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Punta Cantor - Penisola di Valdez - Argentina - novembre 2024 |
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Coppia di pinguini |
Certo che qui, andando avanti ed indietro su queste passerelle, c'è da passarci la giornata, a guardare i leoni marini che si affrontano nell'acqua, i piccoli che sguazzano e poi corrono a cercare le madri, gli uccelli che becchettano tra il pietrisco. Poi però alla fine il tempo stringe e i chilometri da fare sono tanti. Riprendiamo quindi la 3 per 37 km, purtroppo la litoranea che permetterebbe di evitarne altrettanti, è chiusa, credo per manutenzione e infatti si vedono in lontananza delle grosse macchine movimento terra che spianano la pista. E' un peccato perché credo che sarebbe stata una bella vista lungo l'Atlantico, che per lo meno sulla carta, mostra una amplissima laguna. Comunque prendiamo l'incrocio della 52, ci scoppiamo altri 33 km, piuttosto polverosi e un po' traballanti, visto che su questa, forse un po' meno manutenuta nel tempo, c'è una pronunciata tole ondulé, quella serie di minuscoli avvallamenti continui che gli habitué delle piste e dei deserti ben conoscono e parimenti detestano, visto che dopo un po' di chilometri percorsi, ti tremano le braccia come se avessi fatto ore di sollevamento pesi e arriviamo finalmente a Caleta Valdéz, un altro dei punti interessanti della penisola. Siamo su un promontorio che dà su una lunga spiaggia grigia ed ondulata, al largo una lingua di sabbia bassa emerge e protegge la riva da mareggiate troppo violente.
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Pinguino magellanico |
Sulla scarpata che scende verso il mare, una colonia di pinguini di Magellano si è stanziata da molti decenni. Ce n'è qualche centinaio che si aggirano su e giù tra le tane scavate nella terra e poi scendono fino al mare dove si tuffano a prendere pesci. Arrivano ciondolando fin sotto la passerella e poi rimangono lì a guardarti ad un paio di metri da te curiosi e senza paura, poi vanno per i fatti loro. I piccoli sono già cresciuti e in questa stagione hanno ormai perso la lanugine infantile e assunto la classica livrea bianconera e quindi sono ormai indistinguibili dai genitori. Diciamolo pure ma questo animale è ormai diventato l'emblema della simpatia, con il suo passo buffo ed il suo modo di muoversi. Il Magellanico è una delle specie più piccole, questi che vagano tutto attorno alla terrazza protesa sul mare infatti, non superano i trenta centimetri con i loro becchi neri e gli occhi cerchiati di rosso, con una arco bianco di piume che fa risaltare la striscia nera sulla testa quasi fossero guerrieri mohicani, tanto sono fieri quando stanno ritti in piedi a guardare il mare. Quando invece si lasciano andare a terra quasi strisciando, sembrano davvero povere bestiole indifese, anche se proprio qui sul terreno non hanno praticamente predatori da temere.
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Elefanti marini |
Noi facciamo ancora qualche chilometro lungo la costa per arrivare fino a punta Cantor. Qui il panorama è davvero stupendo, con la striscia di sabbia che divide la laguna dal mare, prolungandosi all'infinito in una serie di curve sinuose e perfette, mentre lo stretto braccio di acqua assume colorazioni blu e verdi a seconda della forza del sole tra le nubi. Una serie di colorazioni spettacolari di tinte primarie che riempiono campiture di spazio senza limiti, quadri astratti che stenteresti ad immaginare, ma che stanno lì a riempirti l'orizzonte di bellezza pura. Quasi quasi è un modo che ti consente di apprezzare la pittura moderna anche se non riesci a capirla completamente, certo per mancanza di cultura artistica. Spaparanzate sulla riva, popolose colonie di elefanti marini si alternano ad altre di leoni di mare. All'interno di ogni gruppo che giace immobile a godersi il sole pomeridiano, il maschio dominante lotta con qualche pretendente che cerca di scalzargli il posto. Vita dura e faticosa quella di mantenere ad ogni costo sesso e potere, ma si vede che anche tra gli animali questi aspetti hanno la preminenza su tutto il resto. Qui attorno c'è parecchia gente che si aggira lungo il sentiero che si allunga sulla scarpate. Ad un tratto si sentono grida e si avvertono movimenti scomposti più avanti. Sembra che un gruppo di anziane orientali in gita abbiano visto un crotalo tra i cespugli.
