mercoledì 2 aprile 2025

Sudamerica 38 - A Punta Cantor tra orche e pinguini

Punta Cantor - Penisola di Valdez - Argentina - novembre 2024


Coppia di pinguini

Certo che qui, andando avanti ed indietro su queste passerelle, c'è da passarci la giornata, a guardare i leoni marini che si affrontano nell'acqua, i piccoli che sguazzano e poi corrono a cercare le madri, gli uccelli che becchettano tra il pietrisco. Poi però alla fine il tempo stringe e i chilometri da fare sono tanti. Riprendiamo quindi la 3 per 37 km, purtroppo la litoranea che permetterebbe di evitarne altrettanti, è chiusa, credo per manutenzione e infatti si vedono in lontananza delle grosse macchine movimento terra che spianano la pista. E' un peccato perché credo che sarebbe stata una bella vista lungo l'Atlantico, che per lo meno sulla carta, mostra una amplissima laguna. Comunque prendiamo l'incrocio della 52, ci scoppiamo altri 33 km, piuttosto polverosi e un po' traballanti, visto che su questa, forse un po' meno manutenuta nel tempo, c'è una pronunciata tole ondulé, quella serie di minuscoli avvallamenti continui che gli habitué delle piste e dei deserti ben conoscono e parimenti detestano, visto che dopo un po' di chilometri percorsi, ti tremano le braccia come se avessi fatto ore di sollevamento pesi e arriviamo finalmente a Caleta Valdéz, un altro dei punti interessanti della penisola. Siamo su un promontorio che dà su una lunga spiaggia grigia ed ondulata, al largo una lingua di sabbia bassa emerge e protegge la riva da mareggiate troppo violente. 

Pinguino magellanico

Sulla scarpata che scende verso il mare, una colonia di pinguini di Magellano si è stanziata da molti decenni. Ce n'è qualche centinaio che si aggirano su e giù tra le tane scavate nella terra e poi scendono fino al mare dove si tuffano a prendere pesci. Arrivano ciondolando fin sotto la passerella e poi rimangono lì a guardarti ad un paio di metri da te curiosi e senza paura, poi vanno per i fatti loro. I piccoli sono già cresciuti e in questa stagione hanno ormai perso la lanugine infantile e assunto la classica livrea bianconera e quindi sono ormai indistinguibili dai genitori. Diciamolo pure ma questo animale è ormai diventato l'emblema della simpatia, con il suo passo buffo ed il suo modo di muoversi. Il Magellanico è una delle specie più piccole, questi che vagano tutto attorno alla terrazza protesa sul mare infatti, non superano i trenta centimetri con i loro becchi neri e gli occhi cerchiati di rosso, con una arco bianco di piume che fa risaltare la striscia nera sulla testa quasi fossero guerrieri mohicani, tanto sono fieri quando stanno ritti in piedi a guardare il mare. Quando invece si lasciano andare a terra quasi strisciando, sembrano davvero povere bestiole indifese, anche se proprio qui sul terreno non hanno praticamente predatori da temere. 

Elefanti marini

Noi facciamo ancora qualche chilometro lungo la costa per arrivare fino a punta Cantor. Qui il panorama è davvero stupendo, con la striscia di sabbia che divide la laguna dal mare, prolungandosi all'infinito in una serie di curve sinuose e perfette, mentre lo stretto braccio di acqua assume colorazioni blu e verdi a seconda della forza del sole tra le nubi. Una serie di colorazioni spettacolari di tinte primarie che riempiono campiture di spazio senza limiti, quadri astratti che stenteresti ad immaginare, ma che stanno lì a riempirti l'orizzonte di bellezza pura. Quasi quasi è un modo che ti consente di apprezzare la pittura moderna anche se non riesci a capirla completamente, certo per mancanza di cultura artistica. Spaparanzate sulla riva, popolose colonie di elefanti marini si alternano ad altre di leoni di mare. All'interno di ogni gruppo che giace immobile a godersi il sole pomeridiano, il maschio dominante lotta con qualche pretendente che cerca di scalzargli il posto. Vita dura e faticosa quella di mantenere ad ogni costo sesso e potere, ma si vede che anche tra gli animali questi aspetti hanno la preminenza su tutto il resto. Qui attorno c'è parecchia gente che si aggira lungo il sentiero che si allunga sulla scarpate. Ad un tratto si sentono grida e si avvertono movimenti scomposti più avanti. Sembra che un gruppo di anziane orientali in gita abbiano visto  un crotalo tra i cespugli. 

