giovedì 26 aprile 2018

Le colline di Parma


Il duomo di Berceto


Il duomo
Ma quanto sono belle le colline attorno a Parma!!!!! Ma davvero, se hai la fortuna di avere una bella giornata e, diciamo la verità, quella di ieri aveva pochi paragoni quanto a piacevolezza, clima e stagione, ho visto pochi ambienti così accattivanti come quella porzione di territorio che alle spalle della piana ubertosa che si allarga attorno alla città e sale dolcemente con una serie di colli verso l'Appennino fino a confondersi con la Liguria e la Toscana, in un territorio che lega ed unisce le bellezze di quelli di partenza. Lo so, lo so, voi che avete la bontà di seguirmi, avrete già il sogghigno stampato sulla bocca. Lo so perché tessi lodi di questa area benedetta da suggestioni eduli senza pari. Me lo vedo già il vostro enumerare nomi e cose, Felino ed il suo morbido salume, Langhirano coi dolci effluvi del suo crudo, Zibello con il re della tavola e poi il parmigiano e il fiocco e la coppa e l'aceto balsamico e il tartufo nero e i porcini e il vino e avanti e avanti chi più ne ha, più ne mangi. Ebbene sì, non voglio certo negare che questo lato per così dire della tavola, non abbia la sua rilevanza, ma vivaddio non di solo pane vive l'uomo (e tra l'altro anche il pane qui è spettacolare per non parlare dello gnocco fritto che qui chiamasi torta fritta) e inerpicarsi sulle strade dalle curve morbide anch'esse e risalire i fiumi che scendono al Po, il Taro, il Baganza e tanti altri piccoli torrenti che i grandi letti in secca mostrano in tutta la loro possibilità, riempie l'occhio, oltre che lo stomaco di piacere. 

Cortile
Qui tutto quel che ti circonda risponde al bello, a partire dall'agricoltura, quella vera, non la fuffa fasulla del biominchiologico, creata per abbindolare il pollo della domenica, ma quella produttiva, che sa preparare il bello ed il buono e che si stende a perdita d'occhio, ricca, grassa e perché no ordinata e funzionale. Non è come quella di tante campagne dove vedi solo campi maltrattati e poco curati, puntellati di ruderi sgarruppati con tettoie cadenti ricolme di rottami arrugginiti, di stalle abbandonate e capannoni vuoti. Qui anche le letamaie sono in ordine, puzzano logicamente, se no non sarebbero letamaie, ma con un odore già più accettabile, perché lo leghi al buon latte di qualità, alle cosce profumate, ai pomodori rossi e maturi. I prati polifiti sono alti e spessi e mostrano tutto il loro splendore in attesa del primo taglio che incombe. Ah se fossi nato vacca frisona, come mi spaparanzerei in questi prati, par d'essere in Olanda. Il verde smeraldino, punteggiato di alberi in fiore, par d'essere in Giappone, ammanta ormai tutte le colline, sia quello del frumento che ormai, concluso l'accestimento invernale è ormai cespo forte e robusto solo in attesa del colpo di calore che lo porterà alla levata, ad alzare orgoglioso lo stelo morbido nel desiderio di diventare dura canna atta a sostenere una spiga pesante ricca di buon glutine, oh anche questo voglio sottolinearlo, alla faccia dei senza tutto che ormai invadono indecorosamente gli scaffali.


