sabato 22 luglio 2017

Malaysia 43 - Sul fiume


Orango con piccolo in fuga



Famiglia di oranghi
Sono le sei ed è ancora buio. Solo un tenue chiarore che arriva da oriente ti suggerisce che l'alba è vicina. La barca aspetta attaccata con una fune spessa all'imbarcadero. Sughy, mentre ci aspetta, cerca di asciugare i sedili dall'umidità dell'ultima pioggia. Sul fiume, che appare immobile, una nebbia bassa impedisce di vedere in lontananza. Quando il chiarore diffuso si espande sulla foresta sembra di essere in una lanca umida in una atmosfera lattiginosa che confonde le sagome degli alberi. Il fogliame denso diventa quinta sbavata che nasconde quella successiva e tutto l'ambiente appare come uno dei boschi fatati dove non hai altra possibilità che inoltrarti spaurito ed alla fine perderti per sempre. Ma il nostro Sughy sembra sicuro del fatto suo e manovra la barca con perizia sfiorando gli alberi che si piegano dalle rive e quando gli spiego che nella mia lingua il suo nome sinifica Salse per condire la pasta, non la finisce più di sghignazzare assieme al suo compare di merende che tiene dritto il timone. Lo sfottò andrà avanti anche per tutto il giorno successivo. La nebbia si è alzata un poco e puoi vedere ad un paio di metri da terra, mentre le cime degli alberi sono ancora confuse e nascoste. Prendiamo un canale laterale e qui non sembra più di essere su un grande fiume ma su un braccio di qualche palude misteriosa. L'acqua è ferma, entrambe le rive vicine, anche se non scorgi terra, ma solo vegetazione fitta, liane che pendono fino ad immergersi nelle acque verdastre, fronde cariche di fiori colorati o di frutti e bacche misteriose. 

Nasica
Un rumore tra le fronde basse, un frusciare di membra scure che si muovono verso i rami più alti. E' una famiglia di nasiche, le scimmie più strane del mondo. I maschi in particolar modo hanno un enorme naso pendulo, una appendice che le fa nominare anche come scimmie dalla proboscide, che conferisce loro un'aria perennemente stupita ed interrogativa. Sono sgraziatissime con le spalle strette e magre e un gran pancione gonfio, sedute su qualche incrocio di rami a mangiucchiare una bacca presa da una fronda vicina. Il maschio seduto più in alto, il gruppo di femmine coi piccoli, sparse tra i rami. Qualche giovane litiga e si insegue sul tronco, chi ha la peggio scappa gridando, chi ha vinto impara a fare la scimmia dominante per il prossimo futuro. Appena dietro un gruppo di macachi a coda lunga si spostano in fila indiana. Su un ramo che si protende sull'acqua un grosso serpente nero ad anelli gialli sta immobile con la testona triangolare rivolta verso di noi. Non dà cenno di volersi muovere, ma prudenzialmente Sughy fa fare alla barga una lieve deviazione. Intanto la visuale migliora e la nebbia si alza, sembra che a breve non pioverà. Passeresti ore a vagare in questi meandri di acqua morta dove sembra così difficile riconoscere la strada di casa. Tra i giunghi un grande airone bianco allunga il collo verso l'alto, il lungo becco aguzzo diventa una lancia puntata verso il cielo; immobile prima, poi spalanca di colpo le ali e rimane così come un crocifisso che aspetta i fedeli.

Serpente
Dalle fronde più alte due buceri dal becco gigantesco si lanciano in basso planando tra le frasche. Canali e anse di acqua verde. Un'aquila pescatrice di profilo mostra il becco adunco guardando di lato. Quando si torna per la colazione hai gli occhi pieni di tenue languore come se avessi attraversato una terra fantasy dove è l'uomo a sentirsi alieno. Ma se sei qui devi un poco almeno soffrire e difficilmente puoi sottrarti ad un giro a piedi nella foresta. Qui la vita selvatica ha paura di te e praticamente non vedi animali dis orta, solo insettoni, scolopendre, farfalle e libellule. Anche gli uccelli non gradiscono la presenza umana e se ne stanno invisibili sui rami più alti, intanto tu avrai il tuo bel da fare a tirare fuori i piedi dal fango vischioso che sembra risucchiarli verso il basso. Poi a fatica il piede si solleva, ma ogni volta rischi di lasciarci gli stivali, che la guida, benignamente ti ha dato in dotazione. Ritorni per mettere qualche cosa sotto i denti, poi di nuovo sul fiume in un altro braccio, più largo dove ti aspettano oranghi selvaggi che si dondolano tra i rami, altre nasiche curiose e un grande serpentario con la preda tra il becco che vola via lontano a mangiarsela in pace, mentre il serpentello si agita disperatamente in una inutile richiesta di pietà. Le nubi si sono un poco allargate e hanno forme fantasiose. Il sole della sera le colora di un rosa struggente, il lieve battito dell'elica neppure si sente, mentre te ne riempi gli occhi. 

