giovedì 29 febbraio 2024

Lettere dalla Transnistria



 Diventa sempre più difficile leggere le notizie che ogni giorno vengono diffuse dai media e capire cosa ci sia di vero, cosa in esse è sottinteso, quali siano i secondi fini di queste diffusioni. Insomma quale sia lo scopo vero della notizia, magari in parte minimamente reale o solo gonfiata ad arte. E non si tratta solamente di distinguere le fake news prodotte da gruppi appositamente costituiti allo scopo o addirittura da quelle elaborate dalla AI, che probabilmente diventeranno sempre più consistenti in un futuro ormai vicino. Sarà quindi necessario che ognuno di noi, elabori un suo personale sistema per riuscire ad orientarsi in questo ginepraio, cercando di riconoscere e separare il loglio dal grano come vuole la Bibbia, anche per cercare di capirne qualche cosa. Oppure potrebbe essere possibile che la stessa Ai che contribuirà a questo nuovo sistema di generale indottrinamento, possa costruire un apposito sistema di debugging che ci permetta di depurare le notizie stesse, sempre che poi anche questo sistema non venga inquinato in una sorta di metaverso di secondo livello. Insomma un bel ginepraio. Certo è che il farsi influenzare da quanto viene annunciato richiede già oggi e richiederà sempre di più in futuro, un certa cautela. 

E' di questo giorni ad esempio la diffusione di una serie di rumors riguardanti la Transnistria ed i suoi rapporti con la Moldova, argomento su cui ho addirittura scritto una delle mie false guide di viaggio (date un'occhiata qui se siete intressati). Tanto per ricapitolare. per chi non ha neppure mai sentito parlare di questo minuscolo ritaglio di territorio che negli atti neppure esiste, si tratta di una sottile striscia di Moldova che corre sulla riva sinistra del fiume Nistru (o Dnister come si diceva quando andavo a scuola io), che negli anno '90 combattè una specie di guerra per separarsi dalla Moldova stessa, essendo (come il Donbass) abitata prevalentemente da russofoni e, ragione principale, essendo tecnicamente occupata da un armata dell'esercito russo (mi sembra la IV) di stanza lì durante la guerra fredda. Da quel momento e dopo un paio di migliaia di morti, il territorio conteso è rimasto in un una sorta di limbo e di non detto, molto curioso e non riconosciuto da nessuno (neppure dalla Russia), con governo autonomo, moneta propria, confini e visti per accedervi e soprattutto simbologia conclamatamente sovietica con tanto di statue di Lenin e così via. 

Questa sorta di extraterritorialità, faceva premio anche dal punto di vista turistico visto che l'aveva fatta diventare terreno fertile per mafie internazionali varie (leggetevi anche il libro di Lilin: Educazione siberiana), costituendo l'ultimo francobollo di terra dichiaratamente rimasta nel mondo nostalgicamente sovietico e contribuendo alla formazione di camarille locali molto ricche e potenti che avevano prosperato tra contrabbando e sistemi poco chiari, ma accumulando importanti fortune, forse unica o rara fonte di PIL locale. Spese poi ad esempio con la costituzione del club di calcio Tiraspol che, oltre a partecipare incongruamente al campionato moldavo, vincendolo regolarmente, corre anche in Champions league, facendo anche bene.  Ora tutto questo era uno scampolo di folklore che faceva premio anche e soprattutto dal punto di vista turistico, ma le notizie di questi giorni dichiarano che nel territorio si levano voci di richiesta di aiuto indirizzate alla santa madre Russia, per essere salvati da un supposto genocidio da parte dei Moldavi, che mi risulta tuttalpiù passano il confine per andare a comprare qualche bottiglia di brandy della famosa distilleria Kvintas, e chiedendo un intervento concreto militare. 

Le stesse cose dette prima dell'invasione in Donbass insomma. Sembrerebbe un passo decisivo verso l'estensione del conflitto insomma. Amici che vivono laggiù, al contrario mi dicono che sono tutte balle colossali e che di queste cose, neppure si parla da quelle parti, mentre il Tiraspol Sheriff si prepara a vincere l'ennesimo campionato, avendo già sei punti di vantaggio sulla seconda classificata, cosa decisamente più concreta. Gli stessi mi consigliano di non investire l'euro e settanta giornaliero in carta stampata essendo ormai questa assimilabile a ben più morbida carta igienica. In realtà proprio oggi vari media italiani riportano che ieri il parlamento transnistriano ha chiesto alla Russia un "aiuto" per fermare il "genocidio" in atto d aparte dei moldavi e fonti degli esteri russi dicono che sarà una priorità proteggere i connazionali. Situazione piuttosto "calda" mi sembra, se fosse vero. Quindi, come bisogna prendere la cosa? Probabilmente, se le voci arrivano direttamente dalla Russia, potrebbe essere una delle tante boutades necessarie alla campagna elettorale, che se pur scontata e non certo necessaria, ha sempre delle necessità di immagine anche lassù. Oppure bisogna più negativamente pensare che gli stessi toni e le stesse motivazioni, venivano usati anche prima dell'invasione in Ukraina. Insomma diventa sempre più difficile capire. Per questo chiedo aiuto ai miei amici di laggiù, che mi tengano al corrente in questo mondo difficile.



martedì 27 febbraio 2024

I macchiaioli a Torino



Oggi voglio relazionarvi di una interessante mostra che potrete vedere a Torino al Mastio della Cittadella dedicata al movimento dei Macchiaioli, un aspetto della pittura italiana e toscana in particolare, stranamente poco conosciuto e apprezzato all'estero, se lo si vuole confrontare con l'impressionismo francese, da decenni sull'altare assoluto delle preferenze contemporanee ed al quale si avvicina per idee, forma e svolgimento e con il quale ha avuto innumerevoli contatti. Anche questo infatti nasce dal rifiuto proprio di quel periodo, delle indicazioni accademiche della metà dell'ottocento, momento di grandi mutamenti rivoluzionari. La mostra è interessante proprio per il racconto che viene portato avanti e che illustra bene il movimento dai suoi iniziali contatti con la Francia che in quel momento era il faro della cultura europea e la scuola di Barbison, e con l'importanza del plain air di cui in quel momento si scopriva l'attrazione e l'interesse. Segue quindi lo sviluppo del movimento attraverso molti dei suoi rappresentanti, mostrando anche l'interessante rapporto avuto con l'uso della fotografia, mezzo tecnico che con il suo concetto implicito di riproducibilità tecnica, fu alla base di questi cambiamenti epocali nel mondo dell'arte, fino agli epigoni ed agli allievi dei maestri iniziali. Molto rappresentati anche gli autori francesi e i paesaggisti italiani a partire da Piranesi, da cui il movimeto prese le mosse. 

Interessante e molto godibile la parte riferita al caffè Michelangelo, la base intellettuale nella quale si formò il gruppo, con una serie di godibilissime caricature che rappresentano gli artisti che lo frequentavano assieme ai clienti senza nome. Un richiamo evidentemente a quel Toulouse Lautrec che a Parigi percorreva analoghe strade se pure su altri livelli. Insomma una visione di una ottantina di opere assolutamente interessante. Se dobbiamo vedere anche la parte del bicchiere mezzo vuoto, bisogna dire che le opere degli artisti più importante presentate, Fattori, Lega, Signorini, sono state scelte tra le minori e non è presente nessun capolavoro assoluto, cosa che in questo casi farebbe piacere vedere, ma certo sarà come sempre un problema di costi e questo bisogna capirlo. Inoltre un altro problema tecnico è dato da una illuminazione decisamente penalizzante che rende difficile godersi le opere, in particolare quelle con il vetro, che riflettono le luci in maniera  tale da rendere faticoso il guardarle. Non solo, le discascalie, fatte tra l'altro con molta cura e decisamente interessanti ed esplicative, sono poste a mezza altezza di fianco ai quadri, obbligando a leggerle in posizione chinata e faticosa. Ma non si può avere tutto dalla vita.

