venerdì 23 dicembre 2016

Madagascar 10: Le jacarande di Antsirabe


Le jacarande - foto T. Sofi


La stazione
Dopo tutto quello che ho raccontato fin qui, la città di Antsirabe sembrerebbe smentire di colpo le sensazioni raccolte. E' proprio vero che non bisogna lasciarsi travolgere dai primi impatti e dalla prosopopea di capire tutto al volo con un colpo d'occhio. E' una città ariosa, dalle strade larghe, ragionevolmente pulita, in cui non hai la sensazione di quella povertà che relega il paese agli ultimi posti tra le nazioni del mondo, potrei aggiungere anche bella. E' la terza del paese, con almeno 250.000 abitanti, ti sembra di respirare bene quell'arietta frizzante che ti sfiora con dita leggere, gode infatti di un clima gradevole data l'altitudine, d'altra parte se i colonizzatori che l'hanno fondata a metà dell'800, hanno scelto questa zona ricca di acque termali e con un clima salubre, un motivo l'avranno avuto. Anzi i primi sono stati i norvegesi e questo ha lasciato un'impronta decisa ancora ben visibile nell'architettura delle tante casette rimaste a testimoniare un'epoca fatta di missionari, teste di ponte di un colonialismo che successivamente ha aperto le porte a tutti gli altri, secondo le spartizioni decise da un'Europa allora centro del mondo. 

La cattedrale cattolica
Il nome significa la città del sale e infatti le tante sorgenti di questa zona vulcanica ne sono ricche, sali di tutti i generi, che hanno contribuito alla cultura delle Spa, sorte a linimento della vita di colonia per i tanti stranieri che qui si stabilivano, lontani dai miasmi malarici delle foreste e della costa e dal calore insopportabile delle terre basse. Una vita certamente più gradevole, anche se lontano dalla madrepatria, da cui gestire tutta quella serie di traffici che si potevano inventare per sfruttare al massimo il territorio e le sue potenzialità. Spezie, legname, pietre preziose, oro, minerali vari, il petrolio era ancora di là da venire ed i prodotti agricoli impossibili da conservare per essere trasportati in tempi utili. Intanto prima i luterani, poi i cattolici compivano la loro opera di evangelizzazione, trasformando l'animismo preesistente, con il culto dei morti e degli dei della natura, in una religione sincretistica che accettava il nuovo credo, assimilando e mantenendo le tradizioni precedenti, come del resto è avvenuto in tante parti del mondo. Così, oltre alle terre sono state colonizzate anche le menti, anche se in fondo queste resistono un poco più a lungo prima di cedere. 

Al mercato
Con l'arrivo dei francesi poi, la città si è sviluppata ancora di più, mantenendo però la sua freschezza piacevole di vita coloniale pacifica, con la mescolanza creola di tutti i posti dove il commercio ha la preminenza sui credi e le verità assolute e alla fine questo genera una way of life più ricca e vitale con la sua integrazione che accetta e assimila le differenze, arricchendo cultura e pensiero. Così tra i mercatini africani, sorgono case e palazzi alla francese e nelle vie larghe ed alberate circola ancora una concentrazione di pousse-pousse, i risciò tirati a mano, propri di un'Asia che non esiste più da decenni, rimasta unica nel suo genere. Così puoi farti ancora un giro della città trainato dall'uomo cavallo, come nella Shanghai o nella Singapore di inizio '900. La città ne è piena e le mogli accalappiano i turisti che garantiscono ai relativi mariti, con una sola corsa l'introito di un normale giorno di lavoro passato a trasportare locali o merci al mercato o bambini ricchi al ritorno da scuola. Toccherà poi all'uomo come si conviene, tirare il carretto sotto i viali indaco di petali di jacarande, l'albero dell'Africa che stanno cominciando a sfiorire fino a formare un tappeto principesco sulla terra rossa. 

le comunioni
Dal grandioso palazzo dell'albergo termale, pare di essere in una città mitteleuropea, hai una panoramica magnifica sulla città sottostante, file di casette graziose dai mattoni rossi e poi via tra i giardini fino alla stazione. Oggi è domenica e la cattedrale cattolica, un edificio di mattoni davvero imponente, è gremita all'inverosimile. La gente ascolta la messa persino fuori dalle grandi porte, non essendo riuscita ad entrare. Hanno tutti il loro vestito più elegante, forse ci sono state delle prime comunioni a giudicare dalle molte ragazzine che si pavoneggiano nei vestitini banchi dalle balze di tulle svolazzanti. Quando la folla esce, è una fiumana inarrestabile gestita a fatica dai volontari con la banda al braccio che la incanalano verso l'uscita. Giornata grassa per i mendicanti che stazionano ai piedi della scalinata. Poi mentre ancora gli ultimi gruppetti lasciano la navata centrale, nuova gente arriva e si accalca a prendere posto per la funzione successiva. Oggi è festa ed al mercato molti banchi sono chiusi, la gente che compra è poca; un ragazzo dai pantaloni grigi lucenti, giacca nera e la camicia bianca immacolata con cravattino, si contempla le scarpe di vernice biabca a punta, lucidissime. La madre e la sorellina gli hanno comprato un cartoccio di dolciumi. Forse anche a casa, dove tutti i parenti li aspettano, ci sarà festa.

La Spa - Foto T. Sofi

SURVIVAL KIT
Lavorazione dei corni di zebù
Antsirabe - Bella città che ancora oggi concentra molto degli affari malgasci, abitata da parecchi stranieri, a causa del clima favorevole, a 162 km da Tana lungo la N7 verso sud, praticamente al centro del paese a 1600 metri di quota sull'altopiano. Ricca di sorgenti termali ospita diverse Spa anche piuttosto lussuose. Una mezza giornata sarà sufficiente. Da vedere: la Cattedrale cattolica, la stazione, il mercatino locale, le vie del centro con le case in stile coloniale, il quartiere norvegese, una fabbrichetta di oggetti prodotti in corno di zebù, bigiotteria e oggettistica varia. I prezzi sono anche superiori a quelli che potrete trovare poi nei vari mercatini di paese, ma la qualità e la scelta è migliore. Consigliato un giro di un paio d'ore in pousse pousse, non tanto per provare l'ebbrezza della cosa, ma per dare un po' fiato all'economia locale (5000 Ar. per il giro completo della città). Le mogli dei porteurs, sono appostate vicino alla stazione e trattano coi turisti, poi chiamano il marito che compirà il trasporto.










In pousse-pousse - Foto T. Sofi
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