lunedì 22 marzo 2021

Primavera

Bourcet - Val Chisone


Primavera ya llegò... in sottofondo chiosa il coro di Carlos Santana, mentre la sua chitarra piange, con i suoi acuti penetranti ma dolci allo stesso tempo, quasi carezzevoli come i raggi di questo sole delicato che si sforza di annunciare qualche cambiamento. Como la semilla - lleva nueva vida- hay en esta primavera una nueva era... c'è un senso di positività in queste parole e la musica latina dà sempre questa scossa, ti chiede ottimismo, ti porta a credere al di là di ogni realtà che alla fine non può continuare ad andare tutto male, che per forza, anche per pure per semplici ragioni statistiche. In effetti c'è del vero nella convinzione che ogni evento negativo alla fine porti con sé anche qualche conseguenza positiva, un miglioramento particolare in qualche settore magari anche piccolo, certo non la falsa illusione che faccia imparare qualcosa dagli errori passati. Quelli, lo sappiamo, sono destinati a ripetersi come se la memoria non fosse uno dei elementi propri dell'umanità, almeno nel tipo che si è evoluto in questo pianeta. Forse per altri sarà diverso, chissà. Intanto la mano nervosa di Carlos morde quasi ossessivamente il mi cantino della sua famosa chitarra. 

Lluvia de sol - como una benedicion - la vida renace a piena luz... già una completa rinascita, così la vedevano anche i nostri antichi, tutti compresi nel vedersi abbracciati da questa esplosione di vitalità, che è propria della vita giovane, facile a lasciarsi prendere dalla foga dei sensi, sotto i pali fioriti dei Calendimaggio, mentre le ragazze danzavano con vesti leggere sollevate dai refoli di vento, certo più che dalla calma contemplativa della vecchiaia che si ritrova meglio forse nella visione, anche questa inebriante, della distesa dei sakura della tradizione giapponese, quando si è appena completato il tradizionale pellegrinaggio al monte Fuji che segna la fine dell'inverno ed il bianco leggermente sfumato di rosa dei fiori appena sbocciati dei ciliegi invita a sedersi sotto gli alberi, quasi ad aspettarsi una pioggia di petali che quasi non sembrano avere la volontà di posarsi a terra. Seduti, leggere un haiku di primavera, contemplando una stampa di Okusai e lasciare vuota la mente, libera di preoccupazioni e anche di desideri. I latini invece sono più ossessionati dal futuro a breve e dalla preoccupazione del domani venturo, molto meno dal dopodomani, così è tutta una ossessione a tappare i buchi con le dita senza badare alle crepe che si allargano nella diga,  salvo disperarsi quando si aprono le cateratte. 

Todo es asi - regreso a la raiz - tiempo de inquieta juventud... questo è la primavera, ritornare ad una desiderata rinascita, che ci consenta, col risvegliarsi dei sensi sopiti dal letargo invernale, comunque un'altra possibilità. Il non detto è che non ha molta logica sperare o pretendere che i problemi si risolvano da soli. In qualche modo bisognerebbe almeno cercare di dare una mano a dare l'abbrivio al carretto impantanato nel fango di una profonda pozzanghera, invece di protestare perché nessuno si muove e tutto stanno a guardare invocando un intervento divino risolutivo. C'era un tale che malediceva la sua divinità perché, nonostante lui credesse profondamente e lo onorasse con le preghiere, questa non lo faceva vincere alla lotteria, poi un giorno, dopo l'ennesima giaculatoria, sentì una voce dall'alto che gli diceva: "Figliolo, ma devi almeno comprare il biglietto". L'uomo è fatto così. intanto aspettiamo l'evolversi della situazione chissà... La tierra se vuelve verde - y las montanas y eldesierto - un bello jardin...





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