Mastio delle Cittadella - Torino - Ingresso 14 € - Ridotto 8 € - Audioguida gratuita disponibile - fino al 1° aprile -  Aperto tutti i giorni 8:30 - 18:39 (19 festivi)


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lunedì 26 febbraio 2024

Lo sbatti visti

dal web - Intermundial


Il visto è una delle tante maledizioni del viaggiatore. Così che chi si muove per il semplice piacere di guardare come è fatto il mondo, questo obbligo inutile, fastidioso e anche forzatamente costoso, ha per questo taglione, la stessa idiosincrasia che prova il mercante, al quale ogni barriera, da quella maledetta delle frontiere a questi piccoli burocratici dettagli, infastidisce come la peste. Tuttavia bisogna sottostare al giogo. Muri, fili spinati, cancelli e proibizioni, sono le sciocche barriere che il potere ha sempre cercato di imporre, più  per il piacere di vessare che per utilità pratica, in quanto di certo questi sistemi non sono mai serviti a frenere flussi negativi ma solo ad infastidire coloro che invece apportano beneficio, moneta, commercio. Dunque, quando la decisione è presa e il resto è già, come si dice, in saccoccia, ticket, prenotazioni, studi di fattibilità ed itinerari, giunge l'ora di ornare il passaporto con questo lasciapassare obbligatorio, per fortuna non in tutti i paesi. Comunque sia, per l'India, la cosa è sempre stata un po' tortuosa e fino ad una decina di anni fa toccava andare o direttamente al consolato a Milano e tornarci dopo tre settimane a riprendere il passaporto debitamente consegnato o in una agenzia in periferia sempre di Milano che, pagando il giusto, faceva tutte le pratiche e mi sembra di aver cacciato già nove anni fa, quasi un centone a testa. 

Poi da qualche anno a questa parte fortunatamente, per chi arriva in India in aereo in una trentina di aeroporti principali è stato licenziato l'e-Visa, che è sempre una bella comodità. Ciò detto finiscono le laudi, perché fare questa operazione è veramente alienante e faticosissimo. Un po' come se volessero spaventarti e convincerti a lasciar perdere. Vero che l'India è uno di quei paesi dove la burocrazia regna sovrana, ma qui è davvero uno sfinimento. Non è per dire. Comunque diciamo che mi sono messo all'opera mercoledì e ho finito giovedì. Prendiamo intanto spunto dal fatto inspiegabile che ormai tutti i paesi ti richiedono il passaporto con scadenza superiore ai sei mesi, cosa che lo rende valido quindi solo per nove anni e mezzo, contraddizione incomprensibile, ma passi, sopportiamo anche questo. Ma tutto il resto è davvero una gara ad ostacoli. Intanto mi ci sono applicato con tanta buona volontà, cominciando a leggere tutte le pagine di spiegazioni (solo in inglese), che contemplando tutte le possibilità ,sembrano quasi le istruzioni per compilare il 740. Poi, tenendo conto che la mia richiesta è quella per il più semplice tipo di visto turistico (non oso immaginare le procedure ed i documenti necessari per le altre tipologie), con santa pazienza mi sono messo alla compilazione della application form. 

Naturalmente sono subito partito sulla strada sbagliata compilando quella da consegnare manualmente al consolato per il visto normale e quindi ho dovuto, dopo una bella oretta di inutile lavoro, ricominciare da capo con la pratica dell'e-Visa. Ricordatevi dunque di partire da questo link : cliccando poi in basso sul campo Apply here for e-visa. E poi cominciate a compilare le pagine e pagine di moduli, in cui vi verranno richieste le notizie più fondamenteli su di voi e la vostra famiglia, incluso se vostro padre è nato in Pakistan o meno. Attenzione ad avere a portata di mano la vostra foto già scannerizzata e la copia del passaporto  in pdf, ma di dimensioni inferiori ai 300 k. Inoltre meglio avere a portata di mano il passaporto stesso o addirittura quello precedente perché vi verrà richiesto quali paesi stranieri avete visitato negli ultimi dieci, anni posto che non ve li ricordiate a memoria, ma soprattutto se siete già stati in India negli ultimi 10 anni, dovrete indicare il numero e la data e luogo di rilascio del visto rilasciato allora, cosa che evidentemente avrete difficoltà a ricordare. E non prendete sottogamba la occhiuta burocrazia indiana, pensando di bypassare la richiesta, negando di esserci stato, perché il controllo della vostra eventuale menzogna provocherebbe la negazione del visto (anche futuro) e naturalmente la trattenuta del versamento. 

Quindi attenzione a controllare molto bene tutti i dati inseriti anche perché le tendine a discesa sono molto piccole ed è facile premere i tasti sbagliati coi ditoni che vi ritrovate. Praticamente impossibile dunque compilare su smartphone. Ad esempio, come mi sembra di avervi già detto, questo è l'unico paese che nella modulistica prevede, alla voce Sesso un triplice risposta: Male, Female, Transgender, credo a causa della presenza nel paese della nota casta degli Hijra e ritengo che sbagliare casella vi metterà in forte imbarazzo al vostro arrivo. Altra cosa utile, ricordatevi al termine della compilazione della prima facciata, di annotarvi il numero provvisorio (ed alla fine di quello definitivo) della vostra pratica, perché in questo modo potrete interrompere quando siete scoppiati dal lavoro e, in un successivo momento, ripartire con quello che è già stato immesso, già salvato. Diversamente senza questo numero dovrete riprendere la pratica da zero ricominciando a bere l'amaro calice da capo. Ad ogni facciata ricordatevi comunque di ricontrollare con attenzione tutti i dati immessi, perché ad ogni errore si è passibili di rifiuto del visto stesso. 

Dopo aver immesso dati, foto e copia del passaporto, e avere per l'ennesima volta ricontrollato tutto, arrivererte finalmente alla fine, in cui vi verrà richiesto di versare i 25 € richiesti o tramite Paypal o con altre carte. Il sistema, molto macchinoso, spesso non funziona e occorre ricominciare da capo, ma non alteratevi troppo. D'altra parte il sistema è costellato di misure di sicurezza, i vari chapka, le lettere ed i numerini storpiati da immettere per assicurare il sistema che non siete un robot, ma molto spesso questi, pur immessi correttamente, non funzionano, cosa che vi farà smadonnare a lungo, ma non turbatevi troppo e continuate a ripetere l'operazione senza stancarvi, prima o poi funzionerà e vi lascierà accedere al successivo modulo, un po' come in una difficile caccia al tesoro. Quando finalmente sarete giunti felicemente al termine del tormento, riposatevi per un po, visionerete un messaggio di corretta ricezione dei soldi ed un messaggio che vi dirà di aspettare tre giorni circa. I sospirati visti arriveranno via email, sempre che l'abbiate scritta correttamente, li dovretet stampare e portare al seguito mostrandoli all'apposito sportello visti all'aeroporto di arrivo. Io, come vi ho detto, ormai li ho in saccoccia e ben che sto, essendo anche questa pratica completata. E a questo punto buon viaggio.



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mercoledì 21 febbraio 2024

Biglietteria aerea

dal web

Ce li ho in tasca. Ormai non scappano più, portafogli alleggerito, perché ormai l'ingordigia delle compagnie aeree non ha limiti, ma cuore leggero e allegro. Non importa che il giorno della partenza sia ancora lontano, ma quel minimo peso in più nella tasca val più di mille assicurazioni, vuol dire che comunque, cascasse il mondo anche stavolta si parte, nonostante tutto. Il resto verrà da sé. In fondo un itinerario è già stato disegnato pur tra dolorose rimunce e sospiri affannati per il calcolo delle spese che cominciano a ridiventare inportanti, dopo anni, possiamo pur dirlo, di pacchia, specialmente proprio dal punto di vista dei voli. Ma a questo punto pazienza, rimango sempre del parere che questi sono i soldi meglio spesi. Comunque per venire all'acquisto dei voli, devo confermare che oramai si stratta proprio di una gimkana malefica che mette a dura prova l'integrità mentale del condannato. Si comincia giorni prima compulsando qua e la, comunque non dall'apparecchio che servirà alla fine per perfezionare l'acquisto, al fine di evitare la mala pratica che ormai tutte le compagnie hanno di aumentare il prezzo ogni volta che ti colleghi. E questo già è un bel generatore di ansia. 

Comunque una volta appurato che il viaggio si fa e bisogna scegliere una data pur flessibile in un piccolo range di giorni. Eccoci davanti allo schermo. Datemi retta. Prendetevi un bel pomeriggio di tempo e fate le cose con calma. Io ho proceduto così. Ho cominciato a dare una traguardata su Skyskanner che consente di tenere d'occhio i prezzi di un certo numero di giorni consecutivi e comparando siti e compagnie, poi dopo aver scelto più o meno il target definitivo, facendo bene attenzione a non sbagliare la conta dei giorni, sono passato direttamente sul sito della compagnia prescelta, in questo caso Lot all'andata per Tbilisi, stop a Varsavia di solo 1:10 h, (speriamo bene) e Flyone (mai sentita, speriamo altrettanto bene) e qui comincia la gimkana. Collegamento attraverso la finestra di navigazione in incognito, mi dicono di fare così, dato che non sono capace di maneggiare una VPN adeguata, e inserimento della ricerca che porta ad una conferma, più o meno, con differenze di qualche Euro, dei prezzi previsti. 

