Ecco qua l'ultimo romanzo del mio concittadino illustre, ultimo in tutti i sensi anche perché ormai il professore ci ha lasciato per sempre. Una trama semplice che guarda come di consueto ai complotti ed alla sindrome da complottismo così frequente nel moderno sentire. In un ambiente deprimente di una raccogliticcia redazione fasulla, composta di scarti del giornalismo di serie B, in quel '92 in cui stava deflagrando il fenomeno di Mani pulite, si mettono insieme una serie di numeri zero di un quotidiano che comunque non uscirà mai perché ideato solo per fare ricatti alla politica e non solo, servendo come piattaforma di lancio ad un tal Commendatore che intende forse passare dagli affari che vanno così così, alla politica. Alla luce dei fatti avvenuti prima e dopo, anni di piombo, attentati, complotti e responsabilità mai chiarite, sappiamo che la realtà è sempre andata ben oltre al romanzo che qui sembra soltanto ricalcare con sarcasmo malcelato, molto alessandrino per la verità, la sostanza di quanto c'è di peggio nelle più buie oscurità del quarto potere. Le esperienze fatte da Eco all'interno delle varie case editrici, già raccontate con raffinata cattiveria nel Pendolo, qui raspano il fondo negli aspetti più biechi di questo mestiere pericoloso. Forse non uno dei libri più belli del nostro, ma per me che amo il suo modo di scrivere e di intorcinarsi in queste contorsioni complottistiche che trovano fertile terreno nelle menti malevole dei miei concittadini, rimane comunque di piacevole e rapida lettura. Un libro che va bene da leggere d'estate, così da chiedersi alla fine se sia davvero soltanto un romanzo o non piuttosto una sorta di saggio epistemologico sulle varie vicende italiane degli ultimi decenni. Se amate il genere e l'autore, da non perdere, diversamente lasciate stare.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Nessun commento:
Posta un commento