foto T. Sofi |
E' incredibile questo settembre marino che sembra un novembre discreto. Sta diventando un paese da ombre lunghe. Vento fresco e spesso pioggerella sottile che convince anche le più sfrenate espositrici di carne tremula debitamente frollata a rinfoderarla in fuseau attillati e contenitivi. Anche i macellai milanesi e badanti ucraine hanno abbandonato la spiaggia dove resistono solo i bagnati di lungo corso che vogliono tenere la battigia, almeno fino alla prossima estate, forse per tenere il posto duramente conquistato ad agosto. Residui ultrasessantenni con codini ormai ingrigiti dall'uso e l'abuso di buon pakistano e incartapecorite vecchie tarde epigoni delle gesta delle BB di epoca saintropeziana cercano invano di scurire ancora di più le loro pelli già pesantemente brunite come quelle degli odiati invasori che di tanto in tanto tentano di passare tra gli scogli della frontiera vicina.
Una biondotta slavata a cui il vento fresco impedisce di esporre le borse pendule come borsellini vuoti, sfoglia la Stampa che elenca la quotidiana lista degli stupri alle turiste. Accidenti è qualche giorno che tra gli assatanati non se ne registra neanche uno nero, anzi diciamo pure negro, così gli odiatori professionali di facebook non riescono neanche più a spargere un poco del loro veleno seriale sugli invasori colorati da castrare anche non solo chimicamente se del caso. E' proprio una disdetta, sembrano quasi dispiaciuti di non poter esibire la loro trofia soddisfazione di fronte agli animali neri brutalizzatori. Ce ne fosse almeno uno al giorno, per poter montare la panna e menare il torrone, ci farebbero la firma alla faccia delle vittime, delle quali non gliene potrebbe fregare di meno naturalmente. Così la nostra amica ripiega il giornale delusa e si gira esponendo allo zefiro un ettaro di chiappe bianchicce. Il mare d'autunno è triste c'è poco da dire.
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