Difficile vedere il Kangchenjunga, una vetta sfumata che si nasconde nella foschia del mattino. Sembra quasi timidezza questo volersi nascondere oppure è solo un senso di fastidio per tutta questa gente che arriva fin lì solo con la voglia di portarsi a casa un'immagine da mostrare, invece di fermarsi un poco e pensare. Va un po' controcorrente in questa società dell'apparire. Beh in fondo lui se ne sta lì da milioni di anni, ne avrà viste di tutti i colori, non si dovrebbe stupire del crepitar di otturatori, fasulli anche questi per carità, in fondo il suono è impostato sulle moderne macchine fotografiche solo per farle sembrare simili a quelle di una volta. Strano, vogliamo cose sempre più moderne ma le apprezziamo di più se fingono di essere come "quelle di una volta".
La vecchia montagna sa anche questo, credo, e se la ride ricoprendosi di nebbiolina spessa, una specie di cortina, di velo di pruderie dietro il quale ridere di noi che ci disperiamo per la casualità della sfortuna, della nuvola di Fantozzi che è sempre in agguato ad accompagnare il turista, per farlo almanaccare su cosa ha sbagliato. Sembra voler dire, vieni vieni che ti aspetto. Intanto i neri yak pelosi e bisbetici brucano l'erba dei pascoli alti, un po' stizziti e timorosi che qualcuno li affitti per provare ad andare fin lassù, per lo meno per avvicinarsi alla base di quel cono maestoso, per comprendere meglio cosa è la vera grandezza. Niente da temere invece. Questa è tutta gente da chiacchiera e da bar. Gente che andandosene tira qualche accidente ai corrotti ed ai politici che rubano invece di lavorare e magari se ne è venuto quassù mettendosi in malattia.
2 commenti:
Lo so — nostra fortuna — che ti si polverizzerà via quella secca paltaccia italica che ti è rimasta per un poco attaccata sotto le suole delle scarpe
per sicurezza già ho comprato scarpe nuove che sapor d'acqua natia non rimanga nel cuore esule a sconforto
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