sabato 28 gennaio 2017

Madagascar 21: Pietre preziose

Cercatori di pietre semipreziose - foto T. Sofi


Sakaraha
Ancora 240 chilometri da Ranohira, lungo la N7 verso sud ovest per arrivare fino al mare, una strada che scende di quasi mille metri dai plateau centrali e sembra attraversare quasi didatticamente le varie fasce climatiche del paese. Dalle alte terre di savana gialla dall'erba bassa appena mossa dal vento, passi di colpo alla foresta, resa spessa e rigogliosa dal monsone, che ricopre i contrafforti delle montagne man mano che perdi quota. Nel punto dove il nastro d'asfalto supera un ultimo colle, Patrick opera la sua magia e tutti chiudiamo gli occhi contando fino a dieci, quando li riapriamo la strada comincia a scendere e il lontano orizzonte che scandiva rettilineo il quadro, popolato solo da rari arbusti secchi non c'è più e ci si ritrova circondati da un tunnel di grandi alberi che nascondono ogni vista. Quando quasi raggiungi il piano, il panorama cambia di nuovo ed ecco le terre aride della costa ricoperte da una vegetazione cattiva, fatta di spini e di rovi che impediscono il cammino, quasi una simbologia delle maggiori difficoltà di vivere, un mondo diverso dove le risorse diventano davvero minime. Lungo questa via, un territorio un tempo deserto e spopolato ospita ora agglomerati urbani nati da una nuova realtà. 

Le pietre
Lungo le terre che scendono al mare, i corsi d'acqua che vengono dall'altopiano portano con sé terra e detriti dentri i quali, assieme alle tonnellate di pietra e di fango sono contenuti i simboli di una delle cupidigie dell'uomo, pietre dure e semipreziose, la cui ricerca ha creato una sorta di far west africano, duro e a volte pericoloso. Sakaraha è uno dei centri più grandi che si è formato disordinatamente attorno alla strada, costituito primariamente da una serie infinita di baracchette dove stanno appollaiati i compratori. Come avvoltoi sul trespolo, seduti dietro un piccolo banco che ospita niente altro che un bilancino e un ripiano lucido, decine e decine di personaggi, in massima parte orientali, indiani, pakistani, srilankesi, aspettano i cercatori, che arrivano dalle campagne e dai corsi d'acqua circostanti. Questi si muovono a gruppi, prevalentemente familiari, forse per timore di essere derubati. Arrivano a piedi o su macchine ridotte ai minimi termini, caricate fino all'inverosimile, fin sopra o dentro al bagagliaio, e si aggirano con aria dubbiosa lungo lo stradone osservando la sfilata di personaggi che li squadrano in silenzio senza inviti. Altri invece vanno decisi verso quello che è probabilmente il loro uomo di fiducia. 

Al mercato  
Si ammucchiano attorno al banchetto prescelto, poi uno di loro estrae da sotto le fasce ed i panni di cui si copre, una minuscola provetta e ne versa con attenzione il contenuto sulla superficie riflettente. Senti come un ticchettio di piccole particelle e subito si spargono, trattenute appena dal bordo una serie di piccole pietruzze di tutti i colori, vedi l'azzurro chiaro del'acquamarina, quello più carico dei peridoti e dello zaffiro stellato, i quarzi iridescenti di scarso valore, minuscoli topazi gialli e poi tutte le sfumature del rosa, del verde, del rosso e dell'azzurro, di tante altre preziosità povere e sconosciute. La pinzetta del compratore, si muove rapida, divide, sceglie, considera, separa e valuta. Poi raccoglie tutto con un rapido colpo in un piccolo contenitore che versa sul bilancino. Quindi con aria stanca e svogliata butta lì una cifra, quasi girandosi dall'altra parte, come dire se ti va è così, se no vai pure da chi vuoi. I cercatori si guardano con aria interrogativa, non tentano neppure una trattativa, poi uno di loro, generalmente una donna, fa un cenno di assenso col capo e dall'altra parte una mano raccoglie e ritira le pietroline e poi si infila in una tasca segreta. tira fuori unmazzetto di biglietti unti e sporchi, ne conta qualcuno e poi li lascia sul legno, raccattate rapidamente, quasi con timore, guardandosi intorno e subito nascoste sotto le vesti. 

Al mercato
Poi il gruppo se ne va verso il mercato a cercare di che vivere. Il mattino è tutto fervore di queste attività; macchine, taxibrousse e gruppi che arrivano a piedi continuano a far affluire gente a questo mercato. Ogni tanto, subito dietro alle baracche, sorge una casa lussuosa in muratura, a due piani con balconata, con scritte del tipo Imperial gems o Luxury jewellery. Sono le case dei grossisti che poi esportano tutto il raccolto. Teoricamente le pietre grezze non potrebbero essere portate fuori del paese, ma sembra che tutto quanto è ammassato qui, se ne parta dentro capaci valigie diplomatiche, oppure opportuni bakshish e mazzette risolveranno il problema. Il mercato è affollato e pieno di merci, inclusi badili, padelle e setacci, utili ai cercatori, che evidentemente convergono in queste terre da ogni parte del paese. Ti dà veramente l'aria di una di quelle città provvisorie che sorgevano in America quando qualcuno trovava la prima pepita d'oro. C'è anche una grande chiesa, una sorta di capannone che può ospitare centinaia di persone con vetrate colorate ed una serie infinita di panche in attesa di essere riempite. Appena fuori città, un'altra serie di baracche più riservate e nascoste, un casino casinò, circondato di guardie armate, per rispondere alle esigenze più segrete dei cercatori maschi soli, anche questo in linea con la tradizione.

