Coccole a punta Tombo - Argentina - novembre 2024 |
Ancora un giorno pieno da trascorrere in questa meravigliosa penisola, che rappresenta come pochi altri luoghi, a mio parere, l'essenza della Patagonia, al di là della mancanza della catena andina, che ne illustra un altro non meno importante aspetto. Da quello che ho visto in questi giorni, in ogni caso questa area naturale non può essere esclusa da un progetto di viaggio nel cono meridionale delle Americhe. Poche zone infatti ti danno questa sensazione di spopolamento assoluto, di territorio desertico per uno spazio non calcolabile quanto a dimensioni, come Valdèz e percorrerlo in auto lungo le sue strade rettilinee di cui non riesci mai a scorgere il fondo, descrive questa sensazione in maniera perfetta. Per completare la nostra esplorazione oggi andremo a sud, fuori della penisola, lungo la costa Atlantica che prosegue per quasi duemila chilometri verso la terra del fuoco, senza presentare città di rilievo o approdi facili, un itinerario che si percorreva con i velieri, stando lontano dalla costa inospitale e desertica in attesa di affrontare le insidie del doppiaggio del canale di Drake. Noi percorriamo la N 3 per quasi 100 km verso sud, fino ad una deviazione che con uno sterrato di quasi altri 20 km porta fino al mare, dove una piccola penisola si stende verso l'Oceano come un dito curioso che voglia toccare zone proibite di un ambiente per sua natura alieno all'uomo.
E qui, in passato anche l'uomo in cerca del nulla si teneva lontano, una terra di cui nulla può essere sfruttato, unica ragione, forse, che spinge gli umani nelle terre incognite. Così solamente quelle forme di vita che sanno adattarsi e nella mancanza di esseri umani trovano ulteriore ragione, riuscendo a non essere disturbati, riuscendo comunque a trovare habitat consoni alle loro possibilità, hanno scelto di trovare una sede conveniente dove prosperare e moltiplicarsi, che poi è anche l'unico imperativo che riesce a fare affermare una specie sul pianeta. La specie che non riesce per qualunque ragione a moltiplicarsi è destinata all'estinzione ed il suo habitat viene ripopolato da altri e questo naturalmente vale anche per gli umani. Questo lembo di terra sperduto si chiama punta Tombo ed è rimasto così isolato per lungo tempo, che è diventato un'area davvero unica nelle sue caratteristiche, tali che, non si sa bene quanti decenni fa, è stata scelta dai pinguini di Magellano, come luogo ideale per prosperare. Infatti nella baia formata dalla penisola, che ha generato una lunga spiaggia grigia, ghiaiosa e ricoperta di conchiglie spezzate, che guarda al mare aperto, battuta dalle onde e dalle maree, nidificano da tempo immemorabile all'incirca 200.000 famiglie di pinguini, che qui vengono durante la parte terricola della loro vita a nidificare, accoppiarsi, deporre le uova ed accudire i nuovi nati fino a che non saranno in grado di prendere il mare da soli.
Sembra, ma non è certo, che siano arrivati qui nel '47, subito dopo la guerra e da allora, la colonia, nella quale evidentemente le prime coppie arrivate si erano trovate benissimo e hanno passato la voce, è prosperata e anno dopo anno, il numero degli esemplari è cresciuto a dismisura. Così ecco che anche il luogo inutile ed inospitale, ha trovato modo di generare interesse e business. L'intera area oggi è diventata parco, protetto e ben curato e consente come praticamente nessun altro, a meno che di non arrivare in Antartide, di osservare da vicino una colonia così numerosa di questi animali. Facciamo prima un giro nel centro di accoglienza del Parco dove si effettua dapprima un percorso molto ben documentato sull'argomento. In particolare puoi veder elencati ed illustrati, tutti i tipi di pinguino esistenti, quantomeno quelli classificati come specie distinte che sono quasi una ventina, dai più piccoli, che sono proprio i Magellanici presenti qui, che raggiungono a stento la trentina di centimetri, a tutte la altre specie che possono arrivare anche al metro e venti come gli Imperatore, quelli che ovviamente recitano la parte principale in tutti i documentari ed i film con questo soggetto, presentando quel bellissimo capo bordato di sfumature arancioni, così ben visibili quando levano il lungo becco aguzzo ed arcuato verso il cielo, insomma diciamo pure i più fotogenici.
