mercoledì 21 dicembre 2016

Madagascar 8: Vita tra le colline

Terre dell'altopiano


Risaie
L'altopiano ha rossi spazi infiniti. E' terra ondulata in cui non scorgi orizzonti, tra colline dolci e fondovalle occupati da risaie dalle camere piccole e sinuose che seguono le curve di livello, cercando di conquistare a poco a poco i rilievi circostanti. La pioggia, quando arriva, decide il successo della cultura e la possibilità di sopravvivere. Mentre ti allontani dalla capitale, con le sue sirene di mondo moderno all'assalto, la senti sempre di più questa ansia di sopravvivenza, mentre cominciano a deperire fino a scomparire del tutto, i segnali di vita moderna. La strada si riempie di buchi e a poco a poco scompaiono i fili della luce. L'energia a disposizione rimane quella animale e quella più dura della forza di braccia. Il ritmo della vita è dettato dalla luce del sole, tutto il resto è altrove. Gruppi di case di tanto in tanto a guardia di campi stentati, intorno alla risaia, animali isolati al pascolo, bambine coi recipienti di plastica gialla in cerca di acqua. Più che paesi sono comunità familiari allargate. Sull'altopiano si costrusce in terra pressata, il pisé così comune nell'Africa nel sahel e non solo. Il mattone crudo, facile da ottenere quando l'argilla è a disposizione senza limiti, tuttavia ormai sempre più spesso trovi attività di piccole fornaci di paese. Non è difficile creare delle piccole piramidi di mattoni da cuocere e questa produzione è diventata comune dappertutto. 

Michelle
Michelle è una bambina sui dieci anni, col fratellino in groppa, intenta a lavorare cespi di rafia, che molla subito a terra non appena vede che una macchina di vasà si ferma sul ciglio della strada davanti al villaggio. Ogni straniero è un vasà, una parola che significherebbe semplicemente ospite in lingua malagashi, ma che ormai è passata ad indicare i turisti bianchi che di tanto in tanto transitano da queste parti e non sempre in termini positivi. Tuttavia tutti sono ormai ben consci che un vasà di passaggio è soprattutto un grasso contenitore ambulante di soldi ed altri beni, per cui è conveniente dargli attenzione. Quindi dovete essere preparati al fatto che dappertutto, ad ogni vostra sosta, si creerà subito un codazzo di ragazzini di ogni età che vi accompagnerà per il tratto di strada. Così Michelle ed i suoi amici ti portano subito verso il gruppetto di case circondate dagli orti in fondo alla scarpata. Sono case piccole, tutte più o meno uguali tra di loro, la maggior parte in crudo, le più nuove in bei mattoni cotti, addossate le une sulle altre. Suo fratello più grande ne sta costruendo una nuova, proprio dietro quella dei genitori ed i vicini gli danno una mano; così si usa nella comunità. 

Casa con veranda
Il locale del pianterreno servirà da magazzino ed ospiterà gli animali, capre e magari lo zebù di famiglia. Al primo piano, raggiungibile con una ripida scala, lo spazio dove in un angolo si cucina e nell'altro sulle stuoie riposerà tuttA la famiglia. Rimane una sorta di sottotetto dove vengono confinati gli anziani che non sono più in grado di lavorare, età che tuttavia raggiungono in pochi. Sono costruzioni tutte uguali di rossi mattoni che si confondono col rosso del terreno che le circonda, strette ed alte, col tetto a spioventi di paglia che ne accentuano la verticalità, le più recenti dotate anche di una specie di balconcino di accesso al piano più importante. La casa è fondamentale nella costruzione della nuova famiglia, con la porta di ingresso rivolta ad est, perché il primo raggio di sole entri a svegliare la padrona di casa per ricordarle che è ora di cominciare le sue incombenze domestiche, l'acqua da portare a casa, il mortaio in cui preparare la farina per il pasto, la legna da raccogliere. Michelle è ancora piccola ma ha già uno sguardo adulto, conosce ormai bene e sa svolgere tutti questi lavori, inoltre sa trattare la rafia e come intrecciarla per produrre contenitori, panieri, stuoie e cappelli, una attività commerciale accessoria indispensabile per l'acquisto di quei pochi beni che nonpossono essere autoprodotti. 