Compratori di pietre
Qui ci si può giocare o dissipare in altri modi più divertenti quanto appena guadagnato a rischio della vita. Pare che qui la concentrazione di AIDS, malattie varie ed omicidi sia piuttosto elevata. Poco lontano dalla città, attraversi ponti su fiumiciattoli esangui, lungo i quali centinaia di persone sono chine sui rivoli d'acqua con un cesto ricoperto di materiale che cavano, via via da sacchi che hanno portato con sé di lontano e che lavano con movimenti circolari dopo averlo ricoperto con un poco di acqua che cadendo porta via la parte terrosa e lascia una massa di pietre in cui far scorrere le mani alla ricerca di quel baluginio sperato, il colpo di fortuna della vita, che si consuma a poco a poco con i piedi a mollo e la schiena piegata. Fuori di lì, lontano nella boscaglia spinosa, il resto della famiglia scava in buchi profondi e pericolosi, le cui pareti ogni tanto crollano seppellendo i malcapitati che stanno sul fondo, per riempire di materiale altri sacchi che poi saranno portati al fiume. Una umanità dolente che si vede simile, in tante parti del mondo, dai garimpos brasiliani, alla piana alluvionale di Sri Lanka o della Birmania, un popolo miserabile in perenne disequilibrio tra la speranza del colpo di fortuna che cambierà la vita e la paura che una volta avutolo, qualcuno non te lo porti via con la violenza, assieme alla vita stessa. 

Capanne di fascine
Fuori da queste aggregazioni la vita è rada e ancor più miserevole, aggregata in villaggi di poche case dalle quali puoi distinguere subito l'etnia che li popola. Di mattone crudo per la gente delle terre alte, di frasche ricavate dalla palma del viaggiatore per i popoli della foresta, di bacchette e bastoni per le tribù di pastori che qui lasciano le famiglie mentre sono lontani sugli alti pascoli o conducono la mandria a vendere nella transumanza ai mercati dell'interno. Se ti fermi vicino a qualcuno di questi, per ammirare gli alti e solitari baobab che dominano la piana, esce qualche bambino che guarda con occhi malati senza neppure la voglia di chiedere. Al centro delle case, un palo a cui è appeso un sacco di pannocchie di mais a seccare. La gente non c'è, al più qualche vecchio che non si muove più di tanto, tutti  lontani a cercare bacche o altro che offra la natura o in qualche buca tra gli arbusti spinosi a scavare, mentre gli uomini lontani al pascolo con la mandria o a condurla con la transumanza ai mercati dell'interno. 

La cattura del ladro
Lungo la strada incontriamo un gruppo numeroso di giovani che camminano cantando e gridando, come andassero ad una festa o a qualche manifestazione. In testa una bandiera ed altri simboli issati su pali. Sono gli uomini di un intero paese che hanno passato giorni sull'altipiano per catturare un ladro di bestiame che aveva sottratto alcuni capi alla tribù. Eccolo in cima al gruppo, spinto malamente dagli astanti che cammina con le mani legate dietro la schiena con le vesti strappate e il capo chino, forse per nascondere lo sguardo tumefatto. Nel gruppo vedi qualche vecchio fucile a tracolla, ma i più brandiscono lunghi machete e nodosi bastoni di certo usati alla bisogna nell'occasione. Il compevole sarà giudicato dagli anziani del villaggio che hanno l'autorità ufficiale di giudizio e di comminare la pena che, pare a volte arrivi anche alla morte. I parenti del colpevole hanno però la possibilità di riscattarlo con una pena pecuniaria. Chissà se il ragazzo sarà stato un ladro comune o se la bravata era il compimento dell'abigeato rituale che gli doveva consentire di diventare uomo fatto. Adesso poco importa, i giovani lo spingono avanti irridendolo e mostrandolo alle auto di passaggio. La sua sera è ancora lontana. La strada adesso va avanti diritta e già senti, non distante, il profumo dell'oceano.

Capanna di frasche

SURVIVAL KIT

Bambina della foresta
Villaggi di cercatori di pietre - Ce ne sono almeno quattro di grandi dimensioni tra Ranohira e Tulear. Al mattino sono popolatissimi di cercatori che vanno a vendere il materiale raccolto. Potete passeggiare lungo la strada per dare un'occhiata alle contrattazioni. Tuttavia mantenete sempre una certa discrezione in quanto, si tratta di gente piuttosto nervosa e non è detto che le vostre attenzioni siano gradite. Vi potranno venire offerte pietre da venditori vari. Tenete conto che ufficialmente le pietre grezze non potrebbero lasciare il paese. Quelle lavorate non sono comunque di grande valore, quindi non fate acquisti importanti ed incauti e cercate di non tirare fuori la mazzetta dei soldi davantia tutti. Un minimo di precauzione insomma. Quelle più interessanti oltre ai classici occhi di tigre, sono gli zaffiri stellati, di un azzurro lattiginoso tagliati a cabochon che, esposti alla luce, evidenziano una stella a sei raggi più o meno regolare. 

Baobab digitata
Potete anche passeggiare nei ricchi mercati che sono molto interessanti e colorati. Men che meno non lasciatevi convincere all'acquisto di camaleonti e similari, spesso offerti lungo la strada, mentre a volte vengono esibiti per foto a pagamento. Lungo la strada incontrerete molti piccoli villaggi poverissimi. Se vi fermate evitate di dare soldi o materiale per non abituare ad una cultura di mendicità, inutili anche penne e materiali scolastici dato che qui non ci sono scuole, piuttosto è meglio che chi vi accompagna ed i più avveduti lo fanno sempre, lasci, nel passaggio di ritorno qualche cosa di utile al villaggio. Molto pittoreschi i baobab isolati ed enormi che si incontrano. Sono di due tipi i Digitata e quelli ad Y che si allargano in due alla sommità. Foto bbligatorie.

La strada verso il mare

Villaggio in pisé
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