Tuttavia, invece per quanto riguarda le abitudini di vita, questi animali si differenziano assai poco tra specie e specie, mantenendo in generale abitudini molto simili, nella scelta del compagno, quasi sempre unico per tutta la loro esistenza, nella nidificazione e nella cura della prole. Insomma diversi, ma molto vicini nello stile di vita. Viste le informazioni e la ricca documentazione del centro si procede verso la spiaggia a cui si accede attraverso un bel sentiero dotato di ampie passerelle che formano un circuito molto lungo che consente di vedere ogni punto di quella che viene chiamata la Pinguinera. Già da lontano si sentono le strida degli animali che si chiamano l'un l'altro per riconoscersi. La sensazione è quella di sentire forti ragli di robusti quadrupedi piuttosto che i pigolii che ti aspetteresti da quelli che poi sono null'altro che uccellini un po' troppo cresciuti e rimasti così tozzi da non riuscire più a volare. Siamo su un'altura ondulata che si estende per chilometri verso l'interno fina ad arrivare nei pressi della spiaggia dove precipita in una scarpata fatta di rocce spezzate ed erosa dalla furia del mare e dagli altri eventi atmosferici. Lungo questa erta i pinguini salgono, attraverso minuscoli e tortuosi sentierini formatisi negli anni, con la loro buffa e faticosa andatura, a volte cadendo e scivolando in basso, per riprendere poi la salita, come scalatori che vogliono riconquistare la montagna.
Poi appena arrivati in piano, vagano tra i cespi della macchia per trovare un avvallamento dove scavano buche profonde che diventano i loro nidi protetti. Sembra che il maschio scelga il posto e poi la femmina, dopo attenta ispezione, lo accetti e consenta l'accoppiamento. Una volta che il maschio ha covato le uova per un paio di mesi, nasce il pulcino, raramente due, di cui uno però non sopravvive e poi è tutto un andirivieni al mare per procurargli il cibo che lo farà crescere. Quindi per tutta la zona c'è un andirivieni continuo di genitori che vano e vengono indaffaratissimi. Nelle tane, in questa stagione, vedi solamente altri pinguini immobili in attesa, che non distingueresti dagli adulti ma altro non sono che infanti ormai cresciuti e diventati delle stesse dimensioni dei genitori, che ancora non sono in grado di tentare la via del mare per rendersi indipendenti. Una storia vecchia dunque. Comunque lo spettacolo è avvincente, con così tanti animali così vicini ed indifferenti che potresti quasi toccare con mano se non fosse severamente proibito. Qualcuno sta lì di fronte a te e ti guarda fisso come per chiederti cosa sei venuto a fare in casa sua, sporge il becco nero in avanti e piega il capo un poco di lato, sporgendo l'occhio rotondo cerchiato di rosso come fosse infiammato, per vederti meglio e non si muove, aspetta che tu te ne vada insomma, che te ne torni a casa lasciandolo libero di ritornare nella sua tana a digerire.
Poi alza il capo nero e spalanca il beccuccio verso l'alto prorompendo in un raglio rumoroso e deciso, ma senza cattiveria, non ce l'ha con te in fondo, reclama solo di essere ascoltato o avvisa della sua presenza. E' talmente vicino che puoi contargli le piume così vicine e compatte da formare una sorta di muta subacquea impermeabile, che gli consentirà tra qualche mese di percorrere a folle velocità tutti i mari del sud del mondo, prima di ritornare su questa spiaggia a trovarsi una compagna o ritrovare quella precedente, sempre che riesca a trovarla. Ci sono molti punti sospesi sulla scogliera, ampie balconate dalle quali si domina la spiaggia dove è tutto un va e vieni di animali che ti tuffano tra le onde e altri che arrivano di slancio dal mare planando come dei surf sbattuti sulla riva dalla forza del mare. Uno spettacolo continuo degno di un grande documentario del National Geographic. Poi ecco che si rialzano ciondolando, con una mossa mille volte provata e fatta ormai senza fatica e si avviano fino a trovare un sentiero per risalire sul pianoro, che affrontano con fatica ma con decisione. La spiaggia si perde all'orizzonte ed è tutta ricoperta di animali.
