E così anche questa volta siamo partiti, attratti questa volta dal vento caldo dei deserti africani, dolce malia alla quale è impossibile resistere e che a me racconta anche di ricordi dolci e preziosi, di un tempo di gioventù ormai ahimè passato e non recuperabile e quindi ancora più vagheggiato. Un alito caldo ed avvolgente mescolato a sentori di spezia ed accompagnato da un ritmo di tamburi lontani, scandito dall'arpeggiare di uno di quegli strumenti a coda singola, tesa su un arco con una rande zucca alla base, che faccia da cassa di risonanza, una Kora o uno dei tanti conosciuti con nomi diversi a seconda del paese da cui arriva il suono. Come resistervi. L'autostrada sebbene sia ancora buio è tutta una coda lunghissima di gente cha va a Milano. Chì se laùra, balle mica, bisogna produrre mica come quei pensionati perditempo che pensano solo ad andare in vacanza. Ohibò, ma guardate che così si fa muovere il PIL e alla fine questo è quello che serve, dunque lasciateci lavorare. Così preso il solito posto alla Mariuccia, che da quando ho cominciato a servirmi lì, ha quasi quintuplicato i prezzi della sosta, tra un po' converrà arrivare direttamente ai parcheggi aeroportuali davanti a Malpensa. Pensate che all'inizio faceva 15 Euro più 1 al giorno di sosta e adesso siamo a 70 +... Comunque andiamo a prenderci il comodo aereo delle 10:30, ora ideale per chi parte dalla nebbiosa (ma quando mai) Alessandria e traversate le squadrate risaie vercellesi che in questa stagione sono solamente aride piane steppose dove il riso è stato mietuto e i cui argini sono popolati da radi aironi bianche e candide egrette, anche se credo che la maggioranza di questa fauna, sia ormai partita esattamente per i lidi verso i quali mi sto rivolgendo.
Le rane, quelle ormai non ci sono più da tempo, sterminate dai diserbanti, più che dai piatti di risotto delle trattorie circostanti, per la verità, credo, ormai sparite anch'esse, sorpassate dai tempi e forse anche dall'avvento dell'AI, che prevede solo più nutrimento virtuale per i robot. Intanto noi cominciamo con una bella sgambata visto che il pulmino di cortesia ci molla, causa lavori, all'ingresso 15 e la nostra compagnia fa check-in al 2, ma pazienza, così ci si sveglia meglio. Così noi saliamo tranquilli sul nostro aeromobile che ad onta della cattiva fama della compagnia salpa in perfetto orario, dopo aver caricato ogni tipo di masserizia dei passeggeri che ritornano nel Magreb dalle loro famiglie. Forse sapendo questo, Tunisair è l'unica compagnia che invece di darti un prezzo e poi aggiungere di volta in volta costi accessori, goccia a goccia per non far traboccare il vaso della pazienza, aumentando il costo finale se solo porti una borsa a mano, poi un bagaglio in stiva e poi e poi... Questi invece ti danno subito un prezzo comprensivo di ben due bagagli da 23 km in stiva a testa, forse proprio perché ben conoscono i loro polli. La signorina al bancone non crede ai suoi occhi quando sporgiamo un solo trolley in due e dice: bravi, ha fossero tutti così! Comunque l'aereo è abbastanza comodo, con molti posti vuoti e un buono spazio per le ginocchia, ci danno pure un vassoio pasto decente, cosa rara, forse ci risparmieremo la maledizione di Tutankamon, che è la normale conseguenza dei pasti aerei, della classe bestiame, scongelati e ricongelati chissà quante volte.
Anche l'aereo sembra nuovo di pacca in barba alle critiche e il paio di orette necessarie a sorvolare lo stivale e fare il salto al contrario sul mare Nostrum, passano in un attimo (in un paio di orette, come logico) e Tunisi ci accoglie soleggiata e tranquilla, con il sapore di Africa ancora mescolato agli aromi mediterranei, che in fondo il Magreb, non è Africa vera, ma solo quella via di mezzo che ha sempre fatto da ponte tra quella così lontana e sconosciuta da essere etichettata solamente con quel Hic sunt leones che favoleggiavano i latini. Dall'ultima volta che sono stato a Tunisi sono passati quasi cinquanta anni e l'aeroporto è sicuramente nuovo, visto la strada che bisogna percorrere a piedi per raggiungere gli imbarchi per il sud. Questa è una parte poco frequentata da passeggeri europei e siamo subito circondati dalla folla colorata più propriamente africana, fornita abbondantemente di bambini che giocano nei saloni, al seguito. Timorosi di ritardi avevamo scelto questa combinazione che prevedeva una sosta di ben 5 ore, cosa che in genere ti garantisce una certa sicurezza nel trasbordo in tempo del bagaglio, che se non arriva, è sempre una bella menata specialmente per i viaggi itineranti quali sono di solito i miei. Aspetta aspetta, guardando le scenette di vita che ci circondano, ma come si sa, in questi casi il tempo non passa mai, figuratevi un po' quando messi sul chi va là, da un movimento di sconforto generale che non solo serpeggia nella sala, ma che produce poi un uscita nervosa e vociante della maggior parte dei passeggeri in attesa, che avevano cominciato a popolare la zona gate del nostro aereo, comprendiamo l'annuncio che il nostro volo verrà ritardato di un tempo indeterminato di almeno due o tre ore e che alla fine si riveleranno quattro.