Elefanti pigmei
Questa è la vita nel parco e sebbene possa apparire sempre uguale, invece il desiderio ti stimola di continuo ad uscire ancora, che sia nel buio pesto della notte, che nel chiarore dell'aurora o nella luce cangiante del crepuscolo, per vedere altri animali, altra vita che si muove nella foresta. Usciremo sei volte sul fiume ed ogni volta l'entusiasmo ti prende non appena senti un frusciar tra gli alberi, questa volta sarà un martin pescatore che specchia i suoi colori nell'acqua, quest'altra una famiglia di rare scimmie rosse che corrono tra gli alberi o un'aquila crestata in volo planato. Alle tue spalle senti un balzo seguito da un tonfo e fai appena in tempo a scorgere una volpe volante che si è buttata da un ramo alto tenendo aperte le zampe per rallentare la caduta con quella specie di tuta alare formata dalla pelle. Ma la sorpresa più bella l'abbiamo avuta nell'ultima uscita. Nel Borneo tutti gli animali e le piante sono strane, forse perché l'isola li ha separati dal resto del mondo,  consentendo all'evoluzione di fare giochi di fantasia. Così mentre alcune specie sono giganti come il fiore più grande del mondo, i lombrichi e le scolopendre, scorpioni e ragni mostruosi, dall'altra ha formato specie di dimensioni ridotte rispetto alle consorelle del continente. Qui ci sono gli orsi più piccoli del mondo e anche gli oranghi sono di dimensioni ridotte rispetto a quelli indonesiani, per non parlare dei rinoceronti e dell'ormai estinto ippopotamo nano.   

Scimmia rossa
Così nell'ultima alba nebbiosa, mentre la barca si infila in un braccio secondario del Kinabatangan, ecco una piccola radura dove la riva spiana e l'erba è folta e alta. Senti un gran rumore, gemiti e strida, poi appena riesci ad avvicinarti ecco comparire un branco di elefanti pigmei che stanno foraggiando tra i canneti. Le madri tengono a bada i piccoli che vogliono giocare nell'acqua fangosa. Ci guardano rimanendo a pochi metri di distanza continuando a strappare con la proboscide mazzi di erba e inghiottendola di gusto. Sono davvero piccolini, alti non più di un metro e mezzo mentre i piccoli sembrano solo dei cagnoloni grigi e senza pelo. Si sbattono acqua e fango sulla testa, poi cominciano a spostarsi verso la foresta. L'ultimo ci guarda ancora un po', poi ruminando l'erba si gira, ci dà le spalle e dopo un breve barrito di soddisfazione ci espleta in faccia e senza vergogna le proprie funzioni naturali come dirci: se proprio volete stare a guardare... poi dondolando le chiappone si ritira nel folto. Dà fastidio venirsene via. La macchina aspetta, bisogna tornare a Sandakan. Diamo un passaggio a Sughy che deve portare il figlio in città dal dottore. Il ragazzino non vuole mostrare di essere preoccupato ma si vede che tranquillissimo non è. Di certo preferiva starsene a giocare al paese, a casa sua, proprio dietro alla piccola moschea di legno, fatta di assi un po' contorte, ma con un piccolo mozzicone di minareto dove sono di casa una dozzina di macachi coda corta.

Macaco


Braccio laterale del fiume
SURVIVAL KIT


Hotel Labuk - Bandar Labuk Jaia - Km 11,9 -Sandakan - A una dozzina di km fuori città , ma a 10 min dall'aeroporto. La doppia 18 € con colazione incluso transfer all'aeroporto. Abbastanza nuovo. Camere piuttosto belle, pulite e grandi. AC, TV, free Wifi in camera. Per andare in centro taxi 30 Myr. Si può mangiare lì attorno in diversi ristoranti abbastanza validi.



Martin pescatore





Scoiattolo nero
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