mercoledì 30 aprile 2025

M04 - In volo finalmente

 

E così anche questa volta siamo partiti, attratti questa volta dal vento caldo dei deserti africani, dolce malia alla quale è impossibile resistere e che a me racconta anche di ricordi dolci e preziosi, di un tempo di gioventù ormai ahimè passato e non recuperabile e quindi ancora più vagheggiato. Un alito caldo ed avvolgente mescolato a sentori di spezia ed accompagnato da un ritmo di tamburi lontani, scandito dall'arpeggiare di uno di quegli strumenti a coda singola, tesa su un arco con una rande zucca alla base, che faccia da cassa di risonanza, una Kora o uno dei tanti conosciuti con nomi diversi a seconda del paese da cui arriva il suono. Come resistervi. L'autostrada sebbene sia ancora buio è tutta una coda lunghissima di gente cha va a Milano. Chì se laùra, balle mica, bisogna produrre mica come quei pensionati perditempo che pensano solo ad andare in vacanza. Ohibò, ma guardate che così si fa muovere il PIL e alla fine questo è quello che serve, dunque lasciateci lavorare. Così preso il solito posto alla Mariuccia, che da quando ho cominciato a servirmi lì, ha quasi quintuplicato i prezzi della sosta, tra un po' converrà arrivare direttamente ai parcheggi aeroportuali davanti a Malpensa. Pensate che all'inizio faceva 15 Euro più 1 al giorno di sosta e adesso siamo a 70 +... Comunque andiamo a prenderci il comodo aereo delle 10:30, ora ideale per chi parte dalla nebbiosa (ma quando mai) Alessandria e traversate le squadrate risaie vercellesi che in questa stagione sono solamente aride piane steppose dove il riso è stato mietuto e i cui argini sono popolati da radi aironi bianche e candide egrette, anche se credo che la maggioranza di questa fauna, sia ormai partita esattamente per i lidi verso i quali mi sto rivolgendo.

Le rane, quelle ormai non ci sono più da tempo, sterminate dai diserbanti, più che dai piatti di risotto delle trattorie circostanti, per la verità, credo, ormai sparite anch'esse, sorpassate dai tempi e forse anche dall'avvento dell'AI, che prevede solo più nutrimento virtuale per i robot. Intanto noi cominciamo con una bella sgambata visto che il pulmino di cortesia ci molla, causa lavori, all'ingresso 15 e la nostra compagnia fa check-in al 2, ma pazienza, così ci si sveglia meglio. Così noi saliamo tranquilli sul nostro aeromobile che ad onta della cattiva fama della compagnia salpa in perfetto orario, dopo aver caricato ogni tipo di masserizia dei passeggeri che ritornano nel Magreb dalle loro famiglie. Forse sapendo questo, Tunisair è l'unica compagnia che invece di darti un prezzo e poi aggiungere di volta in volta costi accessori, goccia a goccia per non far traboccare il vaso della pazienza, aumentando il costo finale se solo porti una borsa a mano, poi un bagaglio in stiva e poi e poi... Questi invece ti danno subito un prezzo comprensivo di ben due bagagli da 23 km in stiva a testa, forse proprio perché ben conoscono i loro polli. La signorina al bancone non crede ai suoi occhi quando sporgiamo un solo trolley in due e dice: bravi, ha fossero tutti così! Comunque l'aereo è abbastanza comodo, con molti posti vuoti e un buono spazio per le ginocchia, ci danno pure un vassoio pasto decente, cosa rara, forse ci risparmieremo la maledizione di Tutankamon, che è la normale conseguenza dei pasti aerei, della classe bestiame, scongelati e ricongelati chissà quante volte.

Anche l'aereo sembra nuovo di pacca in barba alle critiche e il paio di orette necessarie a sorvolare lo stivale e fare il salto al contrario sul mare Nostrum, passano in un attimo (in un paio di orette, come logico) e Tunisi ci accoglie soleggiata e tranquilla, con il sapore di Africa ancora mescolato agli aromi mediterranei, che in fondo il Magreb, non è Africa vera, ma solo quella via di mezzo che ha sempre fatto da ponte tra quella così lontana e sconosciuta da essere etichettata solamente con quel Hic sunt leones che favoleggiavano i latini. Dall'ultima volta che sono stato a Tunisi sono passati quasi cinquanta anni e l'aeroporto è sicuramente nuovo, visto la strada che bisogna percorrere a piedi per raggiungere gli imbarchi per il sud. Questa è una parte poco frequentata da passeggeri europei e siamo subito circondati dalla folla colorata più propriamente africana, fornita abbondantemente di bambini che giocano nei saloni, al seguito. Timorosi di ritardi avevamo scelto questa combinazione che prevedeva una sosta di ben 5 ore, cosa che in genere ti garantisce una certa sicurezza nel trasbordo in tempo del bagaglio, che se non arriva, è sempre una bella menata specialmente per i viaggi itineranti quali sono di solito i miei. Aspetta aspetta, guardando le scenette di vita che ci circondano, ma come si sa, in questi casi il tempo non passa mai, figuratevi un po' quando messi sul chi va là, da un movimento di sconforto generale che non solo serpeggia nella sala, ma che produce poi un uscita nervosa e vociante della maggior parte dei passeggeri in attesa, che avevano cominciato a popolare la zona gate del nostro aereo, comprendiamo l'annuncio che il nostro volo verrà ritardato di un tempo indeterminato di almeno due o tre ore e che alla fine si riveleranno quattro. 

Insomma Tunisair non si smentisce e anzi in questo caso mantiene le aspettative, così mentre fuori scende la notte aspettiamo con calma e invece di arrivare tranquilli verso le 10, ci dobbiamo rassegnare ad arrivare verso le 3 di notte, speriamo che Ahmed rimanga ad aspettarci. In questi casi il tempo si ferma e l'ora attesa non arriva mai. Intorno è pieno di donne nerissime appartenenti a varie etnie del sud, alte, dai vestiti colorati, bellissime, tutte con diversi gradi di velature a segnalare che ormai siamo in terra musulmana. Si parte da un foularino tenuto di traverso quasi con fastidio, che lascia spazio alla fuoriuscita quasi distratta di riccioli birichini, che non vogliono proprio stare al loro posto, fino a diversi tipi di Hijab bianchi o colorati, stretti intorno alla gola che incorniciano visi paffuti dagli occhi penetranti, per finire con Niqab decisamente più castigati, anche completamente neri, che mostrano solo il taglio esotico degli occhi comunque bistrati a dovere. Davanti a noi, un gruppetto formata una nonna con figlia e due nipotine, una nata da poco che dorme e l'altra di un paio di anni ormai attaccata simbioticamente ad un telefonino su cui scorrono cartoni arabi, che garantiscono pace e tranquillità a tutta la famiglia. Ci attaccano bottone per sapere dove andiamo e cercano in tutti i modi di offrirci biscotti e succhi di frutta, la sensazione di comunità che comincia e si divide quello che si ha, è sempre più forte man mano che vai a sud. Poco più in là una berbera dalla pelle chiara ha ancora il viso tatuato su mento e fronte, rannicchiata e silenziosa con le ginocchia rannicchiate sotto di sé. Passano altri uomini completamente avvolti da amplissimi manti blu. Intanto arriva la notizia che le ore di ritardo saranno di certo quattro, almeno si spera. 