Elefanti marini

Corro a vedere, le madame sono estremamente agitate e additano punti diversi sul terreno e tra i cespi di erba secca che spuntano nel terreno, ma con tutto questo casino il colubre mortifero se l'è già filata velocissimo e si sarà velocemente nascosto sottoterra o sarà riuscito a sfuggire lontano nella steppa, per sfuggire alla massa di sciamannati che accorrono per immortalarlo al meglio sui telefonini. Solo i pinguini non si negano al  mettersi in posa e quindi il divertimento può continuare. Noi ce ne rimaniamo ancora un bel po' a guardare i giganteschi pinnipedi sparsi per chilometri in tutto l'areale. Ad un tratto, segnalato dai gridolini meravigliati degli astanti, ecco un  movimento veloce che muove l'acqua lungo la riva. A pelo di superficie, le onde si muovono in maniera anomala ed un gruppo di pinne nere emerge e scivola veloce. E' un gruppo di una decina di orche, che nuota parallelamente alla riva. Adesso si vedono molto bene, i grandi corpi che si muovono come siluri perfetti, mostrando in superficie solo la parte nera, mentre gli addomi chiazzati di bianco sono parzialmente nascosti sotto. Viaggiano a coppie o a gruppi di tre o quattro, qualcuna con un piccolo a fianco, ma non fanno cenno di rivolgersi verso la riva vicina, dove qualche pinnipede più attardato traccheggia ed indugia a venir fuori, facile preda per cacciatori affamati. 

Leoni marini

Sembra che a volte qualcuna arrivi fino a riva per afferrare qualche foca e trascinarsela nell'acqua, ma evidentemente non è questo il caso, o hanno già mangiato a sazietà o sono solamente in giro turistico come noi. E' un attimo e poi spariscono tutte verso sud, tra i gemiti di delusione di tutti gli spettatori che speravano in una esibizione più lunga. Comunque sia un gran bello spettacolo. Rimango ancora un poco appoggiato alle balaustre nella speranza che il gruppo di cetacei o altri loro parenti torni da queste parti, ma niente da fare, come sempre bisogna cogliere l'attimo fuggente e quando è passato, ciao bella. Così resto solo, a tu per tu col pinguino che mi guarda davanti al cespuglio che occulta il buco sotto terra dove ha fatto il nido. Sta lì immobile e perplesso come se volesse capire la ragione della mia presenza, insensibile anche al vento teso che sembra volerci portare via tutti e due, ma lui ci è abituato e non fa una piega anzi tiene le inutili alucce strette strette, in modo da non fare vela più di tanto, ma per il resto rimane impavido con la schiena rivolta al mare. Chi sa se è un maschietto che si è sgobbato un paio di mesi di cova e adesso il suo pulcino ormai grande come lui, se ne è già andato con la madre verso il mare ad imparare a nuotare. 

La pinguinera

 Certamente non avrà più bisogno dell'andirivieni continuo che per mesi, lui e la sua compagna hanno dovuto fare dal mare alla terra e viceversa, risalendo poi fino alla cima della scarpata, visto che proprio lui, il maschio, aveva scelto quella posizione faticosa da raggiungere, che forse proprio per quella sua promessa di sicurezza era piaciuto alla compagna, per alimentarlo continuamente di pesciolini masticati, un bolo alimentare ricchissimo di grassi e proteine che lo ha fatto crescere in poco tempo forte e vigoroso fino al punti di rendersi indipendente e di prendere finalmente il mare. Adesso ci penserà da solo, lui tra un po' sarà libero di andarsene a scorrazzare per i sette mari, quelli meridionali naturalmente, con un gruppo di amici, simpatici scapoloni, passando di bar in bar a divertirsi, prima di tornare tra qualche mese su questa spiaggia e ricominciare da capo la solfa del bravo genitore, sempre con la stessa compagna, per di più, sempre che questa vulgata, risponda poi a verità, magari ogni tanto farà finta di sbagliarsi evitando di riconoscerlo lei stessa, quando arriva sulla spiaggia con quello stuolo di madame con le quali si è divertita anche  lei per mesi in giro a sgavazzare, attenta però ad evitare le orche e le foche giaguaro sempre in caccia, che stanno sempre lì di vedetta a vedere se qualcuna si distrae. 