Qui comincia il purgatorio della corsa ad ostacoli. Infatti ormai queste malefiche compagnie cospargono il percorso necessario all'acquisto del biglietto di trappole astute per farti aumentare il prezzo di pochi euri alla volta senza che tu te ne accorga, in quanto ci sono una miriade di servizi non richiesti che tu devi addirittura andare togliere, non ad aggiungere, come sarebbe logico, per mantenere il prezzo previsto. Non parlo solo di assicurazioni varie, ma per il posto a sedere, il check-in, gli SMS di conferma e moltissime altre cose, per non parlare ovviamente di pasti e così via. Naturalmente poi arrivi al classico punto del bagaglio in stiva, su cui ormai quasi tutte (non Air China per esempio) caricano pesante, avendo evidentemente messo un prezzo civetta iniziale per attirarti e poi ti caricano 50 € a tratta per la valigia da 20 kg. Insomma ogni volta che procedi allo step successivo, devi scansare trappole e con grande fatica perché, ad ogni controllo sul totale, se ti accorgi di aggiunte non previste, per cancellarle devi tornare indietro e riscrivere tutti i maledettissimi dati, fino allo sfinimento. Bene dopo un lavoro da esaurimento psichico, si arriva finalmente alla fine, è ora di pagare e inserire i dati della carta di credito.

Ottimo, dopo aver messo il tutto, ricevuto un codice in SMS che non si sa mai, inserito infine il PIN della carta che naturalmente devi cercare perché non te lo ricordi, il PC comincia a rimuginare per un po', la  clessidra gira e rigira e finalmente compare la bella scritta: Qualcosa è andato storto, Pagamento non riuscito, Riprova. E' chiaro che verrebbe voglia di spaccare tutto e a questo punto i titolari di agenzia ridono, vuoi il fai da te? prova, così impari e capisci che la nostra commissione non è a sproposito, ma solo la giusta mercede per uno sbattimento epocale. Comunque ormai hai fatto 30, avanti Savoia, riscrivi tutto, ormai fai anche più presto perché hai tutto quello che serve sotto mano e sai dove mettere i dati e quali tasti premere, ma ecco un'altra bella scritta blu: Caro utente nel frattempo i prezzi sono aumentati! In sostanza il prezzo civetta non è più valido, maledetti! Ovviamente l'aumento è solo del 7/8 %, se no li manderesti a stendere e cambieresti compagnia, così accetti l'ulteriore furto e procedi nuovamente. Questa volta finalmente tutto funziona e l'estorsione si compie. Finalmente i biglietti sono in tasca. Abbiamo cominciato alle 15, ora sono quasi le 19! Speriamo bene, vi saprò dire quando sarà ora di partire.


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martedì 20 febbraio 2024

Caucasus

Case torri della Geogia

 

Il Caucaso è una delle regioni del mondo che da millenni ha dato vita a una serie di culture diverse ed interessanti, spesso in lotta tra di loro oppure in convivenza temporanea dai fragili equilibri. Ma bisogna riconoscere che è sempre stato un territorio percorso da vivaci tensioni. Le popolazioni montanare sono fatte così, litigiose e poco inclini ad accogliere il diverso, sempre visto come quello che viene a portar via, mercante incluso, al contrario dei popoli di mare, sempre aperti al nuovo, per la serie più contatti, più commerci e si gode tutti. E' proprio la differenza tra le tante realtà presenti e sono decine le etnie che ne popolano le valli, che lo rende così interessante. Me ne ero reso certamente conto quando percorrevo l'URSS nella mia attività lavorativa e ne avevo incrociato i cammini per anni, nella parte a nord della catena montuosa che lo attraversa. Tante etnie diverse, in pratica una o più per ogni valle, che pur nella uniformazione a cui tendeva la pressione sovietica, continuavano a mantenere differenze consistenti. Allora, dietro i nomi delle diverse repubblichette solo nominalmente autonome, ma racchiuse dal cappello del centralismo moscovita di un regime ormai in disfacimento, vibravano voglie di indipendentismo, più o meno vitali, anche se certo nessuno avrebbe in quel momento potuto prevedere le pulsioni che avrebbero condotto, solo pochi anni più tardi agli orrendi massacri delle due guerre cecene. 

Altrove, nelle valli kabardino-balkaria o karachayevo-cerchieskaya, avvertivi uno stadio vegetativo meno irruento e più arrendevole, come se i settanta anni di regime avessero appiattito o annichilito a secondo dei punti di osservazione, ogni fantasia di scrollarsi di dosso un giogo ormai solo virtuale, il cui peso, in fondo, non era più avvertito da nessuno. Il loro sogno di un futuro radioso, che si espletava ascoltando il Festival di Sanremo (che arrivava anche in quelle lontane valli alla fine del mondo), era solo quello di arrivare a Mosca e fare il cameriere al McDonald che aveva appena aperto.  Anche i tratti tribali erano quasi scomparsi e difficilmente tu, straniero, avvertivi differenze tra Ossetini, Avari, Daghestani e tutti gli altri. Erano tutti Russi insomma, tranne forse proprio quei Ceceni, peperini e attaccabrighe, a cui già allora si guardava con cautela. A Mosca poi, uno dei luoghi dove la tendenza razzista era più forte, bastava guardare alla Yugovagsàl, la stazione che portava i treni verso sud, la più mal messa e puzzolente tra tutte, per capire il disprezzo, mescolato ad una sorta di timore, che i moscoviti avevano verso i cosiddetti culi neri, cosa che è poi emersa in  maniera evidente negli anni successivi. 

Tuttavia, pur desiderandolo ardentemente, non avevo mai messo il naso al di là del crinale di quelle montagne bianche ed altissime che vedevo dalla piana coperta di neve mentre, con scassate Zigulì, percorrevo da Cherkiesk a Nalchik, da Kislovodk a Valdikavkaz, da Stavropol a Pyatigorsk, dopo essere atterrato a Mineralnje vady, Acque minerali, un nome, un programma. La curva che saliva lentissima ma costante verso il cono isolato dell'Elbrus rimaneva lontana, bianca e innocente come la cima del Fuji, mentre le valli più contorte e impervie che portavano da Teberda fino alle pareti verticali del Dombaj, con le vecchie seggiovie semiabbandonate all'incuria dello sprofondo del regime, lo facevano apparire come un mondo dimenticato e favolistico. Invece non ero mai riuscito a mettere il naso al di là di quelle creste, che invece la politica aveva deciso essere in possesso di una personalità diversa e più forte e le tre regioni, Adzerbajian, Geogia e Armenia, possedevano caratteri distintivi storicamente così separati da renderle parti decisamente differenti, pur nell'abbraccio della Santa Madre. Ne conoscevo l'appeal solamente dai ristoranti reginali che a Mosca andavano per la maggiore, come l'Aragvi e qualche altro dove si andava spesso per godere di una atmosfera più allegra e diversa dalle lugubri sale popolate da allampanati camerieri che ti proponevano solo scatolette di caviale rubate in cucina. 

In quei locali, qualcuno di nuova apertura, potevi mangiare pane croccante e bere vino geogiano forte e grezzo e finire con del meraviglioso konjak Ararat di 25 anni, che, proprio per la sua qualità eccelsa, si fregiava del titolo concesso proprio dalla Francia in una esposizione di inizio secolo. D'altra parte mi risulta che dopo il disfacimento dell'URSS, la ditta di produzione sia stata acquistata proprio da un grande marchio francese. Il Caucaso, nonostante la temperatura, è più caldo di per sé, mi raccontavano gli amici, sorbendo grandi cucchiaiate di chorba, la infuocata zuppa del sud, parlado di matrimoni georgiani che finiscono sempre a cazzotti e pistolettate. Insomma avrete già capito che questa perdita di opportunità, il vedere quel mondo a sud della catena dei monti da cui Giasone era tornato vittorioso e coperto del ormai suo, vello d'oro, anche se rubacchiato con l'aiuto di una femmina dagli occhi scuri come la notte, l'ho vissuta ai tempi come una deprivazione di cui ho sentito il vulnus per anni. Orbene, pensate che appena prima che il morbo maledetto ci privasse di tre anni di vita, stavo proprio per mandare la caparra ed acquistare i biglietti aerei per andare a completare questa mancanza, aggiungere delle figurine all'album, che tante pagine ha ancora vuote. 