La gente non sbuffa neanche, sembra rassegnata. Intanto sul telefonino, mi giunge anche una notifica della mia assicurazione che in conseguenza del ritardo del mio volo ho diritto ad andare ad aspettare nella cosiddetta sala Vip, certamente più comoda ed accogliente. Però, eh, quando si paga... La signorina all'ingresso, fa un po' di resistenza, ma poi. dopo che ho mostrata la notifica, prodigi della comunicazione e del mondo moderno, ci dà l'accesso. Certo che qui quantomeno ci sono belle poltrone in cui sprofondare e sonnecchiare, solo che potendo, ovviamente non ci si riesce. io perlomeno, Mi consolo con le ampie possibilità di ristoro che vengono fornite ai possessori di biglietti business, pasticceria varia e ogni ben di dio, bevande comprese. Finalmente torniamo alla nostra sala 5 visto che dovrebbe essere quasi ora, ma non ci sono molti movimenti, la maggior parte dei voli sono verso la Libia o l'Arabia Saudita e il 90% sono in ritardo. Tutti procedono con grande calma e quando le code per l'imbarco sono finite. rimane ancora un gran numero di passeggeri seduti che aspettano addirittura l'ultima chiamata, con molta, molta calma, ma tanto si sa che alla fine, caricano tutti. Questo è il ritmo dell'Africa. bisogna cominciare ad adattarcisi e allora anche noi entriamo nel mood come si dice. Noi dovremmo partire dal gate 51, ma lì c'è sempre un Bengasi in attesa e non ci sono più Europei di sorta in giro, per fortuna vado a controllare e scopro che ci hanno spostato l'imbarco al 48 nella sala vicina. Così dopo esserci massacrati ad aspettare per 9 ore, eccoci arrivare di corsa e tutti trafelati come se fossimo noi ad essere in ritardo. Naturalmente anche se mancano pochi minuti all'imbarco risultiamo i primi della fila e finalmente siamo a bordo del nostro aereo mezzo vuoto che in cinque altre orette ci porterà fino alla nostra meta. Per tacitarci ci portano nuovamente da mangiare, ma sì, in fondo, a parte i ritardi questa Tunisair non è poi così malvagia.


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martedì 29 aprile 2025

M03 - Quando e come andare

Per le vie di Nouakchott - Mauritania - febbraio 2025
 

Per pianificare un viaggio in Mauritania, bisogna prima di tutto scegliere il periodo giusto e questo è sicuramente legato al clima ed alle temperature torride che regnano nel paese per molti mesi all'anno. Non dico che sia impossibile andare tra maggio e settembre, certamente bisogna vere un buon margine di resistenza e le difficoltà comunque aumentano, visto che parte del viaggio, consiste anche nel percorrere lunghe piste nel cuore di un deserto impegnativo. Comunque anche se il caldo sarà sempre una discriminante di grande importanza, considerate che nel paese si può dividere grossolanamente in tre zone. La fascia marina che, data la vicinanza dell'oceano Atlantico è anche la più temperata, rinfrescata in parte dal flusso costante degli alisei, mentre quella a ridosso del fiume Senegal, che segna il confine dall'omonimo stato del sud è calda, ma anche umida in quanto è l'unica parte del paese soggetta a piogge, quando ci sono. Infine abbiamo la zona desertica che occupa la maggior parte del paese verso nord, dove si raggiungono le massime temperature, anche se lo sbalzo termico durante la notte può essere importante e dove le precipitazioni possono essere quasi nulle anche per anni. Marzo e aprile, pur non essendo caldissime, rimangono un periodo inadatto al viaggio in quanto sono molto frequenti le tempeste di sabbia, che rendono difficile spingersi nel deserto e possono durare anche diversi giorni di seguito. In questo caso si è come avviluppati in una nebbia giallastra che impedisce ogni visibilità e costringe a stare continuamente con lo cheche, la lunga striscia di leggerissima stoffa trasparente che si tiene avvolta attorno al capo o meglio a rimanere al riparo. 

La stagione "piovosa" dura al sud da luglio a settembre e si caratterizza con rovesci impetuosi che possono gonfiare pericolosamente i wadi secchi durante il resto dell'anno, ma forniscono un aiuto fondamentale alla zona agricola che dipende esclusivamente dall'entità di queste precipitazioni. In questo caso anche le dune ed il territorio del sahel, per un breve periodo si ricopre di un leggerissimo strato di vegetazione erbosa percorsi da torrenti occasionali di acque fangose e violente. Quindi a conclusione possiamo dire che i mesi tra novembre e febbraio sono i migliori per visitare il paese, anche se di giorno può fare comunque caldo, mentre a fine dicembre e gennaio, durante la notte, nel deserto si possono raggiungere gli 0°C, cosa da considerare se si programma qualche notte in tenda o peggio à la belle étoile. Noi abbiamo scelto di partire negli ultimi giorni di gennaio, che è poi considerato uno dei momenti migliori per vistare tutto il paese. Dunque programmato il periodo, ho deciso seguendo anche il consiglio dell'amico Ahmed di considerare un dozzina di giorni di permanenza, che secondo i miei consueti standard sono pochini certamente, per avere una visione approfondita, ma considerati i punti di interesse segnalati come fondamentali, possono anche essere sufficienti per conoscere, certo solo superficialmente, l'essenza del paese. Insomma una toccata e fuga che consenta per lo meno di auscultarne i sapori, gli aromi, la carezza dei venti del deserto e la sua silenziosa presenza. 

A questo punto vorrei aggiungere due parole riguardo ai popoli ed alle etnie che abitano il paese, che come avrete capito dal piccolo escursus storico che vi ho già fornito in precedenza, sono molte e diverse tra loro, cosa che è stata sempre la causa principale dei diversi contrasti sempre presenti anche tutt'oggi. Infatti abbiamo nel paese un buon 30% di etnie di provenienza araba, qui giunte durante l'assalto all'impero Soninke, mentre sono quasi scomparse o sono state assimilate le componenti Berbere e gli originari Bafours. Abbiamo poi un altro 30% di neri affluiti in vari momenti dal sud, appartenenti a diverse etnie, tra le quali i Wolof sono la componente principale di cui conservano il linguaggio, assieme a frange di Peul, in prevalenza pastori provenienti dal Mali e zone limitrofe. Infine abbiamo un buon 40% di neri arabizzati chiamati Haratin. Bisogna dire che i contrasti tra la parte araba della popolazione e quella nera non sono mai stati buoni, considerati anche i problemi derivati dalle varie forme di schiavitù che, come ho detto, serpeggiano ancora tuttora nel paese, sebbene questa sia stata per legge definitivamente abolita, almeno sulla carta, dal 1961, rendendo il paese sempre soggetto a frizioni di natura soprattutto sociale e che all'inizio avevano anche venature religiose anche se oggi il 98% della popolazione si professa islamista. Insomma un melting pot piuttosto interessante da investigare, senza contare anche le piccole comunità di pescatori della costa, come gli Imarguin, che formano gruppi definiti e con caratteristiche particolari. 