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Elefanti marini |
Corro a vedere, le madame sono estremamente agitate e additano punti diversi sul terreno e tra i cespi di erba secca che spuntano nel terreno, ma con tutto questo casino il colubre mortifero se l'è già filata velocissimo e si sarà velocemente nascosto sottoterra o sarà riuscito a sfuggire lontano nella steppa, per sfuggire alla massa di sciamannati che accorrono per immortalarlo al meglio sui telefonini. Solo i pinguini non si negano al mettersi in posa e quindi il divertimento può continuare. Noi ce ne rimaniamo ancora un bel po' a guardare i giganteschi pinnipedi sparsi per chilometri in tutto l'areale. Ad un tratto, segnalato dai gridolini meravigliati degli astanti, ecco un movimento veloce che muove l'acqua lungo la riva. A pelo di superficie, le onde si muovono in maniera anomala ed un gruppo di pinne nere emerge e scivola veloce. E' un gruppo di una decina di orche, che nuota parallelamente alla riva. Adesso si vedono molto bene, i grandi corpi che si muovono come siluri perfetti, mostrando in superficie solo la parte nera, mentre gli addomi chiazzati di bianco sono parzialmente nascosti sotto. Viaggiano a coppie o a gruppi di tre o quattro, qualcuna con un piccolo a fianco, ma non fanno cenno di rivolgersi verso la riva vicina, dove qualche pinnipede più attardato traccheggia ed indugia a venir fuori, facile preda per cacciatori affamati.
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Leoni marini |
Sembra che a volte qualcuna arrivi fino a riva per afferrare qualche foca e trascinarsela nell'acqua, ma evidentemente non è questo il caso, o hanno già mangiato a sazietà o sono solamente in giro turistico come noi. E' un attimo e poi spariscono tutte verso sud, tra i gemiti di delusione di tutti gli spettatori che speravano in una esibizione più lunga. Comunque sia un gran bello spettacolo. Rimango ancora un poco appoggiato alle balaustre nella speranza che il gruppo di cetacei o altri loro parenti torni da queste parti, ma niente da fare, come sempre bisogna cogliere l'attimo fuggente e quando è passato, ciao bella. Così resto solo, a tu per tu col pinguino che mi guarda davanti al cespuglio che occulta il buco sotto terra dove ha fatto il nido. Sta lì immobile e perplesso come se volesse capire la ragione della mia presenza, insensibile anche al vento teso che sembra volerci portare via tutti e due, ma lui ci è abituato e non fa una piega anzi tiene le inutili alucce strette strette, in modo da non fare vela più di tanto, ma per il resto rimane impavido con la schiena rivolta al mare. Chi sa se è un maschietto che si è sgobbato un paio di mesi di cova e adesso il suo pulcino ormai grande come lui, se ne è già andato con la madre verso il mare ad imparare a nuotare.
