sabato 19 luglio 2008

Poesia

Oggi mi è scattata la vena poetica; sarà che pregusto i freschi pascoli della Val Chisone e quindi posterò questa poesia che ho trovato su un dipinto cinese. Gli ideogrammi sono stati tradotti dal mio amico Ping, io ho dato una forma, spero accettabile all'orecchio italiano.

Voglio dedicarla a mia moglie che tra pochi giorni compie gli anni e che dopo 35 + 6 anni circa ancora mi sopporta e vi assicuro che deve essere dura.





Assieme

La roccia e il bambù
assieme,
avvinti per anni.

Ognuno ha la sua natura,
diversa.

Ma, ti prego,

guardali, coperti di brina
in una mattina di gennaio,
unico pallido verde
avvolto di bruma cerulea.

martedì 15 luglio 2008

Paperstreet

Vi segnalo il sito paperstreet rivista online di informazione cinematrografica, musicale, letteraria e altro. E' un gruppo di ragazzi giovani, ma mi sembrano piuttosto svegli. Date un'occhiata alle recensioni.

Luna ingannatrice

Si era da poco dissolta l'URSS e l'inverno del '93 non era particolarmente rigido per la Bashkiria. Eravamo partiti da Ufa verso le 4 mentre il buio della notte invernale era quasi sceso completamente e la luna faceva capolino dagli Urali poco lontani, circondata da un gelido alone . Koljia, l'autista, era un buriato con la faccia schiacciata da orientale che lo facevano apparire senza espressione. L'ingegnere capo Komarov era seduto davanti e ciondolava la testa, particolarmente allegro. Io e Gianni, dietro con una valigia in mezzo che serviva anche d'appoggio per le lunghe ore di viaggio. La Zigulì correva spedita lungo la strada deserta e gelata, circondata da interminabili foreste di betulle bianche, coperte di neve e ghiaccio. " Vedi, Koljia, tu non ti puoi rendere conto di come sia in Italia. E' un altro mondo, tutte altre possibilità. Noi qui viaggiamo per ore nel nulla e ci siamo portati dietro solo una scatola di cetrioli salati in composta; laggiù, quando vuoi ti fermi in certi posti lungo la strada che si chiamano Avtogril e lì c'è tutto. Tutto quello che puoi sognare". "Ma come tutto?" gli occhi di Koljia sembravano due fessure . "Tutto. Ci sono le pompe della benzina; 10,20 pompe diverse e tu puoi prendere tutta la benzina che vuoi" "E sì, se conosci il responsabile delle pompe..." ridacchiò l'autista."No,no, tu ti fermi, dici -pieno- e ti mettono tutta la benzina che vuoi fino a che il serbatoio trabocca". " Ma non ha senso, allora tutti andrebbero con il bagagliaio pieno di taniche da riempire e non solo con una come noi!". "Ma testone, non servono le taniche; se te ne serve altra, ci vai domani" . "Ma ingegnere capo Andrej Ivanovic, allora non servirebbe neanche tenere la scorta a casa" . "Appunto. Ma questo è solo l'inizio, se vai nel negozio, ci sono ricambi per tutti i tipi di macchine, che saranno più di cento in Italia" Il buriato ciondolava la testa per non contraddire il capo e intanto pensava ai tergicristalli tenuti gelosamente sotto il sedile per evitare i furti. "E poi il Restaurant, anche lì non cci sono solo te e butterbrodi di cetrioli, ma puoi avere cosa vuoi, Coca Cola ,patate, caffè, tutta roba buonissima e poi viene il bello. Non puoi uscire da dove sei entrato, ma devi fare un giro dentro tutto il Markiet perchè così ti viene voglia di comprare qualcosa, me lo ha spiegato Djanni che ci accompagnava". "Ma a che serve? Io avrei già voglia di comperare tutto! E cosa c'è da comprare?" "Ogni cosa, montagne di salami, vino, liquori di tutto il mondo" "Anche Amarietto?" disse Koljia con occhio languido. "Certo e formaggi a mucchi, di venti, forse trenta tipi diversi; uno puzza talmente che non lo puoi toccare...pravda Djanni, diteglielo voi?" "Pravda, Pravda" rispose Gianni aprendo un occhio assonnato. "Ma a che servono tutti quei formaggi diversi, ingegnere capo Andrej Ivanovic, e quello che puzza chi se lo mangia?" "Ma non capisci niente! E' il progresso Koljia". "E a Venezia ci siete andato?" "Certo anche sulla gondola, ma lì le case sono tutte vecchie e rotte. Guarda qua invece, la foto che ci siamo fatti con Dmitri Vitalievic Fiodorov all'Autogrill vicino alle pompe di benzina. Guarda quante." Koljia sbirciò la foto tenendo d'occhio la strada, poi si richiuse nel suo riserbo consueto. Komarov, si allungò sul sedile, estrasse la bottiglia di vodka Na Traix dal vano portaoggetti e ne bevve un bel sorso. Poi sorrise. "Se prendiamo l'altro impianto, si va di nuovo in Italia, eh, gospadin Enrico? E poi l'ho già detto a mio figlio, appena finisce quel cavolo di Università, lo mando a Mosca. Conosco un sacco di gente lì e potrebbe anche farcela con un po' di appoggio, come quel suo amico, quel ragazzo di Nalcik che in pochi mesi fa già il cameriere capo al MacDonald nella Majiakovskaia...". Arrivammo a Jangantau che era già notte fonda, uscendo dalla macchina infreddoliti e assonnati. La luna era alta e luminosissima nel cielo sopra le betulle.

