venerdì 8 settembre 2017

Ritiro spirituale 7: Un'altra storia TURP(e)



Bene questa mattina, l'ashram di Novi ha aperto le sue porte e con l'approvazione del gran maestro e dei suoi adepti sono uscito finalmente libero e mondo da ogni bruttura, interna naturalmente, di quelle esterne non sono ancora riuscito a liberarmi. Ho abbandonato lo stato peraltro naturale della nudità vestita di vento dei sadhu indiani, che avevo fatta mia per cinque cicli solari, per calzare nuovamente le vesti diuturne e sono ritornato alla vita normale, al traffico quotidiano, alle incombenze di tutti i giorni, bollette da pagare, riunioni condominiali, progettazione e preparazione del viaggio in cantiere. Anche il gruppo delle encomiabili vestali del tempio mi ha salutato con simpatia, dopo avermi amorevolmente accudito anche se, come qualcuno di voi già sa, altri lo avranno immaginato, si trattava di un lavoro TURPe (Transuretral resection of prostate) causata da banale IPB. Anzi se vogliamo mettere i puntini sulle i era soltanto un ritocchino, dato che il lavoretto originale lo avevo già fatto, anzi subito 9 anni fa, (ne avevo parlato qui per chi non si ricorda) una robetta banale, che poi così banale non è, almeno per chi la subisce e va già bene che noi uomini, io in particolare, abbiamo una soglia di sopportazione che che a 37,1 di temperatura chiamiamo il pronto soccorso. 

Tutti gli amici del club della prostata sanno di cosa parlo e mi capiscono benissimo. Comunque anche questa è fatta e non mi resta che ringraziare davvero caldamente tutto il reparto di Urologia dell'Ospedale di Novi Ligure a partire dal primario Dr. Montefiore e tutto il suo staff e a tutte le infermiere che si sono alternate al mio capezzale di finto moribondo (ah che paziente molesto!) con pazienza e affetto. Io le chiamo impropriamente infermiere, naturalmente, adesso ci sono un sacco di qualifiche specifiche, ma noi anziani siamo abituati a usare termini semplici, se no non ci capiamo più niente. Quello che comunque va rimarcato assolutamente che non è soltanto l'altissima competenza e professionalità che ognuno metteva nel suo lavoro, dio solo vede quanto pesante, impegnativo e anche mica tanto piacevole, ma quel di più conta è quello che tutti coloro che si sono alternati attorno a me e ai miei vicini, mettevano in termini di umanità, cortesia, sorrisi e battute che sono poi quelle cose immateriali che fanno tanto piacere a chi si trova in condizioni di paziente e diciamolo pure fanno la differenza. Se a questo aggiungete che il tutto non mi è costato una lira, vorrei che tutti coloro che parlano male del sistema sanitario italiano andassero ogni tanto a dare un'occhiata all'estero prima di aprire la bocca e dare fiato. E con questo direi che il ritiro spirituale si è concluso ed è ora di passare a cose più interessanti.


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