giovedì 25 settembre 2025

Seta 46 - Nella Mongolia interna

Le grotte col pilastro centrale - Yungang - Cina - Giugno 2025


Arte del Gandara con influenze cinesi

Sono ancora scosso dall'imponenza delle grotte buddiste che abbiamo appena avuto il privilegio di vedere. Uno spettacolo maestoso che impone però anche una serie di riflessioni non trascurabili e che vorrei proporre alla vostra attenzione e su cui mi piacerebbe conoscere le vostre idee. Qual è infatti il rischio che si corre in questi casi? A mio parere quello di "sprecare" e cercate di comprendere il termine che sto usando, una occasione di questo genere, dedicandole da un lato, troppo poco tempo per poterne assimilare tutto quanto meriterebbe, dall'altro, di metterla all'ammasso assieme alla sequela di tutte quelle altre cose, molte delle quali  parimenti importanti ed emozionanti, che verranno inevitabilmente seppellite in un bailamme di ricordi frettolosi e quindi scarsamente apprezzati, mentre nel frattempo altri se ne affastellano davanti a te in attesa di essere visti, ancora velocemente consumati e riposti altrettanto in fretta nel famoso cassetto dei ricordi, che l'età contribuirà spietatamente a mantenere appena socchiuso per il breve tempo che ti rimane. E' evidente che un posto come questo, come i tanti altri che abbiamo passato in rassegna durante questo viaggio, avrebbe dovuto essere oggetto di un'unica visita di almeno un giorno completo, affrontata prevalentemente di prima mattina, con il minor numero di visitatori possibile, ma questo è un altro problema e delibata con calma lungo la giornata, dedicando agli ambienti principali del tempo per godersi adeguatamente le singole figure, dopo aver letto in precedenza, qualche cosa che ne raccontasse la storia, l'importanza artistica e che te ne facesse apprezzare i particolari con i riferimenti alle culture precedenti e alle influenze che si possono leggere nella sfilata di soggetti, di ambienti e del sito nel suo complesso. 

Il grande Buddha benedicente

Sito che andrebbe poi meditato alla sera prima di andarsene, dando ancora qualche ultima occhiata, mentre gli ultimi visitatori se ne vanno. E poi, cosa di grande importanza, secondo me, tutte queste emozioni andrebbero decantate nella settimana successiva, andando a leggere ancora qualche cosa al riguardo, cercando spiegazioni specifiche ed esaustive, racconti ed emozioni di altri visitatori che come te siano rimasti emozionati, che colmassero le curiosità che inevitabilmente vengono a sorgere anche quando vai a vedere per la prima volta il Colosseo o cose simili. Insomma bisognerebbe goderseli davvero questi posti, con tempo a disposizione e senza la confusione inevitabile che la fretta maledetta ti creerà nella testa quando ripenserai a queste cose, facendotele confondere tra di loro. E' un sogno impossibile naturalmente, non siamo viaggiatori del Gran Tour che si fermavano una settimana in ogni luogo, sostavano giorni davanti alle rovine dell'agro Romano, con un album in mano e una matita da disegno se ne avevano la capacità, vergando con amorevolezza i gruppi di pecore sparse, per non dir della pastorella. Sono altri tempi, noi corriamo, corriamo e aggiungiamo nomi e spuntiamo località su un taccuino, il tempo al massimo lo abbiamo a disposizione per un rapidissimo selfie e via che il treno sta per partire. 

Pareto con statue

Questo è un altro dei motivi per i quali continuo nella velleitaria impresa di buttar giù queste righe malinconiche a chiosa della mia impresa, cercando di fermare un po' meglio sulla carta quegli evanescenti ricordi che cerco spero non invano, di non asciar sfumare nella nebbia che il vento dell'est porta ad accumularsi nella mia vecchia testa piena di troppi ricordi, assieme alla polvere gialla dei deserti che abbiamo appena traversato, assieme all'ombra di Marco, che ci ha fatto compagnia fino ad ora. Ma ecco che intanto che sproloquio, siamo arrivati all'albergo, dove dobbiamo in fretta riprendere i nostri bagagli, che tutti se li deve trascinare la mia Tiziana mentre io con le mie braccia malandate sto a guardare, maledizione, ecco che al di là di quanto detto, alle grotte ci siamo fermati  troppo e siamo già molto in ritardo, qui si rischia di perdere l'ultimo treno che ci porterà nella Mongolia interna, questo sconosciuto territorio, dove forse sarà sconosciuto (o diciamo almeno poco conosciuto) anche il turismo. E invece ecco ci blocca il personale della reception, che si vuol profondere in ringraziamenti per la bella recensione che Gianluca ha lasciato su Trip.com, che evidentemente, se fatta da stranieri, merce poco frequenteda quesre bande, ha molto più valore. Ci regalano del tè e vogliono portarci i bagagli fino al taxi, insomma, ci sembra addirittura scortese far trapelare che abbiamo fretta, ah, questi occidentali sempre di corsa, non c'è il  tempo neppure per farsi qualche complimento commendevole. 