lunedì 14 luglio 2008

Il servo

Vista l'insistenza di Adri, proviamo con questo:

Poco prima dell'alba, Grommah si svegliò come al solito e iniziò subito le abluzioni che gli rendevano la giornata più accettabile. La sua stanza era piccola e da una apertura in alto entrava il primo chiarore rosato che faceva prevedere un altro giorno di sole. Era piuttosto basso di statura e nonostante avesse ormai più di settanta anni non si era ingobbito né si vedevano i segni di una vita di lavoro e di fatica. Grommah era un servo, che anno dopo anno aveva disceso tutti gli scalini della servitù fino a toccare quasi il fondo. Oggi, nel Giorno della Servitù, forse avrebbe compiuto anche l'ultimo passo. Forse oggi sarebbe stato spinto al grado più basso. Non era preoccupato, non più di quanto lo fosse stato in passato quando ancora, in gioventù aveva fatto parte della schiera dei Padroni. La piccola porta sul fondo della camera si aprì e due servi superiori entrarono. Capì subito perchè erano venuti a prenderlo. Si cinse i fianchi di un corto dothi bianco, calzò dei sandali spessi che lo facevano apparire più alto di quanto fosse e si fece mettere le catene ai polsi senza opporre resistenza. Da fuori, dalla Grande Piazza cominciava a salire un brusio cupo, un rumore che andava via via aumentando. Percorsero il lungo corridoio che andava alla balconata in silenzio, poi, mentre arrivavano alla grande finestra, la porta si aprì e la luce di colpo entrò a ferirgli gli occhi e a fargli abbassare il viso. Uscirono fuori e l'urlo improvviso della folla gli strinse lo stomaco. La piazza era immensa, non se ne vedeva la fine. Qualche milione di persone ci si stipava vociando. Quello era il giorno della Servitù Assoluta. Quando lo videro, le grida presero un ritmo preciso fino ad unirsi come in un urlo che uscisse da un'unica bocca. "Grom-mah ser-vici. Grom-mah ser-vici" Come un mantra salvifico. I due Servitori gli presero le braccia e le alzarono mostrando alla folla le catene. Senza alzare lo sguardo, con voce bassa ma sicura, che i mille altoparlanti rendevano forte e chiara in tutta la piazza e certamente in tutto il mondo, Grommah parlò. "Sarò il vostro Schiavo. Lo Schiavo di Tutti. Per sempre." Quello era il Giorno della Schiavitù Assoluta. Lo riportarono nella sua camera e lo lasciarono solo. Solo allora sorrise e con calma si tolse dai polsi le catene di titanio intarsiate di oro e di pietre preziose. Si passò una mano sul capo per aggiustare i capelli neri appena trapiantati e si distese sul letto morbido a riposare prima di cominciare la giornata. Finalmente. Quello era il Giorno del Potere Assoluto.