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La pinguinera |
Certamente non avrà più bisogno dell'andirivieni continuo che per mesi, lui e la sua compagna hanno dovuto fare dal mare alla terra e viceversa, risalendo poi fino alla cima della scarpata, visto che proprio lui, il maschio, aveva scelto quella posizione faticosa da raggiungere, che forse proprio per quella sua promessa di sicurezza era piaciuto alla compagna, per alimentarlo continuamente di pesciolini masticati, un bolo alimentare ricchissimo di grassi e proteine che lo ha fatto crescere in poco tempo forte e vigoroso fino al punti di rendersi indipendente e di prendere finalmente il mare. Adesso ci penserà da solo, lui tra un po' sarà libero di andarsene a scorrazzare per i sette mari, quelli meridionali naturalmente, con un gruppo di amici, simpatici scapoloni, passando di bar in bar a divertirsi, prima di tornare tra qualche mese su questa spiaggia e ricominciare da capo la solfa del bravo genitore, sempre con la stessa compagna, per di più, sempre che questa vulgata, risponda poi a verità, magari ogni tanto farà finta di sbagliarsi evitando di riconoscerlo lei stessa, quando arriva sulla spiaggia con quello stuolo di madame con le quali si è divertita anche lei per mesi in giro a sgavazzare, attenta però ad evitare le orche e le foche giaguaro sempre in caccia, che stanno sempre lì di vedetta a vedere se qualcuna si distrae.
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Orca |
Alla fine, visto che non arrivano risposte me ne vado io, giusto in tempo per vedere un gruppo di signori non più giovani, (parlo io poi, che trasportano a forza di braccia una signora dolorante che evidentemente, dopo aver messo un piede in una delle tante buche del terreno, lasciate appunto da qualche pinguino, una vera e propria trappola mortale dove se non stai attento è facilissimo finirci dentro in pieno e sembra si sia rotta una gamba. Bel disastro e adesso qui in mezzo al nulla, un problema da risolvere non da poco, vacanza rovinata, assicurazione da attivare, sperando di averla fatta e poi pensare ad un ritorno problematico, sempre che si trovi un volo subito e che sia disposto a caricarti visto che sei in condizioni non normali. Su queste cose le compagnie sono piuttosto meticolose e grane non ne vogliono di nessun tipo, quindi al minimo sospetto che tu possa dare problemi ti lasciano a terra e aggiustati. La cosa mi appare proprio come una bella grana e non riesco a distogliermene il pensiero, forse, pensandoci a posteriori, questa vicenda non è stata niente altro che un memento perché mai avrei immaginato dopo solo un paio di mesi, a fine gennaio, di passare attraverso la stessa esperienza, che per la verità, pur essendo una delle meno gravi che ti possano capitare durante un viaggio, non auguro davvero a nessuno.
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Parco eolico |
Così, torno mestamente alla macchina, cercando di fissare la mente sulle lotte tra leoni marini, che quantomeno pensano solo al sesso ed allo spazio vitale e non devono preoccuparsi dei dazi sulle loro produzioni eventuali e così ragionando rimango imbambolato nel parcheggio a guardare quella che sembra una statua, di certo eretta dai fazenderos di queste parti o come si chiamano, quando la lana degli ovini era una delle ricchezze della regione. Invece statua non è, ma una colossale pecora col vello nel suo pieno sviluppo che la fa sembrare ancora più enorme e che guarda l'andirivieni dei passanti con olimpica stabilità, forse eolico abbandonata qui proprio dal suo proprietario a cui la lana non interessa più visto il crollo definitivo del suo prezzo o non piuttosto dall'Ente del turismo in cerca di colore. Ma la strada per tornare a casa è lunga e per di più dopo una bella giornata di sole, il cielo diventa nero come la pece e mentre attraversiamo il parco eolico, tra le pale gigantesche che sovrastano la strada, si scatena il diluvio universale che ci accompagna fino al rientro in città. Faccio quasi fatica a trovare il garage, per fortuna che hanno inventato il GPS, ma come facevamo prima? Poi andiamo al solito ristorantino, dove ormai ci considerano clienti fissi e io mi faccio un bel queso fundido che sarà pure un po' grasso, ma va giù che è una meraviglia. Poi da Elke per un altro monumentale gelatone al dulce de leche e via a nanna che ce lo meritiamo.
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Ovino |
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Orche |
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