Insomma Tunisair non si smentisce e anzi in questo caso mantiene le aspettative, così mentre fuori scende la notte aspettiamo con calma e invece di arrivare tranquilli verso le 10, ci dobbiamo rassegnare ad arrivare verso le 3 di notte, speriamo che Ahmed rimanga ad aspettarci. In questi casi il tempo si ferma e l'ora attesa non arriva mai. Intorno è pieno di donne nerissime appartenenti a varie etnie del sud, alte, dai vestiti colorati, bellissime, tutte con diversi gradi di velature a segnalare che ormai siamo in terra musulmana. Si parte da un foularino tenuto di traverso quasi con fastidio, che lascia spazio alla fuoriuscita quasi distratta di riccioli birichini, che non vogliono proprio stare al loro posto, fino a diversi tipi di Hijab bianchi o colorati, stretti intorno alla gola che incorniciano visi paffuti dagli occhi penetranti, per finire con Niqab decisamente più castigati, anche completamente neri, che mostrano solo il taglio esotico degli occhi comunque bistrati a dovere. Davanti a noi, un gruppetto formata una nonna con figlia e due nipotine, una nata da poco che dorme e l'altra di un paio di anni ormai attaccata simbioticamente ad un telefonino su cui scorrono cartoni arabi, che garantiscono pace e tranquillità a tutta la famiglia. Ci attaccano bottone per sapere dove andiamo e cercano in tutti i modi di offrirci biscotti e succhi di frutta, la sensazione di comunità che comincia e si divide quello che si ha, è sempre più forte man mano che vai a sud. Poco più in là una berbera dalla pelle chiara ha ancora il viso tatuato su mento e fronte, rannicchiata e silenziosa con le ginocchia rannicchiate sotto di sé. Passano altri uomini completamente avvolti da amplissimi manti blu. Intanto arriva la notizia che le ore di ritardo saranno di certo quattro, almeno si spera.
La gente non sbuffa neanche, sembra rassegnata. Intanto sul telefonino, mi giunge anche una notifica della mia assicurazione che in conseguenza del ritardo del mio volo ho diritto ad andare ad aspettare nella cosiddetta sala Vip, certamente più comoda ed accogliente. Però, eh, quando si paga... La signorina all'ingresso, fa un po' di resistenza, ma poi. dopo che ho mostrata la notifica, prodigi della comunicazione e del mondo moderno, ci dà l'accesso. Certo che qui quantomeno ci sono belle poltrone in cui sprofondare e sonnecchiare, solo che potendo, ovviamente non ci si riesce. io perlomeno, Mi consolo con le ampie possibilità di ristoro che vengono fornite ai possessori di biglietti business, pasticceria varia e ogni ben di dio, bevande comprese. Finalmente torniamo alla nostra sala 5 visto che dovrebbe essere quasi ora, ma non ci sono molti movimenti, la maggior parte dei voli sono verso la Libia o l'Arabia Saudita e il 90% sono in ritardo. Tutti procedono con grande calma e quando le code per l'imbarco sono finite. rimane ancora un gran numero di passeggeri seduti che aspettano addirittura l'ultima chiamata, con molta, molta calma, ma tanto si sa che alla fine, caricano tutti. Questo è il ritmo dell'Africa. bisogna cominciare ad adattarcisi e allora anche noi entriamo nel mood come si dice. Noi dovremmo partire dal gate 51, ma lì c'è sempre un Bengasi in attesa e non ci sono più Europei di sorta in giro, per fortuna vado a controllare e scopro che ci hanno spostato l'imbarco al 48 nella sala vicina. Così dopo esserci massacrati ad aspettare per 9 ore, eccoci arrivare di corsa e tutti trafelati come se fossimo noi ad essere in ritardo. Naturalmente anche se mancano pochi minuti all'imbarco risultiamo i primi della fila e finalmente siamo a bordo del nostro aereo mezzo vuoto che in cinque altre orette ci porterà fino alla nostra meta. Per tacitarci ci portano nuovamente da mangiare, ma sì, in fondo, a parte i ritardi questa Tunisair non è poi così malvagia.