Orca

Alla fine, visto che non arrivano risposte me ne vado io, giusto in tempo per vedere un gruppo di signori non più giovani, (parlo io poi, che trasportano a forza di braccia una signora dolorante che evidentemente, dopo aver messo un piede in una delle tante buche del terreno, lasciate appunto da qualche pinguino, una vera e propria trappola mortale dove se non stai attento è facilissimo finirci dentro in pieno e sembra si sia rotta una gamba. Bel disastro e adesso qui in mezzo al nulla, un problema da risolvere non da poco, vacanza rovinata, assicurazione da attivare, sperando di averla fatta e poi pensare ad un ritorno problematico, sempre che si trovi un volo subito e che sia disposto a caricarti visto che sei in condizioni non normali. Su queste cose le compagnie sono piuttosto meticolose e grane non ne vogliono di nessun tipo, quindi al minimo sospetto che tu possa dare problemi ti lasciano a terra e aggiustati. La cosa mi appare proprio come una bella grana e non riesco a distogliermene il pensiero, forse, pensandoci a posteriori, questa vicenda non è stata niente altro che un memento perché mai avrei immaginato dopo solo un paio di mesi, a fine gennaio, di passare attraverso la stessa esperienza, che per la verità, pur essendo una delle meno gravi che ti possano capitare durante un viaggio, non auguro davvero a nessuno. 

Parco eolico

Così, torno mestamente alla macchina, cercando di fissare la mente sulle lotte tra leoni marini, che quantomeno pensano solo al sesso ed allo spazio vitale e non devono preoccuparsi dei dazi sulle loro produzioni eventuali e così ragionando rimango imbambolato nel parcheggio a guardare quella che sembra una statua, di certo eretta dai fazenderos di queste parti o come si chiamano, quando la lana degli ovini era una delle ricchezze della regione. Invece statua non è, ma una colossale pecora col vello nel suo pieno sviluppo che la fa sembrare ancora più enorme e che guarda l'andirivieni dei passanti con olimpica stabilità, forse eolico abbandonata qui proprio dal suo proprietario a cui la lana non interessa più visto il crollo definitivo del suo prezzo o non piuttosto dall'Ente del turismo in cerca di colore. Ma la strada per tornare a casa è lunga e per di più dopo una bella giornata di sole, il cielo diventa nero come la pece e mentre attraversiamo il parco eolico, tra le pale gigantesche che sovrastano la strada, si scatena il diluvio universale che ci accompagna fino al rientro in città. Faccio quasi fatica a trovare il garage, per fortuna che hanno  inventato il GPS, ma come facevamo prima? Poi andiamo al solito ristorantino, dove ormai ci considerano clienti fissi e io mi faccio un bel queso fundido che sarà pure un po' grasso, ma va giù che è una meraviglia. Poi da Elke per un altro monumentale gelatone al dulce de leche e via a nanna che ce lo meritiamo.

Ovino



Orche
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martedì 1 aprile 2025

Cambiamenti di vita




 Come sapete un mese e mezzo fa, ho avuto in Mauritania un piccolo incidente che mi è costato, oltre all'interruzione del viaggio anche una sgradevole frattura scomposta all'Omero, e non poteva essere diversamente vista la mia natura di poeta mancato. Oggi che la cosa sta piano piano rientrando, mi sono accorto che l'operazione subita mi ha lasciato un pesante sfregio che deturperà per sempre il mio braccio. Poiché come sapete sono molto sensibile al mio aspetto estetico e non vorrei perdere credito presso le mie fans, perché la perdita dei follower, per noi influencer è come la morte stessa, ho deciso di mascherare lo sfregio con un bel tatuaggio, cosa a cui avevo sempre aspirato senza mai trovare il tempo di decidermi. Così, da una settimana ho provveduto ad una serie di sedute da una mia conoscente orientale, la professoressa Yu Sil Via, direttrice dell'istituto della carpa dorata di Pechino, in visita in Italia per un mese e che opera al Borsalino (se aveste bisogno), insigne tassidermista ittica, tatuatrice di vaglia e anche fisioterapista orientale, che oltre a sistemarmi le articolazioni facendomi vedere le stelle, dandole al tempo stesso incarico, mentre mi massaggia, di ricoprirmi entrambe le braccia, per equilibrio compensativo ed anche per eleganza, con due diversi stili, un magnifico tribal per il sinistro ed una leggera decorazione cinese in stile Chin a colori per il braccio destro, quello dove deve meglio essere coperta la pesante cicatrice, che verrà quindi mascherata dagli svolazzi del chimono decorato a pesciolini rossi, di una adorabile gheisha. Naturalmente, visto che ormai si avvicina il momento del mio traguardo finale, ho già dato disposizione che alla mia dipartita (testiculis tactis, il più lontano possibile), con l'ausilio della prof.sa Yu Sil Via, che torna spesso tra di noi, il tutto venga utilizzato per la costruzione di due paralumi, piccoli ma eleganti da mettere in camera da letto sui comodini. Grazie dell'attenzione e se necessitate di informazioni più precise, contattatemi pure.


