sabato 30 aprile 2022

Haiku di primavera 10

 

Pian dell'Alpe - Val Chisone

i rododendri

tingon le balze al monte -

tappeto rosa


venerdì 29 aprile 2022

Haiku di primavera 9

 


vergine bianca

freme la nigritella -

mutando in rosa


giovedì 28 aprile 2022

Haiku di primavera 8

 

Carrù - aprile 2022

sopra la griglia
Maillard intenerisce -
sol sale grosso

mercoledì 27 aprile 2022

Haiku di primavera 7

 

Carrù - aprile 2022


monti lontani

ad abbracciar la piana -

cime dentate


martedì 26 aprile 2022

Tanka di primavera 6

 

Carrù - aprile 2022

umido è l'occhio
del giovine torello
annusa il vento

tentando di scovare
vagine artificiali


lunedì 25 aprile 2022

Haiku di primavera 5

Carrù - aprile 2022

sotto il gigante
fiorito è già un tappeto - 
ultima neve


 

domenica 24 aprile 2022

Haiku di primavera 4


Carrù - aprile 2022 

di fronti ai colli

guardan le vigne nude -

i grandi bovi 



sabato 23 aprile 2022

Haiku di primavera 3

 

Carrù - aprile 2022

tenere carni
da delicato assaggio -
occhio alle salse


venerdì 22 aprile 2022

Haiku di primavera 2

 

Carrù - aprile 2022


groppa deforme

ha il bianco piemontese -

tenerissimo



giovedì 21 aprile 2022

Haiku di primavera 1

 

Carrù - aprile 2022

coltre di fiori

ad onorare il prato -

s'orna il nocciolo



mercoledì 20 aprile 2022

Occidente e isolamento

da ilpost.it


 Vi ho detto ieri di come il cosiddetto sistema democratico, che si identifica anche come sistema Occidentale, fino a ieri considerato vincente e dominante, abbia perso del tutto l'appeal del sistema migliore del mondo a cui tutti tendono e a cui comunque prima o poi tutti arriveranno, magari, alcuni un po' riottosi, dopo qualche "amichevole" spintarella. Sarebbe insomma solo questione di tempo. Ma davvero ne siete convinti? Sentivo ieri illustri commentatori che dicevano che bisogna continuare così, anzi aumentare la pressione per mettere sempre di più Putin all'angolo e isolarlo dal resto del mondo, rendendolo un reietto impresentabile alla comunità internazionale. Qui mi sembra si sia un po' persa di vista la realtà e la sua interpretazione. Consideriamo intanto i numeri. Il mondo libero, Occidentale o come cavolo volete chiamarlo, ma ci intendiamo, è costituito da USA, Canada, Europa (non tutta) e Australia. Il tutto comprende meno di un miliardo di persone. Gli altri 7.000.000.000 (in lettere sette miliardi), cioè sette volte di più non sono comprese in questo novero. Alcuni, come appunto Russia, satelliti vari e Cina, sono decisamente dittature a tutti gli effetti e badate che anche l'India, che è una democrazia sui generis, teorica sulla carta, è sempre più vicina ad una teocrazia induista che la renderà sempre più simile all'Iran e company e in questa situazione, si è ufficialmente astenuta, ma nella realtà appoggia decisamente Mosca nelle parole e nei fatti. E con questo siamo già alla metà del mondo che conta. Se a questi aggiungete tutte le dittature asiatiche, la quasi totalità dell'Africa (che massimamente appoggia la Russia) e il Sud America le cui democrazie sono sempre in pericoloso bilico pencolante verso il caudillismo (se poi volete annoverare Bolsonaro nelle democrazie, fate pure, tanto ha detto che non appoggia le sanzioni) e non vorrete trascurare il mondo arabo e il medio Oriente e le sue liberalissime forme di governo(?), anche queste astenute sulla carta, avete fatto il pieno. 

Dunque staremmo isolando sempre di più il nostro Putinone? A me, detto molto sommessamente, sembra che gli isolati siamo noi, un pugnetto di paesi, il cui capofila è ancora fortissimo militarmente e autosufficiente dal punto di vista energetico e di alcune commodities, ma non tutte, specialmente quelle più moderne, con un paio di cani da guardia, che abbaiano molto e che si fanno forza appunto su un po' di risorse che basteranno appena appena per loro e quindi pensano di essere esenti dai danni sanzionatori, magari pensando di rivendere le eccedenze ai loro servitori a prezzo maggiorato, come facevano i colonialisti ottocenteschi, mentre il resto della banda (noi) è nella merda più assoluta, non disponendo di niente e che ha prosperato solo grazie al suo lavoro, il suo ingegno e sulla capacità di trasformare le altrui materie prime e di riesportarle. Gente per le quali, l'isolamento e la fine della globalizzazione significa il ritorno al medioevo, quello dei comuni e degli esattori che sul ponte di ingresso chiedevano un fiorino di tassa, cosa che piace tanto ai sovranisti nostrani. Così, mentre quelli che fanno la voce grossa, avendo le pistole cariche nel cinturone, pensano di poter campare ancora un po' grazie a quello che hanno sotto terra, magari ritenendo che il resto del mondo torni da loro a piatire se per favore li fanno sedere al tavolo, noi europei saremo sempre più ridotti ad un pollaio di galline sfigate che si beccano una con l'altra, litigando fino all'esaurimento. 

