venerdì 26 luglio 2019

Central India 31 - Orchha by night


Saritha


Palazzi di campagna
Questa India di mezzo è una continua scoperta. Sono certo che se da veri viaggiatori scegliessimo di muoverci con la lentezza del camminante, ad ogni villaggio, ad ogni collina che scorgessimo in lontananza, varrebbe la pena di fermarsi, guardarsi attorno e perdersi prima tra le case di paese poi in qualche piccolo tempio, ad ascoltare la preghiera di un vecchio sacerdote, di girovagare per le strade e trovarsi continuamente di fronte a palazzotti o tracce di forti, più o meno in rovina, che trasudano il fascino di un passato che, anche se non troppo lontano, appare ammantato di storie antichissime, di divinità dalla carnagione blu azzurra, da fanciulle in veli trasparenti che ballano sulle punte dei piedi con il sottofondo dei suoni metallici delle corde del sitar pizzicate da mani delicate. E' un'atmosfera particolare non disturbata dal ronfo dei torpedoni carichi di turisti mordi e fuggi, un aria immobile dove tutto rallenta e non serve più l'orologio. Anche avvicinandosi a Orchha il sound non cambia, forse perché è ormai quasi sera e qui, sito decisamente più noto e che quindi rientra nei grandi tour, i turisti in generale non si fermano e sono già rientrati nelle città di tappa. Invece credo che il fascino di questa piccola ma straordinaria città, si esprima proprio alla sera o al mattino presto, prima dell'arrivo dei grandi bus AC, quandole strade ritornano di nuovo di proprietà degli abitanti. Allora anche i bancarellai hanno depositato le affilate armi della proposizione commerciale e sono più inclini alla chiacchiera e rinunciare al dibattito della contrattazione esasperata.

Per le vie di Orchha
La città, nelle ombre rosa della sera, appare bellissima, con le sue relativamente poche vie della parte vecchia, strette tra le guglie imponenti dei templi, le sagome dei forti e della cittadella in lontananza, le cupole impressionanti dei mausolei sul fiume, che quasi tolgono loro il respiro. I negozianti cominciano a riporre la mercanzia, qualcuno chiacchiera col vicino, forse commentando la crisi e la scarsità degli affari della giornata. Noi che passeggiamo godendoci l'ora magica in cui tutti i colori sfumano nel pastello, veniamo a malapena notati. Soltanto qualcuno fa una specie di tentativo, allungando alla vista un monile, una pietra, una statuetta. Sull'angolo estremo del mercato, un piccolo negozio di confezioni, sari colorati, salwar camiz, gonne pantalone, camicie di spesso cotone. Dietro il banco immobile una ragazzina di una bellezza folgorante, un viso dolcissimo incorniciato in un velo blu a fiori, sul quale spiccano due grandi occhi verdi e grigi, come laghi himalayani. Saritha sa di essere bella e pur mantenendo un atteggiamento di schiva modestia non nega lo sguardo all'obiettivo, con la scusa di mostrare la sua merce al probabile acquirente. Beh non si può fare a meno di comprare, tre camicie, un pantalone, una sciarpina, insomma quel che si può pur di farla contenta anche senza rinunciare ad una sana contrattazione. Quando te ne vai col tuo pacchetto in mano, nasconde il sorriso sotto il lembo del velo, dai che anche questi hanno comprato e la giornata si è chiusa in bellezza.

Cani affamati
Qualche cane bianco e giallo, mogio ci segue senza insistenza (quanti sono i randagi in India), tutti della stessa razza, almeno all'apparenza, un mescolotto di meticciato iniziale, che li ha poi ricondotti evidentemente ad un unico normotipo, di media taglia, giallo sporco, pelo corto e orecchie aguzze, ma con una caratteristica inderogabile, una fame atavica che li mostra continuamente in cerca di cibo, con le costole bene in vista e l'occhio pietoso che cerca di muovere a compassione il passante, spesso a sua volta ancor più affamato di lui. Qualcuno li scaccia di routine, cosicché non si avvicinano più di tanto timorosi forse del bastone o di qualche pietrata. Ormai è quasi scuro ed è l'ora di ritirarsi in albergo. Nel grande giardino centrale, stavolta siamo in una residenza piuttosto lussuosa, almeno per i miei standard, un gruppo di suonatori in costume intrattengono i pochi ospiti percuotendo con grande vigore le tabla, i due tamburi tradizionali, uno grande di coccio dal suono basso e cavernoso, che si percuote con la mano destra e l'altro dal suono più alto, fatto di legno e battuto con la sinistra. La combinazione, moltiplicata dal modo in cui vengono dati i colpi e il punto della pelle percossa,  produce una grande varietà di suoni, ognuno dei quali con precisi significati che fanno da sottofondo a canti o danze rituali. I due ballerini in costume, con atteggiamenti chiaramente gay, si danno un gran da fare coi cembali e le campanelline che volteggiano tra le mani, cercando di attirare l'attenzione degli ospiti di passaggio.

Al mercato
Vergognosamente li degniamo di poca attenzione e non appena giriamo l'angolo del corridoio in cerca delle nostre camere, il suono si attenua fino a spegnersi, forse nell'attesa vana che arrivi qualche altro cliente. Per la verità dopo la nottata in treno, oggi è stata una giornata abbastanza faticosa e non vedo l'ora di buttarmi sotto la doccia. La cena aspetterà. Poi quando ormai è tutto scuro e il grande giardino è segnato soltanto dalle piccole fiammelle delle lampade ad olio, la sola passeggiata per raggiungere il ristorante, che qualche cosa bisognerà pure buttar giù se si vogliono mantenere le forze per i giorni che ancora ci restano per finire il viaggio, si trasforma in un paesaggio incantato; le ombre sfuggenti dei camerieri in livrea e turbante, in figure di antichi servitori che corrono ad informare il raja che la cena è pronta e le concubine già preparate all'interno dell'harem per le gioie della notte. In verità dalle cucine escono zaffate di spezia penetrante, che riportano alla dura realtà, fatta di coriandolo e curcuma, anche se alla fine bisogna dire che il pollo al vino che ci è stato servito era assolutamente accettabile. La temperatura della notte è scesa, credo molto al di sotto di quanto sia consueto da queste parti e le poche signore presenti nel ristorante si stringono infreddolite in pesanti scialli di lana dai bei disegni boteh. Un cantare lontano di una voce che modula una qualche orazione religiosa arriva da oltre il muro. Sarà una puja che un sacerdote sta offrendo in uno dei cento templi della città, una professione di una delle mille fedi che permeano questa terra intrisa di credi diversi, di milioni di divinità in attesa della devozione dei loro fedeli.

Stoffe



SURVIVAL KIT

L'Hotel
Amar Mahal Hotel - By pass road, Tikamgarh - Orchha - Hotel molto bello, in stile, con ampi giardini interni e piscina scoperta. Forse il migliore del nostro tour. Camere molto grandi e bene arredate con letti a baldacchino e zanzariere. La doppia con colazione sui 55 Euro. Bagno bello e nuovo, doccia ristoratrice. AC, frigo ,TV, 2 bottiglie di acqua complimentary. Pulito, personale molto gentile e disponibile. Ristorante di buona qualità (consigliato pollo al vino). Cena completa sulle 700 Rp. Consigliato anche per il buon posizionamento nella zona centrale.

Al mercato



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