Ecco l'ennesimo libro del commissario Adamsberg, svagato, tignoso, e perso nelle nebbie della sua mente contorta e intuitiva, proprio come piace ai suoi affezionati. La Vargas non si smentisce e racconta con le consuete divagazioni questa ultima avventura del suo commissario, queste volte alle prese con uno strano caso, di ragni mordacie di fobie complicate, che solo lui sa riconoscere tra ricordi di un lontano passato e i contrasti nel suo posto di lavoro. Non delude, giallo ben congegnato anche se già verso la metà si intuisce il filo conduttore che porterà al finale obbligato. Ben scritto come sempre, si lascerà leggere tenendovi impegnati per un po'. Adatto agli amatori del genere e soprattutto agli ammiratori della Vargas. Un po' lo stesso loop in cui viene preso l'appassionato di Montalbano.
domenica 6 gennaio 2019
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