domenica 5 novembre 2017

Un giorno a Vigevano

Vigevano - la piazza


La torre
Pausa nel giro americano che non è neppure ancora cominciato, per relazionarvi di una meta di grandissimo interesse a un tiro di schioppo da casa e che merita assolutamente un giretto di un giorno almeno. Molti di voi ricorderanno la gustosa serie di romanzi di Mastronardi, a partire dal Maestro di Vigevano, che raccontano questa bella città così importante nel tardo medioevo per il segno lasciato dagli Sforza e da Ludovico il Moro. Quindi ieri, con la sempre precisa organizzazione dei viaggi di istruzione del Museo dell'Agricoltura del Piemonte, ho approfittato della giornata uggiosa, ma fortunatamente ultima senza pioggia, per gustarmi questa chicca lombarda. Da Alessandria è un attimo; un breve tratto attraverso la triste piana lomellina, resa ancor più tetra dalle grandi camere delle risaie ormai trebbiate dove anche i pochi aironi rimasti scoperti tra le stoppie tenevano la testa bassa come in attesa di quella pioggia che ancora tardava a venire. Una serie di paesi quasi anonimi, isole raggrumate sui lievissimi sollevamenti destinati ad essere circondati dall'acqua quando la coltura del cereale che ha etichettato queste terre comincerà il nuovo ciclo e poi arrivi in questa che, alla fine del medioevo era un centro davvero importante, dal passato longobardo che ne aveva precisato i confini. 

La strada coperta
In quel tempo, in cui si decise l'aspetto odierno della regione, Ludovico il Moro, iniziò una grande stagione di lavori pubblici, diremmo oggi, con il tracciato definitivo dei navigli che dovevano servire, oltre che a migliorare gli spostamenti, a trasformare l'agricoltura della zona che da un territorio malsano fatto di marcite e acquitrini, si avviava a diventare l'area di maggiore produzione del riso, fino ai tempi moderni. Contemporaneamente presero la forma definitiva il castello e la famosa piazza antistante, davvero uno dei più bei salotti d'Italia, con la sua precisa scansione neoclassica, le eleganti colonne, l'unità delle case che la circondano da tre lati e la grande finta facciata della cattedrale che due secoli dopo ne racchiude degnamente il quarto lato. La visita di tutta questa area ci ha preso l'intera mattinata anche perché è stato davvero un piacere ascoltare il racconto di una guida davvero preparata e preziosa che ce l'ha resa piacevolissima. Ma la vera chicca che mi ha davvero colpito nel segno ed emozionato è il museo della Leonardiana (ingresso 8 €)all'interno del castello aperto da poco più di un anno per la volontà di privati. 

I palazzi della piazza
L'esposizione disposta in modo molto moderno e multimediale nelle sale del primo piano del castello, che tra l'altro è anche l'unica opera originale di Leonardo che si può vedere, raccoglie, racconta e illustra la storia e le opere complete del grande genio, mostrando attraverso copie perfette e poco distinguibili dagli originali, tutti i manoscritti con i famosi disegni, i taccuini e in dimensione originali, tutti i dipinti attribuiti con certezza a Leonardo. Attenzione particolare è posta al lavoro che fece proprio qui nel ducato di Milano per Ludovico e la sua sposa, per cui divenne davvero uomo di corte tuttofare, dai progetti ingegneristici e architetturali, allo studio di macchine di ogni tipo, ma anche stilista di abiti e disegnatore di elaborate pettinature per le dame di corte. Una sala specifica è dedicata alla avvincente storia del famoso gigantesco cavallo progettato e mai realizzato proprio per il monumento del Duca. Ma la cosa che più colpisce a mio parere è proprio il curriculum che invia a Ludovico a cui era stato raccomandato perché gli dia lavoro. Una lettera che potrebbe essere presa a modello per chi ancora oggi invia domande alle varie aziende. 

La scuderia
Dopo essersi presentato, elenca in dieci punti quelli che oggi chiameremmo i suoi skills, lavori di ingegneria, progetti idraulici, opere architettoniche, studio di armi e macchine da guerra, competenze agricole e di design, insomma le cose che potevano interessare il suo futuro datore di lavoro e mecenate, ma è soprattutto il finale che rappresenta il personaggio a tutto tondo, quando termina le sue competenze dicendo: è infine sono anche discreto pittore! (casomai potesse servire). Davvero straordinario non vi pare? Nel cortile del castello sono poi da non perdere la visita delle scuderie dove lui progettò anche un sistema semiautomatico di pulizia dei rifiuti dei cavalli mediante acqua corrente e al primo piano il Museo della calzatura (visita gratuita) dove, in quattro sale è esposta una serie di pezzi che raccontano un'altra delle eccellenze per cui la città è stata famosa nel mondo. Calzature storiche e antiche tra cui la famosa pianella ritrovata nel restauro del castello delle dame, i pezzi commissionati per VIP e personaggi famosi dai più grandi stilisti e maestri della città, le scarpe dei Papi, poi una serie di calzature etniche provenienti da tutto il mondo ed infine nel corridoio finale la storia del tacco a spillo, inventato sì in Francia, ma che qui fu perfezionato con l'invenzione dell'anima metallica (prima i tacchi si spaccavano invariabilmente) che portò nell'anno d'oro di questa moda, alla produzione di oltre 21 milioni di paia di scarpe. 

Il Mulino di Mora
Una collezione curiosa che vale la pena di vedere. Non perdetevi poi, dopo aver percorso la strada coperta che collegava i due castelli, la vista del duomo e dei suoi begli affreschi prima di fare qualche chilometro fuori città per vedere, dal di fuori purtroppo, la Sforzesca, una grande cascina voluta da Ludovico e che rappresentò il modello di sviluppo agricolo per tutta la regione e forse la prima vera azienda agricola italiana moderna, di cui si auspica una futuro restauro. Nel borgo a fronte un pranzo amichevole ha contribuito a ristorare gli stanchi visitatori nel ristorante, appunto Ludovico il Moro, specializzato in risotti e prodotti a base di oca e scusate se è poco. Infine, dall'altra parte della città, dietro al cimitero, non perdetevi, il Mulino di Mora, vecchia costruzione coeva del 1400, che raccoglie una serie nutritissima di macchine costruite da un appassionato in decenni di lavoro, a partire dai disegni di Leonardo, tutte perfettamente funzionanti, oltre agli esempi di chiuse nel grande giardino che illustrano i sistemi in uso all'epoca per la misurazione delle acque. Ce n'è insomma per completare una giornata di visita e andando veloce. Una esperienza che vi consiglio assolutamente.


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