Da considerare infine il pesante movimento di genti provenienti dai paesi dell'Africa nera che fruisce di una forma di immigrazione totalmente illegale ma tollerata e che in parte si può considerare di passaggio. Un quadro che definiremo meglio nel corso del nostro itinerario. Rimane la scelta di come raggiungere la sua capitale, dal nome poco pronunciabile: Nouakchott, un enorme fungo anomalo ed incongruo al territorio che la circonda, cresciuto a dismisura ed in costante espansione a partire dal momento dell'indipendenza, a partire da quello che era un piccolo porticciolo di pescatori sull'oceano. Non sono moltissime le compagnie aeree che la raggiungono con una certa frequenza e quindi la scelta si limita generalmente alle due che offrono il maggior numero di voli. La Air Maroc che la raggiunge da Milano via Casablanca e la Tunis Air che fa ovviamente lo scalo a Tunisi. La prima, salvo eccezioni costa in generale qualche cosa di più, ma non molto in effetti e a cose fatte, dico che sarebbe da preferire, ma noi, come sempre a causa del solito braccino corto che tende a minimizzare al massimo, perché, cosa del tutto ragionevole, tagliando anche poco, ma qua e là su tutto, alla fine della storia, si riesce a realizzare una diminuzione di costi che può essere anche considerevole. E quindi come avrete già capito la mia scelta è caduta sulla compagnia tunisina, che, naturalmente dopo l'acquisto dei biglietti, è risultata essere la vincente assoluta di una non gradita, almeno credo, classifica di merito. 

Infatti per il 2023 è stata nominata come la peggior compagnia aerea del mondo, cosa non bellissima se vogliamo essere sinceri. Questo primato poco ambito, pare sia stato conquistato soprattutto in riferimento ai frequentissimi ritardi ed alle cancellazioni di voli che arrivano tra capo e collo all'improvviso. Noi tutto sommato, anche se ne abbiamo usufruito solo per l'andata, visto quanto poi è accaduto, abbiamo avuto un bel ritardo di quattro ore sul volo tra Tunisi e Nouakchott, cosa che ci ha fatto arrivare verso le 3:30 del mattino, cosa non proprio comodissima, viste poi le ulteriori lungaggini aeroportuali. Naturalmente alla richiesta di rimborso a cui si ha diritto per questo tipo di ritardi, la compagnia, subito contattata, non si è neanche degnata di rispondere. E questo non è bello. Tuttavia, non lamentiamoci visto che quanto meno siamo arrivati, anche se con un po' di sforzo, in condizioni di poter cominciare regolarmente il programma previsto. Meno fortunate di noi, due amiche che partivano circa 15 giorni dopo, alle quali lo stesso volo è stato annullato del tutto, appena prima della partenza, con la proposta di volare due giorni dopo sulla stessa tratta. Ora capite che per un viaggio programmato di una decina di giorni, il taglio di due (salvo ulteriori sorprese) significa depauperare completamente il viaggio. 

Così sono state costrette a ripiegare per un giro in Tunisia, sicuramente altrettanto interessante, ma direi soluzione che ti fa alquanto rosicare. Quindi a questo punto consiglierei di puntare su Air Maroc, considerata più attendibile e generalmente con una minima differenza di prezzo. Rimane infine l'argomento di come spostarsi all'interno del paese per poter compiere l'itinerario fissato, visto che in ogni caso si tratterà di molti chilometri da percorrere, in parte su strada asfaltata, per i collegamenti principali ed in parte su piste di terra battuta o di sabbia. Qui non ci sono molte scelte da fare, bisogna quasi obbligatoriamente, se si vuole godere di una certa comodità a cui  l'anziano non riesce più giocoforza a rinunciare, affidarsi a qualcuno che di mestiere si dedichi a scorrazzare turisti qua e là per il paese, lungo tracciati che poi sono quasi fissi. La macchina per eccellenza che viene proposta in questi casi, è il classico pickup Toyota, auto molto versatile, non troppo pesante che si trova ben a suo agio sia su asfalto che può percorrere a buona velocità, che su sabbia grazie appunto al suo peso ridotto. Noi ci siamo rivolti ad Ahmed, contatto avuto grazie alla segnalazione di amici fidatissimi, che assieme al carissimo Brahim, si è rivelato, ottimo sotto tutti gli aspetti a partire da quello organizzativo, di cui avremo modo di parlare, ma soprattutto ricco di doti umane e flessibilità e soprattutto di conoscenza del territorio, che ci ha permesso di risolvere al meglio le problematiche che ci sono malauguratamente capitate durante il viaggio.

Erg di Adrar

SURVIVAL KIT

Volo - Con Tunis Air - Malpensa (TU 757 - 10:30 - 12:25) -Tunisi (TU 563 - 18:25 - 22:20)- Nouakchott . Scalo di 5 ore poi diventate 9. Ritorno TU 564 -23:20 e TU 756 -7:45 con scalo di 3 h circa.  € 540 a testa con bagagli in stiva.

Organizzazione - Mauritania Train Tour - Mr. Ahmed  - 

email: Mauritania 1995. ahmed.tour@mail.com 

tel /WhatsApp . +222.48143327 . Assolutamente affidabile e consigliatissimo. Un amico.

Strada nel deserto

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lunedì 28 aprile 2025

M2 - Un po' di storia non guasta

Mauritania - febbraio 2025

 

Insomma così l'idea è nata dall'opportunità, come si suol dire, e poi la voglia di andare a buttare l'occhio in un posto poco frequentato, mi attizza assolutamente di per sé, anche se ogni anno che passa questo diventa sempre più difficile, visto che il turismo di massa è molto invasivo e, pagando, ormai ti portano anche a cavalluccio in cima all'Everest. Ma tant'è bisogna farsene una ragione e quindi il viaggio, ancorché breve l'ho preparato con cura, informandomi sul web sui luoghi da non perdere, sulle curiosità e sugli eventuali problemi che sarebbero potuti insorgere, mai pensando che quelli più probabili e possibili sono anche quelli che ti possono capitare scendendo sotto casa, se vai a prendere il latte. Abbiamo dunque detto che, in apparenza, la Mauritania è un territorio molto neutro, apparentemente povero di storia, vista la sua collocazione e soprattutto la sua natura completamente desertica e desolata e di conseguenza pochissimo abitata, essendo l'ultima propaggine occidentale del Sahara, che attraversa tutta l'Africa settentrionale come una fascia rovente e nemica dell'uomo, che in generale gli nega ogni possibilità di vivere decentemente; ma come spesso abbiamo detto, l'uomo è una brutta bestia che riesce ad adattarsi in un modo o nell'altro anche alle condizioni più estreme e qui parliamo di oltre 50°C di giorni e anche sotto lo zero di notte. Non è un bel vivere dunque, vista anche la quasi impossibilità di coltivare e la conseguente carenza se non spesso totale assenza di acqua. 

Cosicché sulla sua superficie di oltre un milione di chilometri quadrati, più di tre volte l'Italia, vivono meno di 5 milioni di persone, la maggior parte delle quali nella fascia sud del paese ormai parte del sahel, che fruisce dell'acqua del fiume Senegal, confine naturale con l'omonimo paese del sud. Questo ne fa un paese oltremodo interessante proprio a causa di questi spazi infiniti in cui la vita si perde e il nord sembra talmente lontano da figurarsi come irraggiungibile. Tuttavia questa situazione di paese privo di gente che ne popoli la maggior parte degli spazi, non deve ingannare e farlo ritenere come un territorio privo di storia, anzi al contrario, gli avvenimenti che per millenni lo hanno attraversato sono oltremodo interessanti per la loro assoluta particolarità e avendo caratterizzato il territorio, le genti che lo abitano attualmente, costituiscono parte importante dell'attuale paese e ne arricchiscono la visita che non deve quindi assolutamente essere considerata come principalmente naturalistica, insomma una meta per gli amanti dei raid nel deserto, emuli di quella Parigi-Dakar che aveva qui il suo itinerario principale. Intanto bisogna considerare che le temperature erano diverse negli ultimi diecimila anni e quindi questi territori erano più accessibili a popolazioni neolitiche dedite alla pastorizia e poi all'agricoltura, tanto che nelle valli tra le montagne degli altipiani dell'interno al confine con Algeria e Marocco, si possono trovare molti siti che conservano discretamente graffiti e pitture rupestri, oltre che ritrovamenti di pietre risalenti al neolitico, macine e punte di frecce. 

