martedì 2 giugno 2015

India: Passeggiando per Darjeeling

Ragazze di darjeeling


Il Ghoom temple
Certo tornarsene alla base con le pive nel sacco è un po' una delusione, ma che ci vogliamo fare, questo è il nostro karma evidentemente, come continua, con funzione consolatoria a ricordarci appunto il nostro Karma, con la K maiuscola, uomo uso alle alte vette che si è piegato in questo caso ad accompagnare vecchi e bolsi turisti su e giù per le alture prehimalayane, ma che di solito conosce solo l'aria fine dei campi base del Sikkim e del Nepal. Purtroppo non della Cina, in cui anelerebbe viaggiare, ma dalla quale gli è pervicacemente negato il visto di accesso, possedendo lui cittadinanza indiana e, si sa, India e Cina sono da sempre come cane e gatto, insomma non si possono vedere, quindi per ora non se ne parla. Però è ferratissimo su tutta la storia e le questioni religiose della zona di cui racconta a lungo e con competenza. Dunque prima di tornare in albergo ad affrontare una parca colazione, si impone una visita al gompa di Ghoom, dell'ordine GelugPa, i Cappello Gialli a cui appartiene anche il Dalai Lama, piccolo tempio importante soprattutto in quanto è l'unico di tutto questo nostro viaggio che consenta le foto all'interno. In effetti da queste parti non ci stanno a monetizzare, come sarebbe facile, questo aspetto del turismo, in nome soprattutto di un rispetto assoluto verso l'autorità religiosa e la religione stessa, cosa che impone ad esempio anche, sia per il Sikkim che per il Bhutan, il divieto di scalare le vette delle montagne, consentendo escursioni soltanto alle loro basi. 

Il Buddha Maitreya
Questo concetto ha consentito quindi una sorta di preservazione di queste aree, le cui cime innevate si possono dunque ammirare soltanto da sotto, sempre che il tempo lo consenta, con buona pace degli alpinisti incarogniti, che il Kangchenjunga lo possono scalare solo dal Nepal, altrimenti rimarrebbe l'unico 8000 inviolato, così come del resto lo sono tutte le altre vette minori posizionate all'interno dei due paesi. La pace del piccolo tempio è piacevole dopo la folla della Tiger hill, così affronti più serenamente la giornata che è tutta un su e giù lungo le stradine ripidissime di Darjeeling, che risalirai fin dal primo mattino, dalla confusione consueta del mercato, dalle viuzze tra i banchi, se possibile ancora più strette, alle vie del gioiellieri e degli innumerevoli negozi  di masserizie varie, vestiti, attrezzature elettroniche mescolate ad attrezzi agricoli e paccottiglia per turisti, quasi tutta importata dal vicino Nepal. Ma qui ormai siamo alle pendici dell'Himalaya e quindi una delle attrazioni della città rimane l'Istituto della montagne annesso allo zoo cittadino, dove si possono vedere i rari animali delle zone alte come il leopardo delle nevi, il furtivo e minuscolo panda rosso, molte specie di antilopi di alta montagna e soprattutto lo sfuggente e rarissimo leopardo nebuloso. 

Leopardo nebuloso
Il museo annesso che racconta delle scalate più famose e delle imprese degli sherpa e qui si dà giustamente spazio a questi formidabili scalatori, messi sempre in seconda fila nelle nostre cronache, è in realtà piuttosto polveroso, ma colpisce sempre il confronto tra le attrezzature usate un tempo per compiere imprese allora quasi impossibili  e che ora, coi nuovi materiali, consentono, pagando e profumatamente, anche a vecchi ricconi di essere praticamente portati in braccio sul tetto del mondo, salvo a volte lasciarci la pelle perché comunque il fisico li molla comunque per la via. Poi se hai voglia di farti una sgambata c'è sempre il campo dei rifugiati tibetani, che sono arrivati nel '59, guarda caso, immigrati clandestinamente, ce ne sono quasi un milione in India attualmente, che da quasi sessanta anni sono rimasti un po' nel loro ghetto, senza riuscire ad integrarsi realmente con la realtà indiana. Campano quindi della loro diversità, con lavori di artigianato e con il business revanscista che la loro condizione consente, ben tollerato dal governo a cui ogni cosa anticinese fa gioco. Ma il richiamo vero di Darjeeling è la coltivazione del thè, i cui cespi arrotondati da cui la vicina primavera fa spuntare le prime tenerissime foglioline di un verde più pallido e giovane, ricoprono in lungo ed in largo tutti ripidi fianchi delle colline attorno alla città. 

