venerdì 17 novembre 2017

Usa 9 - Al confine canadese

Il fiume Saint John


Foliage
Lasciare Acadia e la sua isola dispiace un po', forse meritava un piccolo approfondimento, ma si sa che questi viaggi di lunga percorrenza devono lasciarti questo gusto, tante toccate e fuga per incuriosirti, metterti sulla voglia, darti un flash su una terra che vorrebbe essere vista e vissuta più da vicino, cose che quando eri giovane potevi rimandare al futuro sotto forma di promesse difficili da mantenere, ma possibili e che ora invece sai non essere più realizzate. La nostra vita è troppo breve per approfondire e le curiosità che dovresti e vorresti nutrire sono talmente tante che solo una scelta tuttologica a 360° come si dice, ti può in un certo senso appagare. Così potrai dire di avere visto, ti potrai illudere di avere capito e potrai anche pomposamente chiacchierarne anche se in fondo sai bene di quanta superficialità ti servi per trinciare giudizi. Comunque, tanto per stare coi piedi per terra rivolti verso la terra canadese, fa un freddo becco, siamo vicini agli 0°C ed i verdi praticelli davanti alle case, incluso quello del nostro motel sono imperlati di brina rugiadosa. E' il grande nord ragazzi, che si annuncia prepotente. Di qui, la strada vira prepotente verso gli infiniti spazi canadesi e il clima diventa come giusto più severo e se metti in conto la sbarcata di chilometri che hai programmato, bisogna partire non appena sorge il sole, le sei e mezza insomma, l'ora del lupo, mancherebbe altro che non facesse freddo, mentre il sole gelato da foresta russa non si è ancora sollevato dietro la cortina di alberi.

La biblioteca di Hartland
Meglio dunque lasciare definitivamente il mare e risalire l'entroterra sempre più spopolato verso le Longfellow mountains, una propaggine terminale ,dai declivi antichi e poco pronunciati, dei monti Appalachi che si stendono per tutto lo stato ed oltre in terra canadese. Conviene prendere l'autostrada 95 che tira dritto verso nord fino al confine. Qui gli spazi si dilatano e l'uomo diventa sempre più minuscolo fino a scomparire  quasi del tutto. Il largo nastro asfaltato si allunga all'infinito, le foreste millenarie che ricoprono i colli ondulati che determinano il paesaggio, sembrano  l'unica costante possibile, intonse da mano umana, testimoni di uno sviluppo autonomo e prepotente che si illude di poter resistere alla quella specie invasiva, solo perché questa non ha ancora deciso di metterci le mani sopra. Comunque lo spettacolo affascina e vince sulla noia della guida rettilinea a velocità inusuale per un europeo, che per ore procede vedendo soltanto davanti e dietro di sé le stesse auto, poche, che procedono come in una navigazione automatica nel mare di alberi. Rompono la monotonia soltanto gli enormi camion che procedono in senso opposto, visibili al passaggio, quando la distanza non è tale da occludere la vista dell'altra corsia. Qui gli spazi sono tali da poter largheggiare nell'utilizzo del territorio. Come tutto qui, questi mezzi sono di dimensioni esagerate, con i loro musi protrusi in avanti, con le cromature lucenti ed i tubi di scappamento rivolti in alto che transitano con prepotenza alla stessa velocità delle auto, infondendo all'intorno un certo senso di minaccia e potenza.

Laghi di frontiera
Vi ricordate di Duel, il primo straordinario film di Spielberg degli anni '70? Quelli che arrivano da nord sono per lo più carichi di tronchi d'albero, l'oro di queste terre di cui c'è grande consumo anche come materiale da costruzione. Gli autisti li vedi solo nelle aree di sosta e li riconosci subito dalle dimensioni, enormi come i mezzi che conducono, con le classiche giacche rosse a quadrettoni, i cappellini a visiera e le magliette di qualche squadra cittadina degli sport americani. Si radunano tra di loro davanti a qualche hamburgher ricoperto di ketchap e maionese, patatine e ancora salse di ogni tipo, barbecue, tex mex, basta che siano abbondanti e bicchieroni esagerati di caffé bollente o di Cole ghiacciate, ma molto ghiacciate, la birra solo alla sera che qui sono severi anche con l'alcool. Le brevi soste in queste zone di ristoro, anonime e tutte uguali, non lasciano traccia nella memoria. puoi al limite osservare le auto parcheggiate. A questo proposito devo constatare che in tutto il giro ho visto solo una 500 e una 500L, oltre ad una Maserati argentata in città e una Ferrari blu scuro che mi ha superato rombando sull'autostrada. Ma non rispettano i limiti questi qua? Dottor Marchionne non ci siamo, qui bisogna far qualche cosa. Va bene che ci sono un sacco di Chrysler in giro, Jeep e compagnia bella, però qui bisogna affermare il marchio Italia.