In pratica sul territorio si creò una mescolanza di popolazioni melanoderme di pastori semi stanziali, genti berbere arrivate da nord ed etnie locali di cosiddetti Mauri. Tuttavia non bisogna confondere questa area con la famosa Mauretania dei Romani ed identificata come provincia dell'Impero, comprendente le attuali parti settentrionali del Marocco e dell'Algeria, identificate appunto dai geografi Latini come Mauretania Tingitana e Cesariense. Successivamente, nei primi secoli dell'era cristiana, la zona fu popolata da popolazioni di agricoltori provenienti da nord, i Bafours, che nel XI secolo riuscirono ad evolversi, da piccola tribù ad un grande e relativamente ricco impero, quello dei Soninke che raggiunse una grande estensione che andava dal Ghana, al Mali, a parte del Senegal ed appunto della Mauritania. Questo fu uno dei principali e potenti imperi africani che riuscì a opporsi con alterne fortune, per secoli all'islamizzazione forzata Almoravide che nel frattempo aveva conquistato tutto il Magreb, quantomeno resistendo fino a metà del 1600 durante un'ultima guerra, durata trenta anni e conclusa con la definitiva sconfitta dei Soninke e la completa conquista araba. Tuttavia per almeno cinque secoli questo impero ricco soprattutto grazie ai commerci che ne facevano, grazie alla posizione strategica in mezzo al deserto, il crocevia inevitabile di tutti i traffici incrociati che partivano da Marocco e Algeria a nord ed il sud del Senegal del resto dell'Africa nera con l'immensità dei territori ad est che si traversavano fino a raggiungere Timbuctù e poi la Mecca, trasportando oro e preziosi, sale, datteri e derrate e facendo di alcune città carovaniere dei grandi centri ricchi di cultura oltre che di beni materiali. 

Sorsero così le famose biblioteche di Cinguetti, di cui avremo modo di parlare e che rappresentano un incredibile centro di sapere sconosciuto e misterioso. Per oltre cinquecento anni le armate arabe tentarono l'islamizzazione di questo territorio che riuscì completamente, come vi ho detto, solo alla fine del 1600, periodo in cui i Mauri, vinti, si sedentarizzarono e si misero successivamente, data la loro natura di predoni e di guerrieri, al servizio mercenario dagli Almoravidi stessi, che avevano imposto la loro dominazione. Ma preso arrivò fino alle coste mauritane, l'ingordigia delle potenze coloniali, dai portoghesi agli olandesi e poi inglesi e francesi per impadronirsi del monopolio della tratta degli schiavi e del commercio della gomma arabica. Dal 1900 questi ultimi rimasero unici padroni di questo protettorato, che considerarono parte della cosiddetta AOF (Africa Occidentale Francese), anche se incontrarono sempre una certa resistenza armata. Questo stato di fatto perdurò fino al 1960, anno in cui il paese ottenne l'indipendenza, attraversando poi tutta una serie di situazioni altalenanti tra colpi di stato e momenti democratici, con l'ingombrante presenza di movimenti ispirati ad Al Qaeda, che ne condizionarono la tranquillità, con colpi di mano e rapimenti di stranieri, specialmente nelle zone al confine con il Mali, al punto che proprio per questo fu sospesa la famosissima Parigi-Dakar che ne attraversava il territorio. Al momento la situazione sembra piuttosto tranquilla e tutto il territorio è continuamente presidiato da punti di controllo di militari che mantengono sulle strade una viva attenzione. 

Insomma direi, nel complesso, una storia molto interessante e che ha lasciato tracce varie nel paese e che, anche per questo, propone punti di interesse particolarmente stimolanti. Bisogna quindi dire che il paese è oggi completamente islamizzato (oltre il 98 % di sunniti) e considerato sulla carta un paese rigidamente islamico, anche dal punto di vista legislativo, che ad esempio punirebbe con la morte l'omosessualità, anche se la stessa pena di morte non viene in effetti applicata da quaranta anni. Tuttavia l'esercizio di altre religioni è tollerato e sembra non subisca discriminazioni; inoltre la situazione della donna appare come decisamente meno costretta alle regole religiose di altri paesi correligionari e la maggioranza delle donne lavora e ha parte attiva nella società. Attualmente il paese è in notevole crescita demografica dovuta in parte all'alto tasso di natalità, ma anche (guarda caso) al notevole afflusso di immigrati dai vicini stati dell'Africa nera, in cerca in parte di lavoro, ma anche perché questa è considerata una delle strade per attraversare il Sahara, come lo è stato da sempre, per raggiungere il Mediterraneo e tentare il cosiddetto Salto, miraggio di molta gioventù in cerca di speranze e di opportunità, pronti per questo ad affrontare concrete possibilità di morire o quantomeno di subire trattamenti inumani di torture e schiavitù. Questa della schiavitù, non è poi una situazione propria di tempi passati, ma è stata sempre presente anche nella prima metà del secolo scorso, anche se più volte proibita ufficialmente per legge e considerata capitolo chiuso. In realtà, sembra che nonostante tutto ancora oggi oltre mezzo milione di persone vivano nel paese in stato di semi schiavitù se non peggio. Comunque sia, bisogna considerare che questo stato, sebbene sulla carta moderno ed evoluto, rimane uno dei più poveri dell'Africa, dove una larga percentuale di popolazione sopravvive con meno di due dollari al giorno. Insomma diciamo che di spunti di interesse, senza considerare una natura particolarmente avvincente, come vi ho detto nel post recedente, ce ne sono davvero tanti, che stimolano l'organizzazione di un viaggio conoscitivo laggiù.


Adrar - Mauritania - Festa popolare


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domenica 27 aprile 2025

Recensioni : Ancora mostre a Torino


 Alla fondazione Accorsi, una bella selezione di un centinaio di opere che rende omaggio a Carol Rama, artista torinese a dieci anni dalla morte. L'artista che io, nella mia ignoranza artistica, specialmente per quanto riguarda il 900, non conoscevo, viene raccontata in tutte le fasi e gli interessi che l'hanno accompagnata nella sua lunghissima vita, quasi 100 anni, a partire dai primi licenziosi e segreti acquarelli degli anni '30, profusi da una potente carica erotica che l'ha accompagnata per tutta la sua geniale e sregolata vita, come recita il titolo della mostra, e per lungo tempo rimasti nascosti, per poi passare al periodo espressionista degli anni '40 e alle suggestioni cubiste della lezione picassiana e poi informali dei '50. Segue il periodo dei cosiddetti bricolage, collage fatti di sfumature, occhi di bambola inquietanti e altro, poi le gomme degli anni '80 per le quali raggiunse la tarda notorietà, fino ad arrivare alla ultima produzione più recente col ritorno ad una vena figurativa e al tema della mucca pazza che la interessò e che le valse il premio alla Biennale di Venezia del 2003. Interessanti anche la serie di foto realizzate da Ghiotti nella casa dove lei visse per 70 anni in via Napione oggi piccolo museo visitabile su richiesta. Ecco, anche se io non sono una grande estimatore dell'arte moderna, perché non ne conosco abbastanza per comprenderla a fondo, queste sono le mostre che apprezzo e gradisco, organizzate presentando un congruo numero di opere dell'artista in oggetto che te ne fanno ripercorrere il suo pensiero artistico nella completezza e che quindi, riescono a farti capire qualche cosa dell'artista presentato, non quelle costruite attorno ad un quadro e tanta fuffa di contorno, come le due di cui vi ho parlato ieri, fatte per acchiappare il pubblico con un nome e basta e questo non per fare polemica gratuita. Basta così. Poi devo darvi conto della bellissima mostra di fotografie presentate alla galleria Camera - Centro italiano di fotografia, che presenta oltre 160 opere del grande fotografo Cartier-Bresson e che raccontano il suo rapporto privilegiato con l'Italia attraverso i lavori dei suoi numerosi viaggi nel nostro paese, dalla sua rusticità del dopoguerra, agli aspetti di un meridione quasi favoleggiato nei suoi momenti di esotica primitività, arrivata al resto del mondo dopo la notorietà avuta da Cristo si è fermato ad Eboli, per passare poi alle viste degli anni successivi, con la Roma dell'elezione di Giovanni XXII e la dolce vita, e poi quella successiva di Pasolini e delle periferie. Una completa espressione di amore per il nostro paese continuato per decenni. Ecco quindi un'altra bella mostra di quelle che mi piacciono ed emozionano e che alla fine, vale il prezzo del biglietto.