Uno spettacolo impressionante. Ma non ci sono solo pinguini, stormi di Ska (o Skua, un uccello stercorario piuttosto comune), il loro nemico naturale, che si aggira continuamente tra le tane in cerca di uova da beccare, di cui è ghiottissimo. Il malefico intruso è sempre in giro, ospite sgraditissimo ovviamente, ma insistente e non eliminabile, anche se a gruppi si fa buona guardia vicino ai nidi per evitare intrusioni indesiderate. Ma ogni tanto la sorveglianza diminuisce e qualcosa sfugge, così anche questo uccellaccio trova qualche uovo senza sicura e lo afferra col becco uncinato per portalo via tra le rocce dove lo spezzerà al meglio, sbattendolo a terra con violenza e cibandosene poi ghiottamente. Per la verità a volte è interessato anche ai piccoli appena nati ancora ricoperti di lanugine grigia abbastanza piccoli per poter essere acchiappati e strattonati sopra gli scogli prima che le madri se ne accorgano, ma adesso i piccoli sono cresciuti anche troppo per correre questo pericolo. Ma anche loro devono pur vivere, non vi sembra? E la storia dei predatori che regolano con la loro presenza le proporzioni della crescita ristabilendo un equilibrio naturale accettabile.
Comunque a parte questi dettagli sgradevoli, non deve essere troppo dura la vita del pinguino e se vogliamo proprio, come nostro solito antropomorfizzarli, direi che se la spassano felici a punta Tombo, a quanto mostrano per lo meno. Ma non sono mica i soli ad aggirarsi nella steppa prospiciente il mare. Grandi famiglie anche di una ventina di capi ciascuno di bellissimi guanachi, tra i più grandi e dalle pellicce folte e lucide mai viste fino ad ora. Brucano negli avvallamenti, poi di colpo come se avessero avuto un avvertimento di pericolo incombente, che so io, un puma in cerca di prede, partono al galoppo, apparentemente senza una ragione precisa, per fermarsi dopo qualche centinaio di metri e rimettersi tranquillamente a brucare. Davvero un territorio idillico a vedersi. In sostanza ci siamo rimasti quasi tre ore, non la finisci mai di trovare qualche punto di osservazione dove fermarti a guardare uccellini colorati tra ami spinosi, fiori che colorano la steppa e andirivieni di animali in livrea da sera che passeggiano indaffarati come se avessero fretta di espletare un loro servizio preciso. Davvero un luogo assolutamente imperdibile, nel quale rimanere magari su una panchina a guardare il mare, grigio e lontano, mentre nell'aria volteggiano i cormorani imperiali, le ossifraghe, le beccacce di mare ed i tanti altri uccelli che popolano la battigia.
SURVIVAL KIT
Riserva di Punta Tombo - A circa 110 km da Trelew, gli ultimi venti di pista buona, si raggiunge in meno di due ore, ben segnalata. Riserva naturale di oltre 200 ettari sul mare. Vedere prima l'esposizione nel centro di accoglienza, che racconta ogni cosa sulla vita dei pinguini. Poi percorrere un sentiero di tre chilometri di passerelle da cui non si può uscire, che attraversa completamente la riserva, compiendo un percorso circolare che vi riporta all'ingresso. Potrete vedere oltre a tutta la varia fauna patagonica consueta anche guanachi, armadilli, nandù, volpi e uccelli terricoli, la più grande colonia di pinguini di Magellano esistente, quasi mezzo milione di capi. I pinguini arrivano verso fine agosto e nidificano, i piccoli nascono in novembre e sono pronti a prendere il mare a marzo. Da aprile ad agosto non c'è nulla da vedere. Vergono organizzate visite di gruppo a partire dai 100 €. Il modo migliore ed economico ovviamente è con la vostra macchina. Ingresso 18.000 pesos con sconto. Calcolate un minimo di 2 ore più il viaggio, quindi almeno una mezza giornata che può essere completata poi nella zona di Gaiman.