giovedì 15 settembre 2011

Listel.

Così a vista non sembra un gran ché e poi noi italiani che non abbiamo grande stima dei vini rosati, cerchiamo subito di snobbarlo. Invece è un po’ come una droga, quando cominci con questo Listel, fai fatica a staccartene. Sarà la bouillebaisse, saranno le grigliate o le fritture di pesce delicate ma abbondanti che ovunque ti circondano sulla Côte oppure il sentore di aiolì o le erbe di Provenza, ma come è piacevole sentirlo che va giù dal gargarozzo, fresco, gentile eppure in un certo senso severo e poco incline a dar confidenza. Intanto bisogna ricordare che questo vin de sable è un po’ un sopravvissuto. Infatti quando tutti i vigneti venivano massacrati dalla fillossera e dovettero modificare il piede, qui sulla costa dove l’acqua dei canali abbondava, bastò allagare le vigne per un paio di mesi durante l’inverno, per qualche anno e l’ignobile insetto scomparve e poté continuare la produzione in questi territori sabbiosi vicino al mare che hanno mantenuto a questo vino una personalità tutta sua.

 Intanto più che un rosé è un gris, con il suo colore pallidissimo come le guance di una fanciulla inglese che veniva a rimettersi al buon clima della Côte, una tenue sfumatura di colore che impreziosisce la bottiglia, anche questa tipica, assolutamente femminile con le sue curve pronunciate pur nella sua struttura slanciata. Però quando lo versi fresco, nel bicchiere che subito si appanna per il contrasto di temperatura, pare una sfumatura pastello di un dipinto di Gainsborough, così sfuggente, così allusivo. Non cercarvi un grande bouquet, cosa peraltro comune ai vini francesi, ma assaporalo subito in bocca, godendo del suo gusto franco e pulito, dei suoi sentori di Mediterraneo, di rosmarino, fino a sentirne quel delizioso sapore di sapidità intensa, quasi di salso marino che ti inviterà a berne ancora ed ancora. Una ricchezza di sapori dovuta certo alle molte uve che lo compongono, dal Sauvignon che di certo gli dà le note più nobili, allo Chardonnay con la sua freschezza, ai locali Clairette, Grenache blanc, Carignan blanc, Muscat d'Alexandrie certo con la sua nota profumata, Ugni blanc, Chenin blanc.  Ma attenzione che ad onta del suo aspetto assolutamente innocuo, difficilmente scende sotto i 12,5 gradi, complice certamente la possibilità legale presso i nostri cugini celtici dello sucrage, e quando le bottiglie si ammucchiano nel secchiello, non sarà facile alzarsi. Così scegliete sempre un locale con ampia possibilità di lasciarsi andare un po’ sotto frasche amiche per almeno un’oretta, almeno per digerire il loup à la plance o i calamari à la provençal.



3 commenti:

Ambra ha detto...

Con le tue parole e le tue descrizioni c'è da innamorarsi di questo vino.

Enrico Bo ha detto...

@Ambra- Va giù come l'acqua soprattuttu se ceni bord de mer!

diego ha detto...

portane qualche bottiglia a casa, per gli amici

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!