Lyon - aprile 2011 |
Chissà se è la nebbiolina leggera che sale dal Rodano o l'umidità densa della Saôna che aggredisce la città vecchia nascondendoti parzialmente la collina, da cui emerge come una fantasima la sagoma di Notre Dame de Fourvière oppure sarà il tocco di nera magia che ti sfiora le ossa, ma accidenti, faceva freddo a Lione. Non puoi sgranocchiarti una crêpe al Grand Marnier all'aperto guardando i bei palazzi dei lungofiume, devi giocoforza rintanarti in qualche Bouchon Lyonnais o in qualche piccolo bistrot, intorno ad un tavolino lillipuziano alla francese. La sera provi qualche specialità locale, l'andouillette o un crouton avec chèvre chaud e ti delizi al finale con un cremoso Saint Marcellin. L'ambiente è comunque ammiccante, un sacco di ragazzi giovani che girano e che in effetti mantengono buona parte della città e un'atmosfera piacevole. Pensate un po' ci mancavo da 48 anni, perché Lione rappresenta la mia prima uscita fuori dei patri confini, quando a 16 anni, con l'amico Andrea, all'improvviso decidemmo di prendere un treno per andare a trovare una ragazzotta che trascorreva le ferie estive in Italia.
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