lunedì 31 marzo 2025

Sudamerica 37 - La penisola di Valdéz

Leoni marini - Punta norte - Penisola di Valdéz - Aegentina - movembre 2024
 

Guanaco

Partiamo presto dopo una magra colazione, che il nostro hotel fornisce ai suoi ospiti, tanto per non farli stare proprio a digiuno e ci mettiamo in marcia perché i chilometri da fare sono molti, essendo gli spazi di questo territorio non proprio a misura d'uomo. Lasciamo la città passando vicino alla sagoma gigantesca di un dinosauro che segnala la presenza del parco a tema e cominciamo a percorrere la settantina di km che ci portano fino a Puerto Madryn, lungo la ormai ben nota Ruta 3 che va verso nord attraversando la steppa desertica che caratterizza tutta questa parte di Patagonia. Il grande parco eolico che si attraversa lungo la strada, sembra una istallazione di un pianeta alieno, così privo di presenza umana, al di là dei grandi camion che sfilano a 100 all'ora al tuo fianco. Un senso di solitudine assoluta ti prende nel percorrere questi spazi, riesco solo malamente ad immaginare come potesse essere in altri tempi il percorrere queste lande a cavallo per giorni infiniti, senza riferimenti se non qualche sentito dire, carpito in diari di viaggio di altri esploratori coraggiosi e soprattutto senza uno straccio di GPS a dare una mano. Dopo un'altra ventina di chilometri prendiamo la strada sterrata che porta verso l'istmo che consente di entrare nella penisola. 

Punta Norte

La pista è abbastanza buona e non rovinata dal passaggio dei mezzi. Per la verità, anche se poi nei punti topici, di gente ne trovi parecchia, lungo le piste di macchine ne vedi poche, quindi un pensiero a non avere la disgrazia di guai meccanici o gomme bucate, lo hai sempre. Un casotto in mezzo alla pista segnala l'entrata al parco. La ragazza al varco è piuttosto gentile e così il prelievo sembra più leggero e poi continuiamo costeggiando il Golfo Nuevo alla nostra destra, mentre tra le dune costiere compaiono continuamente famiglie di guanachi, talmente abituate al passaggio delle auto che nemmeno sollevano il muso da terra dove continuano a brucare i cespi di erba coperta di polvere. Se guardi bene, di tanto in tanto riesci a vedere anche qualche leprotto che invece scappa velocissimo perdendosi tra i monticelli di sabbia. Intanto facciamo un'altra ventina di chilometri ed arriviamo al centro accoglienza dove si possono prendere informazioni e materiale illustrativo. Ricordatevi che qui è importante informarsi sugli orari delle maree nei diversi punti della costa, perché questo condiziona la presenza degli animali e quindi visto che bisogna sbobbarsi ore di strada, meglio arrivare nel momento giusto. Da un'alta torre di osservazione si può dare un'occhiata ai dintorni e contemporaneamente ai due golfi visto che siamo proprio a metà dell'istmo che collega la penisola alla terraferma. 