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venerdì 25 aprile 2025

Recensioni - Mostre a Torino


 

Eccomi come sempre ad approfittare delle mie scorribande torinesi per dare un'occhiata alle tante opportunità di mostre in ogni caso interessanti che offre questa bellissima città. Parto dalla prima che ho visto: "da Botticelli a Mucha, bellezza, natura, seduzione". La mostra parte dall'esposizione del capolavoro botticelliano reduce da qualche anno di studi e di approfondimenti tecnologici eseguiti con ogni serie di moderne strumentazioni, che hanno permesso di poterne apprezzare i disegni sottostanti, i ripensamenti e le variazioni soprattutto dei capelli. Inoltre l'opera viene messa a confronto con analoghi come la celeberrima nascita di Venere e un'altra opera del grande artista che espone la sua celeberrima modella di profilo. Il dipinto viene poi appaiato alla Venere di Lorenzo di Credi che arriva dagli Uffizi. Tutto il resto una  serie di disegni o di opere cinque-seicentesche messe insieme soprattutto per giustificare la mostra e tirate fuori dai sotterranei dei musei reali, sul tema della bellezza femminile, le Tre grazie, le Muse e così via. Quindi tranne qualche cosa del Bernini e di Bistolfi e la serie finale sempre molto gradevole di Mocha artista art nouveau, dalle linee sempre molto attrattive, poco altro da vedere. Per fortuna a coté, ospite d'onore, un magnifico disegno leonardesco, una testa di fanciulla, studio per l'angelo della Madonna delle rocce, che ti riconcilia con l'esborso subito. 

Come sempre le mostre costruite attorno ad una sola opera, la cui spia è sempre il titolo: Da... a, nasconde una povertà di interesse generale, vista la costrizione di mettere insieme almeno un centinaio di opere cavate su dai sotterranei, ma così è la vita. Testimonianza ancora più sfacciata di questa affermazione è la mostra presentata al Mastio della Cittadella e pomposamente intitolata: Gauguin, il diario di Noa Noa ed altre avventure. In realtà il centinaio di pezzi presentati, comprendono un solo dipinto del maestro (tra l'altro pure attribuito e tra i suoi minori), un acquarello e qualche disegnino, suoi e di altri impressionisti minori. Foto, litografie, multipli e addirittura molti facsimili tra cui una serie di ritratti di Van Gogh, presentati come editati in poche copie, come se questo ne potesse accreditare maggior valore. Insomma una tornata questa decisamente deludente. A completare l'impressione (siamo nel campo appunto), il filmato che racconta la storia personale dell'artista, che è tutta uno scavare morboso sulle sue "perversioni sessuali" senza il minimo tentativo di contestualizzarle al periodo storico e la sua fine di malato di sifilide coperto di piaghe quasi come una punizione per le sue inclinazioni. Mi sa che stiamo sprofondando in un momento regressivo piuttosto preoccupante. Comunque direi non è il caso di venire a Torino apposta solo per questo. 



martedì 22 aprile 2025

Profumo di deserto

Sahara mauritano - Febbraio 2025


L'uomo è una bestia strana, se vive in città, sogna la campagna; ha casa in montagna, vorrebbe fare le vacanze al mare: si crogiola nelle comodità e vorrebbe avventure spartane nella natura. Siamo fatti così, ci piace e ci affascina quello a cui non siamo abituati, l'inusuale, l'incognito. Io sono il primo a cadere in questa dicotomia incongruente. Amo l'esotico e soprattutto il diverso da me, vorrei conoscerlo meglio e lo apprezzo anche se poi preferisco sempre il mio e quello a cui sono ormai abituato, a partire dal cibo, avendone assaggiato alla mia età, ormai, ogni declinazione possibile in giro per il mondo, ma alla fine mi manca sempre la mia cucina mediterranea in barba a tutto. E infine ho un'altra fascinazione che mi perseguita decisamente anche nella scelta delle mete che cerco di volta in volta, di anteporre alle infinite di cui purtroppo rimarrò privo, semplicemente per sopraggiunti limiti di età. Premesso infatti che sono amante della vita tra la gente, rimango cittadino per eccellenza e abitante assolutamente convinto dei condomini, dove, se vengono giù due dita di neve, puoi chiamare l'amministratore per sapere come mai non è ancora intervenuto per farla rimuovere, rimanendo al calduccio dei termosifoni a palla, senza che nessun vicino mi dia fastidio, per principio, alla faccia della casetta indipendente sogno di moltissimi, poi nell'intimo del mio animo, sono assolutamente affascinato dal deserto, dalla sua solitudine, dalla completa assenza di tutto, soprattutto la mancanza dell'uomo. 

D'altra parte come si fa a non rimanere presi da questo ambiente particolarissimo? La bellezza delle forme e dei colori, sia che siamo tra canyon di montagne scabre, rose dai venti e dalle escursioni termiche, sia che che abbiamo davanti quei mari di dune che si stendono all'infinito come un oceano sconfinato di cui non riesci neppure ad immaginare l'altra sponda. Le sfumature che le colorano, diversissime in ogni ora del giorno, cangianti nelle mille variazioni dell'ocra, ai gialli purissimi, al bianco candido come se fossero zucchero o neve, al rosso cupo, al viola quando scende la notte col suo mantello di velluto nero, accendendo una luminaria di stelle che non ha paragoni in nessuna altra situazione. Come si può poi, rimanere insensibili a quel senso di vuoto che ti prende non appena sei andato oltre il primo avvallamento e ti guardi indietro e non vedi più la pista o l'auto che ti ha condotto fin lì e subito ti chiedi se è possibile che tu ti sia perso per sempre, se riuscirai mai a ritrovaare la strada, i tuoi compagni, la via perduta del ritorno! O se guardi un cammello lontano che rumina qualche ciuffo di erbe secche seguendoti con la coda di un occhio azzurro cielo, con quello sguardo di superiorità che solo può avere l'unico essere vivente che conosce il centesimo nome di Allah. E quando incontri qualcuno in una tenda isolata nel nulla, che ti accoglie all'ombra della sera e ti prepara un tè alla menta rimestando il bricco e poi versando il liquido ambrato da un bicchiere all'altro per infinite volte, senza parole visto che se sei arrivato fin lì, avrai di certo avuto la tua buna ragione.