In attesa

Comunque facciamo capire quanto siamo loro grati per le attenzioni e saltiamo sul taxi, che la stazione è pure lontana e come vi avevo detto pure sgarrupatissima e tocca anche trascinarci i valigioni su dalle ripide scale. Stavolta lo perdiamo davvero! Eccoci finalmente nella sala delle partenze a cercar di compitare i caratteri cinesi del tabellone assieme ai viaggiatori come noi, col naso in su come se stessimo davanti alle sculture di Yungang. Accidenti, ma se leggo bene, il nostro treno ha due ore secche di ritardo! Riproviamo più volte ad inquadrare la scritta col traduttore del telefonino, prima con Google poi con Papago, l'app specifica, ma non sembrano esserci dubbi, a questo punto siamo in largo anticipo e possiamo tranquillamente rilassarci e Gianluca e Lusine, possono andare a mangiare qualche cosa, che non vogliamo vederli stramazzare al suolo dalla fame, mentre io posso tranquillamente pensare di consumare le abbondanti riserve che mi porto dietro come giro vita e zaino permanente. Certo che queste cose non succedevano quando c'era Lui! Non c'è più religione si potrebbe anche dire. Va beh, vuol dire che avremo più tempo per meditare e in Oriente questa è sempre una gran bella cosa, anche  alla luce del mio pistolotto di apertura di oggi. Poi saliamo sul nostro treno, che si vede subito essere un convoglio periferico che marcia verso una delle tante ultime Thule del mondo. 

Per le strade di Hohhot

E' quasi deserto e i pochi passeggeri si piazzano qua e là sentendosi liberi di occupare intere file di posti, tanto nessuno verrà a reclamare. Poi finalmente il treno parte a traversare un altro dei deserti sconfinati di cui non distingui neppure gli orizzonti. Sono tre ore di trantran, senza sferragliare naturalmente perché in tutta la Cina, i congiungimenti tra le rotaie sono stati saldati o pareggiati, non so bene come si dica, ma sta di fatto che non si sente il tutùn-tutùn dei nostri bei treni di una volta, ma tutto scivola via senza troppi scossoni. E ci sarà un'unica fermata in una di quelle che sembra una stazioncina di campagna senza nessuno, deserta o abbandonata dagli abitanti superstiti dopo l'ultima invasione mongola. Davanti a noi intanto, un enorme mongolo pelato che ricorda perfettamente il servitore del cattivissimo di 007 dalla Russia con amore, che lanciava il cappello con la tesa di acciaio per decapitare la gente, si agita sul sedile. Ha una camiciona nera operata molto elegante che esibisce su una canottiera a vista e pantaloni corti, e si dimena stanco e sudato allungandosi alla meglio sulla poltroncina, mentre la moglie molto più composta, ci sorride con distinzione. Alla fine dopo aver scartato un  po' di cartocci, ci offrono dei panini al vapore di cui dispongono in gran numero, che cortesemente riusciamo a rifiutare. Intanto il treno va percorrendo una terra ondulata di magri pascoli con armenti dispersi all'orizzonte. 

Una grotta

Ogni tanto compaiono dei piccoli insediamenti fatti di case basse circondate da un muracciolo di terra o di assi, che segnala la corte della proprietà, all'uso tipico mongolo. E' chiaro che stiamo cambiando paese e la Cina a cui ci eravamo ormai abituati si sta allontanando sempre di più. Lontano, ogni tanto compaiono aggregati che potrebbero essere complessi industriali o estrattivi e una centrale che sbuffa. Sarà forse una di quelle a carbone che continua il suo lavoro in attesa di momenti più favorevoli ad altri combustibili? Intanto le tre orette passano e arriviamo a Hohhot in perfetto orario, sulle due ore di ritardo con cui eravamo partiti. Anche questa è una grande città di 3 mln di abitanti e pure modernissima, ancorché nessuno l'abbia mai sentita nominare, ma qui siamo in terra completamente incognita e di turisti non ne arrivano, chi sceglie d'altronde di arrivare in Mongolia in treno? L'albergo sembra un po' più familiare del solito e subito si crea lo scompiglio visto che evidentemente gli stranieri sono merce rarissima e un nugolo di bimbi, prole propria dell'albergo, alla nostra inaspettata vista esce fuori e con  mille gridolini, vogliono aiutarci con le valigie, tentativo velleitario che viene subito arginato dalla nonna che arriva in soccorso e risolve le pratiche burocratiche. Certo che invece delle 18 sono già le 20 e ci rimane giusto il tempo per andare a mangiare un boccone, visto anche che nelle zone non turistiche come questa, i ristoranti chiudono abbastanza presto.  