Puerto Piramides

Certo che il territorio è decisamente vasto, in pratica un rettangolo alto più di 100 km e largo 50, ma le piste che lo percorrono sono solo tre, la n 2, la n. 3 e la n. 53, mentre quella costiera, n. 47, è al momento chiusa per manutenzione. Bisogna dire che ci sono diversi mezzi che si occupano di manutenerle in  maniera decente e quindi diciamo che le puoi percorrere senza problemi tra i 60 e gli 80 all'ora, cosa che rende accettabili le distanze da percorrere. Comunque noi andiamo direttamente a Puerto Piramides, l'unico piccolo centro abitato della penisola per vedere com'è la situazione delle barche che portano a vedere le balene. Il paesino è veramente costituito da quattro case in croce, qualche albergo, punti di ristoro, un benzinaio e poi la serie di agenzie che si occupano delle barche. In realtà, poi tutto fa capo solo ad un paio, che ovviamente non si fanno concorrenza più di tanto, ma non siamo proprio in piena stagione e anche se il Capitano Findus con tanto di cappello e giubba marinara, assicura con aria distaccata e professionale del pescatore di merluzzo, che di balene ce ne sono ancora, visto che non dovrebbero ripartire prima della fine di dicembre, si riesce a fare una trattativa per ottenere un po' di sconto sulla cifra offensiva che i cartelli propongono per il giro, visto che paghiamo in contanti e in preziosi ed ambiti verdoni. 

La costa a Punta Norte

Comunque prenotiamo per domani mattina, visto che il barcone si farà a mezzogiorno. Così possiamo procedere tranquilli per il programma della giornata, quindi si decide che alla cittadina daremo un occhio domani. Il cielo è terso e quindi prendiamo tranquilli la pista verso Punta Norte, la estremità massima nell'angolo più alto della penisola. Sono all'incirca 80 km, dove bisogna guidare con una certa attenzione, specialmente se incroci qualche altro mezzo, visto che qui guidano tutti piuttosto allegri e al passaggio e al sorpasso, sparano pietre all'impazzata e come si sa, i parabrezza sono fragili e costosi e non ho capito bene cosa comprenda e cosa escluda la franchigia del famoso all insured, dicitura sempre sibillina che poi le sorprese te le presenta alla fine. I guanachi intanto guardano questo andirivieni col muso imperturbabile del camelide che ormai ne ha viste tante nella vita e non si stupisce più di niente. Rumina guardandosi intorno senza angosce, con i grandi occhi lucidi che sembrano dire: ma che ci venite a fare fin quaggiù, ma statevene a casa, e continuano a sbattere le lunghe ciglia prima di riabbassare il lungo collo per riprendere a brucare. Animale curioso il guanaco, con quella pelliccetta tutta morbida e coccolosa, che appena la vedi ti viene voglia di carezzarla, ma poi finisce che non ti avvicini troppo temendo che anche queste bestie sputino più dei lama delle Ande. 

Nandù

I piccoli sgroppano attorno giocando o si aggrappano alle madri per sfruttare l'ultima poppata. Sono sempre uguali i cuccioli di tutte le specie, a cui l'imprinting materno impone di rimanere a vigile distanza dalle genitrici, che non si sa mai, anche se la voglia di correre attorno a giocare è tanta, ma non sia mai che ci sia qualche puma malevolo nelle vicinanze. Invece, due nandù un poco più lontani, corrono per mettersi subito a distanza di sicurezza, non si sa mai, si direbbe. Le lunghe zampe cin cui di certo saprebbero difendersi, preferiscono, nell'incertezza, usarle per scappare. Forse hanno memoria di loro avi rincorsi e abbattuti dal lancio delle bolas, strumenti infernali che proprio attorno a quelle zampe si avvinghiavano implacabilmente per abbatterli senza pietà. Forse hanno ancora memoria del fatto che le loro carni erano considerate piuttosto gustose in tutta la Patagonia e quindi preferiscono stare alla larga. Noi intanto procediamo veloci e dopo un'oretta e mezza, arriviamo alla punta estrema della penisola. Qui il territorio, di certo piuttosto fragile per essere abbandonato in preda a gruppi di impietosi visitatori, calati come Unni dal pullman delle agenzie turistiche, è organizzato in lunghe passerelle che sovrastano la duna costiera che consentono di percorrere un lungo tratto, godendosi la spiaggia sottostante dall'alto.