Il covid me lo imperdì per un pelo, ma l'itineraro era tracciato e sempre nella mente a grattare come un tarlo mai sopito. Così, dopo anni, eccolo tornare di attualità, anche se intanto ci si è messa di mezzo l'ennesima guerra, che l'uomo è fatto così, peggio sta e più vuole far star male anche il suo vicino, sentimento generale a cui si aggiungono odi atavici, che si pensavano seppelliti nel dimenticatoio della storia e che invece periodicamente accendono roghi partendo da braci semisepolte tra le ceneri. Questo purtroppo mi impedirà di completare il programma tracciato allora, oltre al fatto che i prezzi sono ovviamente lievitati, ma tuttavia qualcosa si cercherà di fare. Non bisogna fermarsi mai se vuoi davvero resistere (ed esistere) e di programmi e di idee ne ho davvero ancora tanti nella testa. Almeno quelli, naturalmente, e qualcuno magari riuscirò ancora a realizzarlo. Nel frattempo, ho quindi posposto l'Adzerbajian, a cui penseremo dopo, spezzando così il giro in due parti. Il resto intanto, anche se devo rinunciare alle irrangiungibili Avkazia e Ossezia e pure al Nagorno Karabagh, passato ad altra amministrazione, territori particolari dei quali si sta perdendo traccia, è già tracciato ed in fase operativa, ehehehe, sempre che il fisico regga, naturalmente. Vi farò sapere.



lunedì 19 febbraio 2024

Nebbia bassa

da Milano today

 

Direi che oggi la nebbia dagli irti colli è scesa decisamente alla terra tra i due fiumi e a questo punto io non vedo neppure la casa di fronte alla mia, visto che al fiume ci sono assai vicino. Qui, nonostante la diceria comune sono anni che non vengono più quei bei nebbioni di una volta, quelli per cui se seguivi una macchina, rischiavi di ritrovarti nel cortile della sua cascinotta. Quando ero giovane capitava con una certa frequenza e mia moglie, fresca sposina rimase piuttosto impressionata quando arrivati a casa dal viaggio di nozze per quattro giorni consecutivi non vide la ringhiera del balcone. Ma dove mi hai portato? Poi si abituò e forse per questo neppure si rese conto che anno dopo anno mentre i nostri capelli si ingrigivano, la nebbia diventava sempre meno invasiva, anzi ce n'era di più a Moncalieri. E' il climate change, ragazzo, fattene una ragione. Ti ricordi quando facevi arrivare le patate da seme nel magazzino di Castelnuovo a gennaio e irrimediabilmente tutti gli anni gelavano aprendo i portelloni dei vagoni ferroviari? Accidenti i bei freddi di una volta, nella Merla c'era sempre da -10°C a -20°C. Nevicava fitto e poi giorni di ghiaccio per terra. Mi ricordo la mia mamma che per andare in via San Lorenzo, si metteva un paio di calze vecchie sopra le scarpe per non scivolare. 

E se si invertisse la tendenza? Mica impossibile, già è capitato tante volte in passato, come verso la fine del '400, quando è cominciata la cosiddetta piccola era glaciale durata più di 300 anni. Ci vuole un attimo a tornare indietro, qualcuno addirittura l'aveva prevista per il 2030 questa svolta, altro che auto elettriche e le altre baggianate velleitarie su cui i grandi interessi lobbistici spingono sull'ala del favore popolare, a cui i politici come sempre, cani da tartufo di voti, si accodano. Va bene, io non la vedrò di certo, la neve che ritorna prepotentemente sulle Alpi. Ieri ero a Sestriere e devo dire che i contrafforti oltre i duemila metri esposti al sole, facevano proprio pena, spelacchiati e neri. a metà febbraio! Sotto, pieno di disperati in coda per scivolare su una striscia di neve finta, dura come il cemento e poi subito marcia come a maggio. Oppure vedremo i passi nello stato in cui erano duemila anni fa, quando da quelle parti Annibale fece passare i suoi elefanti, completamente privi di ghiacciai e neve di sorta; pietraie desolate da traversare facilmente prima di scendere nella assolata pianura seccagna a bastonare i Romani. 

Difficile capire se l'uomo riuscirà ad intervenire in questa situazione climatica con prospettiva concrete e non solo con proclami tromboneschi ed azioni velleitarie a cui non credono neppure i proponenti, mentre i tre quarti del mondo neppure stanno a sentire e nello stesso tempo continuano a moltiplicarsi come conigli, aumentando il danno, mentre gli altri non si moltiplicano più creando il danno contrario ed illanguidendo l'economia. Che bel problema da risolvere; sembra un bel gioco di ruolo nel quale tanti sbraitano facili e impossibili soluzioni. Certo anche se magari non servirebbe a nulla qualunque intervento, perché il pianeta va avanti comunque da solo come ha sempre fatto in passato in una sinusoide tra grande freddo (la terra era completamente ghiacciata fino all'equatore) e caldo torrino (nel carbonifero era più caldo di oggi di circa una dozzina di gradi), verrebbe da dire che è meglio provarci, ma non di certo con le linee suggerite al momento, assolutamente inutili, se non in alcuni casi produttrici di effetti addirittura contrari. 

A mio modestissimo parere, anche se capisco che non è fattibile nella pratica, punterei tutte le risorse nella ricerca sulla fusione nucleare, unica possibilità di produrre la sempre maggiore quantità di energia necessaria e richiesta dall'umanità, magari ci si riesce ad arrivare in 30 anni invece che in 150 e contemporaneamente investirei nella semina a pioggia per via aerea, di migliaia di trilioni di piante a rapido sviluppo in tutte le aree incolte disponibili, dall'Africa, all'Australia, all'Asia centrale. Ci sono essenze adattabili anche a terreni marginali e difficili per temperature e aridità. Ci vuole però un grande investimento e poi, per rispondere alle richieste di derrate alimentari, necessarie sempre in maggiore quantità, una agricoltura sempre più tecnologica, sempre più intelligentemente intensiva, con varietà nuove da modificazioni genetiche ottenute con una ricerca sempre più affinata e veloce. Non certo con le farneticazioni di colture biominchiatiche che riducendo la produzione avrebbero ancora maggiore necessità di occupare sempre più spazi, consumando suoli e risorse. Esattamente il contrario di quanto si propone ogni giorno insomma. Bah, una lotta inutile e donchichottesca, contro mulini a vento eretti da lobbies potenti. Pazienza, tanto non sarà un mio problema e tranquilli, intanto, se non l'uomo, il pianeta se caverà comunque e vedo che mentre si chiacchiera, la nebbia si sta alzando un poco. 


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domenica 18 febbraio 2024

Recensione: P. Rumiz - E' Oriente


Un bel libro di questo che annovero ormai tra i miei autori preferiti, un giornalista poeta, un grande viaggiatore che riesce a cogliere l'anima dei luoghi che attraversa, dipingendoli con un pennello lieve, ma che scava in profondità. Questo lavoro, che raccoglie il racconto di sei viaggi in quella Mitteleuropa che gli appartiene per nascita e per sentimento, ci racconta questo vicino oriente, da noi generalmente neppure percepito come tale e che invece è proprio il confine aperto verso quello immaginifico e lontanissimo. I racconti sono stati scritti alla fine del millennio, oltre venti anni fa, alla fine del decennio della mattanza balcanica, la prima guerra in Europa, quella che non pensavamo possibile e che ha aperto la strada alla possibilità di quanto è accaduto in seguito e di chissà cosa ancora accadrà. Sono viaggi lenti, in bicicletta o coi treni locali o lungo i fiumi su di una piccola chiatta, proprio per cercare di assorbire la vera realtà dei luoghi attraversati e soprattutto per toccare con mano il sentire della gente. Da Trieste a Vienna, da Berlino a Istanbul, da Trieste a Kiev, da Budapest al Mar Nero. Alle sue spalle, lontani, gli ultimi colpi di quelle cannonate che hanno distrutto la nostra verginità di moderni Europei. Uno spostarsi da un paesino all'altro, femandosi nelle locande a bere birra e, mangiando spiedini e polpette, incontrando gente col taccuino in mano e una matita. Un po' quello che dovrebbe fare il viaggiatore vero. Quello che cerca di capire. Se amate il viaggio di per se stesso, vi piacerà.


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mercoledì 14 febbraio 2024

Cronache di Surakhis 105 - Il nuoovo corso

dal web
 


La grande sala della residenza di piacere era immersa nella penombra. Dopo il movimento della sera precedente, Paularius aveva riposato per qualche ora, sfinito dal lavorio incessante in cui le multivulvate di Riegel, fatte appositamente arrivare attraverso conoscenze in ambasciata, senza aver passato le forche caudine dell'immigrazione, che era diventata sempre più severa, da quando era iniziato il nuovo corso. si erano prodigate. Da qualche mese infatti era stato inaugurato il nuovo sistema di riconoscimento facciale, con il quale, un accurato sistema di droni individuava automaticamente chiunque sbarcasse sul pianeta e, non riconoscendolo lo inceneriva all'istante. Certo poi, nella realtà il sistema non funzionava ancora benissimo e gli ingressi clandestini erano raddoppiati, nell'ultimo anno, ma che ci vogliamo fare, nessuno è perfetto e tra gli annunci e la realtà, la distanza è sempre grande e poi si sa che son cose che servono soprattutto ad aumentare il consenso, anche se Paularius era sempre stato convinto che un bell'inceneritore automatico in cabina elettorale che agisse in conseguenza del cosiddetto voto "sbagliato", era sempre stata la soluzione più efficace. In fondo era piuttosto sereno e poteva permettersi di ammirare nel dolce deliquio postcoitale, le sfumature di verde che dipingevano con tocchi pastello le nuvole di cloro, che si mischiavano piano a quelle color nocciola che salivano lente, dietro le immense vetrate del salone, dalle ciminiere delle ecologiche centrali a merda di ultima generazione, costruite dentro le mura della capitale. 