Noi allora, che stiamo isolando la Russia, stiamo correndo di qua e di là come topi impazziti per andare a elemosinare qualche scorreggia di gas da una serie di paesi (ricordiamoli, magari, Egitto, Algeria, Angola, Congo, Azerbaijan, emirati ed emiratini, tutti regimi solidissimi, come la Libia, ahahahhaah) che sono tutti più o meno legati o legatissimi alla Russia e alla Cina e che a loro volta non aspettano altro che tirare il cappio una volta che ci abbiamo messo dentro la testa. Magari ricordandoci che prima della Russia avevamo come primo fornitore proprio quella Algeria che poi è stata giudicata troppo poco affidabile e vulnerabilissima, poi siamo passati a Gheddafi, non so se mi spiego. E badate che tutti i paesi arabi, Sauditi in testa, sulla carta grandi amici degli USA, finché hanno pagato in armi, adesso stanno girando la testa dall'altra parte per non dire apertamente che stanno con Mosca, magari non l'avete ancora avvertito, guardate magari le vignette satiriche che stanno uscendo in Arabia su Biden. Ma sì continuiamo pure a pensare che stiamo isolando Putin. Tra un po', diamogli tempo, avrà completato un nuovo sistema finanziario a base Yuan (+ Rublo+ Rupia), che avrà un controllo quasi completo di tutte le materie prime e le commodities esistenti, che lo spingerà definitivamente nelle amorevoli e stritolanti braccia di Xi Jin Ping, che, dopo avere reso l'Orso sovietico dalle unghie spuntate, una utile cava di minerali e di grano, aspetterà avvoltolato nelle sue spire che l'Occidente, tronfio della sua superiorità democratica, vada verso il suo definitivo suicidio, per dare inizio al secolo cinese. A quel punto potremo solo più pensare ad organizzare aste internazionali con i quadri del Louvre e degli Uffizi, da cedere in cambio di un po' di petrolio e stabilire un prezzo per i biglietti per un megaparco turistico a tema Italia per pensionati asiatici, sempre che rimanga di moda.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

martedì 19 aprile 2022

Dittatori ed eletti

Dictator - da romanoimpero.com


Indubbiamente , come per ogni cosa, tutto prima o poi finirà. E se questo non avverrà auspicabilmente con il gran fungo atomico, tra Covid e guerra europea, che di questo si tratta, questi eventi produrranno inevitabilmente un cambiamento potente che imporrà di ripensare previsioni e futuri possibili che sembravano più o meno già scolpiti nella pietra. In qualunque modo vada a finire questa sciagurata guerra che più dura e più impoverirà e minerà economicamente il già decadente continente europeo nel suo complesso, con gran godimento di America e Asia che potranno definitivamente spostare nel Pacifico il centro del mondo, oltre al mutare degli equilibri mondiali, saremo costretti ad ammettere che cambieranno anche le scale dei valori che davamo per scontate. Questo lo si rileva già da tempo negli atteggiamenti stessi interni all'Europa, per cui non possiamo incolparne solo i nuovi arrivati con i loro appetiti. La seconda parte del '900 con la sua spartizione del mondo in due blocchi, uno dei quali si è miseramente sgretolato a causa della sua inevitabile inefficienza, dovuta essenzialmente alla natura umana (il comunismo come tutti i sistemi è perfetto ed eticamente superiore sulla carta, ma quando si scontra con l'uomo, i suoi egoismi, le sue gelosie ed i suoi menefreghismi, del tutto comprensibili e naturali, non può reggere e in poco tempo è destinato ad un triste fallimento), ha visto in breve anche l'altro sistema mostrare il fianco ed i difetti. La fine del secolo esibiva in ogni consesso internazionale, il blocco trionfante delle democrazie che discuteva con i cosiddetti paesi autocratici, che tutti prevedevano sarebbero passati in tempi più o meno ragionevolmente brevi a sistemi via via meno autoritari con il trionfo definitivo della libertà di espressione e delle libere scelte dei governi. 

Certo non bisognava forzarli troppo, ma pian piano, riforma dopo riforma anche i paesi più tignosi avrebbero ceduto alla forza della vera volontà popolare e già se ne intravedevano i segnali, nel crollo dell'Unione Sovietica che dava spazio alle aspirazioni dei singoli stati a lungo repressi, alla Cina, il cui inseguimento del miraggio dell'eldorado economico che dava sempre più spazio al libero mercato, produceva una crescita economica individuale senza precedenti, comune a tutto il resto dell'Asia. Come ovvio, tutti pensavano che non appena le  moltitudini sterminate di questo continente avrebbero assaggiato il miele del benessere materiale, non ci sarebbe più stato spazio per dittature tradizionali. L'Africa e il Sudamerica avrebbero seguito l'onda come sempre e sarebbero rimasti solo più delle schegge operettistiche con dittatorelli da barzelletta come il cicciolone della Corea del Nord o la bandiera cubana o venezuelana, un caudillo di qua, un Mobutu antropofago di là, tanto per tenere vivo un folklore dei tempi passati. Gli abitanti stessi di tutti questi paesi, che da tempo avevano nei sogni segreti, in qualche luogo repressi dal regime, il faro luminoso dell'Occidente greve di vetrine luminescenti, cariche di montagne di beni di consumo da desiderare, comprare e buttare immediatamente per averne altri, pensavano che la transizione in atto fosse in ogni caso inarrestabile. A questo contribuivano anche gli scambi sempre più massicci di masse di turisti che si spostavano con una frequenza mai vista in ogni parte del mondo, che se ne tornavano a casa con gli occhi pieni di luci e di colori. 

