sabato 2 settembre 2017

Ardèche 6: Gastronomia e paesaggio

La chiesa  di Boucieu le Roi


Antraigues  sur Volane
E siamo quasi alla fine anche di questa breve puntata nell'Ardèche, piccola regione interna, poco battuta dal turismo internazionale, ma che sa offrire piccole e gustose gemme a chi le voglia apprezzare. Il paesaggio soprattutto di questa parte nord è particolarmente inselvatichito e apparentemente ostile, con i suoi boschi di castagni e querce così fitti da nascondere ogni traccia di uomo. I rilievi delle Cévennes non sono severi e ripidi ma contorti e complessi tanto da rendere le stradine che le percorrono, sinuose e difficili, quasi fatte apposta per seguirle con la calma e il respiro che ti consentono di ammirarne le continue variazioni, non appena ti affacci sulle parti sommitali dei colli facendo brevi soste che ti consentono di dare un'occhiata attorno per capire le direzioni lungo le quali proseguire. Qua e là intravedi solo qualche antica casa isolata di pastori o di agricoltori davvero estremi, qui dove non si nota assolutamente l'azione antropica e totalizzante dell'agricoltura della pianura. Ogni tanto banchetti che vendono frutta, pesche, albicocche che appaiono saporose e invitanti. In qualche baita semi abbandonata compare un cartello di Vente de fromages, ma quanto ti fermi speranzoso di qualche esperienza un poco fuori dal comune, ecco il bigliettino attaccato alla porta: Escusez nous, mais tous notres fromages ont été vendu. Venez la semaine prochaine. Insomma c'è una certa richiesta. 

Chalençon
Comunque l'altra forza della regione sono i piccolissimi paesi, che loro chiamano de caractère, che invitano a brevi soste per compulsarne le viuzze, le case antiche, le chiesette, ahimé chiuse, le piazzette dove qualche vecchio sta seduto a vedere se arrivi qualcuno. Laboule, dove si è istallato qualche artista nelle case semiabbandonate, speranzoso di vendere qualcuna delle sue improbabili opere e Antraigues sur Volane, sulla cima di un colle a cui giungi attraverso una contorta stradina laterale. E poi ancora su e giù per le colline fino ad arrivare al colle dove si adagia Chalençon, un tempo forse importante snodo commerciale su tre versanti, che conserva belle costruzioni di pietra, sulla sommità del centro antico racchiuso da mura. Un villaggio in granito grigio sul versante meridionale del plateau del Vernoux, dove lungo le stradine rimangono ancora le misure di capacità in pietra davanti ai negozi che evidentemente commerciavano granaglie. Se sarete fortunati potrete vedere anche l'interno del tempio dove si svolgevano le cerimonie clandestine dei protestanti, in quei tempi oscuri che precedettero l'editto di Nantes. Ancora pochi chilometri, mentre il paesaggio si addolcisce e sarete a Boucieu le Roi, altro villaggio in pietra assolutamente delizioso, da dove parte un trenino turistico che vi farà fare un bel giro pieno di vedute e di scorci di paesaggi accattivanti. 

Boucieu Le Roi
Magari avrete anche l'occasione di capotare nel giorno del mercatino, tanto per dare un'occhiata alle specialità locali. Per la verità la ricerca gastronomica nei luoghi di produzione è una gastrofighetteria a cui ormai siamo adusi e anche un po' viziati. Così essere a pochi chilometri da Saint Félicien, dove si produce il famosissimo formaggio, uno dei miei preferiti nell'ampia gamma francese, non poteva lasciarmi indifferente. Così eccomi sulla piazzetta del centro a girare per negozietti in cerca di quanto il nome promette, visto che il caseificio del paese non ha uno spaccio di vendita. La madame cicciolona e simpatica, capisce subito le mie esigenze e tira fuori dall'arbanella di vetro diverse formine appena arrivati "da la fèrme". Me ne faccio impacchettare al volo tre di latte misto e tre di pura capra che alla sola vista mi ingolosicono assai, praticamente chilometro zero, pagandole ça va sens dire, a prezzo di affezione, ma si sa, la qualità si paga, sul posto poi, ancora di più. Come sempre la dura realtà mi metterà di fronte alla constatazione che l'acquisto in oggetto, ancorché bramato, costosissimo e accattivante alla vista, non presentava quelle caratteristiche organolettiche degne di nota, assolutamente superiori che bramavo provare.

Vigneti dall'allevamento particolare
Anzi devo dire con sincerità che erano assai meglio i pezzi acquistati al supermercato di Briançon (che il navigatore insiste a segnalarmi come Brianzoni). Comunque, non è finita, perché il cercatore di tartufi ha sempre il naso in azione e quindi altra sosta sulla strada del ritorno alla vista del cartello che segnala l'uscita di Saint Marcellin, altro nome scolpito nella fronte degli amatori dei formaggi, solo per scoprire dopo giri e rigiri nel centro del paese, che ormai la produzione di detto formaggio avviene esclusivamente nei lontani caseifici industriali. Altra piccola delusione, mitigata dall'ultima sosta lungo la bella strada che costeggia il fondovalle alpino vicino a Grenoble, dove viaggi per chilometri circondato da infiniti boschi artificiali creati dai coltivatori di noci. Anche qui la madame della fattoria dove mi fermo per acquistare un bel sacchetto di questa specificità della zona, me ne decanta la qualità, rivelatasi poi piuttosto deludente al palato. Insomma niente di speciale, ma se sai vendere, il business funziona, potenza del marketing. Insomma, il viaggio è finito, non resta che traversare di nuovo le Alpi, lasciarsi alle spalle il Col del Lotaret e raggiungere casetta mia, almanaccando con gusto i ricordi che sono riuscito a riportare con me, in questa breve balade française, che consiglio caldamente. 


Il giro fatto in tre giorni



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