Vicino a Bristol - Galles - luglio 2004 |
Il pub |
Sembra incredibile, ma a volte ci sono luoghi che lascano dentro di te un segno indelebile, un ricordo di sottile piacere, di languida soddisfazione, eppure, per quanto ti sforzi a distanza di qualche anno, non te ne ricordi neppure il nome. E' il caso ad esempio di un piccolo paese molto vicino a Bristol, nel Galles del sud. Eravamo lì dopo una serrata trattativa che aveva portato alla conclusione di un bel contratto con una azienda piuttosto importante della zona. Si era in quella deliziosa fase di luna di miele, nella quale dopo aver apposto tutte le necessarie firme, ognuna delle controparti è estremamente soddisfatta, il cliente per aver acquistato un prodotto indispensabile ad un suo progetto che sta elaborando da tempo e che di certo contribuirà allo sviluppo della sua azienda e il venditore goduto per aver portato a casa quello che comunque ritiene un lucroso affare e giorni di lavoro che in patria le sue maestranze aspettano con ansia. Tutti contenti insomma e quindi vogliosi di festeggiare insieme il comune successo raggiunto, Le grane, come sempre verranno dopo nella fase realizzativa, ma questa è un'altra storia. Intanto i nostri anfitrioni ci avevano trovato un delizioso alberghetto proprio in quell'antico paesello da cartolina tra le ondulate colline verdi della campagna gallese. Qualche centinaio di case solide in un piacevole stile ottocentesco, un fiumiciattolo che con una serie di morbide curve attraversa l'abitato con le sponde unite da piccoli ponti dalle ringhiere coperte di fiori. Certo, nei luoghi dove il tempo è prevalentemente grigio e piovoso, la gente ama circondarsi di fiori, forse perché adornare quello che ti circonda di colore e bellezza, riscalda la vita e te la fa affrontare con maggiore spirito. E poi una deliziosa chiesetta tardo medioevale in pietra chiara con piccole croci sui colmi e lunghe vetrate gotiche che forse ne coloravano l'interno.
Lapidi antiche |
Tutto in torno un minuscolo cimiterino con antiche lapidi sparse a punteggiare un prato verde smeraldo che brillava dopo la pioggia recente. Le pietre grigie più vecchie nell'angolo più prossimo all'abside, qualcuna un po' storta dai secoli, portavano date lontane, 1600, 1700, con nomi ormai dimenticati nel tempo. Finimmo la serata in un pub evidentemente frequentato dai nostri anfitrioni, che lì ci condussero, credo, in segno di quella cortesia convinta ed amicale che di solito nasce dopo la stesura di buoni accordi, per farci respirare la loro aria di casa, quella che era evidentemente per loro una confort zone da condividere con nuovi amici. In un pub britannico ci devi andare con gente del posto, se vuoi davvero respirare un'aria genuina, quella famigliarità casalinga che mette allegria e buonumore e che fa partecipare tutti i presenti alle discussioni ed alle risate, complici naturalmente robuste pinte di stout dalla schiuma cremosa e rigorosamente tiepida come direbbe Obelix. Al bancone un tizio con una sorta di coppola con una compagna tonda insaccata in un abitino pié de poule ed i capelli stopposi, che parevano Andy Capp e la moglie, arringavano forse in gaelico stretto, a quello che spillava in continuazione appeso alla fila di manopole colorate. Mi sembra che, per non farci mancare nulla, dovemmo trangugiare anche una bella fetta di haggis bollito, un terrificante insaccato nella vescica di pecora, scozzese per la verità, contenente cuore, fegato e polmoni macinati della suddetta, grasso di rognone e spezie varie, che sia come sia, mantiene sempre una sorta di sentore di orina, sarà perché sono prevenuto. Però l'allegria della serata, le bevute, le freccette dietro il bancone e la passeggiata all'aria fresca nel ritornare al nostro alberghetto, davano un senso di serena compiutezza; era luglio in fondo ed il clima della notte incipiente, deliziosa ed a quella latitudine il chiarore del cielo dura così a lungo da farti sembrare l'ora del ritiro sempre troppo anticipata. Così quel piccolo paese senza nome si è inciso per sempre dentro di me, inguaribile commerciante romantico.
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