domenica 13 luglio 2008

Un vecchio bar

Mezzanotte era già passata da un po'. Il vecchio bar era quasi vuoto. Le tre lune di Plautus erano scomparse da più di un'ora e si vedeva soltanto la grande falce del grande pianeta, alta nel cielo o bassa (sulle stazioni spaziali il concetto di alto e basso è piuttosto relativo). La clientela era diminuita in modo drastico da quando avevano aperto il buco transpaziale di Aldebaran e da qui ormai passava solo un traffico locale, qualche turista alternativo e dei tipi strani a cui Enrico non faceva mai domande. Erano quasi quarant'anni che gestiva quel locale; certo le pareti avevano visto tempi migliori e Kryptiak se ne era andata da più di dieci anni ormai. Lui aveva sempre chiuso un occhio sulle sue scappatelle, ma quella volta, con quel Denebiano così volgare, non ci aveva più visto.

Va bene che con tutte quelle braccia e quelle estroflessioni mobili faceva sognare tutte le donne, ma quando lei era rientrata dal portello principale con quella luce negli occhi....Era stata una scenata memorabile! Poi lei aveva fatto un pacco sottovuoto delle sue cose ed era sparita. Un tizio di Deneb IV gli aveva detto che stava sulla quinta luna di Vega 2 e che era ingrassata molto. Non c'era più stata nessun altra da allora. Non che passassero molte ragazze dalla stazione. La signora Li aveva anche chiuso il bordello da tre anni e si erano trasferiti anche i Pradip, gli indiani del negozio di commestibili. Una volta avevano roba da tutta la galassia, dall'anno scorso non si trovavano neanche più le radici di Alfa Gemini! Lui ormai serviva solo più hamburger di proctosauro di Horf, ma in realtà erano canidi di Plautus che un trafficante anfibio gli procurava già macellati e tutti facevano finta di non sapere, tanto non c'era altro. La realtà è che anche Enrico non ne poteva più della stazione, dei denebiani e di quella vita. Al tavolo in fondo, quei brutti ceffi di Capella ordinarono l'ultimo giro di birre ruttanto da tutti gli orifizi e meno male che ne avevano solo una decina. Quanto puzzano quelli di Capella! E dire che aveva già buttato fuori nel pomeriggio un gruppo di turisti di Beta Cygni.

Con la storia che hanno cinque sessi, le loro scampagnate finiscono sempre a botte. Poi anche l'ultimo tavolo, tre gasteropodi di Aldebaran, si vuotò. Se ne erano andati strisciando appoggiati l'un l'altro, ubriachi fradici e avevano lasciato un sacco di bava per terra come al solito. Enrico chiuse il portellone e cominciò e cominciò a pulire e a riordinare. Quando arrivò al tavolo dove si erano parcheggiati tutto il giorno quegli otto octapodi di Lybra gli venne una rabbia da spaccare le sedie. Con la solita scusa che hanno la digestione esterna avevano steso le budella ad asciugare sul tavolo e se ne erano andati senza neanche far finta di pulire. Ormai il muco era duro e appiccicoso come un mastice. Gli ci volle un'ora di fiamma ossidrica e laser per pulire tutto. Quando ebbe finito si sedette sulla poltrona e disse: adesso basta! Il giorno dopo, senza salutare nessuno (ma chi c'era ancora in quella stazione) se ne andò a vendere giornali a Voghera; un lontano nipote era morto lasciandogli la licenza di un'edicola in eredità. Lì almeno manco sospettavano l'esistenza degli octapodi d Lybra; al massimo il problema principale avvertito erano i Rom.

venerdì 11 luglio 2008

Dziękuję

Anche quella era una estate molto calda. Ero seduto su una spiaggetta dei laghi Masuri in canottiera e senza giubbotto di salvataggio (gli italiani ne erano esentati in quanto per i polacchi tutti gli italiani sono ottimi nuotatori). Eravamo tornati da poco da una visita a Oschwiencim e avevamo ancora gli occhi pieni di cataste di occhiali, mucchi di scarpine di bambini a cui avevano preso le impronte digitali 25 anni prima e tutto questo sarebbe rimasto indelebile nelle nostre memorie fino ad oggi e credo per sempre. Così già allora (e sono passati 39 anni) anche se non avevo ancora capito cosa avrei fatto della mia vita, mi era però molto chiaro quanto grande era stata la mia fortuna a nascere in questo tempo e in questo paese. Non sapevo ancora quanto fortunato sarebbe stato il mio futuro e neanche ci pensavo a 23 anni, però quello che vedevo intorno a me ha contribuito a spingere la voglia, la necessità di guardarsi intorno, di fare paragoni, di nutrire e mantenere sempre vivo il germe del dubbio, di non dimenticare che quello che è successo una volta, si ripete con una certa costanza nel tempo. Ma dove voglio andare a parare con tutta sta chiacchiera? Come sempre da nessuna parte, è che oggi sento un "lodo" che mi stringe un po' la gola, quindi grazie anche a quella estate del '69. Dziękuję bardzo Polska.