La splendida bellezza della solitudine e al tempo stesso dell'incontro, che è casuale ma mai banale, che regala il piacere del contatto umano a prescindere dall'interesse. Ed infine quello spazio magico che presenta ogni deserto, l'oasi, il punto di arrivo per eccellenza, la salvezza dallo spazio di morte, la presenza di vita, del verde che la protegge e che la permette, col dattero dono del cielo panacea di ogni male e nutrimento perfetto e con l'acqua che è patrimonio di tutti. Tra i nomadi di ogni deserto un discorso che riguardasse la diatriba avvenuta da noi qualche anno fa tra acqua pubblica e acqua privata, sarebbe un nonsenso incomprensibile e assurdo al tempo stesso. L'acqua nel deserto è "libera" per il diritto arabo e al tempo stesso di tutti. Insomma, abbiamo capito che il deserto è un luogo a sé stante che porta con sé tali e tanti spunti di riflessione da regalarti tempo per pensare e soprattutto, per rallentarlo questo pensiero occidentale vorticoso e veloce, in modo che tu possa fermarti ed apprezzare, per assaporarne la bellezza assoluta, delle forme e del pensiero stesso. Così, inseguendo questo languore, ho rimuginato per tutta la vita, non appena ho potuto, il tracciamento di itinerari che mi portassero a percorrere le piste di ogni possibile deserto del mondo. C'è stato un momento in cui sono stato addirittura lì lì per comprare una vecchia Land Rover, un cadavere che allora potevo comprare a qualche centinaio di mila lire, da rimettere a posto e che probabilmente mi avrebbe lasciato definitivamente a languire tra le dune, se mai mi fossi davvero avventurato in un deserto vero; proprio io che di meccanica non capisco nulla e ho la manualità delle creature prive di pollici opponibili. 

Mi rivedo giovane, mentre stavo esaminando una grande carta Michelin, già, allora si usavano le carte, pensate un po', che di certo ancora ho da qualche parte e che aveva il confine tra Marocco ed Algeria sbagliati e che, si diceva, nei vari passaparola tra appassionati, non bisognasse fare assolutamente vedere al confine, pena appunto il sequestro. Allora sognavo le tre mitiche traversate sahariane, la via di Tamanrasset, la altrettanto famosa Bidon 5, con l'arbre du Tenerè che si ergeva unico e solitario in mezzo al Sahara e che fu abbattuto da un camionista ubriaco che percorreva quella pista nella notte, credo negli anni 70, un bel centro direi, ed oggi è sostituito da un monumento di ferro. E poi la terza via, detta la pista dei pazzi che percorreva tutto il confine algerino, di cui parlavamo nelle foreste della Lapponia con un dentista fiorentino che l'aveva appena fatta nell'inverno precedente. Quelle che adesso fanno i poveri disperati del sahel per arrivare al sogno mediterraneo e che tanti lascia per strada o nelle profondità di quel mare sognato. Così uno dopo l'altro ho cercato di farmeli tutti i deserti del mondo, uno dopo l'altro a partire proprio da quell'immenso Sahara, che ne racchiude tutti i tipi, il deserto di montagna come quello delle oasi tunisine, gli erg di sabbia dalle dune gialle al fondo delle valli marocchine a Zagora, le dune rosso fuoco di Timimoun in Algeria, i reg sassosi battuti dal vento implacabile che portano alle colline dello Mzab,  quelli variati egiziani, lungo il Nilo e zigzagando tra le oasi dove spuntano rovine di templi antichissimi. 

E poi ancora le dune sinuose ed altissime del Namib, che si perdono nell'Oceano ed i deserti punteggiati di arbusti dove riescono a vivere i popoli San. Ho percorso le strade della penisola araba, nel disumano calore d'agosto, nella fascia rovente della Tihama yemenita ed i deserti bianche delle sugar dunes e quelli rossi dell'Oman, senza perdermi le dune ormai parco giochi dei vari emirati o gli spazi severi dell'Arabia Petrea di sasso severo, che portano fino alle rovine di quella leggendaria città nella roccia. Né mi sono negato i deserti stepposi dell'Asia centrale, Uzbechi, Turkmeni e Kazakhi e più recentemente, quelli Patagonici. E ancora, la Valle della morte negli Stati Uniti, tra i più affascinanti, i lembi estremi dei deserti Australiani o quello indiano del Tar, con le sue suggestioni di pastori migranti coi turbanti dai mille colori ed estrema possibilità, non mi sono perso neppure le dune del deserto islandese a nord di Reikiavik e già ve lo annuncio ho già in tasca i biglietti che mi porteranno in quel famoso Taklamakan, il deserto da cui non si esce, con le dune che di notte chiamano i mercanti incauti che vi si avventurano, inseguendo Marco Polo in quella mitica via della seta che ancora oggi fa discutere gli sciocchi. Insomma sicuramente ho già fatto molto per appagare queste mie voglie insane, ma sicuramente c'è ancora tanto da fare e poi evidentemente questa è una malattia che non guarisce e che ti porti dietro come un virus che non passa mai una volta che ti ha infettato. 

Ecco perché, complice un amico di Fb, che mi ha passato un contatto, nel febbraio scorso mi ero preso un piccolo spazio, meno di un paio di settimane, per fare una scappata in Mauritania, una meta un po' desueta, ma di cui avevo già inteso parlare molto bene e che sicuramente meritava una scappatella per dare un 'occhiata, tanto per dire. Così ho contattato l'ormai amico Ahmed e dopo avergli raccontato un po' dei miei desiderata, abbiamo organizzato questa cavalcata nel deserto mauritano sulla traccia di quella che avevo progettato da giovane per raggiungere Cinquetti, una di quelle mete perdute in mezzo alle sabbie che a me fanno sognare, come Timbuctu del resto, dove credo non riuscirò ad arrivare, in questa vita per lo meno. Insomma un programmino low cost, apprezzabile nella sua ideazione che però ha subito mostrato un male oscuro dentro di sé, come se tutto fosse partito male fin dall'inizio e che la tempesta fosse lì in attesa di scatenarsi. Subito i cari amici che di solito ci seguono in queste peregrinazioni, hanno dovuto rinunciare, rimettendoci anche voli, come sempre presi al massimo risparmio e senza rimborso oltre a qualche acconto. Per fortuna senza altri problemi gravi, subito dissipati e a me, una volta partita l'avventura è capitato sul posto il problema che già sapete e che non spoilero ancora se qualcuno ancora non lo sa. Comunque ecco qua i preliminari di questa avventura del signor Bonaventura, così almeno recitava il Corrierino dei piccoli che la mia mamma mi comprava tutte le domeniche e che io leggevo con grande fervore.


Oasi di Cinguetti - Mauritania


domenica 20 aprile 2025

Buona Pasqua


 
BUONA PASQUA a TUTTI!!!

sabato 19 aprile 2025

Vigilia

Monviso (foto T. Sofi)

 

Buona Vigilia di Pasqua a tutti!!!



giovedì 17 aprile 2025

Sudamerica 51 - 75 motivi + 1 per andare a vedere la Patagonia

Parco Torres del Paine - Patagonia Cilena - novembre 2024


A conclusione del giro di sensazioni che spero di essere riuscito a trasmettervi sul Cono sud dell'America, entrando un po' più a fondo nei suoi aspetti storici, naturalistici e culturali, mentre penso che tra le righe sia passato il sottile e pervasivo desiderio di riuscire un giorno a visitare anche tutte le altre zone più a nord, che, per varie motivazioni, sono ancora assenti dal mio carnet e che indubbiamente  valgono la pena di essere più a fondo indagate, stimolandovi comunque al viaggio, vorrei fare, come al solito, un piccolo elenco di cose imperdibili di questa area o che, se la volete mettere giù in altro modo, valgono la pena di sobbarcarsi le ore di volo che sono necessarie a raggiungere quella terra non così lontana nello spazio, ma così differente ed intrigante.