Poi d'un tratto le cose sono cambiate, lentamente e senza che il mondo stesso se ne rendesse conto, ma questo ultimo ventennio, ha sancito un nuovo trend, provocato soprattutto dal fallimento delle politiche occidentali verso i paesi in transizione, ai problemi inevitabili provocati dal cambiamento che hanno aumentato il gap tra ricchi e poveri (anche se nei fatti, in questo periodo, numeri sconfinati di esseri umani sono usciti dallo stato di totale povertà per accedere allo status di consumatori, secondo il fine ultimo del sistema), agli errori fatti nei tanti fasulli tentativi di "esportazione" di democrazia, provocati da politiche miopi e irrealistiche. Così questo nuovo secolo sta vedendo l'affermazione di un nuovo punto di vista e cioè che l'autocrazia, se ben governata, sia assolutamente migliore e più efficiente proprio per il benessere del popolo, della esangue, debolissima e rissosa democrazia, che si sta intorcinando in sempre più capziose, inutili e alla fine dannose dispute, cavilli e baruffe la rendono assolutamente perniciosa per il progresso reale dei popoli. Questo principio è sancito dall'ovvio pensiero che la tirannide, alla presenza di un uomo perfetto, privo di difetti che sappia prendere le giuste decisioni per il bene comune, è assolutamente più performante della serie di infinite discussioni e controbilanciamenti dello stato repubblicano che si confronta su ogni minima decisione. 

Così le autocrazie non solo hanno alzato la testa ed in ogni consesso, mostrano sempre maggiore insofferenza rispetto a quei paesi che ne criticano le posizioni rispetto alle libertà fondamentali, ma ormai vogliono conclamare definitivamente l'assunto che il loro sistema sia definitivamente migliore della ormai sorpassata e alla fine dannosa democrazia. La cosa ancor più incredibile è che anche la stragrande maggioranza delle popolazioni di questi paesi ne è convinta e ormai guarda all'Occidente con un misto di derisione compassionevole come a dire, tenetevi pure la vostra libertà di parola o di voto, a noi non serve, tanto facciamo 36.000 km di TAV in 8 anni e 17 linee di metro a Shanghai in 10 anni, mentre voi in 30 anni non riuscite a fare 100 km di Torino Lione. E l'ultimo sberleffo viene dato dal fatto che un numero sempre maggiore di cittadini occidentali, comincia a pensare che solo con una diminuzione delle libertà e con la necessità di un uomo forte e solo al comando si possano risolvere anche da noi, i problemi. Un Conducator, un Duce, un Coriolano che ci consentano di superare i momenti difficili che stiamo attraversando. Dimenticando che i Romani avevano stabilito in un massimo di sei mesi, la permanenza del Dictator nominabile nelle crisi, purtroppo senza pensare che prima o poi il Dictator avrebbe deciso di prolungare ad libitum il suo governo, tra le ovazioni della folla osannante.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

lunedì 18 aprile 2022

Ma è già Pasquetta?



E anche Pasqua va in archivio. Ieri mi sono mangiato la pastiera e 'o casatiello, le fave di buon augurio, che ne abbiamo tanto bisogno e la colomba (con aggiunta di zabaione), col flan di asparagi e la fonduta in un mix di Piemonte e Campania, che prelude con le sue assonanze al programma dei prossimi giorni e sono stato in compagnia di persone care e amici, che alla fine è la cosa che conta e per concludere, carico da undici, non ci sono neanche arrivati in testa i missili nucleari. Ma che volete di più! La vita è bella per lo meno fin che dura e allora dai, tutti insieme con i Manneskin: Fuck Putin! D'altra parte bisogna che ci organizziamo visto che rimarranno tra le poche cose esportabili in un prossimo futuro. E prendiamoci questa soddisfazione almeno fino a quando dura il gas e non parte il default. Oggi Pasquetta di completo riposo e senza grigliata; domani è un altro giorno, cara Rossella!



domenica 17 aprile 2022

Pasqua


 


Buona Pasqua finché si può!



sabato 16 aprile 2022

La palude

dal web


 Ho sognato che ero impantanato nelle sabbie mobili, una di quelle paludi plumbee da Harry Potter nella foresta maledetta o cose simili. Dapprima con i piedi e che brutta la sensazione mi ha preso, di non riuscire a cavarli dal fango appiccicoso che sembrava colla. Poi man mano che mi muovevo, sprofondavo sempre un po' di più, ma non di colpo, lentamente come se ogni movimento, ogni decisione, mi portasse sempre un poco più avanti verso il centro di quello stagno maledetto dai miasmi putrescenti dal quale uscivano fumi densi e maleodoranti. Poi quando la mota mi avvolgeva fino alla vita ho cominciato a sospettare che da quel casino in cui mi ero o da qualcuno ero stato cacciato, senza un intervento superiore non sarei mai più potuto uscire e che la fine era probabilmente inevitabile. A poco a poco anche se cercavo di ridurre al minimo ogni movimento inconsulto, sprofondavo sempre più in giù, disperatamente, irresistibilmente. Adesso la fanghiglia è quasi arrivata alla gola e ho paura che la fine dell'incubo sia vicino. Oltretutto si sente alto sopra la testa, un rombo sordo di bombardieri tattici nucleari. Eppure stamattina ho letto critiche all'atteggiamento di Francesco. non riesco più a capire questo strano mondo. Buon Sabato Santo a tutti quelli che ci credono.




venerdì 15 aprile 2022

Efficienza e realpolitik

Incrociatore Moskwa - dal web


 Ma l'avete sentita quella di ieri, dell'affondamento della nave ammiraglia russa? Io direi che se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere. Oddio, chi conosce la Russia da vicino, sa bene quale sia il suo standard di efficienza, di organizzazione e di capacità predittiva. La Russia è formidabile quando deve buttare sulla scacchiera una quantità spropositata di mezzi, di materiali, di armi. Ecco che le colonne infinite, si contano a chilometri salvo poi scoprire che si bloccano per mancanza di carburante o per i cingoli rotti. E' sempre stato così. Ora che l'incrociatore fotonico, sia stato affondato da un paio di Poseidon, magari lanciati o guidati da Americani o Inglesi, il nostro caro Boris Johnson non sta più nella pelle di gettarsi nella mischia per coprire le sue magagne interne, oppure che siano esplose da sole (?) le munizioni della Santa Barbara, cosa possibilissima per carità, non fa che confermare la mia teoria. Quello è un grande paese, capace di imprese incredibili e di eroismi personali, disposti anche all'estremo sacrificio se bisogna fare qualche cosa di impossibile, lo hanno dimostrato le centinaia di eroi che hanno perso la vita a Chernobil, soffocando il reattore a mani nude, ma nel contempo è anche capace di provocare una Chernobil al mese, grazie all'incuria, alla mancanza di attenzione, al disinteresse dei tanti che a causa di questi regimi, tendono a non prendersi nessuna responsabilità, che stanno fermi per prendere ordini, guai ad avere una iniziativa, potresti bruciarti definitivamente e nella catena del comando, vanno appunto avanti non i bravi ma gli obbedienti, quelli che non portano mai brutte notizie, anche se bisognerebbe farlo. 