Foche Patagoniche

In posizione privilegiata da una casetta seminascosta tra i cespugli, l'occhio vigile di qualche ranger  sorveglia che nessuno sorpassi le transenne. La marea ha lasciato una parte della riva scoperta mettendo in evidenza una spessa coltre di alghe verdi che formano come una specie di tappeto dove staziona una colonia di una cinquantina di elefanti marini. Alcuni stanno lì a dormire ed a prendere il sole spaparanzati, altri si trascinano alla ricerca forse di un posto migliore, pronunciando al vento qualche barrito possente; tra questi altri gruppi di leoni marini, competono per il territorio con gruppi di foche patagoniche più piccole e meno aggressive. Nell'acqua coppie di contendenti si affrontano nella classica posizione di battaglia, non capisci bene se per gioco o con seria combattività. L'acqua dell'Atlantico arriva fino a questa sponda calma e senza violenza, fino a lambire gli animali e scorrendo via poi nei rivoli e nei canaletti che l'acqua si è fatta tra la massa delle alghe. Devo dire, che forse per la distanza o perché siamo sopravento, ma non si avverta la tremenda puzza che gli assembramenti di pinnipedi di solito manifestano. Passeggiamo avanti ed indietro lungo le passerelle. Guardare questi animali ti dà sempre un senso di piacevole serenità, quella che loro per primi mostrano di avere standosene sdraiati a godersi la giornata. Che piacevole sensazione! Evidentemente non ci sono orche in vista.

Haematopus palliatus - Beccaccia di mare

SURVIVAL KIT

Foca

 Valdéz - E' uno dei più importanti parchi nazionali argentini e patrimonio Unesco dal 1999 vasta oltre 3.600 km2. Si tratta di un territorio pianeggiante arido e salato, sulle cui coste c'è una forte aggregazione di vita marina. Date le distanze e le cose da vedere, a mio parere sono necessari almeno tre giorni pieni, che io ho suddiviso in questo modo. 1 g. - Isla de los Pajaros, all'ingresso dal mirador. Punta Norte con le colonie di leoni marini, elefanti marini, foche della Patagonia e uccelli. Caleta Valdèz con piccola colonia di pinguini. Punta Cantor con elefanti marini e possibilità di orche. Evitare Punta Delgado (70+70 km di sterrato) perché chiusa al pubblico. 2 g. - Puerto Piramides con giro a piedi sulla costa. Tour in barca per le balene e leoni marini visti dal mare. Puerto Madryn e dintorni. 3 g. - Fuori dal parco: Punta Tombo con colonia Pinguini. Villaggi gallesi a Gaiman con case storiche e parco paleontologico di Bryn Gwyn. Evtl. Puerto Rawson vicino a Trelew. Costi: Ingresso alla Penisola 30.000 pesos a testa valido 2 gg (+ 1.700 per l'auto). Ricordarsi di far timbrare il biglietto all'uscita per rientrare il giorno dopo. Crociera balene 1 ora, 88 $ a testa dopo trattativa (partono da 120). Punta Tombo 18.000 a testa. Parco Bryn Gwin 1.500 Pesos, percorso in salita di 3 chilometri, circa due ore. Consiglio pernottamento a Trelew, meno turistico e meno caro e a metà strada tra Valdéz e Punta Tombo.

Femmine di elefanti marini

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20 - La cueva del mylodòn

domenica 30 marzo 2025

Sudamerica 36 - In giro per Trelew

Museo Paleontologico E,Feruglio - Trelew - Argentina - novembre 2024
 

La steppa

Trelew che sarà la nostra base di esplorazione per la penisola di Valdes, è una pigra cittadina che si è sviluppata sulla ruta 3, che fila verso nord attraverso il nulla. Da qui mancano solamente più 1354 km alla capitale, come puntigliosamente recitano le pietre miliari bianche che scandiscono lo spazio come un immobile metronomo. Dalla fin del mundo siamo già oltre metà strada, teniamone conto, se ne avessimo voglia, con meno di una quindicina di ore di guida ci potremmo tranquillamente arrivare, senza troppi sforzi, ma qui, nella provincia del Chubut, ci sono tali e tante cose da vedere, che l'hanno fatta diventare una delle tappe imprescindibili di chi arriva fin qui, in questo viaggio alla ricerca dell'estremo sud. Tutti i grandi esploratori del passato ci hanno fatto tappa e si sono a lungo aggirati nei suoi territori desolati e apparentemente inospitali, a partire dai primi, arrivati a metà '800, un gruppo di gallesi che popolarono le rive del fiume Chubut, fondando poi una serie di villaggi e riuscendo a ricavare dalla povera agricoltura esercitabile in queste terre, di che sopravvivere. Anche Trelew fu fondata da loro, il suo nome infatti significa in lingua gallese, La città di Lewis, il loro capo. Certamente allora l'interesse naturalistico della adiacente penisola era assolutamente nullo, tranne che per pochi studiosi della materia e fino all'avvento del turismo questi luoghi rimasero sperduti avamposti di pochi disperati in cerca di un luogo dove sopravvivere liberamente. 