  • Perdersi nell'immensità dell'aeroporto di San Paolo , ma alla fine riuscire a prendere l'aereo e arrivare a Iguaçu
  • Guardare i capibara che brucano nei prati del parco
  • Godere delle meraviglie delle cascate dal lato Brasiliano
  • Ammirare i Koati che scorrazzano sotto le passerelle
  • Osservare gli uccelli più belli e colorati del Sudamerica alla Casa des Aves
  • Chiacchierare coi tassisti sulle condizioni dell'economia e sulla politica sudamericana
  • Essere circondati dal rigoglio della Mata Atlantica
  • Passare attraverso il traffico del Ponte dell'amicizia per arrivare in Paraguay
  • Stupirsi per la potenza del Salto Monday
  • Sorbire un tereré sentendo il rumore della cascata vicina
  • Girolare per i centri commerciali sterminati di Ciudad de l'Este
  • Gustare specialità paraguayane da Chipaja de mi Abuela
  • Visitare l'immensità della diga di Itaipu su Paranà
  • Traversare la frontiera con l'Argentina 
  • Prendere il trenino per arrivare alle cascate del lato argentino circondati da sciami di farfalle
  • Visitare ogni rivolo secondario delle cascate tra arcobaleni e pesci che saltano nell'acqua
  • Passare la serata tra frullati di bacche rosse e bistecconi sugosi
  • Meravigliarsi del primo paesaggio patagonico che ci accoglie tra i laghi di Bariloche
  • Ammirare la bellezza del lago Nahuel Huapi percorrendo il circuito Chico
  • Mangiare tavolette di cioccolato speciale passeggiando lungo la via principale della città
  • Assaporare il Mulbec di Cordoba con una ribeye da mezzo chilo tenerissima
  • Stare sotto il Cerro Tronador e visitare il villaggio Suizo
  • Perdersi tra siepi infiniti di fiori gialli sulle rive dei laghi
  • Visitare l'antica cattedrale in riva al lago
  • Percorrere colli e foreste tra laghi solitari lungo il circuito dei Siete Lagos
  • Passeggiare sulla riva del lago a San Martin de los Andes 
  • Cercare tra le montagne el Valle encantado
  • Passare di lago in lago tra montagne innevate col la traversata del Cruce Andino
  • Arrivare al monumento della moto del Ché che ricorda la sua traversata delle Ande
  • Passare la frontiera e scendere in Cile lungo la strada dei vulcani che si specchiano nel lago Llanquihue
  • Girare l'isola di Chiloè per tutta una giornata passando da un paese all'altro e leggendo di antiche leggende e di personaggi fatati
  • Visitare antiche chiese in legno, mercatini artigianali e palafitte con case colorate
  • Mangiare il famoso Curanto con cozze giganti e mariscos
  • Sorvolare i ghiacciai più estesi del Sudamerica ed ammirare il fiume di ghiaccio dall'alto
  • Esplorare i supermercati della città osservando le difficoltà di pagamento dei clienti
  • Far comunella con ragazzi rasta nell'ostello di Puerto Natales amanti dei trekking
  • Percorrere la Carretera n. 5 che finisce tra i ghiacci della Patagonia cilena
  • Girare per tutto il parco delle Torres del Paine ammirandone le vette tra una nube e l'altra da ogni mirador
  • Rimanere a sentire i gorgoglio della cascata del rio Paine nella mata patagonica
  • Fermarsi a fotografare guanachi e chulengos vicino al lago Sarmiento
  • Vedere i fronti dei ghiacciai lontani dai miradores sui laghi
  • Esplorare la famosa grotta del milodonte tra i ricordi di Chatwin
  • Fare la seconda traversata andina in pullman fermandosi alla frontiera in mezzo al nulla
  • Perdersi nelle sconfinati orizzonti della steppa patagonica inseguendo i choiké che corrono per mettersi in salvo
  • Passeggiare per El Calafate tra ristoranti e negozi di souvenir
  • Godersi tutta una giornata al Parco de los Glaciares
  • Fare la crociera sotto il fronte del  ghiacciaio Perito moreno sul lago Argentino
  • Aspettare di vedere le cadute delle masse di ghiaccio dalle passerelle
  • Visitare una estancia sulle rive del Brazo Rico e bere un mate parlando di agricoltura e cercando di capire lo spirito della Patagonia
  • Guardare i condor che planano sul lago
  • Percorrere la famosa Ruta 40 per arrivare a El Chaltèn 
  • Fermarsi alla Leona, il punto di sosta storico dove il Perito Moreno fu azzannato da un puma
  • Guardare da lontano le cime del Fritz Roy e del Cerro Torre
  • Girare per il parco attorno alle montagne più famose del mondo ripensando ai loro scalatori
  • Percorrere piste isolate tra cascate e cime coperte  di neve
  • Camminare fino al mirador de los condores senza vederne uno , ma ammirando magnifici paesaggi
  • Mangiare empanadas nel paesetto ammirando le cime intorno a noi
  • Godersi le centinaia di uccelli acquatici alla  Laguna Nimez
  • Andare alla ricerca di graffiti preistorici che si vedono appena a Cueva Walichu
  • Fotografare guanachi morti appesi ai fili spinati
  • Percorrere in catamarano il canale di Beagle intorno al faro de la fin del mundo tra leoni marini e pinguini dell'isola Mirtillo
  • Scendere a terra su spiagge deserte dell'ultima isola della terra del Fuoco
  • Girare per Ushuaia in cerca della Centolla, il granchio patagonico
  • Girare a tarda sera per il parco della Terra del fuoco senza pagare il biglietto tra castorere, torbiere, laghi e foreste fino alla frontiera cilena per arrivare al punto di partenza della Ruta n 3 che va a Baires
  • Percorrere piste solitarie tra i boschi della mata patagonica fino a Puerto Almanza per gustare un ottimo salmone a la plancha
  • Tentare di raggiungere il ghiacciaio Martial senza riuscirci
  • Percorrere la costa del lago Econdido fino a laguna Bombilla cercando di scorgere i castori tra le dighe
  • Arrivare fino alla costa Atlantica per vedere da vicino i cinquanta urlanti
  • Mangiare un gelato a Tolhuin davanti al lago Fagnano
  • Visitare il meraviglioso museo Paleontologico appena aperto a Trelew
  • Traversare tutta la penisola di Valdez per vedere elefanti marini, pinguini e leoni marini sulle coste selvagge
  • Girare nel golfo Nuevo su uno Zodiac in cerca di balene e quasi accarezzarne una 
  • Guardare le orche marine che corrono lungo la costa
  • Andare fino a punta Tombo per vedere la più grande pinguinera del Sudamerica con mezzo milione di pinguini
  • Visitare Gaiman e le case della immigrazione gallese
  • Vedere le immense spiagge ancora deserte di Puerto Madryn e di Rawson
  • Fare un giro per il centro di Baires, tra le vie pedonali e dello shopping
  • Trascorrere una serata ad uno spettacolo di tango
  • Girare per la città per vedere i palazzi ed i punti più importanti passando nei quartieri di Palermo, di San Telmo di Recoleta e della Boca 
  • Mangiare sempre in ogni paese attraversato, la migliore e la meglio cucinata carne del mondo
  • Traversare il mar del Plata per raggiungere Montevideo
  • Visitare i punti ed i monumenti più interessanti di Montevideo accompagnati da persone care
e infine
  • Trascorrere una serata con amici parlando del Sudamerica e dell'Italia lontana