Gli venne un moto di riso a pensare al grande successo avuto dal partito ecologista nazionale, quando erano riusciti a convincere il popolo della svolta green che aveva portato alla costruzione di quelle nuove centrali ad energia circolare, dove gli abitanti fornivano tutte le loro deiezioni giornaliere, ogni mancanza era punita con la deportazione alla stazione espianto organi, e queste producevano l'energia necessaria alla città prima di essere trasformate in ottimo cibo, che gli abitanti stessi ricevevano in cambio del loro lavoro nelle miniere di pietra di Baum che intanto, avevano ripreso a funzionare a pieno regime. Certo c'era il problemino dei fumi, ma si era superato con una certa facilità puntando sulla bellezza delle sfumature di colore degli stessi che riempivano il cielo del pianeta formando una nebbiolina leggera e delicata, anche se dal profumo discutibile, ma la classe dirigente disponeva di purificatori automatici in tutte le residenze ed i lavoratori erano abituati all'atmosfera densa delle miniere, dove stavano per 23 ore al giorno, quindi si poteva parlare addirittura di un miglioramento delle condizioni. Certo l'introduzione della schiavitù obbligatoria per tutti aveva rappresentato un bel passo avanti per i lavoratori. A lungo richiesta dai sindacati, sempre negata, era stata finalmente introdotta, assicurando quantomeno il nutrimento ai lavoratori, al contrario di prima, quando si forniva il cosiddetto salario, una cifra sempre insufficiente anche a questa necessità, certo in cambio dell'introduzione delle catene fisse, ma, quante pretese; e poi, quanto mangiano questi scansafatiche! Però, cosa non si fa per aiutare la classe lavoratrice! In fondo è questa la democrazia. Avevano lavorato a lungo e con grande lungimiranza quando avevano convinto l'opposizione a fare una magnifica legge elettorale secondo la quale avrebbe governato chi raccoglieva meno voti, cosa del resto che ci veniva richiesto anche dall'Unione Galattica, dove questo sistema era ormai seguito in utti i pianeti e con successo, dunque adesso cosa si lamentano. 

Mai contenti davvero! E poi giù a protestare se non potevano dire la loro. Grazie al cielo. Il sistema dell'intelligenza artificiale, che opportunamente era stata calibrata alla fonte, inceneriva automaticamente tutti coloro che dall'esame delle espressioni facciali facevano presagire di stare per esprimere dissenso, così tutti i dibattiti olografici nei vari media di Surakhis, filavano via lisci senza grane residue, a parte dover spazzare via quel poco di cenere che rimaneva sulle sedie delle teste calde, gentaglia che voleva continuamente aprire gli orifizi e dare fiato, anche se erano proctolali Capelliani. Il pianeta non era mai andato così bene, i risultati economici erano tutti col segno più, dal mumero di schiavi in esercizio a quello degli smaltiti per cattiva produttività, i cui corpi venivano poi passati alle centrali a merda aumentandone così egregiamente il rendimento. Tutto insomma funzionava alla perfezione. Le guerre planetarie erano in fondo lontane e andavano avanti come accadeva da secoli e al di là delle rassicuranti e doverose dichiarazioni di sdegno, qualche miliardo di cadaveri in più o in meno, poco spostava nell'equilibrio naturale, altro combustibile per gli smaltitoi. Sì, qua e là, c'era ancora qualche pianeta riottoso che si permetteva forme di governo antiche ed inefficienti, in qualcuno addirittura permettevano all'opposizione di dichiarare il loro pensiero prima delle votazioni, ma era solo questione di tempo, le bandiere quadriuncinate stavano ormai sventolando su tutta la galassia, alla faccia degli Andromediani, quei saltafossi cercagrane che cercavano solamente di infilare pensieri deleteri nelle zucche delle brave persone, che avevano richiesto così tanto tempo per essere ben controllate. 

C'era da essere ben soddisfatti. Così Paularius si distese meglio, affondando nei cuscini di piume foderati di tricodermi vulvari e suonò un campanello per richiamare le massaggiatrici Riegheliane. Tremila metri più in basso, in uno dei tunnel di scavo più profondi, Haevner, un aracnide di Betelgeuse, deportato su Surakhis per debiti, cercò di tamponarsi la linfa verdastra che stava perdendo abbondantemente dall'arto mozzato dalla scavatrice, cercando di resistere fino all'abbozzo di ricrescita, mentre i compagni attorno a lui tentavano di aiutarlo. Lo portarono fino all'anfratto che era stato scavato a mani nude, per non incorrere nei controlli, in una galleria laterale, dove da qualche mese, con infinita pazienza stavano nascondento le armi per la rivolta imminente. "Tranquillo Haev, resisti, che il  momento del riscatto è vicino, per te, le  tue 24 mogli e i tuoi 12.000 figli" gli diceva Staub sfregandogli i peli addominali per attutigli il dolore. I suoi otto ocelli avevano uno sguardo carezzevole in sintonia con le empatiche relazioni dei Betelgeusiani del IV pianeta. Soffrire insieme era una dei loro insopprimibili bisogni. Così non sentì neppure arrivare i Sarkis coi visori crepuscolari accesi al massimo. Avvertirono solamente il bianco intenso delle fiammate degli inceneritori che in pochi secondi ripulirono tutta l'area. Finito il lavoro, il graduato che guidava la pattuglia si mise subito in contatto con la base di superficie. " Cercate di mandar giù al più presto, un'altra squadra di operai, se non volete perdere ancora produzione", gracchiò nel suo pesante accento Denebiano. Poi spense il phone, masticando un dito di ragno essiccato.


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lunedì 12 febbraio 2024

Economia politica 14

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I cigni neri si addensano in questo difficile anno di transizione. Non ci sono dubbi che sarà un anno di passaggio in cui continueranno a contare più le previsioni di quel che accadrà nel 2024, piuttosto che i fatti reali. Le guerre rimarranno, come si dice, a sobbollire nella carbonella in attesa di vedere quel che succede, di conseguenza l'economia, che è poi quello che conta, continuerà ad ansimare in attesa di avere situazioni più certe per prendere una o l'altra direzione. Alla fine tutto dipende dal fatto se Trump vincerà o no le elezioni ed il dato della altissima probabilità che questo avvenga, contribuisce a far sì che tutto, anche le posizioni più deboli cerchino di resistere fino ad arrivare a quel momento a loro certamente più favorevole. E viste le dichiarazioni folli che si susseguono continuamente, financo ieri, non si può che ragionare in termini catastrofici, anche se per carità si tratta di promesse elettorali, e tra il dire e il fare...ma quando si parla di spingere la Russia ad attaccare l'Europa, certo fossi nei Baltici e nella Polonia, un brivido lungo la schiena mi verrebbe, mentre lo zar sta gongolando e continua a rilasciare interviste gigionesche a giornalisti ombatazzanti e di certo fornirà il massimo aiuto affinché questo avvenga. 

Sul fronte delle armi certamente la Russia, viene spinta a resistere per un altro anno tenendo la linea lungo le trincee e lanciando un altro po' di bombe di tanto in tanto che riesce a costruirle e a comprarle da chi la sostiene, mentre il guitto, ormai debolissimo e presto mollato da tutti, abbassa la testa e li vede passare, aspettando che succeda qualcosa di quasi impossibile che lo salvi. Netanyau poi non aspetta altro, se mollasse un attimo la mattanza verrebbe spazzato via dal suo stesso parlamento, quindi è certamente l'ultimo che voglia decidere tregue impossibili e il suo contraltare pure, più bambini gli ammazzano e più aumenta il suo appeal nel mondo arabo e anche nel resto del mondo che si dimenticherà così velocemente del 7 ottobre. Intanto il nazismo si rafforza sempre di più in Europa e nel mondo tra il gongolare di chi lo ha sempre apprezzato in fondo anche se non ha il coraggio di ammetterlo, ma presto lo farà apertamente come dimostreranno i prossimi agoni elettorali. Quindi la situazione è di per sé pesantissima, con la sola speranza che non si attivino nel frattempo altri punti di frizione e tanti ce ne sono specialmente nel mar cinese meridionale, tanto per capirci. Questo di per sé non ha un impatto solo negativo per l'economia, che per certi versi potrebbe marciare ugualmente, ma per altri invece, sarebbe un peso insostenibile che potrebbe far girare al rosso parecchi fronti. 