mercoledì 9 luglio 2008

Le oche selvatiche

Il mio amico Ping da Pechino, mi manda un haiku da meditazione:

Fierce the west wind,
wild geese cry
under the frosty morning moon.


Si, anche il vento dell'ovest soffia. Soffia feroce, barbaro, carico di minacce.
Si è concluso il G8 e i paesi più ricchi del mondo, che sentono erosa, minacciata la loro opulenza hanno fatto la predica agli emergenti. Che parola evocatrice "emergenti" ! Masse di disperati, miliardi di morti di fame che cercano disperatamente di tirare fuori la testa , almeno un pochino dalla monnezza in cui sono sepolti da secoli e un poco, grazie al loro lavoro bestiale, ci stanno addirittura riuscendo. Questo non va molto bene. Il G8 dice che stanno consumando troppa energia, che stanno mangiando troppe ciotole di riso, vivaddio è tutta roba che serve a noi, adesso vi state allargando un po' troppo, vi si da una mano e voi vi prendete il braccio e poi i cereali aumentano e noi come facciamo a dare da mangiare al nostro bestiame, va a finire che poi il filetto costerà chissà quanto e ci tocca mangiare lo spezzatino! Datevi una calmata care India, Brasile, Cina ... che poi se la mettiamo sul piano dei diritti umani siete dei bei farabutti, guardate cosa combinate in Tibet. E' vero ce ne siamo sbattuti per cinquant'anni del Tibet ma adesso va di gran moda, lo dice anche Richard Gere e il mio amico Giulio, non è affascinante come R. Gere ma dice che vuole esporre la bandiera, quindi cercate di mangiare di meno che se no ci pensiamo noi! Chiaro!
Intanto un sacco di brava gente in buona fede ci crede davvero.
No, non ti preoccupare Ping, certe cose quando cominciano a muoversi vanno avanti da sole e le oche, se piangono, caso mai cominciate a mangiarvele.

martedì 8 luglio 2008

I cerchi nel grano


Dunque, d'estate, quando non ci sono notizie da pubblicare (sui vari lodi ormai siamo arrivati alla critica stilistica e artistica, quindi più di 4 pagine al giorno non si può), viene fuori anche sui quotidiani qualche notizia sui crop circles. Un altro motivo è che il grano c'è solo d'estate, quindi....

Il mio amico Gianni a Mosca, che di UFO se ne intende, di dubbi ne ha pochi; altro che buontemponi in vena di risate, qui l'affare si fa serio e anche se i tecnici si sforzano di dimostrare che tutto si può fare facilmente con qualche assicella, corde e qualche pila (si opera ovviamente all'ora dei vampiri), lui cerca di convincermi che non tutto si può spiegare così facilmente. Certo i disegni sono molto belli, e questo, piuttosto recente e mostrato con molti altri in http://www.cropcircleconnector.com/2008/2008.html è piuttosto intrigante anche per la numerologia che occulta.

Va beh diciamo che se sono amici di ET vogliono dimostrare che ne sanno di matematica e che magari non riescono a capire come mai per azzerare un processo bisogna annullarne 100.000! Pirandello lo aveva previsto?