Così a poco a poco tutto si deteriora, specie le realtà che devono inutilmente per anni essere controllate per un qualche cosa che forse non capiterà mai. Purtroppo la volta che capita, ecco che si colgono tutti impreparati e l'impressione è quella dello sfacelo completo, della inefficienza più clamorosa. Ed ecco che ci si affida allora alla forza bruta e spietata, la sola che funziona sempre. Se radi tutto al suolo hai risolto il problema alla radice. Se elimini tutti quelli che respirano di sicuro ti libererai anche di tutti i nemici. Diceva giustamente il Vescovo delle forze cattoliche all'assedio di Tolosa, al responsabile militare che gli chiedeva come fare a distinguere i buoni cristiani che pure c'erano in città, dai nemici protestanti che ad assedio concluso si sarebbero camuffati per sfuggire alla morte: - Uccideteli tutti, Dio saprà distinguere i suoi da portare con sé in paradiso -. Qui pare che i battaglioni Siriani, Ceceni e Azoviani, si comportino un po' seguendo questa logica, mettendoci anche un po' di passione personale, evidentemente nel loro DNA per inclinazione naturale. Le orde sarmatiche hanno sempre avuto la propensione a voler abbeverare i cavalli nelle acquasantiere di San Pietro. Noi però, invece di buttare sabbia nelle ruote e acqua sul fuoco, ci siamo fatti accalappiare dalla smania di accorrere alla guerra nel modo più attivo e rumoroso possibile, al fine di scrivere dei bei titoloni sui giornali e ottenere una escalation che non ci interessa prevedere dove arriverà. 

Accettiamo, anzi auspichiamo di buon grado le sanzioni che ci suggeriscono "amici" interessati, che ci danneggiano in modo esiziale pur sapendo che non sono mai servite a nulla, anzi gli alleati ci chiedono sempre di più, di più, dato che siamo noi a pagare, senza però dirci, va bene chiudete il gas e ecco qua ve lo diamo noi allo stesso prezzo, no ce ne daranno forse un po' ma a prezzo doppio o triplo o come l'amica Norvegia, ad un listino quasi dieci volte rispetto ad un anno fa, capirete noi siamo Vichinghi. Stessa cosa da parte dell' "amica" inglese Shell, comodo caro Boris, le dispongo anche io così le sanzioni. Se continueranno a vendere gas a 100 € per un anno, risolvono alla grande tutte le grane che ha loro procurato la Brexit a spese nostre. E la maggior parte dei giornalisti per cui avevo stima, concordano, plaudono, si chiedono come mai non abbiamo ancora chiuso i rubinetti e spento il condizionatore (no, amico Draghi, quella battuta non dovevi proprio farla).  Niente gas dalla bieca Russia, che alla fine, sarà lei a chiudere il rubinetto, non appena potrà girarsi verso i nuovi e affamati mercati dell'Est del mondo ed a prezzi molto maggiori rispetto a ieri, con bilancio attivo alla fine. Insomma tutti contentoni quelli che dovevano essere danneggiati, con in mano la bottiglia di Tafazzi, gli altri. Va beh, i sindaci dove ci sono le nostre trivelle hanno già fatto partire le carte da bollo perché da loro non si può e a Piombino un altro rigassificatore non è proprio il caso, tanto un po' di gas lo possiamo andare a comprare dall'Egitto, nostro grande e democratico amico, che ha dimostrato di recente di esserci molto vicino. Scusa Giulio, ma è la realpolitik, fattene una ragione. 



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

giovedì 14 aprile 2022

Amici e nemici

Gasdotti - foto dal web


 Sono tempi difficili, a parte che si dice sempre così. Qualunque situazione nuova dà luogo alle stesse considerazioni generate per lo più dalla paura del cambiamento. Tuttavia, quando anche non sei tu a essere sotto le bombe, ma la guerra ce l'hai alle porte di casa, la sensazione netta è che ci voglia solo un attimo, una casualità, un banale errore per scatenare l'Armageddon. Anche perché benché la maggior parte degli attori in scena, abbiano tutto l'interesse a finirla il più presto possibile, nella pratica, col fatto che chi ci guadagna continua a buttare benzina sul fuoco, si prosegue ad alimentarla con vigore questa guerra, che davvero potrebbe cambiare definitivamente gli equilibri del mondo. Io penso però che se di fermassero le armi e ci fosse un serio tavolo di trattativa in corso, a poco a  poco tutto ricomincerebbe più o meno come prima, gli interessi a cambiare davvero le carte in tavola non sono così forti come quelli che preferirebbero lo status quo. Ad esempio sento fior di economisti sentenziare che la globalizzazione è definitivamente morta, in generale coloro che già l'avevano in uggia precedentemente, senza però rendersi conto quanti vantaggi questa ha portato al mondo, a cominciare dalla migliore distribuzione del benessere materiale ad una larga parte dell'umanità che prima moriva di fame. Certo la parte più ricca ha dovuto cedere qualcosa, ma alla fine ci ha guadagnato pure, perché se il potere di acquisto si estende, puoi partecipare anche tu alla nuova torta che viene sfornata. 

