mercoledì 31 marzo 2021

Recensione: Leonardo

dal web

 Ho aspettato almeno la seconda serata della serie Leonardo, per poter dire la mia e voglio rimarcare che anche questi episodi confermano l'impressione dei primi. Il lavoro, essendo destinato ad un pubblico mondiale, pare che sia già stato venduto in oltre cento paesi, è evidentemente curato e di alta qualità. A questo contribuisce il cast internazionale, lo splendore dei costumi ed in particolare la scelta delle ambientazioni, curate e mirabili. Quando spendi il grano, si vede. Tutto in linea con le aspettative di un pubblico che così si immagina e vuole immaginarsi l'Italia, paese di grandi bellezze storiche ed artistiche. Anche la storia, accattivante, è congegnata per piacere ed in linea con le aspettative di tale pubblico che si immagina un'Italia tardomedioevale, un po' cupa e pervasa da intrighi e congiure (vedasi la precedente serie sui Medici). Insomma un prodotto creato ad hoc con un risvolto soprattutto commerciale, che si vede bene e destinato ad un probabile grande successo internazionale. Gli stessi attori, di grande bellezza e scelti con cura, come l'interprete di Caterina da Cremona personaggio centrale ancorché totalmente inventato, contribuiscono alla qualità dell'opera. C'è solamente un problema, che dall'intero lavoro, manca un elemento che dovrebbe essere se non fondamentale, almeno importante. Non c'è infatti Leonardo da Vinci. Direi che il grande genio non è decisamente presente, sostituito da un personaggio col suo nome, ma quasi senza alcuna delle caratteristiche del Maestro. Naturalmente qui non voglio parlare della realtà storica completamente travisata che in una fiction ci sta; anche se le motivazioni dello stravolgimento della realtà sembra sia dovuta alla necessità di "non annoiare il pubblico" e ritengo soprattutto, dalla volontà di strizzare l'occhio alla platea americana, con personaggi e omicidi inventati e in stile indagini del bravo commissario. Ieri sera abbiamo assistito ad esempio all'omicidio del piccolo Gian Galeazzo Sforza che nella realtà morì di malattia  venticinquenne. 

Neppure mi soffermo sul calcamento di mano nell'aspetto dell'orientamento sessuale dell'artista, che comporta l'obbligo, per essere giudicati attuali e moderni, di esibire almeno qualche bacio omosessuale, se no non sei alla moda. Sarebbe criticabile, ma alla fine posso accettare che ci stia. No, quello su cui non mi sembra di poter concordare è lo snaturamento della figura dell'artista. Questo aspetto di uomo perseguitato dalla maledizione che lo insegue dalla nascita, che comincia con il rapace che si avvicina alla culla, episodio forse avvenuto ma di tutt'altra natura e che lo costringe in guai gravi, non esiste proprio. Pur essendo figlio illegittimo Leonardo fu infatti uomo amato ed aiutato dalla famiglia che mai lo abbandonò. La madre fu addirittura con lui a Milano dove morì e uno zio gli lasciò anche una discreta eredità. Il padre sempre provvide al suo mantenimento e gli procurò varie commesse introducendolo nel mondo artistico fiorentino e nessuna sua opera fu rifiutata, al limite fu lo stesso Leonardo che preso da mille passioni ed interessi lasciava lavori a metà per dedicarsi ad altro. Ma soprattutto la serie presenta un Leonardo unicamente come immenso pittore che faceva anche altre cose minori, sopportate più che altro per sbarcare il lunario, che né lo interessavano più di tanto, né amava. La realtà è ben diversa. La pittura fu per il Maestro una passione quasi secondaria, tanto che non dipinse più di una ventina di opere, qualcuna pure lasciata a mezzo, altre prodotte con tecniche sperimentali che ne decretarono una precoce rovina, vedi il Cenacolo. Ma c'è una straordinaria lettera che rivela bene tutto questo. Si tratta di quello che possiamo, con buona ragione, definire curriculum che invia a Ludovico il Moro, per chiedere di essere assunto come artista di corte. E' talmente interessante che potrebbe essere presa come modello per la stesura di una attuale domanda di lavoro. 

Il nostro elenca infatti la serie di quelli che oggi si chiamerebbero skills, circa una decina, per convincere il suo futuro datore di lavoro di essere adatto allo scopo. Si presenta come esperto architetto militare, inventore di macchine da guerra, progettista di opere idrauliche, grande conoscitore delle fusioni in bronzo, creatore di strumenti musicali (portò con sé un'arpa appositamente progettata che pare suonò con grande perizia), disegnatore di costumi e vestiti per nobildonne e regista di spettacoli teatrali (se ne fa cenno nella serie). Al termine della lettera, come ultima capacità, scrive questa straordinaria frase: "Inoltre, tra l'altre cose, sono ritenuto anche esser discreto pittore". Ineffabile, il creatore della Gioconda si giudica e non per modestia dato che magnifica le altre sue doti come le conoscenze nelle fusioni dei metalli, in cui lo stesso Ludovico, lo giudicò "poco pratico", si ritiene "discreto pittore". In effetti Leonardo fu soprattutto appassionato ingegnere e studioso della natura, della scienza, dell'anatomia, letterato e amante anche dell'arte. Il fatto che fosse straordinario in tutto non significa che egli stesso non si ritenesse sopra ogni cosa un ingegnere ed uno studioso. La pittura certo gli era utile anche per far soldi, ma sarebbe assolutamente riduttivo se comprimessimo il suo genio, limitandolo a questo pur straordinario campo. E tutto questo purtroppo nella fiction non c'è o è assolutamente marginale. Peccato perché all'attenzione del pubblico mondiale passerà solamente questa immagine di grande pittore maledetto, un po' Caravaggesco, che odiava la guerra e amante degli animali, vegetariano, cosa obbligatoria per spingerlo nelle simpatie new age di moda, anche se è una panzana, basta vedere le ricette che descrive a base di gamberi, crudi di pesce e petto di piccione, la lista della spesa di carni e pesci per i banchetti che organizzava, nonché i suoi progetti per macchine girarrosto e addirittura una macchinetta affettauova e trascurando quella vena progettuale che invece era la sua principale passione. Vedremo le prossime puntate.


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