In casa
E' quasi pronta, tra qualche anno, non più di tre o quattro, qualche ragazzo di qualche paese vicino che incontrerà in qualche mercato la chiederà in moglie, magari ha già cominciato a costruire la sua casa nuova, dietro a quella di famiglia e aspetta soltanto di avere un numero di zebù sufficiente a formare una nuova famiglia. Anche lui ha già imparato tutto quello che serve per vivere, anche se non è mai andato a scuola. Gli occhi svegli di Michelle lo sanno, mentre ti offre una stuoietta di rafia, cacciandosi rapida i soldi in tasca con un gesto avveduto ed esperto. Si può dibattere a lungo su questa situazione. Se sia meglio che questo stato di vita venga conservato il più possibile, con i suoi vantaggi e svantaggi. Uno stile di vita basato sull'autoconsumo, un'agricoltura primordiale appena sufficiente, lo sciamano e gli anziani depositari delle uniche conoscenze utili alla sopravvivenza, la pastorizia e l'allevamento su tutto che consentono una vita apparentemente serena e felice, basata sulle tradizioni immutabili nel tempo e noncontaminate da un'informazione che è ancora lontana dall'arrivare. Un modo di crescere in cui non serve saper leggere e scrivere, in quanto comunque non c'è nulla da leggere, ma le sole conoscenze, quelle che contano, sono tramandate oralmente dall'esperienza fatta sul campo e dagli anziani. 

I bimbi di casa
Oppure l'odore del mondo moderno che è alle porte ed avanza piano piano, con le auto ed i camion che passano lungo la strada, che arriva nei mercati, dove c'è ormai anche il banchetto dei piccoli pannelli solari che puoi portarti davanti alla capanna per caricare la batteria di una radio o del cellulare. Già perché se è vero che non vedi fili elettrici e pali della luce, in alto sulle colline, cominciano a comparire lunghe antenne misteriose, sirene nuove che lanciano il loro canto attraverso le terre antiche dell'altopiano. E dunque, scuola e istruzione e bisogni nuovi e nuovi desideri, di conoscere e di muoversi, lasciare la terra antica ed avara, la mandria pretenziosa che vuole essere accudita ogni giorno, l'acqua che è sempre finita da rabboccare e magari partire per andare in quel posto lontano al di là delle colline, dove le case non sono quella decina attorno alla risaia, ma così tante che non riesci neppure a contarle. 

Dove i mercati non sono come quello del lunedì, con la frutta e le verdure e qualche straccio qua e là, sulla decina di banchi di canne dietro il curvone sotto la discesa, ma enormi, a perdita d'occhio, con tante cose sconosciute e mai viste, scarpe colorate e vestiti bellissimi e tante altre che non sai nemmeno a cosa servono e allora ti verrà naturale il volere fermarti lì, stendere un telo lungo lo scarico di una fogna e visto che denaro non ne hai, cercare di fare qualche cosa che ti permetta di avere quelle cose. Adesso che sai leggere e scrivere in fondo ne hai diritto e quando cominci a capire che per averle devi farti schiavo di altri ancor più di quanto facevi prima, perdi il sorriso dell'altipiano e cominci un nuovo tipo di vita. Chissà quale sarà il futuro di Michelle? Per adesso si aggiusta il fratellino sulla schiena, utile allenamento per un domani prossimo e ti saluta con la mano mentre risali il sentiero tra le risaie. Per ora sorride ancora, anzi ridacchia proprio quando la sua amichetta grida qualcosa a quei vasà che stando al sole diventano più rossi della terra dell'orto.




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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dire, questo viaggio riserva sempre nuove sorprese. Aspetto le altre puntate! Sempre stato il mio sogno andare in Madagascar.

Dottor Nomade ha detto...

"Se sia meglio che questo stato di vita venga conservato il più possibile, con i suoi vantaggi e svantaggi."

Questo dovrebbero, in teoria, essere loro a poterlo decidere, e credo la maggior parte si lancerebbero nella modernità, con acqua calda, televisione, smartphone e quant'altro. Come del resto abbiamo fatto anche noi, anche se più gradualmente. I più scettici sarebbero portati a cambiare idea la prima volta che soffrono di appendicite o calcoli renali. Questo posto resta un'interessante istantanea dal passato, o da un possibile futuro, se le cose andranno male ma non malissimo.

Enrico Bo ha detto...

@fab - il paese è molto interessante e dà luogo a molte considerazioni.

@Doc - il tema è di difficile soluzione e anche di difficile svolgimento, tuttavia mi sembra così a occhio che la decrescita felice sia una possibilità molto intrigante quando si fa della teoria, ma che tutti schiferebbero nella pratica. Poi bisogna sempre vedere, per carità rimanere nell'ignoranza in cambio di una supposta felicità può essere anche intrigante.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!