Il museo
Tanto per fare un OT, proprio stamattina mi guardavo la pubblicità di una ditta, un tempo seria che ha sposato questa linea del "senza" contando evidentemente, nel seguire l'onda della stupidità comune, di conquistare mercato. Così dopo il senza olio di palma, del senza glutine e del senza grano canadese (per non parlar del senza OGM) adesso lancia il senza zuccheri aggiunti, inviando il messaggio subliminale ai gonzi che i prodotti senza zuccheri aggiunti abbiano meno zuccheri degli altri, in totale, senza dire naturalmente che la medesima quantità viene messa non come zucchero semplice ma come prodotti contenenti gli stessi zuccheri, anzi magari c'è una maggiore percentuale di fruttosio che è anche peggio. Ma va bene così, contenti loro, contenti tutti. Io invece continuo a risalire la valle, avendo lasciato nella pianura l'esplosione del giallo limone dei campi di colza appena fioriti e qui sostituiti dal giallo dorato del tarassaco che ricopre quasi completamente le colline. Le case isolate e quelle riunite nelle piccole frazioni, sono tutte perfette, restaurate e pulite nella pietra che è il materiale preferito di queste parti coni tetti di coppi antichi e chiari, segnale inequivocabile che qui il grano (non inteso come frumento), corre e non poco. Incroci torme di ciclisti lungo i tornanti che portano ai colli dell'Appennino. Ti puoi fermare frequentemente ad ammirare la valle sotto di te, mai scoscesa, mai severa, anche nei punti dove il terreno franoso impone attenzione. La Val Baganza è un poco più solitaria e selvatica di quella del Taro, ma comunque sempre dolce tranquilla, passando per Calestano ed i suoi rilievi misurati, tra frazioni arroccate sulle punte e castellotti di poca notorietà, ma di grande fascino. 

Una piazzetta
Fino a Berceto è un susseguirsi di curve e controcurve, gioia dei motards e fatica per gli amanti della bici, che aspettano solo il momento di lasciarsi andare nella discesa, sudati e sfiancati dalla fatica, ma felici della bella salita appena vinta. Intanto qui siamo a quasi mille metri e l'aria in questa spettacolare e nitida giornata di festa è limpida e chiara. Dalle balconate naturali puoi goderti tutte le due valli; più in là solo la discesa verso quel mare, forse sognato dagli abitanti della piana. E proprio qui a Berceto la sorpresa di una chiesa imponente del 1200, costruita su una precedente eretta da Liutprando addirittura nel settecento, che diresti incongrua per un paesino di queste dimensioni, invece testimone dell'importanza del luogo in quei secoli lontani, probabilmente niente affatto bui come si vuole far credere. Un romanico rimaneggiato posteriormente certo, ma che tuttavia sottolinea una struttura importante e solida, con un interno maestoso e ricco di opere, che culmina nel piccolo museo parrocchiale, con tanti oggetti sacri medioevali che ne giustificavano una visita attenta. Puoi goderti qualcosa in uno dei tanti dehors dei giardinetti, prima di lasciarti andare giù nella val di Taro e ritornare alla piana per incontrare proprio quei sapori che evidentemente già infingardamente contavi di pregustare. Insomma siamo uomini di carne ed ossa, non solo di pensiero e di lettere, non vi pare? Comunque queste zone poco battute meritano attenzione ve lo assicuro e conto di darvene ancora conto successivamente.


Itinerario suggerito


SURVIVAL KIT

Tomba di San Bucardo ; eretta dall'imperatore Carlo V
Pizzeria La Legnaia - Via Calestano 96 - San Michele Gatti- Felino (PR)- Pizzeria con pretese, ambiente piacevole ed elegante, tavoli ben distanziati e curati. Servizio attento, gentilissimo ed accattivante. Preantipasto offerto con calice di bollicine. Pizze belle alla vista. Noi abbiamo avuto, dopo un antipasto di salumi misti e cipolline in tre, un piatto a testa (Tagliata tenerissima con grana e rucola, totani ripieno e gnocchi alla pasta di salame, tutto in porzioni abbondanti) con tre dolci, digestivo e ottime birre medie per 80 €. Prezzo congruo. 

Osteria N°1 - San Lazzaro - Noceto (PR) - Locare rustico elegante, con tavoli ben preparati e distanziati. Servizio veloce, attento e garbato. Frequenti le comitive anche con bambini, ma tutti apparentemente educatissimi. Porzioni abbondanti. Antipasto di salumi (molto buoni e se non son buoni qui...) con torta fritta che si scioglieva in bocca e polenta fritta. Un piatto a testa: Flan al tartufo nero, Ravioli verdi al gorgonzola, Punta di vitello ripiena e patate. Tre dolci, caffé e una buona bottiglia di Malvasia Colli di Parma Doc per 100 €. Anche qui prezzo congruo alla qualità, a mio parere.

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