Tanto per capirci quando dico folla

Ci precipitiamo quindi verso un indirizzo che avevamo trovato sul web, con allegata una serie di commenti encomiastici. Il taxista ha una certa difficoltà comunque a trovarlo e ci deposita in un vicolo piuttosto oscuro. Giriamo un po' e poi ci sembra di aver capito che la modesta locanda in via di chiusura che abbiamo trovato, sia quella che stavamo cercando. Qui c'è solo più un gruppetto di habitué locali intenti a scolarsi le ultime birre della giornata ed i tentativi per capirsi, cercando di ordinare qualche cosa, si infrangono contro una barriera linguistica sorda all'uso dei traduttori dei nostri telefonini che evidentemente non vogliono dialogare con i loro. Alla fine ordiniamo comunque degli spiedini di vacca assolutamente non speziati. Arrivano dopo un po' portando invece un piattone con degli spiedini di trippe ricoperti completamente, anzi tuffati, in polvere di peperoncino rosso assolutamente immangiabili. Mentre Gianluca briga per farsi ridare indietro i soldi, il locale si è svuotato e quello che sembra uno dei proprietari o comunque un "addetto alla sala", va nel lavandino posto su un fianco, da dove arrivano i piatti e, dopo essersi tolto la dentiera, la lava con cura schizzando in ogni dove, infine la risciacqua dopo averla immersa in una delle scodelle delle zuppe che erano state sgomberate dai tavoli dei clienti precedenti. Poi si risciacqua ben bene anche la bocca nel solito lavello, perché l'igiene orale è tutto, anche in Cina, come conviene anche Lina che è madre di una dentista e dunque conosce bene il problema. Ce ne torniamo in albergo piuttosto sconsolati, speriamo nella colazione di domani.

Grosse così!

SURVIVAL KIT

Il chorten tibetano di Hohhot

Treno da Datong a Huhehaute dong (Hohhot Est)  Z 183 - 15:15 - 18:09 - Km 230 -  2h 54 m. - 40,50 Y.

Hohhot - in cinese Huhehaute, che in lingua mongola significa la città azzurra (o verde, perché in cinese c'è un solo vocabolo per entrambi i colori), ᠬᠥᠬᠡᠬᠣᠲᠠ , che però andrebbe scritto in verticale, ma il sistema di word non mi consente di farlo, sarebbe anche una città fondata appunto dai mongoli nel 1500 da un sovrano mongolo ed è la capitale dell'attuale Mongolia  interna, sulla linea ferroviaria che congiunge la Cina alla Mongolia vera e propria. Da vedere: il tempio della pagoda Bianca (Baita), del XI secolo, il museo della Mongolia Interna, il piccolo Palazzo imperiale simile alla Città proibita di Pechino, ma in tono minore, il Tempio delle 5 pagode (buddismo indiano) sulla collina, Il tempio tibetano Da zhao, con una statua di argento di Buddha di tre metri, e traversata la strada l'altro tempio tibetano Xilitu Zhao. Poi il parco di Zhongshan a nord est del centro e all'opposto il parco del Lago Meridionale sul fiume Hu 

Pebble Motel (o Piper Cloud Hotel Hohhot - Difficile da trovare sulla mappa, 3, Daching road - dovrebbe essere all'incrocio tra Tongdaobei lu e Chezhan xi- Un 3 stelle molto familiare, personale come sempre gentilissimo. Dotazioni solide, ragionevolmente pulito. Camere normali, TV, AC, free wifi. Bagni puliti. Letti queen. Doppia sui 150 Y ma si trova scontata anche a 94 Y, con colazione cinese al locale a fianco. 


Pestando il torrone
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In coda
25 - A Xining

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