenuto del barattolo, fosse proprio tratto dalla sugna dell'animale, in linea con quanto si è soliti etichettare la farmacopea cinese. Fatto sta che alla sera la mia mamma me lo spalmò sul petto, sfregando a lungo con mani morbide ed amorose e, potenza dell'effetto placebo, la costipazione che mi beccavo ogni volta che mi portavano ai baracconi, il giorno dopo miracolosamente passò. O forse era il Vic's Vaporub.


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