giovedì 14 ottobre 2021

Dolce Monferrato

Sala M.to

Che bella giornata autunnale, davvero piacevole per festeggiare una ricorrenza che mi è particolarmente cara, dato che, quanto è accaduto 49 anni fa, ha fatto sì che la mia intera vita avesse un senso. Queste cose vanno festeggiate, nei modi più o meno consoni alla tua sensibilità. Così stamattina, mentre ancora una leggera bruma avvolgeva la collina attorno alla mia città, ho seguito stradine di campagna, ricoperte di vigne ormai spoglie di grappoli, coi tralci che stanno ormai virando al rosso vivo, uno spettacolo a cui non si può resistere. Sali e scendi lungo sinuose linee aggirando colline dolci, mai alte o prepotenti, con casolari sparsi e minuscoli paesi che coronano i bricchi di coppi rossi che paiono mettersi in concorrenza con i boschi che le circondano. Così entri in paesi così piccoli da essere avvolti con uno sguardo, da carezzare con un solo sorriso, come la persona che ti sta accanto e che completa la tua soddisfazione. Olivola, col piccolo centro e le casupole di pietra gialla tufacea, i muri torti che disegnano vie antiche, le case che paiono senza vita, la chiesa sempre apparentemente sproporzionata all'importanza dell'abitato. il belvedere da cui traguardi Vignale, e Altavilla, Moncalvo, Casorzo e i tanti altri minuscoli borghi senza nome più lungi. Frassinello col piccolo castello al vertice, meglio villa di pietre antiche, dal cortile di acciottolato e le viti selvatiche che si arrampicano sui muri di mattoni. Fregi antichi, silenzi moderni, carichi della solitudine del nostro tempo. Solo qualche piccola gru qua e là, un chiacchiericcio di muratori rumeni, anche qui il 110 ha colpito come una insperata manna dal cielo, lavoro e opportunità per una economia esausta. 


Una collina più in là, al culmine di una strada erta, Moleto, che forse nei mesi estivi ha un rigurgito di vita, addirittura una parte tra le vecchie case inibita alle macchine nei mesi di punta, chissà che folla, forse anche ai cristiani nella persa stagione. Altri belvederi e piccole cappelle dalle minuscole absidi coronate di archetti, affacciate sulla valle. I filari a cavalcapoggio della malvasia scendono con curve leggere, fino a boschetti da cui si levano alte querce solitarie. Le grandi panchine che ormai costellano tutto questo Monferrato ritrovato, quasi improvvisamente risvegliatosi dopo aver scoperto la sua bellezza nobile e mai perduta, solo temporaneamente dimenticata forse, segnale comunque di un punto meritevole di sosta per traguardare altri panorami di quinte continue che si perdono all'orizzonte, dei più lontani dei quali avverti  solo più le punte dei campanili, spilli segnalatori su una pergamena antica e preziosa. Certo qualcuno arriverà di sicuro anche qui in estate, magari dalla perfida Albione, convinto che non ci siano colli più belli di questi, tanto che ci si è sentiti in dovere di mettere cartelli in inglese, perché non si indulga a dar cibo ai famosi orsi maggiori del Monferrato (dont feed the bears), poco citati nella vulgata in quanto non ancora in pericolo di estinzione. E ancora più in là Ottiglio coi suoi su e giù per vicoli ripidi e contorti fino alla balconata superiore e infine Sala Monferrato, un altro versante ancora per presentarti altri colli, altre vigne, altri acquarelli dalle tinte pastello che toccano tutte le varietà di gialli, ocre, rosati, verdi. Quasi nessuno in vista,rare le auto, un trattore lontano che segna un campo rivoltando una terra scura e umida. Due asinelli con lo sguardo interrogativo. Che piacere lasciare che lo sguardo vaghi a lungo, mentre la persona che più ti è cara, stringe il tuo braccio, ti lascia capire che anche per lei tutto questo merita di essere vissuto. Certo, per questa ricorrenza, sognavamo tre settimane in Polinesia. Magari il prossimo anno se il virus ce lo consentirà, dato che allora saranno 50.

Tanti auguri a noi Tiziana



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