giovedì 19 gennaio 2017

Madagascar 18: Verso le Porte del Sud

 
Il mercato di Ambalavao
 
Il cinema
Questa mattina i recinti del bestiame sono deserti. Tutti gli animali se ne sono andati. Neppure più uno delle decine di camion in attesa e tutta la folla che gravitava attorno al mercato è sparira, solo un gruppetto di zebù è su un prato un po' più lontano a brucare. Il ragazzo che li sorveglia sta appoggiato con una gamba al suo lungo bastone. E' arrivato con un giorno di ritardo, dovrà aspettare fino al prossimo mercoledì, che vuoi che sia a fronte al mese che ha passato per arrivare dalla valle a nord. Invece il mercato cittadino è animatissimo come al solito. E' davvero grande e ci trovi tutto quello che serve, come è consuetudine nei grandi mercati africani. C'è la parte per così dire premium, dove puoi trovare addirittura una sorta di cinema, con stalli permanenti come le macellerie e le vendite di pesce, le bancarelle fornite di materiali migliori e poi larghi spazi dove tutta la superficie è semplicemente ricoperta di teli stesi sulla terra rossa e sui quali vengono esposte mucchi di mercazia, suddivisi per zone merceologiche. All'esterno c'è tutta la merce per così dire tecnologica, strumenti agricoli, per la casa e quello che pomposamente possiamo chiamare elettronica. C'è chi ripara e chi vende materiali di recupero, pezzi di ricambio e montagne di caricabatterie da cui pescare quello che hai perso, sempre che tu lo riconosca.
Zona frutta

Frutta e verdure sono presentati come sempre nei paesi poveri, in mucchietti e piramidi ordinate ed invitanti. Invece stoffe e vestiti, magliette e calzature stanno ammonticchiate in grandi cataste da cui pescare per scegliere il pezzo preferito. Quisi apre un discorso interessante. La maggior parte di questo abbigliamento, siano jeans, confezioni varie, ciabatte e scarpe, sono materiali usati, in differente stato di conservazione e come qui tutti sanno, arrivano direttamente dall'Europa, frutto delle raccolte organizzate dalle varie charities che si occupano di ritirare vestiti vecchi. Funziona così: la gente qui da noi si disfa di quello che non serve più, portandolo ai vari centri di raccolta. Qualche cosa, in minima parte, viene usato per soddisfare le richieste di qualche povero che chiede alla parrocchia, ma la stragrande parte del resto, in particolare tutto quello che viene conferito negli appositi cassonetti, viene ceduto a peso ad apposite organizzazioni. Il denaro raccolto viene impiegato per gli scopi caritativi di chi mette il nome. Tutto il materiale transita quindi in un centro di smistamento dove viene diviso in tre parti.

Lavorazione della seta
Quella irrecuperabile, troppo malandata, viene inviata generalmente a Prato e venduta a peso a chi la trasforma in materiale di recupero, la parte migliore della roba quasi nuova, viene piazzata sui mercatini del paese stesso, mentre la selezione di mezzo viene inviata in conteiner ai paesi africani dove, dopo ulteriore selezione finisce sul mercato locale a prezzi che sono accettabili per quella economia. Ecco la ragione delle migliaia di magliette di squadre di calcio e similari che vedrete anche nei villaggi più sperduti. Ora qualcuno si dichiarerà certamente indignato perché i vestiti che lui pensava donati e che riteneva sarebbero stati distribuiti gratuitamente a chi ne avesse bisogno, sono invece finiti in un meccanismo affaristico e lucrativo. Vedete voi se questa è una soluzione funzionale e tutto sommato efficiente o se vi infastidisce il fatto che quello che era visto come un dono disinteressato si sia invece trasformato in una vera e propria filiera economica, che arricchisce o magari fa solo campare tanta gente.