Titanosauro

Ma la particolarità di questa zona del Sudamerica è anche quella di nascondere sotto la superficie, alcuni dei più ricchi giacimenti di fossili di dinosauri presenti sul pianeta. Qui  infatti sono stati ritrovati scheletri di quegli enormi animali in condizioni straordinariamente completa, permettendone così la loro ricostruzione accurata. Tra questi il titanosauro, un mostro lungo oltre quaranta metri, vissuto qui attorno circa 100 milioni di anni fa. Tutto ciò per raccontarvi che il museo paleontologico Egidio Feruglio, intitolato a questo grande paleontologo ed esploratore italiano di Udine, che qui visse a lungo nella prima parte del secolo scorso, studiandone i ritrovamenti sensazionali, è stato completamente rinnovato e appena riaperto al momento della nostra visita. Questo museo è veramente spettacolare ed è costituito da una serie di enormi sale che ospitano gli scheletri ritrovati e le ricostruzioni di alcuni dei più giganteschi dinosauri vissuti sul pianeta, dai più feroci tirannosauri ai colossali erbivori lunghi decine di metri che popolavano allora la Patagonia. La ricostruzione degli ambienti dove questi giganti hanno vissuto per milioni di anni, è davvero coinvolgente, cammini infatti in ambienti scuri e misteriosi dove compaiono quasi d'improvviso dal nulla questi scheletri giganteschi che incombono sui visitatori da ogni lato. 

La antica stazione

Naturalmente ricchissima la documentazione e le occasioni di interattività. Sono sicuro che tra i ragazzini che sono in generale morbosamente attirati da questi animali, sia una visita assolutamente irresistibile. Una delle addette, visto che siamo italiani come i suoi genitori, non ci molla più e ci racconta il possibile sul museo e la città. Lei è nata qui, ma si sente molto italiana e non vuol perdere l'occasione di utilizzare quella che considera ancora la sua lingua madre. Credo che questo sentimento di attaccamento a quella terra lontana da cui ha le origini la propria famiglia, sia ancora molto presente in larghi strati della popolazione; l'abbiamo infatti ritrovato spesso girando per questo paese. Un legame mai sopito e un cordone ombelicale mai tagliato completamente. Il museo è una grande costruzione proprio in centro città e poi, camminando per  il giardino che lo circonda si arriva ad una piccola costruzione ottocentesca di legno e dai tipici tetti rossi: era la stazione della ferrovia che era stata costruita alla fine dell'800 per congiungere, la valle del Chubut dove la colonia gallese stava sviluppando la sua attività agricola con Puerto Madryn. L'edificio riadattato contiene il piccolo museo della città che racconta appunto questa epopea. Noi intanto proseguiamo nella nostra passeggiata fino ad un grande parco dove, nel laghetto centrale sono ospitati decine e decine di bellissimi flamingos. 

Fenicotteri

Il fondo deve essere particolarmente ricco di crostacei che i trampolieri con loro grande becco curvato, dragano con meticolosità, visto che le loro piume sono diventate di un bellissimo rosso vivo, proprio grazie a questa dieta. Intorno molti altri gruppi di uccelli acquatici arricchiscono questo spazio, molto frequentato da ragazzi e famigliole in cerca di riposo. Dietro il giardino c'è un poverissimo mercato spontaneo, fatto di bancarelle di fortuna che espongono merci assai misere e soprattutto capi di vestiario di seconda mano, un po' di giocattoli e merci cinesi e volenterosi cibi di strada, non molto invitanti. Ritorniamo verso il nostro albergo, molto vicino per la verità, che il centro è abbastanza raccolto, anzi per premiarci approfittiamo di una bella gelateria italiana proprio all'angolo della nostra strada, che fa un gelato assolutamente meritevole, giusto premio alle nostre supposte fatiche. Gli addetti sono molto soddisfatti delle nostre lodi sperticate e ovviamente ci invitano a ritornare al più presto. Credo che non ci faremo pregare troppo. Solito giro al supermercato semideserto per un po' di viveri di sussistenza e acqua, per permetterci di sopravvivere nei nostri itinerari dei prossimi giorni e intanto diamo un'occhiata ai ristoranti piazzati intorno all'albergo, tanto per farci un'idea. Insomma abbiamo esplorato un poco la città per quello che è in grado di dare. 