Cernita delle foglioline di thè
E' quindi tutto un susseguirsi di fattorie dove un esercito di donne, coi grandi cestoni o i sacchi di stoffa colorata portati di traverso alla schiena, è sparso in mezzo alla coltura, come tante formichine operose che strappano veloci, a due mani, le foglie apicali, per raggiungere la quantità minima giornaliera, i dieci chili canonici, che consente loro di essere richiamate al lavoro anche il giorno successivo. Nel capannone poi, c'è la selezione, con i lunghi banchi per la fermentazione e quindi la preparazione dei grandi contenitori, nelle diverse qualità per inviare quello che si autodichiara il migliore thè del mondo, ai centri di confezionamento. Rimane in fondo soltanto la polvere della raccolta, derivata dalle foglioline più secche e spazzate, lo scarto insomma. Niente paura anche questo viene raccolto con cura, servirà al confezionamento del thè in bustina, quello che la comodità occidentale ha scelto di usare prevalentemente, riuscendo ad elevare il peggio al meglio. E' una sorta di contrappasso inconsapevole, in cui il ricco lascia la qualità migliore al poveraccio perché non ha voglia di utilizzarla. 

Degustazione di thè al Golden Tips
Invece una delle esperienze più interessanti da fare in città è proprio una seduta di degustazione di thè da eseguirsi in uno dei negozi più forniti e preparati a questo tipo di cerimoniale gastrofighetto, proprio dell'occidente, così gradito ai nostri sedicenti raffinatissimi gourmet, che poi nella vita reale correranno a comprare le solite bustine di carta Lipton o Twinings. In una deliziosa sala dalle larghe poltroncine di vimini, in una atmosfera molto coloniale, ci vengono serviti, con le dovute spiegazioni e distinguo, cinque thè neri di differenti caratteristiche e qualità e due thè bianchi, il vero champagne di questo infuso. Noto solo in Cina come il thè dell'imperatore fin dal periodo Sung, questo thè viene raccolto solo due volte all'anno e per soli due giorni, quando le prime foglioline apicali più piccole stanno germogliando e non sono ancora dischiuse. Il prodotto delicatissimo, alla cui raccolta si deve rinunciare in caso di tempo avverso, non viene sottoposto ad alcun trattamento di fermentazione e per questo mantiene un aroma delicatissimo e particolare, oltre naturalmente a straordinarie peculiarità antiossidanti su cui si può ricamare a lungo. La verità è che questo costosissimo prodotto (si arriva fino alle 3000 Rupie all'etto) ha sfumature davvero tenui e particolari, che lo possono fare apprezzare dai grandi intenditori in cerca di sensazioni eleganti e rare.

Un negozio tra antico e moderno
Anche tra le tipologie del prodotto fermentato, di cui ci vengono proposte differenti opzioni, da quella più marcata e tannica, alle altre con sapori meno decisi e del tutto particolari, con sfumature di affumicato, la scelta non è facile per noi caffettari. Che volete in ogni cosa ci vuole esperienza, anche se, quando ti dicono che una cosa è buonissima, finisce che ci credi. Rimane una sensazione di piacere diffuso, di possibilità di sperimentare le possibilità che il mondo offre a chi non ha la necessità bruta di alimentarsi, ma che si può consentire il lusso di scegliere. Una opzione non da poco, che tuttavia non deve far confondere l'agricoltura vera che sfama il mondo, con la ricerca dei piaceri consentiti ad una fascia ristretta, naturalmente utile a far marciare l'economia, ma che rimane cosa filosoficamente diversa. Così con l'animo rappacificato e lo stomaco riscaldato dalla degustazione, potrai ripiegare dapprima sull'acquisto di prodotti più consoni al tuo portafoglio ed infine sederti, prima che la luce cali definitivamente su una giornata faticosa, sulle panchine del tempio di Mahakala, sulla cima del colle più alto che domina la città, soffocato di bandiere di preghiera colorate, tra suoni di campane, circondato da cento tempietti ed edicole dedicate alle più varie deità, tra buddhismo, induismo e sette varie, con la solita libertà ed il sincretismo che questa religione consente.

