sabato 22 agosto 2009

Monginevro o Moncenisio?



Probabilmente fu un bel dilemma per quel poveraccio di Annibale, clandestino maghrebino che con la solita compagnia di immigrati irregolari tentò di conquistare un posto al sole nella ricca Europa, che già a quel tempo evidentemente faceva gola ai tunisini di Cartago. Dopo essersi fatto tutta la strada, traghettando dalle parti di Gibilterra, attraverso Spagna e Francia meridionale (allora la via libica non era di moda), doveva scegliere un punto poco frequentato dove passare. Anche se allora non c’era Schengen, le Alpi non dovevano essere molto presidiate; comunque scartò subito la Liguria, evidentemente anche a quei tempi, il trattamento che sulla riviera di Levante e di Ponente si riservava ai turisti, era ben conosciuto e non avendovi un alloggetto opportunamente acquistato nei primi anni sessanta, vi rinunciò senza pensarci troppo. Rimanevano Moncenisio o Monginevro, due colli abbastanza tosti all’epoca, tenuto conto che le strade non erano asfaltate e gli elefanti mica sono muli. Poi una volta arrivato in val di Susa sarebbe stata una passeggiata fino a Torino per farsi una serata ai murazzi. In realtà per lo sballo lui e i suoi soci scelsero Capua, un po’ più in giù e da quelle parti doveva girare roba da stenderti a giudicare da come andò a finire. Però deve essere stato un bel busillis decidere di fronte ai due colli, anche se qualche amico che stava già in Italia da un po’ gli avrà dato qualche suggerimento. Comunque io tra la salita piuttosto aspra e credo non proprio agevole dal lato francese, con conseguente discesa vertiginosa verso Cesana dal Monginevro e la strada forse un po’ più lunga del Moncenisio, ma più larga e panoramica, avrei scelto la seconda. Intanto mi dà l’impressione che si veda meglio dove vai a parare e l’elefante è bestia dubbiosa, si fida poco del tizio che gli sta seduto in testa a dargli bastonate, va un po’ dove gli sembra meglio mettere gli zamponi senza volare giù come un babbaleo. Poi se vogliamo metterla anche dal punto di vista turistico, anche il lago è un gran bel colpo d’occhio; va bene che allora non c’era, ma credo che una bella sosta in zona appena passato il colle, valesse la pena anche durante le guerre puniche. Poi ci sono anche da considerare i fantastici affreschi dell’abbazia della Novalesa, qualche kilometro più a valle. Sì anche quelli allora non si potevano vedere, ma tanto non li abbiamo visti neanche noi dato che giovedì era l’unico giorno di chiusura e l’unica attività concessa era l’acquisto dell’elisir delle monache. Però una cosa, di certo non se la sarà persa, perché è un po’ un obbligo passando da queste parti e mi riferisco alla Trota Fario del Moncenisio, una squisitezza che avrà lenito la dura fatica della conquista del colle. Consiglio in ogni caso, chiunque passi da queste parti, di non lasciarsela sfuggire (nuota veloce, ma ci sarà chi pensa a farvela trovare nel piatto). C’è un piacevole ristorante quassù, con vetrata panoramica vista lago, dove ad un prezzo onesto potrete gustare questo simpatico animale ammirando il panorama dello specchio turchese che si stende davanti a voi. Dalla foto che, se la chiavetta TIM malefica, mi consentirà di allegare in calce, noterete le rosee e sode carni del sunnominato salmonide a cui le mandorle aggiungono morbida saporosità e accompagnato da una montagna di frites. Il kyr di aperitivo non ve la farà bastare, potrete quindi completare la sosta con la più classica mousse au chocolat o meglio, dato che siamo in zona, degustare una assiette de fromages, dove con saporose tome locali, non mancherà il vanto del colle, un Bleu del Moncenisio, morbido e delicato che meriterebbe un calice di Sauternes. Quel birbantone di Annibale non se lo sarà fatto mancare certamente, d’altra parte al passaggio aveva messo la Francia a ferro e fuoco, qualche cosa avrà razziato certamente, mica si sarà portato da casa solo le banane per gli elefanti o i formaggini, come quelli che mangiano tristemente i poveri camperisti nel parcheggio!

2 commenti:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Protesto in modo formale per il modo in cui l'articolo tratta il nostro concittadino Annibale Barca. Sono inoltre prive di fondamento storico le notizie riferite di devastazioni operate dalle sue truppe in Gallia. Pare invece che abbia aiutato i coloni eleati di Massalia (volg. Marsiglia).
Distinti saluti.
K. Popinga, console onorario cartaginese a Mediolanum.

Enrico Bo ha detto...

inutile protestare contro i respingimenti

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