Il corteo

Non ci sono turisti in giro e bisogna contentarsi di seguire i cortei festanti dei tifosi del Racing Club, che ha vinto per la prima volta contro gli odiatissimi brasiliani del Cruzeiro, la Coppa del Libertador 2024. Un evento assolutamente epocale, che coinvolgerà per diversi giorni tutto il paese e la capitale. Anche qui all'estremità del mondo, cortei di tifosi stanno sfilando per la città inneggiando alla vittoria e levando al cielo peana che glorificano i campioni del pallone. Panem et circensem, lo avevano capito già i romani, il popolo si accontenta di poco e lo puoi condurre a dimenticare crisi e problemi, se ha occasione di festeggiare i suoi idoli sportivi, Non è cosa nuova, non vi turbate, è la mentalità umana che è così e chi la sa sfruttare può avere buon successo e mantenere il potere senza troppe difficoltà. Ormai è ora di cena e approfittiamo di un ristorantino proprio di fronte, consigliato anche dall'albergo. E' ancora presto ma c'è diversa gente dentro che lo usa come un locale pasticceria dove bere un tè con una fetta di torta, visto che una apposita vetrina ne espone una grande quantità, colorate, barocche ed invitanti. Il cameriere ci fa una grande accoglienza e io ne approfitto subito per ordinare un bel filettone al pepe, che devo dire, mi ha soddisfatto completamente, ma che volete, in Argentina, la carne è davvero buona e soprattutto la sanno cuocere e grigliare nella maniera giusta; anche le empanadas poi, sono decisamente buone, insomma mi sa che ci ritorneremo anche nei prossimi giorni qui. Intanto è venuta ora di andare a letto

Museo paleontologico

SURVIVAL KIT

Trelew - Cittadina di circa 80.000 abitanti, ottima base per visitare la vicina penisola di Valdez a circa 80 km. La consiglio rispetto a Puerto Madryn, l'altra alternativa, più vicina, ma per questo molto più costosa e turistica. A Trelew si trovano molte soluzioni alberghiere a prezzo più accessibile, ad ha anche il vantaggio di avere un aeroporto più importante e con molti voli quotidiani che la collegano alla capitale e alle altre città patagoniche a prezzi ottimi. Da vedere in città, non c'è molto. Il piccolo museo  cittadino ospitato nel vecchio edificio della stazione, un bel giardino con moltissimi fenicotteri rosa e altre specie acquatiche, ma soprattutto il nuovissimo  Museo paleontologico Feruglio, riorganizzato da pochissimo, che espone una straordinaria serie di scheletri dei dinosauri della zona, tra cui il famoso titanosauro. Gli scheletri ricostruiti riempiono molte sale interattive in una disposizione assolutamente coinvolgente. Ingresso 15.000 Pesos. Calcolate almeno un'ora buona o più. Gentilissime le addette che in italiano, amano chiacchierare coi pochi turisti che arrivano. C'è anche un geopark appena fuori città, molto interessante per i bambini.

Helados Elke - Sull'angolo tra Av 25 de mayo e Calle Rivadavia - Ottimi gelati all'italiana a prezzi accettabili. Se siete in zona godetevi una sosta premiata, da gente che sa fare il gelato artigianale. 

Ristorante Casa Telsen - Calle Rivadavia 237 - Ristorantino vicino all'albergo con pasticceria - Piatti in stile francese. Servizio molto cortese e professionale. Ci siamo stati diverse volte, piatti in generale soddisfacenti a prezzi contenuti. Attorno alle 80.000 pesos in 4. Consigliato


Il laghetto

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