E tutto questo è troppo ghiotto per tutti per poterci rinunciare a favore di autarchie di infausta memoria e portatrici di miseria universale che tanto piacciono ad alcuni. Poi ad un paese come il nostro che prospera solo grazie alle esportazioni, la fine di una sana globalizzazione sarebbe assolutamente mortale, a mio parere naturalmente di vecchio pensionato che guarda i cantieri sentenziando. Certo bisognerebbe che finalmente e in un colpo solo, finissero pandemia e guerra a dispetto di chi invece spera che tutto si incancrenisca per lungo tempo solo per logorare il nemico di sempre, asfissiandolo a poco a poco. Che se poi il risultato fosse davvero questo per noi, poco male, ma bisogna in primis ricordare che questo ha l'atomica e la lancia di certo, nel momento che si vedrà perduto e in secundis, questi fresconi, come hanno sempre fatto, non si peritano neppure lontanamente di prevedere chi sostituirebbe lo zar qualora fosse deposto tra gli hurrà della folla. Per esempio con un bel Kadyrov, che avrebbe il giusto fisique du rol o con Navalny. che certo vi farà assai pena alle prese con le sue prigioni, ma badate che è un soggetto molto particolare, eh! E qui non vorrei andare più oltre, informatevi magari bene sui vari personaggi. Non dite poi che le grane non ve le cercate da soli. Comunque vi elenco le situazioni che, secondo me, si devono o non si devono fare, se volete la pace o se preferite la guerra. In primo luogo se volete tregue e trattative, non si insulta il nemico, non si dice che è un criminale e un genocida, anche se lo è o lo si pensa, ma si continua a proporsi come mediatori e offrire tavoli di discussione, con parole mielate e propositive.

Assolutamente non si annuncia che si manderanno armi, né se ne minaccia l'invio di sempre più potenti, descrivendole con meticolosità, magari nella realtà senza mandarne affatto o rifornendo solo vecchi residuati di cui ci si deve disfare svuotando magazzini, tromboneggiando dichiarazioni televisive muscolari e machiste, del hasta la victoria siempre, ma si continua invece a dire che si farà ogni passo che possa condurre al cessate il fuoco, anche se nascostamente e soprattutto senza dirlo, se ne mandano a iosa. Men che meno si dichiara di voler cambiare il regime del paese avversario, anche se di sotto si lavora per farlo. Non si prendono per il culo gli alleati, minacciandoli anche di conseguenze o tacciandoli di pavidità, qualora non impongano sanzioni, dannose principalmente per loro stessi, offrendosi di rifornirli delle materie mancanti, ma a prezzo doppio. Chi, come la Norvegia (e come gli USA del resto) ci vende il gas a 100 invece che a 10 come prima, secondo me non può avere la faccia di merda di chiederci di chiudere i rubinetti e di comprare da loro: come minimo dovrebbe proporre forniture europee a prezzo calmierato. Che poi, se andiamo in giro per il mondo a cercare gas, finisce come ieri che ci hanno candidamente detto che ne compreremo 3 mld di m3 dall'Egitto! Capito, da quelli con cui dovevamo rompere le relazioni diplomatiche o che ci irridono, ammazzando e torturando nostri connazionali senza nessuna vergogna. E alla fine dovremo dirgli  pure grazie. Come vedete le cose si presentano ogni giorno più complicate e di difficile soluzione. Se non ci arriva in testa la bomba nucleare, ci va già bene allora. Prendiamone atto e andiamo avanti.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

mercoledì 13 aprile 2022

Pace interiore

Il salotto del Mandrogno - 12 aprile 2022 - foto T.Frisina


Per la serie la madre degli idioti è sempre incinta, sabato notte qualche gruppetto di ragazzacci annoiati dalla nostra pacata vita di provincia, ha deciso di vandalizzare un po' di auto, tra le quali la mia, contribuendo così a aumentarmi la velocità di rotazione degli zebedei, ultimamente già piuttosto  surriscaldati. Ora, a parte i lievi danni che tanto paga l'assicurazione, benedetta lei, e il furtarello di un paio di catene arrugginite che stavano lì da quindici anni, tanto non sono mai stato capace di montarle di cui mi frega meno di niente, è soltanto la menata colossale, lo smerigliamento di testicoli, che comporta il fatto, denuncia, apertura del sinistro, carrozzeria, ricerca del vetro da sostituire, che ormai tutto è just in time e quindi capirà bisogna aspettare che arrivi, mica vorrà che teniamo più il magazzino, per carità, ci mancherebbe, e vai e vieni a piedi di qua e di là. E naturalmente tutti i posti dove devi andare sono dall'altra parte della città. Insomma se solo una piccola percentuale degli accidenti che ho inviato all'indirizzo di quei poveri ragazzi, che già hanno la maledizione addosso di dover scegliere di passare così il loro tempo libero, pensate a come sono messi male, non vorrei essere nei loro panni, anzi a mente fredda, qualcuno lo ritiro, almeno i più pesanti, come quelli cinesi più infami, che ti possa nascere un figlio senza il buco del cxxo! In fondo anni di pratica di discipline orientali mi dovrebbero aver insegnato la calma interiore, la cui armonia viene disturbata da questo inutile agitarsi. 

