sabato 13 novembre 2021

Alla fiera di S. Baudolino

Il lacabòn di S. Lucia


Teoricamente oggi sarebbe stata quello che si dice una giornata uggiosa che non invitava affatto ad uscire. Già la partita di ieri sera mi aveva messo di cattivo umore, con quel rigorino piovuto dal cielo e sbagliato al novantesimo, che la farina del diavolo va in crusca e stamattina, complice una cervicale malefica, ma qua ad Alessandria ce l'abbiamo tutti dolente, con l'umidità nebbiosa che ci avvolge consumandoci l'animo e l'intelletto, me ne sarei stato volentieri nell'umidiccio tepore delle coperte pesanti invece di quello novembrino che alita negli strati bassi, che quelli alti manco si vedono. Invece, complice uno sgradevole impegno che mi è costato un'ora di coda fastidiosa in un ambiente che pullulava di germi coronati e di altrettanti penitenti con la loro brava ammenda in mano da regolare, sono sceso nel vasto mondo che mi circonda e ho attraversato la città, lento pede, autoconvincendomi che comunque un po' di moto, non può far che bene. Che l'umidità mi penetri invece l'osso fino al midollo, non fregherà a nessuno, ma diciamo che facciamo finta di niente. Nella coda in piedi, che all'anziano infastidisce comunque parecchio, ho però avuto modo di rallegrarmi un poco al sentire le querule lamentazioni dei postulanti che mi circondavano, tutti con duolo peggiore del mio e per di più sempre caduto tra capo e collo, come sempre immeritatamente. Insomma mal comune mezzo gaudio e se il male altrui è peggior del tuo, la cosa ti rasserena ancora. 

Non è malevolenza tignosa propria dell'anziano accidioso che si crogiuola della altrui disgrazia, ma è come un senso di sollievo che ti fa considerare come, in fondo le tue rogne, meno gravi, le devi ponderare con giusta misura e quindi valutare come non siano poi meritevoli di troppe grida di sconforto. In fondo poteva sempre capitarti di peggio. Così ho adempiuto al mio dovere di cittadino e poi mi sono accinto a fare un giro tra i banchetti che popolano il centro, in verità anche troppo affollato, ma si sa che il cittadino, l'alessandrino in particolare, se gli dai da mangiare, anche solo in esposizione, lo attiri con facilità. Dunque eccoper le vie principali dellacittà, tutto un pullulare di banchi grevi di forme d'ogni qualità e dimensioni, dai grati profumi di capro e di bovina, alcune intere, altre già tagliate in spicchi golosi per allettar l'acquirente alla vista di tanto ben di dio. Marezzature di blu nei formaggi più affinati, candide tome d'alpeggio, golori e rari Montebore e caci di Murazzano e poi al loro fianco serti gioiosi di salumi lunghi, corti, sottili o panciuti, esposti in cascate golose o messi lì, puntati verso il cielo in pose offensive come misirizzi oscenamente offerti alla gola ingorda delle passanti. Banchi, piccoli questi ultimi come si merita perimpreziosiremaggiormente ilprodotto, che esponevano rari ebitorzoluti tartufi, un po' asfittici per la veritàseppure odorosi a prezzi di assoluta affezione, capià, quest'anno con la siccità e il cambiamento climatico, bisogna pagare di più, se no anche Greta si incazza. Se poi son patate vietnamite punturate di essenza, ce ne si farà una ragione. 

Tanto il tartufo è un'idea più che una sostanza avrebbe detto Don Ferrante. Profumi forti e delicati dunque che si alternavano a quelli di montagne di funghi secchi e cioccolati e torroni e il proverbiale lacabòn di S. Lucia che mi stimola sempre ricordi di bimbo goloso e inappagato. Insomma passeggiare tra i banchi di queste feste rionali mangerecce mi allegra sempre e poi S. Baudolino, con la sua valenza di Santo del tutto particolare, vuol la sua parte. Insomma basta poco per far felici vecchie e bambini. Tuttavia il tocco finale che mi ha aggiustato definitivamente la giornata, c'è stato mentre prendevo stancamente la via di casa. Devo dire che ogni anno che passa faccio sempre più fatica a ripercorrere il cammino del rientro, sembra che ogni volta la mia casa si sia spostata un poco più lontano, anche se sono quasi certo che non è così, deve essere la memoria che comincia a perdere colpi come dice quel signore tedesco. Dunque, dicevo, mentre stavo meditando sulla caducità delle vita e sulle sue miserie, arrivo in via Trotti e vedo una signora più o meno mia coetanea che, aggrappata nervosamente ad un trolley da spesa al supermercato, si guarda attorno stranita, mentre le macchine svoltavano stretto nella via cercando di evitarla. Mentre le passo accanto, con una vocina flebile mi fa: - Scusi giovanotto, mi aiuterebbe ad attraversare la strada che non vorrei inciampare nelle pietre e andare sotto ad una macchina - Mi si è allargato il cuore. - Signora - le ho detto - se mi chiama di nuovo giovanotto, la porto fino a casa in braccio. - Ha riso e mi ha preso il braccio e, tenedoci stretti, abbiamo attraversato quel torrente impetuoso, metafora della nostra vita.




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