venerdì 17 dicembre 2010

Riviera romagnola.


Ma sì, anche l'altra sera è stata una bella serata. Ci si vede un paio di volte all'anno coi compagni di scuola del Liceo; sono passati più di quaranta anni, però alla fine è sempre un piacere. Prima un aperitivo, poi tutti a casa di Gianna e la chiacchiera fluisce tranquilla. Intanto riusciamo a metterne insieme sempre una quindicina, che non è neanche poco. Certo che alla fine, si finisce sempre per tornare agli episodi di quegli anni e anche se spesso son sempre gli stessi, sembra che siano nuovi. A volte però salta fuori qualche racconto dimenticato e la serata prende una piega ridanciana. Stavolta ne è uscita fuori una nuova, almeno per molti di noi. Erano gli anni in cui si cominciava ad uscire dal guscio e anche andare al mare sembrava un'avventura. Eccoci quindi su una vecchia Fiat 1100 coi nostri due serissimi professionisti di oggi, che allora giovani virgulti con gli ormoni a palla, percorrevano la riviera romagnola con la bava alla bocca.

Beh, come sapete, allora le ragazze erano piuttosto restie a fare concessioni che andassero al di là del bacetto, quando alle feste in casa si spegnevano le luci, prima che arrivasse la madre a riaccenderle. Dunque certe occasioni non potevano essere perse e la macchina, concessa da papà, filava nella notte mentre i nostri due tombeurs de femmes in erba, avevano caricato due biondine danesi di Copenhagen che promettevano disinibizione e un fine serata bollente. Non si sa bene dove si andasse, ma allora il viaggio in macchina faceva parte della botta di vita. Dunque, mancando un sia pur minimo cenno di lingua comune, allora nessuno sapeva neppure quelle quattro parole di inglese, che poi ci avrebbero fatto credere di essere padroni del mondo, la conversazione latitava e si andava avanti a gesti e ad occhiate roventi. Fatto sta che il pilota, in parte distratto dall'avvenenza della sua passeggera che si era abbandonata languidamente sul sedile a fianco, in parte mentalmente occupato a programmare il prosieguo della serata, mentre sul sedile posteriore l'amico cominciava a porre le basi per un incontro più ravvicinato, manteneva una velocità piuttosto baldanzosa, scalando marce a colpi di doppiette e punta tacco (adesso nessuno se le ricorda più, ma non era poi così facile la guida sportiva), quando prese male una curva e per salvarsi dal fosso, tirò una di quelle frenate che sarebbero rimaste famose nei racconti di spiaggia intorno al fuoco, chitarra alla mano.

La fanciulla al suo fianco, presa di sorpresa, non riusci a tenersi e andò a sbattere di striscio con la testa contro il cruscotto. Risultato, una bella ferita sanguinolenta anche se superficiale. Ma nervi saldi e prontezza di riflessi, che la serata si metteva male. Così il nostro pilota che aveva tutto l'interesse a minimizzare, se ne uscì con una frase consolatoria nell'unico linguaggio differente dall'italiano con cui aveva una minima dimestichezza, e che rimase poi famosa nel tempo. Allargando le braccia esalò: "Rien, c'est la frené" e la fanciulla se ne fece una ragione. Non si sa come sia finita quella serata, per noi invece prosecco e panettone, tanto per fare Natale.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

La vergogna dell'onestà.
Allegria!

9 commenti:

Sandra M. ha detto...

Bella storia! Vero, si andava su e giù in macchina...ma perchè...boh!
Me li ricordo anch'io quei tempi con le andate al mare...mio marito ed io ci siam "pescati " lì.

Lara ha detto...

Certamente un bel ricordo.
Non so perché ma le riunioni con le compagne/i del liceo a me sono sempre andate a ... buca, per i motivi più svariati ed ora riesco a malapena a ricordare qualche volto, qualche nome...
Ciao, anche qui da me nevica, come, mi sembra, un po' in tutta Italia...
Lara

Caterina ha detto...

Questa storia mi fa ricordare molto alla mia gioventú quando in ogni estate andavo a lavorare con le amiche, compagne di liceo(fare pulizia) in una casa di riposo al lago Balaton. Lontane dalla "casa paterna" ogni sera ci durava fino al mattino nei diversi posti da ballo. Ogni 5 anno anche noi teniamo riunioni simili invitandoci anche alcuni exprofessori.
Un caro saluto

Enrico Bo ha detto...

@Sandra - in effetti è un mistero, però di certo era tutto un andare da qualche pate in macchina

@Lara - Più che altro fa un freddo bacco , stamattina -10 e ho anche l'influenza!!!!

@Cat - Benvenuta! Purtroppo i nostri prof sono tutti già morti,. Io trovo queste riunioni sempre piacevoli, ma a molto non solo non interessano, ma sembra che la avvertano come un fastidio. Per fortuna che non la si pensa tutti allo stesso modo.

Blogaventura ha detto...

Una storia simpatica, piacevole e... poi son belle e piacevoli anche le rimpatriate coi vecchi compagni di scuola. Anch'io, da poco, ho festeggiato il trentennale della maturità : è stata una bellissima serata e ho detto ai miei compagni che spero non rimanga una occasione isolata. Un caro saluto, Fabio

Angelo azzurro ha detto...

Il mese scorso, anche per me l'invito al trentesimo anniversario della maturità, ma a causa del cattivo tempo ( degli ottanta chilometri) questa volta ho dato buca. La prox volta tra cinque anni, chissà...
E' bello comunque rivedersi e raccontarsi. L'ultima volta eravamo anche noi diciotto, niente male dopo tanti anni

Enrico Bo ha detto...

@Bloga - Bisogna che qualcuno si sbatta per organizzare, se vuoi essere sicuro che si ripeta devi farlo tu!ahahah

@Angi - Malissimo a dare buca. Tutti avranno detto, eh sì non è venuta perchè non avrà voluto farsi vedere, chissà com'è diventata, lei che era la strafiga della classe . ahahahah!

Blogaventura ha detto...

Tanti auguroni per un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo, Fabio

massimo ha detto...

bellissima, "rien, c'est la frenè"!!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!