Un giorno in un piccolo monastero del Ladakh ad oltre 4000 metri, incontrai un monaco che aveva appena terminato un digiuno di sei mesi, in una grotta nella parete della montagna a mille metri più in alto, meditando. Ora bisogna sapere che durante il digiuno questi monaci non mangiano assolutamente nulla, salvo che ogni giorno i novizi portano loro davanti alla grotta stessa, una ciotola di thé tibetano, questo una decina di volte al giorno. Ora come forse sapete il thé tibetano è costituito da una miscela di thé  verde al 70% circa, unito ad un 30% di burro salato di yak, sbattuto in una zangola per ore. Questo spiega in parte, oltre al beneficio della mente, come mai i monaci tornino dal digiuno grassi come vitelli. Comunque il nostro rotondo e rorido monaco alla mia domanda di come potessi trovare la mia pace interiore, fece un grande sorriso, mi chiese da dove venivo e se questa Italia che citavo come il mio paese, fosse molto lontana. Buttai lì circa 10.000 km e lui dopo aver pensato un po' mi rispose:- Ma perché hai fatto tanta strada per cercare le risposte che avresti potuto trovare tranquillamente a casa tua dentro te stesso? Nessuno potrà spiegarti dove sta la tua pace, devi arrivarci da solo guardando la tua interiorità. - e mi congedò bevendosi un'altra tazza di thé. Ah, la saggezza orientale! Ora, a parte il fatto che la risposta non l'ho ancora trovata, anche trovarsi la macchina piena di un milione di microframmenti di vetro che dopo un'ora di duro lavoro non sei ancora riuscito a spazzolare via e hai tutte le mani ferite dalle schegge invisibili che cospargono i sedili e i mantra che stai lanciando con periodica metodicità hanno sicuramente già raggiunto l'empireo o il luogo dove comunque risiede il Buddha, è difficile trovare la pace interiore, secondo me. Comunque va bene così e ieri mi sono comunque rappacificato con me stesso durante una piacevole serata al Salotto del Mandrogno dove ero ospite dall'amico Massimo Brusasco, in cui abbiamo parlato di viaggi ed altri argomenti che sanno sempre rilassarmi le pieghe diaframmatiche.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:


martedì 12 aprile 2022

Anaborapi?

Carrù - Gran bollito - aprile 2022

 Avrete notato che da qualche giorno mi sono astenuto nel parlar di guerre o altro e non soltanto perché il tema mi sia venuto a nausea a causa delle continue esibizioni guerrafondaie e interventiste da parte personaggi di dubbia moralità e di giornalisti e conduttori che pure avevo in stima. Mi sembra continuamente di vedere le esternazioni dei futuristi davanti al tema della bella morte, dell'esaltazione dell'eroismo e della guerra sola igiene del mondo che si ripete con Carrà davanti alla tela mentre completa di dipingere la sua famosa Manifestazione interventista con la pioggia di manifestini in piazza a Milano, salvo poi imboscarsi in un ufficio non appena si paventò la possibilità di andare davvero al fronte. Al finire della guerra, forse pentito cambiò addirittura stile pittorico, dei futuristi tromboni si perse traccia o passarono direttamente al fascismo come giusto. Laggiù a morire come sempre devono andare solo i disgraziati poveracci, civili che devono rimanere controvoglia sotto le bombe o quelli che non riescono a evitare la leva pagando, come stanno facendo a Mosca e San Pietroburgo i figli dei Russi ricchi che si fanno esentare a suon di odiati dollari. La storia è sempre piena di contraddizioni inspiegabili. Tuttavia, come vi dicevo, la ragione della mia latitanza è diversa e causata da molteplici granette, tutte risolvibili per carità, ma che mi stanno smerigliando i cabbasisi e sulle quali non voglio di certo annoiarvi. Vi darò invece conto di una scappata culturale della quale ho approfittato sabato in occasione di un riabbraccio con i miei vecchi compagni di università. Approfittiamo infatti di queste reunion che di solito sono solamente condite di amarcord lacrimosi, per abbinare qualche cosa che ravvivi l'interesse di un gruppo di vecchi agronomi gaudenti. 

Eccoci dunque alla sede dell'Anaborapi a Carrù, sigla complessa che racchiude l'Associazione degli allevatori dei bovini di razza Piemontese, per capire come rispondere ai molti, che non conoscendo la realtà, fanno campagne interessate o semplicemente stupide e controproducenti contro i "cosiddetti" allevamenti intensivi, ricordatevi, unica soluzione davvero "green" al problema dell'allevamento, analizzando i problemi del benessere animale, di come questo coincida con la migliore gestione del tema dell'allevamento e della complessità della problematica di come nutrire il mondo. Questo centro che si dedica da decenni al miglioramento genetico della razza Piemontese, valorizzando le sue straordinarie caratteristiche che rendono questa carne, in assoluto, la migliore del mondo, come ufficialmente riconosciuto, con la selezione dei giovani tori e la produzione del materiale da riproduzione, oltre alla tenuta del libro genealogico di questa razza e del suo miglioramento. Nel centro non mancherete, se vi capiterà di andarci, visita assolutamente consigliata, la Casa Museo della Piemontese, che con ambientazioni che ne raccontano la storia e spettacolari filmati d'epoca, vi farà ripercorrere una piacevole cammino attraverso il nostro Piemonte. Al termine della visita avrete anche la possibilità di un assaggio delle pregiate carni, la famosa battuta al coltello e una lezione di griglia di una tenerissima tagliata di fassona e non so se mi spiego. Tuttavia non vogliatemene, ma interessarsi di carni piemontesi e trovarsi a Carrù, prevede con un automatismo quasi obbligatorio una ulteriore tappa. Ho capito signora, che Carrù ha un interessante piccolo centro storico di una certa piacevolezza con la splendida Parrocchiale barocca e il castello ben restaurato, ma via il  precipuo interesse del paesello è un altro. Insomma qui siamo nel centro mondiale del Bue Grasso. 

