martedì 17 agosto 2010

Il Milione 24: Guerrieri e ravioli.

La carovana dei Polo è in marcia da quasi tre anni, anche se noi che la seguiamo a sprazzi, solo da qualche mese, ma l’ansia di arrivare alla metà, doveva essere grande nel giovane Marco, man mano che Cambaluc, l’odierna Pechino, si avvicinava. Ormai percorrevano le strade sicure del Catai, ben protette dagli uomini del Gran Khan e il nostro narratore comincia a raccontare abitudini e fatti riguardanti quello che sarà il suo protettore per i futuri due decenni.

Cap. 68

…e dovete sapere che tutti li Grandi Kani sono sotterrati a una montagna grande e tutte le gente incontrate per quello viaggio dove si porta il morto, sono messi a le spade e uccisi. E dicongli:” Andate a servire lo vostro signore ne l’altro mondo”. E così uccidono gli cavagli, e pure li migliori, perché ne abbia ne l’altro mondo.

Questa supposta tradizione di seppellire uomini e animali oltre che arredi, per l’utilità del re nell’aldilà, comune a tante culture a partire dagli Egizi, potrebbe essere stata più teorica che effettiva e rimanda alle tombe degli imperatori che fin dal 200 A.C. avevano a corredo oltre che ricchissimi arredi, i famosi eserciti di terracotta. Di questo avrà di certo sentito parlare il nostro Marco, transitando dal terminale della via della seta, l’odierna Xi An, l’antica capitale dell’impero Tang, allora denominata Chang An.

Qui, da migliaia di anni si elevano i grandi tumuli che nascondono le tombe inviolate degli antichi imperatori e solo per caso è stata riportata alla luce quella che è una delle meraviglie archeologiche della Cina, il più grande esercito di statue a grandezza naturale (anzi un po’ di più) oggi conosciuto. Oltre diecimila pezzi diversi, allineati in file da quattro, in marcia verso l’eternità per accompagnare l’imperatore nell’ultima battaglia. Ricordo ancora la grande emozione che provai, osservando quella schiera silente, cavalli, soldati, ufficiali dagli occhi severi e determinati nel loro ultimo compito. Raffinata cultura di secoli, da cui i barbari mongoli invasori furono immediatamente affascinati e a loro volta conquistati, facendola poi propria e arricchendola con le loro tradizioni. Nell’arte, nella letteratura così come nella cucina. Parleremo un’altra volta degli splendidi banchetti di Kubilai Khan, ma di certo uno dei punti topici di questa, è rappresentata dai ravioli, che si dice proprio Marco abbia poi portato in Italia, di cui si trovano le prime tracce proprio alla fine del 1200.

Molti sono anche oggi i ristoranti in Cina che fanno di questo piatto (chao zi) il loro punto di forza, ma quello che provai io, proprio a Xi An, dopo aver percorso la sua straordinaria cinta di mura, che di certo impressionò la nostra carovana, fu di particolare interesse. Anche se ho scordato il nome del locale, mi è rimasta invece ben scolpita nella memoria la serie di 50 tipi differenti di raviolo, serviti in serie di 5, ognuno con diverse carni, seguiti da quelli di pesce e ancora da quelli alle verdure, per terminare con quelli dolci. Un caleidoscopio di sapori, da far passare in secondo piano lo spettacolo che si svolgeva sullo sfondo. Certo diversi dagli agnolotti di stufato o dai pansotti alla borragine, ma provare ad apprezzare i gusti altrui e anche un buon inizio per riuscire a capire i più diversi ed all’apparenza inconciliabili punti di vista.

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