Le bandiere del Mahakala temple

SURVIVAL KIT

Ghoom gompa - Piccolo tempio a 8 km da Darjeeling sulla via per la Tiger hill, vicino alla stazione d'arrivo del Toy train. Ricordatevi che questo è l'unico tempio buddhista di tutta l'area in cui è consentito di fotografare (pagando un ticket di 100 R) all'interno, quindi sfogatevi pure. Di prima mattina, quando sarete di ritorno dall'alba su Kangchenjunga, c'è poca gente. Contiene una grande statua del Buddha Maitreya di quasi 5 metri, molto bella. Monaci simpatici e sorridenti.

L'altare di Kali la nera al Mahakala temple
Padmaja Naidu Himalayan Zoological Park - Contiene tutta la serie di animali dell'area himalayana, dagli yak, alle tigri, al panda rosso ed a differenti specie di leopardi, tra cui il raro leopardo nebuloso (Neofelis nebulosa) dalle grandi macchie, quasi scomparso. Non mancano grandi voliere con uccelli con il famoso bucero, non facile da vedere nei parchi.

Himalayan Mountaineering Institute -  Museo della montagna inserito all'interno dello zoo. Molto polveroso, magnifica soprattutto i grandi risultati ottenuti dagli sherpa nelle spedizioni più importanti del secolo scorso, inclusa la conquista dell'Everest da parte di Tenzing di cui il giardino ospita una statua. Molte fotografie delle diverse imprese e una esposizione dei materiali storici usati.

Mahakala temple - Sulla cima della collina proprio dietro la piazza principale sulla sommità. Molto suggestivo per la quantità di bandiere di preghiera che i fedeli continuano a portare ed a stendere nel giardino del tempio stesso. Dedicato a molte divinità diverse, ospita anche una piccola grotta con un lingam di Shiva, una costruzione dedicata a Sai Baba e diversi altri centri di devozione. Bella vista sulla città e luogo suggestivo.

Venditrice al mercato
Chowrasta - E' il mercato di Darjeeling, affollatissimo e molto particolare come sempre. Possibilità di acquisto di spezie. Ricordatevi che qui, benché i prezzi siano maggiori delle altre città indiane, sono sempre molto più bassi che in Sikkim o peggio in Bhutan. 

Tea Gardens - Tutta la città e le alture circostanti sono ricoperte da piantagioni ed è possibile visitare una di queste per capire la lavorazione del prodotto e soprattutto godere del panorama. In generale la visita è gratuita o sottoposta ad un piccolo biglietto di ingresso che dà diritto ad una degustazione di thè, ma non contateci troppo. In città ci sono comunque decine di negozi che offrono tutte le varietà e qualità possibili a partire da un minimo di 40 R a oltre 3000R/hg, inoltre è da sottolineare che la quantità venduta ogni anno nel mondo col marchio Darjeeling è quasi il doppio di quella effettivamente prodotta qui. In questa area vengono prodotte 40.000 Ton di thè all'anno e comunque il prodotto di queste montagne è uno dei più pregiati al mondo. Naturalmente anche qui è partito il trip del prodotto biologico (in inglese organic) con tutte le consuete ridicole manfrine, ma se siete dei credenti di questa religione avrete di che sfogarvi anche qui.

Golden Tips - Negozio specializzato in thè, sulla piazza alta di Darjeeling che offre l'opportunità di avere una degustazione gratuita di una mezza dozzina tra i thè più pregiati, con tutte le spiegazioni. L'atmosfera è molto interessante e l'esperienza gradevole. Poi vi sentirete naturalmente in obbligo di acquistare qualche cosa, ma potrete cavarvela anche un un pacchetto di un etto di thé da 100 o 200 R. Da provare e date un'occhiata al sito che è molto interessante.
Filatura per i tappeti al campo tibetano
Campo profughi tibetano - Interessante visita ad un centro sorto sull'emergenza del '59 dopo l'annessione cinese del Tibet e ormai diventato uno stanziamento fisso, in cui vivono i tibetani di Darjeeling. Laboratori di produzione di tappeti e tessuti e altri prodotti artigianali con annessi negozietti di souvenir. Interessante museo con le foto d'epoca dell'esodo. L'ingresso è gratuito.

KFC di Darjeeling - All'interno dellOld Bellevue hotel, questa nota catena americana è presente qui dal 2014 e offre la consueta gamma di prodotti che ruotano attorno al pollo fritto. Un po' indianizzato per quanto riguarda le spezie, anche se molti piatti sono in lista ma non sono presenti, offre a prezzi moderati una possibilità di fuga dai sapori della cucina indiana per chi proprio non la sopporta.

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:



Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!