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mercoledì 16 aprile 2025

Sudamerica 50 - Come spostarsi in Patagonia

Bus turistico - Patagonia - novembre2024
 

Se decidere per un viaggio in Patagonia, una delle cose di cui vi dovrete interessare in prima battuta, sono gli spostamenti, infatti gli spazi che dovrete attraversare per compiere un itinerario il più possibile completo ed esaustivo, insomma, che non vi faccia tornare a casa avendo lasciato indietro punti importanti, visto che probabilmente in quei posti non ci tornerete più, sono vastissimi ed i chilometri da percorrere molti. Quindi è necessaria una attenta pianificazione se volete fare un viaggio in completa autonomia. Intanto in Sudamerica dovrete arrivarci, cosa che comporta anche una ricerca accurata per minimizzare i costi. Datemi retta soprattutto per questo punto cominciate a pianificare e a guardarvi intorno almeno sei mesi prima, senza aspettare che i costi dei voli lievitino man mano che il momento della partenza si avvicina. Di norma il punto di accesso che sceglierete sarà Buenos Aires e in questo caso Aerolineas Argentinas, sarà la compagnia che offre una tariffa discreta, l'anno scorso era attorno ai 1200 € AR, ricordatevi che il vantaggio di scegliere questa compagnia sta soprattutto nel fatto che per tutti i voli interni potrete scegliere la stessa compagnia per un biglietto multitratta in cui vi sarà consentito un peso per il bagaglio in stiva di 23 chili invece che 15 e questa non è una cosa da trascurare. Tuttavia esplorate il web e può essere che troverete altre combinazioni che consentono risparmi importanti, magari anche sfruttando la combinazione delle vostre tappe. Solo a titolo di esempio, per noi che intendevamo vedere anche Iguaçu e Montevideo, abbiamo potuto sfruttare un volo di andata che arrivava direttamente alle cascate, via Sao Paulo, con Latam, mentre per il ritorno abbiamo usato Iberia direttamente da Montevideo via Madrid, evitando di andare avanti e indietro da Baires con aumento di costi e perdita di tempo. Infatti in questo modo i voli intercontinentali sono costati poco più di 1000 €. 

Poi bisogna considerare gli spostamenti interni ai vari paesi, anche questi da valutare in base al vostro itinerario. Sempre a titolo di esempio, noi avevamo scelto di fare tutte le tappe ritenute più imperdibili del classico giro patagonico e cioè: Malpensa(A) - Iguaçu(A) - Bariloche (crociera lacustre) - Puerto Montt (Chile) (A) - Puerto Natales (Chile) (P) - El Calafate (A)- Ushuaia (A)- Puerto Madryn (A) - Baires (Traghetto) - Montevideo (A) - Malpensa, un itinerario che implica tappe molto lontane tra di loro anche migliaia di chilometri. Queste possono essere fatte in aereo, con un costo medio di 100 € a tratta all'incirca, che è a mio parere il metodo più comodo come tempi e alla fine quasi il più economico in quanto la soluzione dei pullman a lunga percorrenza, che sono assolutamente comodissimi, implica un gran consumo di tempo ed i costi non sono per niente convenienti, almeno al momento. Così vi ho segnalato tra parentesi (A aereo, P- pullman) il mezzo da me scelto in base alla convenienza costo/tempo necessario. Chi ha molto tempo potrebbe considerare anche la possibilità, almeno per le tappe più brevi e più interessanti la possibilità del noleggio di un auto, soprattutto se si è in quattro cosa che minimizza al massimo i costi. Tenete conto che il rent a car costa al giorno tra i 50 e gli 80 € full insured, chilometri illimitati con franchigia, in genere attorno ai 500 €. Tuttavia alcune tratte sono così lunghe da rendere la cosa poco proponibile. La traversata andina da Bariloce, può essere fatta con una cosiddetta crociera, costosissima ma molto scenografica che vi conduce per tutta una giornata attraverso tre laghi in battello e tre pullman di collegamento, mentre per l'altra da Puero Natales suggerisco il pullman che in cinque-sei ore vi porta fino a El Calafate. 

C'è poi chi sceglie di fare il raid motociclistico o peggio in bicicletta, ma queste sono imprese epiche che non mi riguardano direttamente e per le quali vi rimando ai siti che se ne occupano. Tra Baires e Montevideo dovete invece traversare il Mar del Plata e per farlo si deve utilizzare un costoso traghetto con due opzioni, quello più caro porta direttamente a Montevideo in 2:30 ore, mentre un altro fa la tratta più corta fino a Colonia, che è situata proprio di fronte ed è anche molto interessante da visitare e poi con il pullman fino a Montevideo, dipende dal tempo che avete a disposizione. Rimane la scelta di come spostarsi dalle varie città fino ai punti interessanti da vedere, parchi naturali, aree storiche o paesi e centri vicini. Anche qui le opzioni sono diverse. Le escursioni di gruppo sono costose e verrete intruppati in modo da essere poco autonomi ovviamente, mentre quelle individuali hanno costi molto elevati. Se siete in quattro potete sempre optare per contattare un taxi per tutta la giornata che vi accompagni per il giro che vi siete programmati. Anche qui se il percorso chilometrico non è lungo la soluzione è conveniente, ad esempio per tutta una giornata a Buenos Aires in giro per la città o nei dintorni di Ushuaia, sempre attorno ai 100 USD alla botta, diversamente il metodo migliore, è quello di affittare una macchina. 

Guidare è semplice, il traffico pochissimo e potrete veramente gestirvi al meglio secondo le vostre voglie. Vi sentirete liberi e potrete spingervi anche dove non avete pianificato il percorso, tanto vi costa solo la benzina. Ci sono molte piste sterrate al sud, ma sono sempre molto ben tenute e percorribili senza problemi, considerate solamente che se andate in un fosso e avete un guasto possono passare anche molte ore prima che passi qualcuno e in molte zone i telefoni non prendono, ma state tranquilli che non sarete divorati dai puma. Portatevi dietro acqua per la giornata e preoccupatevi almeno di saper cambiare una ruota bucata. Per affittare le auto in Argentina non occorre la patente internazionale. Passare da uno stato all'altro con l'auto  in affitto, ad esempio da Argentina a Chile, teorica mente si può, ma occorre un permesso non ottenibile immediatamente e comunque costa parecchio, quindi lo sconsiglierei in linea di massima, meglio il bus. Vi allego qui sotto i numeri di telefono/whatsapp dei tassisti che ho utilizzato nei vari posti e con i quali mi sono travato molto bene, visto che alla fine fungono anche in un certo modo da guida e che potete quindi contattare direttamente dall'Italia, per prenotarne i servizi. 

El Calafate - +54 9 2966 63-1990 - Eugenia  oppure +54 9 3329 31-3344 Santiago Taxi

Ushuaia - +54.9.2901 640130 oppure 2901 588525 -Ezequiel Gonzales

Buenos Aires - +54 9 11 5096 5197  Cristian Martinez

Diversamente rivolgendovi all'albergo dove sarete vi potranno dare sempre buone indicazioni. Se poi volete farvela in moto o in bicicletta, auguri!

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