lunedì 7 luglio 2008

Caldo


Oggi direi che fa caldo. Ascoltando una farandula dei Lou Dalfin mi sembra di sentire il profumo dei pascoli sopra Pian dell'Alpe in Val Chisone o confondo con quello dei gofri appena spalmati di nutella? Mah, eppure sembra che con il caldo le sinapsi cerebrali funzionino meglio e che il ragionamento sia più pronto. La lettura del giornale di oggi e le dichiarazioni di vari parlamentari non mi sembrano in sintonia con questo dato. Mi sembra una di quelle giornate di quando ero ragazzo in riva a un canale a guardare l'acqua immobile con gli insetti che ci si posavano sopra senza affondare. Ha sempre fatto caldo allo stesso modo ma forse lo si interpreta in modo diverso a seconda degli stati d'animo. Come ho letto qualche settimana fa, allora sognavamo di ridurre le ingiustizie del mondo, adesso sognamo solo che ci riducano l'ICI. E allora? Speriamo solo di non perdere il gusto della bellezza, basterà un fiore a salvarci? Per ora direi che un thè alla pesca fresco dovrebbe risolvere almeno parte dei dubbi, poi vedremo.

sabato 5 luglio 2008

Seratona!


Che piacere ritrovare i vecchi amici! Secondo me non sono molti quelli che, finita una esperienza lavorativa hanno la fortuna di potersi ritrovare ogni tanto e scoprire che coloro con cui lavoravi erano degli amici. Io ho avuto questo privilegio nella vita e in tutti i luoghi in cui ho lavorato. E' stata una bella fortuna. Lavorare è faticoso, se bisogna anche farlo con gente con cui non riesci a scambiare un sorriso sincero, diventa impossibile, una maledizione biblica. Alla base di tutto c'è la stima, se no è dura; poi tutto viene da sè e si vive proprio meglio se si sta per la maggior parte delle ore della giornata al fianco di persone che hanno un atteggiamento positivo in generale. Le cose riescono meglio, non c'è niente da fare, i risultati sono migliori e vai a dormire contento. Che bella smielata!!! Intanto alla prossima e cerchiamo di essere più numerosi!

venerdì 4 luglio 2008

Mah...?

E' incredibile! Appena cominciato e c'è già stato un commento! Che qesto contraddica davvero l'assioma? Per ora non mi sembra in quanto il commento è della responsabile del misfatto dell'inizio del mio blog e quindi non vale.
Dopo questo inizio di metablog, vediamo di andare avanti. La notizia del giorno è legata al problema delle intercettazioni telefoniche dell'unto dal Signore. Sono perplesso, perchè l'opposizione continua a seguire una strada che porta solo acqua al mulino del suo avversari? Non è chiaro a tutti che se emergessero i gossip di cui si parla la maggioranza degli italiani applaudirebbero fragorosamente il lìder maximo (invidiando di non poter fare la stessa cosa i maschi e di non poter essere dall'altra le femmine?).
Da noi Clinton non sarebbe solo stato perdonato, ma sicuramente si sarebbe indetto un referendum per cambiare la costituzione con l'accesso al terzo mandato.
Ma, poveretto... lasciatelo lavorare! (+ 1/2% dei consensi)
Quasi quasi apro un sondaggio, ho visto che nel blog c'è anche questa moderna possibilità, mah ... ci penso stanotte che intanto fa caldo e si dorme poco.

giovedì 3 luglio 2008

COMINCIAMO

Intanto cominciamo a vedere se riusciamo a dare una conferma a quanto enunciato nell'assioma: ci sono più scrittori di blog che lettori degli stessi.
Inoltre non sono tanto pratico quindi, il blog nella sua forma definitiva, si formerà dopo le vacanze (formalmente io sono in vacanza tutto l'anno).
Se qualcuno vuole aggiungere qualcosa, sono molto interessato ad ascoltare.
Noi tuttologi, siccome non sappiamo quasi niente, ma su tutto lo scibile umano, siamo molto portati ad ascoltare.

Perchè Il vento dell'Est. In un'altra epoca, in uno storico bar di Alessandria, i cattivi studenti passavano le ore a giocare a Ma jong. Credo che fosse l'unico posto d'Italia dove si conosceva e si praticava questo gioco cinese. Chi, dei 4 giocatori aveva la posizione del vento dell'Est governava il gioco da una posizione di vantaggio. Chissà se da lì è nata la mia inclinazione per l'oriente, incluse arti marziali, cultura e anche lavoro....

Comunque il vento dell'est, il Dong Fang soffia leggero ma costante e non accorgersene e non volere tenere conto dell' ineluttabilità del suo soffiare è, a mio parere, un errore che non bisogna commettere.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!