Giustamente se venite da queste parti il mio consiglio è di evitare la famosa manifestazione che si tiene verso la metà di dicembre, interessante solo per gli aspetti folklorici, ma invece meglio usufruire di una giornata splendida come quella di sabato e dopo aver vagato per le spettacolose colline albesi, transitando da Barolo ed aver goduto di questi splendidi panorami, planare infine a Carrù ad ora di pranzo per provare la grandezza del bollito misto alla piemontese, gran piatto unico della tradizione che non mancherà di stupirvi se non lo conoscete, di ammaliarvi definitivamente se siete cultori del sapore di un vero piatto di carne. Di norma sarete invogliati come amusebouche da un assaggio della classica battuta al coltello, piatto che viene enfatizzato nella sua perfezione di semplicità francescana, solo carne cruda, senza condimenti, salvo un sottilissimo filo di olio EVO leggero, per assaporare davvero il gusto unico di questa lieve tenerezza angelica. Poi arriva il gran carrello con i sette pezzi della tradizione, dalla testina al generalmente superfluo salamino. Qui si dibatte a lungo. I veri cultori affermano che questo trionfo di carni dalle diverse marezzature di grasso a seconda del taglio utilizzato, debbano tassativamente essere gustate solo con una parca aggiunta di sale grosso, per poterne apprezzare il gusto vero ed unico di questa specifica razza da carne. Altri fanno notare che la ricchezza tradizionale del piatto è data invece proprio dalle salse di accompagnamento che vengono fornite a coté e che rappresentano un po' il segreto della cuoca. Si va così dal famoso bagnèt verd, al bagnèt rus, in un paio di versioni più o meno piccanti a seconda della quantità di peperoncino in aggiunta, alla salsa al crèn, alle senapi e a molte altre che solo la fantasia del cuoco consente. Insomma una gioia del palato che invoglia a provarle tutte e quindi ad aggiungere al piatto altri pezzi di carne, accompagnati, quaggiù da un nebbiolo di buona qualità. Di norma al termine di questa festa viene servita una tazza di brodo, per sgrassare la bocca. Alla fine solo una torta di nocciole, siamo nell'Albese mica per niente, ricoperta da un classico Sambaiùn (noto santo piemontese assieme a Sant'Honoré), abbondante però, perché di miserie ce ne sono già troppe. Tornerete a casa felici e con la mente sgombra.


Carrà - Manifestazione interventista

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

venerdì 8 aprile 2022

Se i condizionatori non raffreddano.

dal web


Ancorché io sia un grande estimatore di Draghi e delle sue capacità, non mi è piaciuta per niente la sua battuta grillesca sui condizionatori. Ovviamente mi sono fatto persuaso che, come sempre le sue parole non erano frutto di uno sfogo così tanto per dire, ma una uscita perfettamente meditata che voleva esternare un ben preciso messaggio. Cari ragazzi, in questa guerra, che di guerra a tutti gli effetti si tratta anche per noi, ci siamo dentro con tutti i piedi e le conseguenze, bisogna pagarle, questo deve essere chiaro, anche se non ancora col sangue dei nostri ragazzi o dei nostri civili, perché adesso le guerre ammazzano prevalentemente questi ultimi, ma di certo col sangue dei nostri portafogli. Appare chiaro a chiunque voglia capirlo, che le sanzioni prodotte fin ora non sono in grado di scalfire se non di striscio, il nostro attuale nemico, anzi in diversi casi fanno più male a noi, che siamo il paese maggiormente sotto schiaffo assieme alla Germania. Per questo sono richieste e sostenute a gran voce da parte dei paesi che poco o nulla vengono danneggiati, anzi in alcuni casi, come per gli USA e l'Inghilterra, ne sono addirittura avvantaggiati, per lo meno a breve. Dunque se è stata scelta questa strada bisognerà pagare e molto. E questo non significa certo rinunciare ai condizionatori (io quantomeno ho solamente un vecchio Pinguino fuori uso, che non funziona più e mi occupa solo spazio). No, vuol dire centinaia se non migliaia di aziende costrette a chiudere i battenti e milioni di lavoratori a casa, licenziamenti a catena e caduta delle esportazioni, vitali per il nostro paese. Insomma pesante recessione, accoppiata a robusta svalutazione. Insomma sapevatelo, e quei partitastri che la menano con gli scostamenti di bilancio, no tasse e non nominate la parola catasto, sono solo interessati al razzolamento dei voti per i prossimi appuntamenti elettorali, posto sempre che ci si arrivi. 

La guerra, bisogna rendersene finalmente conto, è sangue e lacrime, stragi, stupri e torture, violenza indicibile, bambini infilzati sulle baionette e volti sfigurati dai gas, senza parlar di atomi e radiazioni, non fatevi illusioni e poi distruzione del tessuto economico, per la gran parte della popolazione, prevalentemente quelli che gridano in piazza (oggi prevalentemente virtuale): Guerra, Guerra, come nel coro dell'Aida. Al di là di ogni considerazione etica, in quanto dire di essere favorevoli a qualunque tipo di guerra è un abominio assoluto, e qui non si può essere che con Francesco. Esserne fautori e partecipanti, se sei un paese che tiene il coltello dalla parte della lama, è semplicemente stupido perché l'unica cosa certa è che ti taglierai anche se dovessi vincere, molti di più se perderai. E comunque per la gente normale, soprattutto per quelli che non hanno ancora capito in che merda siamo finiti, sarà sempre un disastro, con un pesantissimo conto da pagare, mentre l'unico atteggiamento vincente, invece di favorire una continua escalation, gettando benzina sul fuoco, sarebbe stato quello di convincere le due parti, che sono le prime a voler smettere, se solo potessero dichiarare di aver vinto, al di là delle roboanti dichiarazioni di facciata dell'attore e dell'aspirante zar, era quello di togliere loro ossigeno (tutti, Cina per prima) e facendoglielo capire, anche sotto traccia e non ufficialmente. Invece si sta facendo tutto il contrario, rinfocolando, ad ogni dichiarazione, i tizzoni se appena sembrano vicini a spegnersi e incitando la propria parte al sacrificio supremo, tanto noi vi siamo vicini. Brutta scelta, brutto errore, che ripeto, dovremo pagare e molto, l'importante che la gente lo capisca, anche se non ha il condizionatore.



