lunedì 3 luglio 2017

Friuli 5: Al di là del confine


La danza macabra



La pieve
E' un attimo, non ti accorgi neanche che ci sia un confine, e sei già oltre, l'autostrada procede tranquilla mentre i colli sloveni sfilano al tuo fianco, non così diversi da quelli friulani che hai appena lasciato. Scarse case isolate e piccoli appezzamenti, vigne esposte a solatio e boschi rigogliosi che si arrampicano sui versanti della montagna carsica. Pochi chilometri dopo, non lontano da Capodistria, un piccolo paese costituito da poche case sparse che proteggono sul culmine di una collinetta un piccolo straordinario gioiello, la Chiesa della Santissima Trinità di Cristoglie o Hrastovlje come si dice in sloveno, circondata da un muro severo alto alcuni metri eretto a sua difesa in tempi in cui evidentemente il timore degli assalitori, da qualunque parte arrivassero, era una costante e reale preoccupazione. La chiesetta, vista dall'esterno è piccola e assolutamente poco appariscente, nascosta dall'alto muro da cui emerge solamente il campanile aguzzo. Attraverso la porta di ferro pesante, passi sulla striscia di erba verde e ben curata che la circonda, arrivi al piccolo portale di ingresso e qui ti appare la meraviglia che questa modesta costruzione cela a sorpresa al suo interno. Il luogo di culto conserva il più importante ciclo pittorico dell'Istria Slovena. Tutte le pareti, il soffitto, la minuscola abside sono coperte di immagini ancora ben conservate che contengono anche la firma dell'autore stesso, presente con molte altre opere meno importanti in diverse altre pievi istriane, Giovanni da Castua, che ha lasciato sulle pareti proprio il suo nome sia in caratteri latini che in alfabeto glacolitico, il primo metodo di scrittura slavo ideato da Cirillo per tradurre la Bibbia in slavo antico. 

La navata centrale
Siamo di fronte ai classici cicli di affreschi del genere biblia pauperum, che servivano a spiegare agli abitanti illetterati le sacre scritture come se fossero striscie di fumetti che raccontano in maniera semplice ed ingenua le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. Ci sono storie dei santi, soprattutto quelli protettori dalle malattie infettive, una piaga di certo terribile in quei tempi e quelle dedicate a Maria, dall'annunciazione fino all'incoronazione della Vergine. E poi il ciclo della Genesi e quello dei mesi sulla navata centrale e poi tutto il Vangelo, dall'adorazione dei Magi fino alla passione di Cristo. Forse però la parte più nota è la famosa danza macabra che occupa tutta la parte inferiore della parete meridionale, con la teoria di scheletri alternati alle persone importanti nella vita terrena, vescovi, mercanti, notabili, nobildonne, bessissime o ricchi in vita che la livella della morte ha reso uguali e che escono tristemente dalle tombe. Bisogna rimanere un poco col naso all'in sù per godere di questo palcoscenico di colori ancora molto ben conservati, per astrarsi nel tempo e cercando di sentirsi con l'animo di quei contadini della fine del quattrocento, proprio mentre si stava scoprendo l'America, che guardando ogni domenica queste figure sentivano l'ammonimento continuo che forse ricordava loro gli obblighi continui a cui erano sottoposti, all'accettazione di quella vita semplice che non consentiva di certo la possibilità di vedere molto oltre i crinali delle colline più vicine. Uscendo e percorrendo la stradina che porta alla via principale senti di essere fuori dal tempo, calpestando il tappeto di more dei vecchi gelsi e sfiorando grappoli di fichi che si avviano alla maturazione, tra odori di fieno secca e altra erba appena tagliata.

La volta
Nessuno alla vista nei campi poveri e privi di macchinari agricoli. Non ti stupiresti certo se da dietro alle siepi comparissero contadini in brache medioevali con pesanti marre di legno portate sulla spalla. Continui poi per strade laterali e sentieri in una campagna antica e quasi ti stupisci arrivando alla cantina Bordon nella vicina Decani, luogo di vigne sparse tra i boschi, traversando ponticelli su piccoli torrenti, nel vedere qualche auto, testimonianza di un tempo ed una civiltà diversa da quella in cui pensavi di trovarti. In questa piccola cantina che cura una dozzina di ettari di vigne vecchie che producono poco ma di grandissima qualità, oltre a tre ettari di olivi per un olio da amatori. Qui, gustando salumi e formaggi locali (non aspettandovi certo la varietà infinita delle produzioni italiane), ma di buon carattere e di gusti davvero piacevoli, la gentile padrona di casa, ti introduce ai vini della famiglia ed in particolare quel famoso Refosco dal peduncolo verde che rapportato al suo compagno friulano dal peduncolo rosso, era uno dei temi del viaggio. Non puoi non apprezzare il carattere forte di questo vino, qui chiamato Refosk (da rap fosc, grappolo scuro) che ti appare subito ricchissimo al naso con sentori di frutti rossi e in bocca con una grande complessità di sapori, equilibrato e correttamente tannico e pastoso, che l'affinamento in botti di rovere rende ancora più ricco di velluto, tale da renderlo ideale per carni e cibi impegnativi. Un altro assaggio interessante è il Muskat che qui vinificano quasi in secco e che dona sensazioni assolutamente diverse da quelle che vi potreste aspettare, con i palati abituati ai nostri moscati. Una bella scoperta di piacevoli esperienze tra queste colline poco popolose e spalmate di bellezza selvatica ed esclusiva.

La cantina Bordon


SURVIVAL KIT

Il piatto di salumi dei Bordon
Pieve di Hrastovlje - Non facile da trovare, poco dopo il confine. Per la visita contattare telefonicamente la signora Rozana che ha le chiavi (386.(0)31432231) e vi farà da guida tra i bellissimi affreschi del 1490. Calcolate almeno un'oretta per la visita se volete godervi in tranquillità lo spettacolo dei dipinti.
Cantina agriturismo Bordon - Dekani 63 - In mezzo alle colline, produttore di vini pluripremiato che merita visite ed assaggi. Oltre al refosco di cui si può fare provvista (sui 7 Euro), essendo il migliore che abbiamo assaggiato durante il viaggio, produce anche rosato, uvaggi di Cabernet, Sauvignon, Merlot e Shiraz oltre ai bianchi Malvasia e Moscato, oltre ad un pregevole passito e a poche preziose bottigle di olio EVO. Non dimenticate di assaggiare la minestra tradizionale della zona, gustosissima. Ha anche qualche camera dove potrete trascorrere del tempo, a mio parere sentendovi davvero in un altro mondo.



Vigneti sloveni


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