Sicuramente molti fattori insisterebbero negativamente sulle previsioni, ad esempio la spirale inflattiva potrebbe rallentare la discesa o addirittura invertire la tendenza e questo impedirebbe l'auspicata discesa dei tassi, grana potente per i paesi deboli come il nostro sul fronte del debito e impedito per ancora diversi anni da un governo pochissimo efficace sul fronte economico, obbligato più a seguire il consenso che il rientro dal debito. Anche se si deve considerare che in fondo ai governi non spiacerebbe affatto perché invece di aumentare le entrate con invise tasse, si ottrebbe molto di più con una bela inflazione che toglie soldi impoverendo la gente, che manco se ne accorge, ma fa calare in percentuale il debito automaticamente. Di certo la promessa elettorale del tycoon bancarottiere americano di mettere dazi del 10% sulle merci europee, per la nostra economia sarebbe davvero esiziale, inoltre anche il risultato delle elezioni europee potrebbe dare un bel colpo alle già debolissime forze del continente. Insomma un anno sulle montagne russe in attesa che nel prossimo, l'ottovolante economico si butti giù in un baratro molto ripido, sperando in una risalita di chissà quando, forse così lontana che io non avrò più occasione di vederla. Mala tempora currunt si potrebbe dire. L'unico aspetto positivo è che l'anziano ha sempre la tendenza a vedere nero nel futuro, mentre invece la realtà tende naturalmente al riequilibrio, questo tanto per essere vagamente consolatorio, ma non mi fiderei più di tanto.


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L'anno che verrà

Politici ed elettori

domenica 11 febbraio 2024

Passato San Remo

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Dai, due parole su San Remo bisognerà pur dirle. Diversamente non sarebbe l'innegabile fenomeno nazionalpopolare che è, e che qualcuno, nonostante tutto, si ostina a disprezzare con frasi pesanti e asssolutamente snobistiche. Posso ancora capire chi, preso da interessi diversi e comprensibilissimi, ignori e segua le sue preferenze, ma quelli che vomitano spiacevolezze a raffica solo per il gusto di farlo, solo per voler informare tutti che loro non hanno perso un minuto dietro a queste schifezze, contraddicendosi ossimoricamente, sono evidentemente colpevoli di odio generico a prescindere e neanche si può classificare questo atteggiamento come semplice ignoranza, in generale è sintomo di voglia spregiativa dettata dal desiderio di fare emergere linee contro e posizioni di contestazione malata. Come puoi disconoscere la rilevanza di uno spettacolo che, in un tempo dove è quasi impossibile mantenere l'attenzione dello spettatore per più di 10/15 minuti e poi questa cala di colpo, riesce per cinque giorni ad incollare al televisore per sei ore consecutive, inoltre infarcite al massimo possibile di pubblicità, oltre il 70% con punte del 75% degli spettatori televisivi. Se non considerate questo fenomeno, senza scendere in particolari di contenuto, non ragionate con chiarezza. E qui bisogna dire che il merito è evidentemente del conduttore e di chi lo circonda che è riuscito a fiutare l'aria e a confezionare un prodotto che richiamasse tutte le tendenze del momento sfruttandone ogni potenzialità ed interpretando anche le sfumature del tempo. 

Avrete sicuramente notato infatti che quest'anno le asperità ed i punti di frizione, sono stati accuratamente smussati, quasi nessuna parolaccia, vestiti molto meno estremi del consueto considerando che si tratta sempre di spettacolo in cui la provocazione deve avere una sua parte importante; temi divisivi quasi snobbati, insomma un festival molto democristiano, assolutamente in linea con il nuovo andazzo di telemeloni, la cui parte politica avrà di certo apprezzato, con grande esibizione di mamme e di invitoi implicito a fare molti figli alla patria, oltre ad aver dettato le linee di base. Certo qualcosa è stato comunque concesso a tutti per un cercato e trovato benissimo cerchiobottismo utile ad aumentare i consensi. Perché il festival, assomiglia e deve assomiliare al paese che lo circonda e dare immagini di tutta l'italianità, mescolando sfumature patrie a temi sociali sentiti, a fermenti che arrivano dal basso, fino a contestazioncine e borborigmi vari ma popolari e non troppo disturbanti, meglio se folkloristiche. Naturalmente anche quest'anno emergono qua e là i classici conati dei soldi del contribuente buttati, ma è evidente che questi soloni, tranne forse pochi, non sono degli imbecilli,  che non riescono a capire che questa è una delle pochissime, anzi la più riuscita, operazioni commerciale che, al contrario porta a casa tanti benedetti soldini per l'Ente che ne ha tanto bisogno, tanto utile al limite, proprio per ridurli gli oneri al contribuente. Inoltre considerate che tutto il carrozzone Rai ci campa non solo per questa settimana, ma anche molto nelle settimane precedenti e per almeno un paio delle successive e quindi i costi, sempre assai inferiori all'incasso pubblicitario ottenuto (si parla di una ventina di milioni contro cinquanta, anzi sessanta dall'ultimo conteggio visti gli ascolti, già si paga in base a questi, sapevatelo), si spalma su moltissime ore di programmazione. 

Ma lo sanno anche loro, solo che è una canzone acchiappagonzi che nella narrazione ci sta. Il festival riesce ad abbracciare tutto ed il contrario di tutto pur che se ne parli. Ma veniamo alla musica che è poi la parte fondativa dello spettacolo. Anche qui bisogna dire che il conduttore ha saputo con intelligenza a radunare con il piacere generale, tutte le tendenze del momento e quelle del passato che grazie al loro valore hanno resistito nel tempo, creando un mix molto ben assortito che ha saputo soddisfare un po' tutti i gusti. La cinquina finale ha poi appunto radunato senza troppe grandi sorprese, un po' il meglio del progetto, certo qualcuno meritevole è rimasto fuori, ma ci sta, naturalmente i posti erano solo cinque. Un esame approfondito fa emergere anche il fatto che sono i talent ed in particolare Amici, le scuole che fanno emergere i talenti musicali oggi, basta contare quanti partecipanti arrivano proprio da lì. Il mix presentato dimostra che ormai il rap e il trap, non sono solamente mode prive di significato, ma modi di espressione che hanno il loro interesse artistico e di contenuti, poi naturalmente di tutta la massa di materiale, come è ovvio, molto, generalmente il meno valido, sarà dimenticato nel tempo e poco, normalmente il meglio, rimarrà e ce la ritroveremo tra molti anni, come accade oggi per la produzione del passato. Tutto secondo le regole dunque. Dunque niente critiche. Ma ci mancherebbe! Ovviamente c'è la pesantezza dovuta agli obblighi pubblicitari che pure si è cercato di variare e mascherare con siparietti appositi. Poi, io punterei il dito sulla presenza assolutamente inutile e sprecata degli sportivi, che non solo non hanno aggiunto nulla allo spettacolo ma sono in realtà risultati spesso di imbarazzante presenza, vedi la Brignone, Bagnaia o la marchetta a cui ha dovuto sottoporsi la Kostner. Solo Ibra è stato sfruttato per quel poco che può dare, per il resto sarebbe stato meglio evitare, a mio parere. 

Anche le polemiche, aspetto importantissimo per l'equilibrio festivaliero, sono state poche e subito sedate, i trattori, il filonapoletanismo dei voti e fin troppo poco altro. Sul fatto Travolta, sospendo il giudizio, perché se di primo acchito potrebbe apparire come una colossale belinata e una caduta di stile terribilmente mal riuscita e tale da far cascare le braccia al critico più indulgente, a mente fredda bisogna ragionarci su. E' molto difficle che uno staff così professionale e capace, visto il resto e gli anni di esperienza, non abbia rilevato la pochezza della cosa, che naturalmente era, come ovvio, prevista nei minimi particolari, conosciuti da tutti, essendo stata provata per ore precedentemente. La ditta scarparia, poi aveva strombazzato comunicati da giorni e infatti sta ancora festeggiando il successo che non avrebbe certo potuto avere in assenza delle polemiche succedutesi, anzi. Che la stessa RAI abbia fatto finta di ignorare, mi fa ballare un occhio, pur non essendo di natura un complottista. Se è come penso, credo che anche in questo caso siano stati geniali, combinare una cosa talmente banale ed imbarazzante da costringere tutto il parterre a parlarne per giorni, come desiderato! Straordinario, visti i risultati. Poi intanto non lo sapremo mai. Vi do anche le mie preferenze posto che vi interessino. La serata più riuscita quella delle cover dove sono stati grandi Il volo, Geolier, Ghali e i Santi Francesi. La cinquina finale mi sta bene, anche se sono rimasti fuori Berté, Diodato, Mahmood, Amoruso e Mannoia, ma cinque erano. Dunque a conclusione anche quest'anno possiamo archiviare la grande messa cantata dello spettacolo popolare italiano, grazie a dio venduto e graditissimo in tutto il mondo, ce ne fossero dunque e siccome ne abbiamo parlato già anche troppo, possiamo tranquillamente passare ad altro. 