Carta Antaimoro
Il nostro Patrick è tutto soddisfatto, si è appena comprato a 20 euro, un paio di Nike quasi nuove, che aveva adocchiato in un negozio di Tana, di cui qualche rampollo viziato si era disfatto, probabilmente con sguardo annoiato perché erano un modello dello scorso anno e le esibisce con orgoglio, sembra dire, ci vuole occhio per acchiappare al volo l'affare. Insomma l'Africa così funziona. Ma non c'è solo ad Ambalavao, da vedere ci sono anche altre cose particolari. Intanto è la zona dove si coltiva la vite e si produce il vino malgascio, altro lascito della cultura francese, anche se la cantina di produzione non è più aperta alle visite, e poi c'è la produzione della seta, i cui bachi vengono allevati grazie ad una pianta simile al gelso che cresce bene in questo clima. Infine i Bara che popolano questa parte del paese hanno mantenuto anche la tradizione della carta Antaimoro, prodotta a mano a partire dalla macerazione della fibra di avoha, una pianta dalla quale si ricava una pasta che con il classico metodo delle carte prodotte a mano, viene stesa su telai per un minimo spessore e che essiccando produce grandi fogli di una carta rugosa che ha tutto il fascino degli antichi manufatti, una sorta di papiro antico su cui scrivere con una penna d'oca deve essere gratificante.

Lemuri catta che si coccolano
Il plus rispetto ad altre produzioni simili è dato dall'inserimento nella pasta ancora bagnata, di petali freschi di una grande varietà di fiori fino a formare disegni di grande precisione, cornici eleganti e dornamento unico e bellissimo. La differenza rispetto ad analoghe tradizioni del sudest asiatico, ricordo carta di polpa di corteccia prodotta in Myanmar o in Vietnam, con grandi fiori disposti alla rinfusa, sta in una disposizione molto più accurata e minuta per creare disegni complessi e geometrie raffinate. Una multiforme serie di oggetti si produce per mezzodi questa carta. Album e quaderni, contenitori, scatole di ogni tipo ed anche quadri ed altri prodotti ornamentali da parete. Pochi chilometri fuori della città, rimane sotto un monte isolato una traccia di bosco originale attorno ad un piccolo lago. E' la riserva di Anja, dove si può vedere una dei maggiori assembramenti di lemuri catta di tutto il Madagascar, che pascolano al mattino in folti gruppi al limitare degli alberi esibendo la lunghissima coda con 14 anelli bianchi ed altrettanti neri.

Colonia di Flatidia rosea
Si radunano in gruppi numerosi composti soprattutto da femmine, litigiosissime tra di loro, che passano la maggior parte del tempo a bisticciare e a farsi dispetti. Tuttavia grazie a loro ed all'azione benedetta che i loro acidi intestinali operano sui semi delle bacche che mangiano in grande quantità, la foresta ha ricominciato ad espandersi e ad ospitare molti animali endemici che stavano scomparendo qui, come diverse specie di lucertole, insetti particolari come  la Flatidia rosea, insetti dei quali si possono vedere sui rami bassi e rinsecchiti, colonie numerosissime di ninfe in attesa di svilupparsi, di un bellissimo colore. Verrebbe certo voglia di fermarsi qui per la notte per poter scovare gli occhi gialli dei gufi che riposano di giorno o i voli dei pipistrelli appesi nelle caverne di granito formate dai massi precipitati dalla montagna che incombe alle spalle. Ma bisogna proseguire verso sud, mentre l'altipiano diventa a poco a poco sempre più arido. Alla terra rossa si sostituiscono montagne chiare e tondeggianti di granito antico e le capanne si diradano fino a scomparire quasi del tutto. Dopo una ventina di chilometri, in un panorama che si allarga sempre di più dando spazio ad un orizzonte ancora più rettilineo, campeggiano due montagne nel mezzo delle quali la strada si infila come in un varco atteso ed obbligato. Siamo alle Porte del sud. Davanti a noi l'Ihorombe plateau.


Le Porte del sud
SURVIVAL KIT

Anja Community Reserve - Piccolo parco ad una ventina di km da Ambalavao sulla N7 verso sud. Ingresso 10.000 Ar. più altrettanti per la guida obbligatoria per un giro di un paio d'ore. Possibile anche un giro più lungo di 6 ore che porta fino alla cima della montagna sotto la quale si stende la riserva, ma non credo di grande interesse. Il posto migliore per vedere da vicino i catta. Vedrete sicuramente anche camaleonti, gechi, lucertole endemiche, upupa, bulbul e altri uccelli assieme a molti insetti strani e farfalle. Più difficili da vedere perché notturni, i gufi e pipistrelli che popolano le grandi caverne in cui i lemuri si rifugiano durante la notte.


Venditrice di mango

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