Ritiro delle reti- Nazaré- Portogallo - gennaio 1980 |
Era gennaio ed anche piuttosto freddo. Il vento dall'Atlantico arrivava teso con folate rabbiose come colpi di sciabola che si infilavano nel collo lasciato troppo scoperto dall'assenza di una calda sciarpa. La spiaggia di Nazaré era immensa, lunghissima e larga, in consistente salita che l'onda lunga e violenta risale per un largo tratto con velocità spedita. A gennaio deserta di turisti e bagnanti, ma punteggiata di file infinite e numerose di piccole figure nere, piegate in avanti, tese nello sforzo di tirare, agganciate a corde spesse e forti che apparivano come impegnate allo spasimo a trascinare il mare verso terra.
Agganciati ad ancore di ferro, uomini e donne tiravano disperatamente, risalendo la china con i piedi che si piantavano nella sabbia bagnata e pesante fino ad affondarci con gli stivali di gomma, per fare presa migliore. Le reti grandi e piene di speranza non comparivano ancora benché decine di persone unissero i loro sforzi per farle riemergere dalla onde spumose di un oceano incattivito e muscoloso. Una scena degna dei Malavoglia, con un popolo all'apparenza condannato a queste catene da cui non ci si poteva liberare, in attesa di completare l'opera, di vedere emergere quei sacchi giganteschi, macigni di un Sisifo condannato a vederli subito ributtati in mare affinché la pena si ripetesse ancora e ancora, giorno dopo giorno. La fila ingobbita continuava a tirare, un passo alla volta, gettando qualcuno uno sguardo addietro per vedere se compariva alfine la cosa cercata, felici se la fatica era maggiore perché forse questo significava maggior raccolto.
Infine ritirata competamente la rete, rimanere lì a vederla sgonfiarsi a poco a poco, con l'acqua che scivola via in fretta rivelando l'inganno del grande volume che si riduce, si asciuga, lasciando al fondo un magro sacchetto di carne che si agita disperata mentre la vita se ne va. Poi i pescetti, misere acciughe d'argento, dall'occhio ancora implorante, presi, tagliati, ripuliti e distesi su graticci perché quello stesso vento li asciugasse per conservarli a lungo. Forse adesso non si pesca più così a Nazaré, adesso laggiù devono pensare anche loro a sistemare banche, gonfie non di sardine guizzanti, ma di titoli tossici da cartolarizzare.
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