sabato 10 febbraio 2024

Trattori e forconi

dal web

 

Fatemi dire due parole sui trattori/forconi che dir si voglia, visto che mi tirano per la giacca, anche se af a ccio parte di una sparuta minoranza, che ritiene di conoscere un poco l'argomento avendoci lavorato, destinata a sprecar parole al vento e al limite, a prendersi un po' di insulti, dalla maggioranza di antivax, scie chimiche e sapienti vari del wb. Dunque il discorso sarebbe così lungo che ci vorrebbero decine di post al riguardo ma cercherò di sintetizzare al massimo. Partiamo da alcuni assiomi che vanno premessi e costantemente ricordati, se no il discorso non viene capito e non andrebbe neppure incominciato. 1 - Il mondo è pesantemente sovrappopolato (8.mld) e in costante aumento per almeno altri 100 anni. 2 - Dal punto di vista etico bisogna tendere a nutrirli tutti almeno a sufficienza. 3 - L'uomo inquina perché vive, anche se può cercare di contenersi e il pianeta ha un limitato potere tampone per sopportarne solo  una piccola parte. 4 - L'agricoltura è l'attività umana più contro natura esistente (ci vorrebbe un post intero per spiegarlo). 5 - Il clima sta cambiando sicuramente, in parte (ma nessuno ha ancora detto in quale percentuale, dati alla mano) a causa della presenza umana e delle sue attività. 6 - Tutti i tentativi proposti al momento per arrestare questo andamento, sono velleitari, totalmente insufficienti, in generale inutili o addirittura controproducenti, ma propagandati e seguiti solo per infingardo greenwashing da parte delle aziende (demonizzate invece per altre cose) e per accondiscendenza politica che necessita di accalappiare voti ad una popolazione ingannata dai masanielli di turno. 7 - Le sole cose che potrebbero avere una qualche efficacia, sono un successo nella ricerca sulla soluzione definitiva ed efficiente della fusione nucleare (e qui dovrebbero essere indirizzati tutti gli sforzi) e forse e dico forse, la piantumazione nelle zone marginali di almeno 1000 trilioni di alberi a rapido accrescimento (ma attenderei dati e studi seri al riguardo) oppure, extrema ratio, un virus che eliminasse il 90% di quegli 8 mld di cui sopra. 

Stabiliti questi assiomi, veniamo all'agricoltura, vexata ultima quaestio. I contestatori sui trattori stanno facendo una operazione esclusivamente politica spinta dall'estrema destra in vista delle prossime elezioni europee, prendendo spunto dai problemi agricoli. La testimonianza di questo viene dal fatto che le rivendicazioni, molto fumose, sono generalmente opposte tra loro e sempre contradditorie, ma hanno alla base un antieuropeismo, proprio della loro appartenenza politica. Si dichiarano green, per essere accettati dal mood popolare. parlando di gente che ama soprattutto la terra, l'agricoltura dei bei tempi andati, di essere i difensori della sostenibilita e così via, poi le richieste riguardano l'abolizione della legge contro gli antiparassitari e di quella sul set aside obbligatorio del 4% e nessuno rileva il controsenso. Le altre richieste tuttavia sono indirizzate soprattutto ad avere contributi, contributi e ancora contributi, eliminazione di tasse, l'instaurazione di dazi sulle importazioni e via di seguito. Non è neanche vero che siano da condannare su tutto. Ad esempio hanno piena ragione sul discorso degli antiparassitari e sull'indirizzo dell'UE che vorrebbe portare al 25% le coltuire cosiddette bio e bene fanno a dirlo e a sostenerlo. La gente non ha capito quasi nulla sul problema degli antiparassitari e sulla difesa delle colture e non si rende conto che senza antiparassitari, di mele o di fragole sane non ne mangerebbe. Li vorrebbe abolire perché li hanno convinti (spesso interessatamente) che sono fortemente cancerogeni e questa parola spaventa sempre, magari mentre stanno allegramente fumando e trincando alcool, o mangiando polenta bio, ma carica di micotossine, quelle sì davvero cancerogene, senza capire, primo che sono obbligatoriamente necessari, secondo che il primo interesse degli agricoltori è quello di utilizzarne il meno possibile, perché costano, terzo che vengono continuamente migliorati quanto a pericolosità e quantità mirata e quarto infine che in Europa e ancor di più in Italia questo aspetto è controllatissimo e con parametri talmente limitanti, che per avere qualche sospetto di pericolosità bisognerebbe consumare tonnellate di derrate al giorno.

Nel comune sentire, l'agricoltore è un vecchio dalle mani callose con la marra sulla spalla. che conduce una magra vaccarella al pascolo, vessato dalle perfide multinazionali e dall'Europa matrigna e questo piace tanto al ragioniere bancario che aspirerebbe alla casetta in campagna. Quella stessa Europa che per decenni ha riversato la maggior parte del suo budget annuale in sovvenzioni spesso inutili o contradditorie tra loro (per abbattere le vacche, per aumentare le vacche, per togliere le viti, per rimettere le viti, ecc.) per mantenerli, dato che in un mercato libero e gestito dalla concorrenza, non esisterebbe più neanche un agricoltore in Europa. Naturalemente anche questo sarebbe un errore, ma nella realtà si è sempre provveduto a sovvenzionare pesantemente questo settore, creando anche storture e soprattutto opportunità per truffe colossali, perché dove c'è contributo c'è truffa. A titolo di esempio, quando veniva dato il contributo per le superfici coltivate a grano duro, in Sardegna questi erano stati richiesti per una superficie superiore alla Sardegna tutta. E all'estero non erano da meno, basta ricordare la famosa truffa dei maiali in Irlanda che caricati su un camion continuavano ad attraversare le frontiere tra Eire e Ulster, prendendo contributi ad ogni passaggio, o lo scandalo dei contributi sulla  soia, per non parlare delle porcate fatte da noi sulle quote latte, in cui si sono distinti gli allevatori padani, ovviamente sostenuti da partiti pronti a cavalcare l'illegalità e il furto pur di avere un pugno di voti in più. Insomma la grande lotta degli agricoltori è: dateci contributi, toglieteci tasse e bloccate le importazioni, dimenticando che l'Italia e ovviamente l'Europa non produce neanche la metà di quello che consuma e che per forza deve importare derrate da qualche parte. 

Questo punto poi, viene enfatizzato con l'aspetto che ogni paese dichiara la sua produzione come la migliore e più qualitativamente valida su tutte le altre, cosa che già si contraddice da sola. Da noi il made in Italy, è ovviamente il top, ma se traversi la frontiera e vai in Francia il meglio è il made in France. Allora qual è il migliore? Se il prodotto italiano è il migliore, come fa ad esserlo anche il francese o il belga o lo spagnolo? Naturalmente questo piace molto al popolo identitario e beota e le stesse multinazionali condannate per i motivi sbagliati, ne fanno bandiera (sbagliata) ma in questo caso approvatissima dalla folla che osanna il grano italiano, meglio se antico, altra bufala terrificante, ma che ha molta presa sul popolo. Sulla messa a riposo del 4% delle terre, bisogna dire che questa era una correttissima pratica agronomica valida da sempre, che proprio dagli amanti del green vero dovrebbe essere gradita, il fatto che ovviamente ha un piccolo costo, e questi che contestano vorrebbero girarlo a noi, chiedendo ulteriori contributi. (La pratica era già in vigore da decenni e si chiamava set aside, ma tanto per cambiare era coperta da contributo e quindi accettatissima, ma adesso senza contributo non va più bene neanche agonomicamente). 