giovedì 7 aprile 2022

Ancora Poltava ai margini del Donbass

 

Il monastero di Poltava - Ukraina - giugno 1997


Con Gianni a Poltava
Ci andammo nella tarda primavera a Poltava, una cittadina dell'Ukraina centrale. La neve invernale se ne era già andata tutta lasciando posto a prati infiniti di un verde carico e grasso, quello che allarga il cuore in quelle terre dove nonno Gelo la fa da padrone per diversi mesi all'anno. Così la terra sembra risvegliarsi in ritardo rispetto alle terre del sud più fortunate, abbracciate dal sole prima e più calorosamente. Così da quelle parti tutto sembra sonnecchiare più a lungo, la vita è più lenta, la gente appare o almeno appariva tranquilla e senza molta ansia di correre. La città mi colpì per i larghi spazi, i parchi pieni di alberi e le colline che si allargavano attorno, più che altro leggerissime ondulazioni che parevano un mare calmo e verde, dove il grano era ancora in erba e tardava a salire per formare quell'oceano di spighe in cui sarebbe esplosa la breve estate calda. Tutta quella tela verde era punteggiata da torri e campanili bianchissimi, chiese settecentesche che si levavano all'interno di riquadri naturalmente curati. Lontanissimo, quasi all'orizzonte, dove le colline si elevavano un poco, la sagoma di un monastero con le sue cupole puntate verso il cielo, un tocco di oro leggero a segnarne le sommità. Un paesaggio idilliaco a vedersi, che invitava alla calma e alla meditazione. Pochi rumori nell'aria la mattina, quasi che la gente volesse rimanere al caldo delle pesanti coltri ancora un poco prima di alzarsi. 

La chiesa
Così tutta la città aveva una gradevolissima aria sonnolenta, così lontana dalle sue riminiscenze storiche che l'avevano collocata al centro di antiche guerre e feroci battaglie, per una regione che forse a causa della facilità del suo territorio immenso e senza barriere naturali, aveva visto alternarsi dominazioni di ogni genere dal Granducato di Lituania, a cui subentrò il regno di Polonia e poi gli svedesi, sconfitti infine dagli zar Russi, proprio nella proverbiale battaglia di Poltava. Sicuramente un karma che in questi giorni, puntuale come il destino è solito fare, si ripete, col sibilo sei missili che si abbattono nei dintorni. Per fortuna i cingoli dei carri russi non dovrebbero ancora essere arrivati fin quassù ad arare i verdi campi di grano che si perdono all'infinito, con  il loro vomere mortifero. Ancora prima, nell'antichità, era terra degli Sciti e quindi del regno degli Avari e del regno di Bulgaria. Insomma ne è passata di gente da queste parti. Mi sarebbe piaciuto andare a veder la tomba ritrovata di Baltavar Kubrat, il grande khan dei proto-bulgari del VII secolo, ma non c'era tempo, avevamo tutta una serie di incontri in una fabbrica locale che voleva un grande impianto per l'imbottigliamento di acqua minerale, sempre sul punto dell'incontro decisivo per la firma del contratto e non c'era tempo per le gite turistiche. Giravamo quindi per i giardini della città in attesa di essere chiamati per gli ultimi dettagli tecnici. Verso mezzogiorno c'era più gente in giro e in qualche piazza si formavano lunghe file di venditrici di povere cose. Un fai da te commerciale che era fiorito subito dopo il crollo dell'URSS e la sua dissoluzione, seguita nella neonata Ukraina dalla colossale iperinflazione che aveva distrutto la vita delle persone e l'economia del paese. Così l'offerta delle vecchiette intabarrate in larghi scialli, con in testa bianchi fazzolettoni, era costituita soprattutto da poveri prodotti dell'orto, meline verdi, noci, cetrioli e tanti vasi di composte di ogni tipo.

Il mercato
Qualcuna esponeva qualche paio di calze o guanti di lana grezza, una carpa affumicata, ma le facce tristissime che stavano dietro quei monticelli di patate non invogliavano nessuno all'acquisto. Lungo i viali qualche malandata Zigulì parcheggiata di lato, simulacro delle rovine di un passato recente. Gianni rimuginava proposte per rendere l'offerta più allettante, alle nostre spalle la sagoma del lontano monastero si confondeva con gli sbuffi bianchi delle nuvole nel cielo. Chissà cosa è successo a quella città in apnea che sembrava galleggiare in una bolla senza tempo, così vicina al Dombass, da essere così dappresso  e probabilmente già coinvolta nella guerra che ha portato a questa escalation e a tutte le future peggiori tribolazioni. Noi, dopo un paio di gironi di inutile attesa, scoprimmo invece che nelle casse della fabbrica non c'era un soldo o meglio una grivna o un carbovanzi, come cavolo si chiamava la moneta carta straccia che pomposamente aveva sostituito stupidamente l'odiato rublo, con i successivi Cuponi che sembravano i soldi del Monopoli ed era stata causa della successiva rovina economica del paese e quindi che il famoso contratto era un miraggio che non avrebbe mai portato ad alcuna conclusione concreta. Una delle tante strade cieche in cui ti imbattevi a quei tempi. Così lasciammo il vecchio albergo sovietico in cui avevamo trovato riparo e ce ne tornammo a Mosca con le pive nel sacco e anche abbastanza incarogniti. Mi rimase soltanto il ricordo di quelle colline verdissime e degli occhi tristi dello stesso colore di Irina, che lavorava per noi e ci accompagnava in giro per la città, con gli occhi bassi, che forse aveva saputo della insussistenza di fondi e soprattutto di dover rinunciare alla lauta provvigione, senza riuscire neppure a magnificarcene le bellezze. Mi sembra che poi ci lasciò per sposare un businessman canadese pieno di dollari (canadesi naturalmente) e si trasferì a Montreal e i suoi occhi da allora divennero allegri.

Le composte




Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!