La HW 95
Oltretutto il New England è un'area di cagamaretti, come diciamo ad Alessandria e il design italiano dovrebbe fare premio, no? Diamoci da fare eh! Comunque devo dire che ad una osservazione superficiale, appare evidente che la maggioranza delle auto che vedi circolare ha marchi giapponesi o coreani. Le berline, quasi tutte tre volumi sembrano tutte uguali, tipo la nostra, una Hyunday Elantra, mentre la maggioranza guida SUV, al 50% pickup (ma avranno così tanta roba da trasportare?) di proporzioni smisurate. Girano diverse Mercedes, Audi e BMW. Notate anche molte Wolksvagen e Volvo; assenti i francesi. L'autista di Uber a cui ho fatto notare la Maserati, magnificandone la linea italiana, non ne aveva mai sentito parlare e devo dire che è rimasto orripilato dal prezzo che gli ho detto con nonchallance, anche se ritengo che negli Usa sia ancora superiore. Quando arrivi alla frontiera, una lunga linea verticale di quasi 300 km, tracciata sulla mappa con mano sicura, come si addice a questi territori naturalmente uguali, bisogna fermarsi un attimo per festeggiare idealmente l'avvenimento; stiamo per entrare in un paese nuovo, da aggiungere alla lista della collezione, il 103esimo della serie, tanto per banfare un po'.

Attenzione agli incontri pericolosi
Da entrambe le parti, due grandi centri di informazione che distribuiscono generosamente cartine e notizie a richiesta, mi raccomando fare l'ultimo pieno che poi dopo la frontiera, quelli là, dice la signora con una strizzata d'occhi, la benzina la fanno pagare il doppio. Bisogna poi cambiare qualche soldo, che qui non siamo certo in Europa dove ormai siamo abituati alla santa moneta unica e lo puoi fare solo in una specie di duty free, che vende peluche, liquori e sigarette, dove "quelli di qua", ti applicano un cambio da veri strozzini, quasi il 10% in meno del tasso ufficiale, capirà qui ci siamo solo noi! Tocca, brontolando, subire la rapina della bella cravattara bionda che mi passale banconote con un sorriso acido. Passare la frontiera è semplice e rapido e il tronco di pino di due metri al posto doganale, vuol sapere che mestiere fai, pensionato non è previsto, prima di stampare il timbro sul passaporto, ma niente di più impegnativo. Anche al centro informativo canadese sono gentilissimi, pure qui solo vecchiette tipo Agatha Christies a distribuire mappe, che però subito si illuminano, deliziate al sentirti esprimere in francese, non come "quelli di là" che non parlano altra lingua che la loro.


Le prime case canadesi
Il nome Italia comunque fa sempre premio ed il numero delle mappe e delle info ottenute di norma raddoppia. Poi, davanti a te solo l'immenso territorio del New Brunswick, dove comincia l'autostrada n. 2. Woodstock è la prima cittadina che incontri (ma non è quella là famosa del concerto, che si trova nello stato di NY), poi una breve sosta ad Hartland, un po' per riposare il posteriore fiaccato dalle ore di guida e un po' per dare un'occhiata al ponte coperto più lungo del mondo che traversa il fiume Saint John congiungendo le quattro case del paese. Questa dei ponti coperti in legno è una caratteristica di tutta la costa est. Alcuni sono molto vecchi e caratteristici e sono ormai divenuti una attrazione, circondati come sono da bei boschi. Ricorderete certamente I ponti di Madison County, il film che ha fatto lacrimare milioni di donne, tra immagini oleografiche da cartolina, in cui gigioneggiava l'inespressivo Clint, appunto tra i ponticelli  della contea, che comunque è da tutt'altra parte. Allora calma, fatemi mangiucchiare due crackers e un'arancia seduto su una panchina di una casupola che esibisce zucche gialle e due streghe inquietanti davanti alla porta, di fronte al ponte, che l'arrivo di oggi è ancora piuttosto lontano e a questo punto ne parliamo domani.

Il ponte di Hartland



SURVIVAL KIT


Il ponte di legno più lungo del mondo
Guidare in Canada - Non ci sono differenze rilevanti rispetto agli Stati Uniti. Troverete strade un po' più piccole e meno traffico ovviamente. Considerate che qui si abbandona il sistema imperiale e si torna al sistema metrico decimale quindi km e non più miglia. Quindi attenzione alla velocità che il vostro tachimetro segnalerà in miglia. Anche qui maniacale attenzione ai limiti. Sembra che il superamento di circa 10 km sia tollerato. Poi, oltre i 20, multa di 50 $; oltre i 30, 150 $; oltre i 40, 750 $; oltre i 50, 5000$, oltre alle varie comparizioni dal giudice ecc. In caso di segnalazione lavori, le multe sono raddoppiate (quindi fino a 10.000  $, canadesi naturalmente). I limiti sono di 100 o 120 km/h sulle autostrade, 50 in città. C'è meno sclerosi di cartelli che negli USA ma anche qui le macchine della polizia sono in agguato ben nascoste e ti beccano con la pistola radar a circa 500 metri di distanza. Quando li vedi è troppo tardi. Se vi fermano siate gentili e remissivi, dite che siete turisti, ammettete subito la distrazione, chiedete pietà, parlate francese che è più gradito e magari ve la perdonano o la riducono allo step inferiore. Divieto d'uso di dispositivi antiradar, tipo Coyote per intenderci. Per il resto niente da segnalare.


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