L'agricoltura in Europa ha dei problemi? Certo. Ma quali sono. Non quelli propugnati  dai trattori o da quelli che pensano di sostenerli tra il popolo, con la sindrome del ragioniere di banca che brama solo di stare in campagna a coltivare l'orticelllo familiare e si coccola un pomodoro, che se facesse i conti gli costerebbe 50 € al chilo e che pensa che quella sia agricoltura vera. Quello è hobby da cagamaretti con la bocca a cul di gallina che dirime sulla differenza organolettica tra grani duri che va lasciata ai ricchissimi che ne fanno un punto distintivo (ed è giusto che ci sia chi commercialmente ne approfitti), lasciando a questa gente (e approfittandone commercialmente) la fuffa, quando non truffa del biologico, vero nemico del green vero e che se espanso raddoppierebbe (vista la logica minore produttività) la necessità di terreni agricoli da consumare. L'agricoltura vera, quella deve pensare solo a sfamare 8 mld di persone, perché è cosa giusta e necessaria, è solo quella molto intensiva, (sì anche gli allevamenti), molto di più di quella attuale, molto avanzata tecnologicamente, tesa con mezzi moderni a meglio utilizzare inderogabili antiparassitari, concimi "artificiali", consumi di acqua e soprattutto ricerca in miglioramento genetico delle piante (certo soprattutto OGM). Perché magari non lo sapete, ma nessuna pianta o animale attualmente utilizzato dall'uomo in agricoltura esisterebbe se l'uomo stesso in 10.000 anni non lo avesse modificato piegandolo alle sue necessità (per produttività, qualità, resistenze,ecc.) e alcune non resisterebbe neppure per una generazione senza l'intervento umano. Fatevene una ragione. Eppure ho letto un fondo sul giornale di un noto scrittore che magnificava i tempi bucolici della agricoltura del bue, dichiarando che l'agricoltura è finita proprio quando sono arrivati quei trattori che oggi sfilano per le strade. E' proprio vero che tutti hanno diritto di parlare.

Quindi i trattori ed i forconi, hanno nella maggior parte delle loro richieste torto marcio ed è sbagliato per la comunità pretendere di produrre sempre meno con prezzi più elevati per avere un reddito accettabile a danno del consumatore, o perché paga direttamente o perché deve sostenere i contriburti con le sue tasse. Anche se il popolo non ci pensa e si schiera dalla parte dei poveri contadini (agricoltori rappresenta già una fascia più alta) anche se vi ricordo che ognuno di quei trattori che sfila con un povero contadino a bordo, costa attorno ai 100.000 € o più. L'agricoltura, insisto quella vera, è una attività economica e risponde ai meccanismi economici. Per dare un reddito corretto deve rispondere a criteri economici sani, non solamente basati sui contributi, droga spesso dannosa, e il male dell'agricoltura italiana è che è ancora scarsamente produttiva ad esempio con aziende troppo piccole (media di 11 ha), esattamente il contrario di quello che pensa la gente, che esalta invece le stupidaggini del vecchio con le mani callose che zappa un terreno duro e arido, di cui sopra. Così penso di essermi fatto abbastanza nemici, ma intanto io non devo né portare a casa voti, né ho niente da vendere, quindi posso anche accettare una buona dose di shit storm che tra l'altro è buona pratica se effettuata proprio da quei trattori con annesso carro spargiletame. Scopro di essermi dilungato troppo e quindi l'attenzione dei miei lettori sarà scemata a zero già dopo il primo capoverso, ma pazienza. Pensate che per spiegare dettagliatamente ogni mia affermazione ci vorrebbero almeno dieci post come questo. Quindi direi che per oggi basta così.

venerdì 9 febbraio 2024

Malattie

da TCI

 

Il bello della mente umana percorre strade tortuose, perverse e contadditorie. E' difficile speiegare come mai un anziano, come si dice nell'alessandrino "pén d'mà què", lascio a voi la traduzione, invece di preoccuparsene, rimunginando davanti al televisore, al massimo lamentandosene con i conoscenti o peggio su fb, ormai il rifugium pecatorum dei vecchi assieme ai commenti malevoli su San Remo, sperperi il poco tempo che ancora gli rimane, nella ricerca compulsiva di contatti per organizzare, non già il suo prossimo pellegrinaggio, quello con già i biglietti in tasca, che magari potrebbe essere il suo canto del cigno, ma i suoi futuri spostamenti, fissandone addirittura date ed itinerari, più altri ancora, appena più distanti, tirandoli fuori dal suo carnet dei sogni. Ma pensa a dove andranno a mettere le tue ossa piuttosto! Invece eccolo lì che, mentre controlla gli orari dei voli per l'Oriente, scrive ad un tizio del Caucaso, per modificare un percorso, si lamenta perché non si riesce a transitare in Abkazia o in Ossezia e non parliamo di Nagorno Karabagh, che ancora lì si stanno sparando. E poi se c'è la nave fluvialeda Bariloche tra Cile e Argentina e quanto ci mette e si si può aggiungere un paio di giorni in Paraguay, che i guai son sempre all'erta. E meno male che ci sono contatti interssanti per il triangolo del Vodoo e poi per il Ciad. Ma t'nai meja d'vergogna

Evidentemente no e non credo sia solamente la smania di cercare di aggiungere qualche ulteriore bandierina, perché la prossima scorribanda himalayana, non ne aggiunge punto, è solamente uno sfogo folkloristico per appagare fame di immagini di colori, di altre suggestive esplosioni emozionali. Oppure qualcuno mi suggerirà appunto che è il modo, ingenuo e velleitario per allontanare il pensiero di quello striscione del traguardo finale che si avvicina ogni giorno di più. Per esorcizzare l'arrivo dell'ultimo giorno, della signora in nero con la quale non puoi neanche proporre l'ultima partita a scacchi, che non hai più la mano e perderesti anche se fosse un ragazzino alle prime armi. Chissà, però è così eccitante sognare, preparare, tracciare linee sulla carta; adesso su Google map per la verità, anzi è ancora meglio, perché con Google hearth, viaggi due, tre o più volte e in questo caso non hai neache le grane della vita reale, i ritardi, i costi, le informazioni sbagliate, i giorni di chiusura proprio in quell'unico momento in cui sei lì. Puoi emozionarti solo pensandoci come quando ragazzino avevi occhi solo per le bellissime fanciulle che ti scorrevano intorno, con le gonne svolazzanti mentre la primavera fioriva. E di certo vedere le cose più belle ed interessanti di quanto non lo siano poi nella cruda realtà. Perché poi, non mi ricordo anche se mi sembra che fosse bello. 

La vita nell'immaginazione è sempre più appagante e priva di difficoltà. Solo lì puoi essere davvero solamente un viaggiatore o come dicevano nel medioevo, quando se la dovevano fare tutta a piedi, un camminante. O un mercante che girava per il mondo, su cavalli o cammelli o peggio su navi approssimative, si diceva al felice arrivo di..., cercando di spingersi sempre un poco più in là, per trovare occasioni, opportunità e intanto sapeva stupirsi di tutto il nuovo che incontrava, lo iscriveva nella sua mente, lo paragonava, ne faceva tesoro, più di quanto gli importasse la conta dei dobloni e dei lapislazuli che appesantivano le sue tasche. Forse, ma non è detto, che bisogna sempre tenere un piede nella realtà e il mercante è azzardato ma non stupido, ci avrebbe anche rinunciato, pur di avre una nuova avventura, un inaspettato incontro, una rivelazione di un luogo mai visto. Progettava itinerari, Marco Polo diciassettenne, prima di partire per il Catai o correva solo dietro alle belle veneziane, che allora si diceva fossero particolarmente disinibite ed è partito solamente èer un caso, una di quegli incroci del destino che il Fato ti getta tra i piedi e qualcuno raccoglie ed altri invece no. O sognava invece di accostarsi a femmine lontane con gli occhi simili a fessure, che si infilavano nelle yurte guardando se lui le avesse seguite, con promesse di esotici incontri, di sconosciuti intrecci?

Questo anno cade il settecentenario della morte del grande veneziano, viaggiatore, letterato, avventuriero, etnografo, a soprattutto mercante e fine conoscitore di popoli e di terre lontane. E' uno dei personaggi che più ho ammirato e certamente invidiato della nostra storia. Uno che può dire di non aver vissuto invano, riuscendo anche a lasciare un gran ricordo di sé, altra universale aspirazione a cui la maggioranza delle genti sa di dover rinunciare. Quando ero bambino, il regalo che maggiormente avevo apprezzato era un grande atlante scolastico che conservo tutt'ora. Rimanevo ore a guardarne le pagine compitando nomi incogniti che sapevano suscitare immagini esotiche e immaginifiche. Kamchatka, Pamir, Vilcabamba, Moorea, Lusaka, Sakalin, lago Ciad e davanti agli occhi mi si formavano fondali alieni, inesistento forse, ma molto stimolanti che accoppiavo poi all'album di figurine, Le Razze Umane, oggi di certo dizione sgradita, l'unico che sono riuscito a completare. E poi passavo allo Scientifico Novissimo Melzi dove in mezzo alla carta dell'Africa, c'erano ancora spazi completamente bianchi, incogniti! Sarà una malattia genetica? E se no, cosa l'ha provocata? Di certo non è una cosa che passa, neanche con cure forti o tramite l'aiuto psichiatrico. Scusate ma vedo che mi è appena arrivata una mail da Tbilisi. Lasciatemi andare a vedere, se si è trovata soluzione ad un mio dubbio e si è aperta una finestra temporale percorribile, poi, però bisognerà dare anche un'occhiata al portafoglio e definire dove fare lo stop tra Delhi e Vrindavan.


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